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La speranza nell’attesa del CAOS - Siamo anelli aperti o chiusi di catene mai costruite. IinA_M@

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Messaggi di Settembre 2012

Catena Umana di Uomini Liberi

Post n°337 pubblicato il 29 Settembre 2012 da ITALIANOinATTESA
 

 Libertà di pensiero è la:

“capacità di valersi del proprio intelletto senza le guida di un altro”.

(Immanuel Kant)

catena umana di uomini liberi,

figli del mondo,

che passa per l'Italia

 ...forse oggi

o un altro giorno

forse a nostra insaputa.

Tranquilli!  Questa  non  è  una  piazza  italiana.

immagine integrativa del commento n. 5

 

 
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CORRUZIONE: ITALIA + 68% NEL 2012, PRIMATO EUROPEO.

Post n°336 pubblicato il 25 Settembre 2012 da ITALIANOinATTESA
 

24/09/12 CONTRIBUENTI.IT - NEWS BUSTER -


COMUNICATO STAMPA 22.09.2012. CORRUZIONE, CONTRIBUENTI.IT:
ITALIA + 68% NEL 2012, PRIMATO EUROPEO.
ROMA - L'Italia e' il Paese europeo con la più alta corruzione, +68% nei primi 6 mesi
del 2012, raggiungendo un giro d'affari di 62MLD di euro all'anno. Lo rileva
un'indagine del Centro Studi e Ricerche Sociologiche "Antonella Di Benedetto" di
Krls Network of Business Ethics per Contribuenti.it Magazine dell' Associazione
Contribuenti Italiani, che ha elaborato dati economico-statistici dei singoli stati
europei. Dopo l'Italia, nella lista nera figurano la Bulgaria con +66%, la Romania con
+62%, l'Ungheria con + 55%, la Polonia con +51%, la Slovenia con +46%, il
Portogallo con +43%, la Spagna con + 42%, Cipro con +39% e l'Estonia con + 38%.
Fanalino di coda la Francia con + 12%, l'Austria con + 12%, la Germania con +10%, il
Lussemburgo con + 8%, l'Olanda con +5%, la Norvegia con +1%, la Svezia con -2%,
la Norvegia con -5%, chiude la Danimarca con -12%.
A livello territoriale, in Italia la corruzione è aumentata del +72% nel Nord Est, del
+70% nel Centro, del +68% nel Nord Ovest, del +65% nel Sud e del +61% nelle Isole.
"La corruzione e l'equità fiscale sono i principali problemi che affliggono i
contribuenti - afferma Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it Associazione
Contribuenti Italiani - Non si può combattere l'evasione fiscale se non si sradica la
corruzione diffusa che si registra nel nostro Paese. La corruzione genera sia un
danno diretto all'economia, generando costi insostenibili per le imprese, che un
danno indiretto, allontanando quelle straniere dall'investire in Italia".

L'ufficio stampa
FONTE: Contribuenti.it
COMUNICATO STAMPA 22.09.2012. CORRUZIONE, CONTRIBUE…
www.contribuenti.it/news/view.asp?id=3238
Contribuenti.it
Lo Sportello del Contribuente ®

C'è almeno una possibilità per porre qualche rimedio?

1) Chiudere tutte le attuali televisioni nazionali e riassegnare da capo nuove concessioni.

2) ...

3) ...

P.S. 25/09/2012

 PoliticaANSA.it > Politica > News

25 settembre, 20:33

Colle,scandali vergognosi. Polverini esclude il bis

"Comportamenti immorali ai danni di questa Regione ci sono sempre stati", ha detto Renata Polverini a Sky Tg24. "Non comportamenti con risvolti per forza giudiziari, ma morali ed etici - ha proseguito - Ostriche e champagne venivano gustate prima del mio arrivo. Quando sono arrivata qui ho ripristinato la consuetudine di mangiare in mensa".

"Chi governava questa Regione aveva già toccato il fondo. La mia giunta non ha avuto comportamenti immorali, la giunta esce pulita", ha detto Polverini ribadendo che nella giunta precedente si "sperperava. L'immoralità c'è stata. C'erano delle carte di credito nella dotazione del presidente della Regione e dei suoi collaboratori". "Io sono pulita", ha aggiunto. "Potevo sapere? E' come dire che Monti sapeva di Lusi", ha aggiunto la governatrice dimissionaria.

"Se mi candido? Ci stiamo pensando in queste ore, sicuramente non mi ricandido nel Lazio. Non ne ho parlato in queste ore con nessuno. Del mio futuro politico rifletterò con me stessa. Sicuramente non sono più interessata a governare il Lazio", ha fatto sapere.

"Questa giunta non ha avuto comportamenti immorali. Tutto si è consumato al Consiglio regionale. Noi deliberavamo 35 milioni per spese per il Consiglio che li assegnava a ciò che riteneva più giusto. Non ho avuto sentore di come questi fondi venivano utilizzati, ma è storia che più volte abbia chiesto al presidente del Consiglio di operare una spending review. Ero cosciente che erano troppi soldi e per questo l'ho scritto al presidente dell'Aula". Berlusconi? ''L'ho sentito - ha riferito Polverini - mi ha sostenuto e mi ha detto di decidere ciò che ritenevo più giusto per me e l'onorabilità dell'istituzione".

"Mi dispiace per gli amici dell'Udc che ancora una volta vengono accusati di una cosa che non hanno mai pensato. Sono sempre stata con loro, anche Ciocchetti ha ribadito che voleva con me andare avanti perché con me aveva vinto le elezioni. Non ce l'ho assolutamente con loro", ha dichiarato. "Monti non mi doveva consigliare nulla, infatti non lo ha fatto. Gli ho detto che avevo preso una decisione che avevo comunicato al Capo dello Stato. Avevo il dovere di informare, prima della mia coalizione, chi rappresenta il Paese", ha concluso Polverini.

La presidente dimissionaria, secondo quanto si è appreso, è stata a palazzo Grazioli, residenza romana di Silvio Berlusconi.

"Propongo al Pd e agli altri partiti un patto e cioé di non ricandidare i consiglieri uscenti". Lo ha affermato il segretario del Pdl, Angelino Alfano, intervenendo ad una conferenza stampa nella sede del partito dopo una riunione con i vertici regionali del partito. "Fiorito va in giro a dire che sarà ricandidato, dica con chi, perché, fino a quando io sarò segretario, lui non sarà ricandidato", ha aggiunto. Quanto al Cavaliere, si è detto convinto che "la vicenda del Lazio non inciderà per nulla nella decisione che Silvio Berlusconi prenderà in merito al fatto di candidarsi o meno. Lui farà la scelta più opportuna per il bene del Paese e del partito".

"Proporrò un'assemblea straordinaria per il 'rinascimento azzurro'. Una assise in cui saranno decise le regole per la scelta dei candidati e per evitare altri casi Fiorito", ha proseguito il segretario del Pdl. "Da oggi i nostri gruppi consiliari avranno i conti certificati da società esterne e per far sì che sia una scelta di tutti, nelle assemblee regionali proporremo un disegno di legge che fissi questa regola", ha annunciato.

"Non lo so. Stiamo studiando le procedure perché ci sono elezioni politiche, comunali e regionali. Bisogna ragionare ma non posso ancora esprimere un giudizio". Lo ha detto il sindaco di Roma Gianni Alemanno a chi gli chiedeva se stesse pensando di sciogliere anticipatamente il comune per indire un unico 'election day'.

"La Polverini non poteva sapere ma neanche io sapevo come venivano spesi i fondi del gruppo". Lo ha affermato il presidente del Consiglio regionale del Lazio, Mario Abbruzzese che si trova a Cassino. "E' sbagliato sparare a zero sul Consiglio e tirarsi del tutto fuori - ha aggiunto - Certo la Polverini non poteva sapere come venivano spesi i fondi visto che la gestione è di esclusiva competenza del capogruppo. E' sbagliato generalizzare e dire che il Consiglio è indegno o vile".

"Con la vicenda del Lazio alle spalle, se oggi mi dicono che pezzi della maggioranza Pdl-Lega stanno valutando un cambio di passo, noi ci siamo da subito": lo ha detto il segretario regionale del Pd lombardo, Maurizio Martina, che arrivando al Consiglio regionale ha detto ai giornalisti "siamo pronti a fare in Lombardia il passo delle dimissioni come il Pd nel Lazio, ma chiedo alla maggioranza di battere un colpo, perché la responsabilità è loro e i numeri sono numeri".

"Formigoni non ha nessuna ragione per dimettersi". Lo ha affermato Alfano, spiegando che "non ci sono simmetrie" tra il caso Lazio e la Lombardia.

BERSANI, SUBITO TRASPARENZA E RIDURRE COSTI - "E' necessario prendere un'iniziativa urgente sui costi delle Regioni. Da subito bisogna ridurre e riformare i costi e mettere online tutte le spese". E' la proposta che il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, avanza, alla luce dello scandalo della Regione Lazio, a presidenti di Regione e capigruppo del Pd.

NAPOLITANO - "Anche di recente la cronaca ci ha rivelato come nel disprezzo della legalità si moltiplichino malversazioni e fenomeni di corruzione inimmaginabili, vergognosi". Lo ha detto Giorgio Napolitano parlando al Quirinale in occasione dell'apertura dell'anno scolastico.

"Chi si preoccupa giustamente dell'antipolitica deve saper risanare in profondità la politica", ha detto Napolitano.

"No, non siamo allo sbaraglio". Scende dal predellino di un treno che lo porta da Milano a Roma,Silvio Berlusconi, quando i cronisti lo incalzano sulla crisi del Pdl e gli chiedono cosa pensi di fare con un partito da rifondare. Il Cavaliere rassicura sullo stato di salute del suo partito e dà un segnale in prima persona, arrivando nella capitale non in aereo, com'è abituato a fare, ma in treno. Treno e aereo "sono due cose diverse - chiacchiera con i cronisti l'ex premier - ma posso dire che il treno è comodissimo". La 'svolta' del Cavaliere con la scelta delle ferrovie potrebbe essere però solo una parentesi, dettata dalla chiusura per lavori dell'aeroporto di Ciampino e dalla disponibilità di uno slot a Fiumicino solo nel tardo pomeriggio.

C'è spazio per Matteo Renzi, tra le risposte che Berlusconi dà alle domande dei giornalisti. A chi gli domanda se il suo endorsement al 'rottamatore' del Pd vada interpretato come un 'bacio della morte', il Cav. risponde con una battuta: "Allora vorrà dire che non lo bacerò più".

Poi Berlusconi in una nota interviene con durezza sulla vicenda del Lazio. Renata Polverini, "si è assunta responsabilità che sono di sistema e riguardano tutte le classi dirigenti in ogni partito. Nessuno può chiamarsi fuori. Tutti i gruppi nel Consiglio regionale del Lazio erano corresponsabili: maggioranza e opposizione", afferma. "E' necessario intervenire con estrema decisione, con coraggio e severità: la politica in Italia rischia di morire nel discredito in conseguenza di comportamenti collettivi e individuali intollerabili al senso comune e alla coscienza pubblica. Nessuno può chiamarsi fuori".

"Bisogna abrogare il sistema di finanziamento di gruppi e partiti così come l'abbiamo conosciuto. Si sono fatti dei passi in questa direzione, a livello centrale, ma non basta", sostiene il leader del Pdl.

L'ex premier oggi parla anche in un'intervista all'Huffington Post Italia. "Il professor Monti era sulla carta il miglior presidente del Consiglio per un governo d'emergenza che avesse l'appoggio di maggioranza e opposizione e potesse fronteggiare al meglio la crisi", sostiene. "Non è un errore - spiega Berlusconi parlando della possibilità che il premier possa essere il candidato perfetto dei moderati - ma per essere candidato occorre innanzittutto volersi candidare. Aspettiamo e vedremo".

Poi il presidente del Pdl parla delle dimissioni della governatrice del Lazio. "Apprezziamo la scelta diRenata Polverini che pur non avendo compiuto nulla di immorale né di illegittimo ha ritenuto, di fronte alle gravi emergenze venute alla luce nell'utilizzo dei fondi pubblici, di consentire con le sue dimissioni un cambiamento".

Berlusconi nel'intervista si dice sereno anche nell'eventualità di primarie del centrodestra: "Non ho mai avuto difficoltà a mettermi in gioco e a competere con gli altri".

Non manca qualche affondo. "Ci sono ancora in Italia partiti che si definiscono comunisti. Ma soprattutto bisogna scongiurare che l'Italia finisca in mano a soggetti che in comune non hanno proprio nulla. Io stesso ho avuto problemi con i miei alleati, eppure partivamo da basi comuni che sembravano solide. Cosa potrà mai accadere all'Italia governata da un'armata Brancaleone che comprende Vendola e Casini, Bersani, la Bindi e Di Pietro?".

"Certamente sì e con tutto il cuore". Berlusconi risponde così ad una domanda in cui gli si chiede se sia disposto a sostenere un candidato che non si chiami Berlusconi per costruire un nuovo centrodestra.

L'intervista prosegue e si sofferma sul tema dei rapporti di Berlusconi con la magistratura e il Cav smentisce che la sua esitazione a candidarsi dipenda da 'un accanimento giudiziario' . "Nessuna paura, ho sempre trovato un giudice a Berlino, non sono mai stato condannato nonostante un accanimento giudiziario che non ha eguali nel tempo e nel mondo. L'accanimento giudiziario non mi ha mai impedito e non mi impedirà mai di fare ciò che sento il dovere di fare, nell'interesse del Paese che amo".

Nell'intervista all'Huffington Post il leader del Pdl torna a parlare dell'Imu. "La nostra proposta è abolire l'Imu sulla prima casa. Una tassa intollerabile per gli italiani, che diversamente dal resto d'Europa abitano per l'80% nella casa di proprietà. L'Imu andrebbe considerata 'una tantum' per l'emergenza".

Berlusconi critica poi la riforma del lavoro realizzata dal governo Monti. "Nel momento in cui si doveva accompagnare l'austerità con la crescita ha pesato sul governo Monti il condizionamento della sinistra. I veti del Pd sulla riforma del lavoro hanno interrotto l'azione riformatrice. Vorremmo più coraggio. Fermo restando il rigore dei conti e il pareggio di bilancio è opportuno che il governo cambi passo puntando allo sviluppo".

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Tranquilli!  Questa non è una piazza italiana: oggi.

 
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Lenin e le “alleanze”. Spunti ancora attuali per un pragmatismo costruttivo

Post n°335 pubblicato il 21 Settembre 2012 da ITALIANOinATTESA

Lenin e le “alleanze”. Spunti ancora attuali per un pragmatismo costruttivo

Siamo in un periodo “caldo” per il nostro Paese nel quale i partiti di “sinistra” si stanno accapigliando per decidere la politica di alleanze migliore. L’ennesimo triste e allibente teatrino, un teatrino già visto e vissuto anche da uno dei più grandi rivoluzionari della storia: Vladimir Uljanov Lenin. Vediamo quale era la soluzione da lui proposta…
In pieno 2012 sono ancora in tanti a definirsi anticapitalisti e comunisti nell’Europa in crisi economica e morale che ci troviamo di fronte. In Italia, come in Grecia e altrove, va in scena la stagione della cosiddetta “antipolitica”, che si estrinseca in nuovi aneliti isolazionisti e a nuove tentazione autoreferenziali che già Vladimir Uljanov Lenin aveva individuato come un pericolo mortale per la sinistra. Molti  infatti parlano di anticapitalismo e di politica ignorando alcuni degli scritti più acuti di uno che dovrebbe rappresentare il riferimento obbligato di qualsiasi rivoluzionario: “L’Estremismo” di Lenin. Come mai proprio questo testo, e come mai proprio ora?
La polemica contro i riformisti e i centristi aveva inoltre aperto la strada a una serie di concezioni estremistiche che rifiutavano l’intervento nei sindacati, la lotta sul terreno parlamentare, la lotta per la conquista della maggioranza nel movimento operaio.”
Qua Lenin parla del rifiuto della lotta sul terreno parlamentare, un rifiuto ampiamente condiviso da ampi settori della società in questo momento di crisi economica. Subito dopo precisa meglio la sua posizione:
“È per combattere queste concezioni che Lenin scrive l’Estremismo, aprendo un dibattito che proseguirà poi nel III e IV Congresso (1921 e 1922) dell’Internazionale comunista.
Lenin polemizza frontalmente con le concezioni dei “co­mu­nisti di sinistra” che teorizzano l’uscita in massa dai sindacati riformisti, il rifiuto di “qualsiasi compromesso” e l’astensionismo parlamentare. Bersaglio principale della polemica è la sinistra tedesca e il suo principale teorico, l’olandese Hermann Gorter.”
Un messaggio molto chiaro quello di Lenin, tranquillamente adattabile anche alla situazione odierna della sinistra in Italia. Anzi Lenin si spingeva anche oltre, spiegando letteralmente quale dovrebbe essere il compito dei comunisti nell’organizzazione delle lotte:
La posizione sui sindacati è estremamente chiara: i comunisti devono usare ogni mezzo per penetrare i sindacati, non solo quelli riformisti, ma anche quelli reazionari, rifiutare in ogni modo di essere separati dalla massa dei lavoratori non comunisti che sono organizzati nei sindacati. Questa posizione verrà poi ufficialmente ribadita in numerose risoluzioni votate nei congressi dell’Internazionale comunista. 
(…) Ogni diserzione volontaria del movimento professionale (cioè sindacale – NdR) ogni tentativo di scissione artificiale di sindacati (…) rappresenta un enorme danno per il movimento comunista. Essa separa gli operai più avanzati e coscienti dalle masse e le spinge verso i capi opportunisti che lavorano negli interessi della borghesia.”
Nella seconda parte parla di sindacati, ma il giudizio è tranquillamente estendibile anche a movimenti e partiti, sempre con le opportune precisazioni contestuali e cronologiche. Ma andiamo avanti:
Nell’immediato futuro il compito principale di tutti i comunisti consiste in un lavoro costante, attivo e ostinato al fine di conquistare la maggioranza dei lavoratori in tutti i sindacati, nel non lasciarsi scoraggiare in alcun modo dallo spirito reazionario che regna attualmente nei sindacati (…) La forza di ogni partito comunista si misura soprattutto dalla influenza reale che esso esercita sulle masse operaie entro i sindacati
Poi Lenin chiarisce la sua posizione riguardo alla “paura superstiziosa” del lavoro parlamentare:
“La puerilità della ‘negazione’ della partecipazione al parlamento sta appunto nel credere di ‘risolvere’ in questo modo ‘semplice, ‘facile’, pseudo rivoluzionario il difficile problema della lotta contro le influenze democratiche borghesi in seno al movimento operaio, mentre in realtà si fugge soltanto la propria ombra, si chiudono soltanto gli occhi di fronte alle difficoltà e si cerca soltanto di disfarsene con le parole”.
Lenin si scaglia anche contro la paura superstiziosa della “vita parlamentare”, allora come oggi considerata alla stregua della quintessenza di ogni male (Ogni riferimento a Grillo è puramente casuale). Lenin non si lancia contro coloro che, allora come oggi, propugnano l’extraparlamentarismo come virtù perché un sincero ammiratore del sistema parlamentare, bensì per il consueto pragmatismo che lo ha da sempre contraddistinto. Vediamo cosa disse a proposito:
Il filo conduttore fra i diversi argomenti è la concezione di Lenin del ruolo dell’avanguardia, dei comunisti: “Con la sola avanguardia non si può vincere. Gettare la sola avanguardia nella battaglia decisiva, prima che tutta la classe, prima che le grandi masse abbiano preso una posizione di appoggio diretto all’avanguardia (…) non sarebbe soltanto una sciocchezza, ma anche un delitto”. E ancora: “Fin quando si trattava (e in quanto ancora si tratta) di conquistare al comunismo l’avanguardia del proletariato, il primo posto spetta alla propaganda. (…) Ma quando si tratta dell’azione pratica delle masse, quando si tratta di schierare – se così si può dire – eserciti di milioni di uomini (…) allora non si conclude un bel niente con i soli metodi propagandistici, con la semplice ripetizione delle verità del comunismo ‘puro’”.
Lenin nell’opera succitata ha delineato anche una situazione, per molti aspetti, estremamente simile a quella vissuta dalle forze comuniste (e di sinistra) in Italia in questo 2012. Il leader comunista all’epoca si rivolgeva ai comunisti britannici, i quali dovevano all’epoca affrontare un avversario potente come il partito laburista, forte dell’appoggio dell’intero movimento sindacale (con molta fantasia potremmo paragonarlo al Pd). Lenin suggeriva ai compagni inglesi di trovare una via per inserirsi nelle contraddizioni tra il partito laburista, che nonostante il suo vertice fosse sia tra i più a destra fra tutti i partiti dell’Internazionale socialista, comunque organizzava milioni di operai, e i partiti borghesi, in particolare i liberali.
“Il partito comunista propone agli Snowden e Henderson (cioè ai dirigenti del partito laburista – NdR) un “compromesso”, un accordo elettorale: marciamo insieme contro il blocco di Lloyd George (il principale dirigente del partito liberale – NdR) e deiconservatori; dividiamo i seggi proporzionalmente al numero di voti dati dagli operai al Partito laburista o ai comunisti (non nelle elezioni, ma in una votazione particolare); riserviamoci la più completa libertà di agitazione, propaganda e azione politica. Senza quest’ultima condizione è chiaro che non si deve entrare nel blocco, perché sarebbe un tradimento (…).”
Se gli Snowden e gli Henderson accetteranno il blocco a queste condizioni, avremo ottenuto un vantaggio, perché non è affatto importante per noi il numero dei seggi in parlamento, perché noi non diamo la caccia ai seggi e su questo punto saremo arrendevoli (mentre i Henderson e soprattutto i loro nuovi amici, o i loro nuovi padroni, i liberali passati al Partito laburista indipendente, danno la caccia ai seggi). avremo ottenuto un vantaggio perché porteremo la nostra agitazione tra le masse nel momento in cui lo stesso Lloyd George le ha “eccitate”, e non soltanto aiuteremo il Partito laburista a costruire al più presto il proprio governo, ma aiuteremo anche le masse a comprendere più rapidamente la nostra propaganda comunista, che condurremo contro Henderson senza restrizioni e senza reticenze. Se gli Snowden e Henderson respingeranno il blocco con noi a queste condizioni, avremo ottenuto un vantaggio anche maggiore perché avremmo mostrato di colpo alle masse (…) che gli Henderson preferiscono i propri buoni rapporti con i capitalisti all’unità di tutti gli operai.
Ovviamente queste riflessioni di Lenin sono valide per un determinato contesto, e un determinato periodo, tuttavia sembra quasi impossibile non ravvisare alcune somiglianze tra la situazione da lui qui delineata, e quella attraversata dai comunisti italiani nel XXI secolo. Qualcuno, giustamente, sosterrà che con il crollo del muro le cose siano leggermente cambiate, però mi sembra valido contraddire costoro ricordando la validità che assume la tattica politica in sé propugnata da Lenin, un vero professionista della politica per concretezza e flessibilità.
“(…) Se gli Henderson e gli Snowden rifiutassero il blocco con i comunisti, questi ultimi si avvantaggerebbero senz’altro, conquistando la simpatia delle masse e screditando gli Henderson e gli Snowden. Se poi, per effetto di questo rifiuto, perdessimo qualche seggio in parlamento, la cosa per noi non avrebbe alcuna importanza. Ci limiteremmo a proporre i nostri candidati in un numero ristretto di collegi assolutamente sicuri, nei quali cioè la presentazione delle nostre candidature non potrebbe portare alla vittoria del candidato liberale su quello laburista. Condurremmo la propaganda elettorale, diffonderemmo manifestini in favore del comunismo e, in tutti i collegi dove non avessimo candidati nostri, inviteremmo a votare per il laburista contro il borghese.(…)”
Notare che in quest’ultimo passaggio Lenin ha toccato uno snodo fondamentale, uno snodo utile da sviscerare per trarre indicazioni anche per la situazione italiana odierna. Lenin non invita i comunisti inglesi ad arroccarsi su posizioni autoreferenziali, invitando i cittadini a votare per loro “contro” i socialdemocratici; al contrario suggerisce ai comunisti di tentare in ogni modo convergenze con questi ultimi, e comunque di invitare i compagni e i cittadini a votare sempre e comunque contro la destra. Una lezione quest’ultima, per i duri e puri che si definiscono “comunisti”, senza nemmeno aver letto Lenin.
Per i comunisti inglesi è oggi molto spesso difficile anche solo accostare le masse, anche solo indurre le masse ad ascoltarli. Se mi presento come comunista, e dichiaro che invito a votare per Henderson contro Lloyd George, sarò senza dubbio ascoltato.”
Aldilà delle differenze di contesto e periodo, non mi stanco di ripeterlo, queste indicazioni vanno studiate per via della loro pragmaticità. Lenin infatti a differenza di quanto si potrebbe pensare non era un dogmatico, bensì applicava alla realtà gli schemi ritenuti i migliori per poter realizzare le proprie idee. Auspicava la lotta parlamentare perché era utile al conseguimento di alcuni obiettivi, non perché era un pacifista-non violento. Per lo stesso motivo rigettava ogni avventurismo, destinato a disperdere energie rivoluzionarie che avrebbero potuto essere meglio incanalate per ottenere risultati più efficaci e duraturi.

Fonte: http://tribunodelpopolo.com/2012/08/01/lenin-e-le-alleanze-spunti-ancora-attuali-per-un-pragmatismo-costruttivo/

 
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La favola del giorno

Post n°334 pubblicato il 19 Settembre 2012 da ITALIANOinATTESA
 

Berlusconi ci svela il piano

Via l'Imu, basta sacrifici. La verità sul nostro deficit, sulle manovre dell'Europa, sulla Merkel e su Sarkozy. E ancora: Renzi, Grillo e il futuro del Pdl

Alessandro Sallusti - Lun, 17/09/2012 - 15:12
Il mosaico comincia a comporsi. Silvio Berlusconi mette sul tavolo le prime tessere della campagna elettorale Pdl. Lo fa a bordo della Msc Divina, la nave che sta portando in crociera nel Mediterraneo un folto gruppo di lettori de Il Giornale. È riposato, fisicamente in forma, ottimista come da tempo non lo si vedeva. Ha l'aria e lo spirito di chi vuole combattere fino all'ultimo. Non ipoteca il suo futuro personale, farà - dice - quello che sarà più utile per il Pdl e per il Paese. In campo, comunque, è in campo con un obiettivo ambizioso che forse va oltre il Pdl.
 Silvio Berlusconi intervistato dal direttore Alessandro Sallusti
Non parlava in pubblico da mesi. Ieri è stato un fiume in piena. Oltre due ore di chiacchierata nella quale ha ricostruito la storia della sua vita di ragazzo tutto fare diventato imprenditore e poi politico. Fino ai giorni nostri e a quelli che verranno. Ecco alcuni passaggi dell'intervista.
Presidente Berlusconi, partiamo dagli inizi. La discesa in campo. Come avvenne?
«Scendemmo in campo con Forza Italia e, in due mesi, con degli alleati, la Lega al Nord e Alleanza nazionale al Sud, avemmo la responsabilità di governare il Paese. Governammo per nove mesi, poi si scatenò la magistratura, mi mandarono un avviso di garanzia proprio in un momento di visibilità mondiale. Ero a presiedere a Napoli un vertice internazionale promosso dalle Nazioni Unite sulla criminalità internazionale. L'avviso di garanzia mi venne trasmesso tramite il Corriere della Sera, pur essendo invece una cosa che doveva essere assolutamente riservata. Piombò come un colpo di clava su di noi e Scalfaro chiamò Bossi e gli disse: “Il tuo compagno di cordata è caduto nel burrone. Se non ti liberi da lui finirai nel burrone anche tu”. Bossi gli credette, la maggioranza venne meno, noi ci dimettemmo. Lì Casini e Fini, che sono dei professionisti della politica e non guardavano al bene dell'Italia ma solo a se stessi, decisero di non dare vita a un governo di transizione. E quindi andammo alle elezioni ancora divisi da Bossi».
E alle urne vinse il centrosinistra...
«Consegnammo per cinque anni il Paese alla sinistra. Ci fu Prodi, Amato, ci furono quattro governi diversi in cinque anni che cancellarono anche quello che avevamo fatto di buono in nove mesi. Poi noi vincemmo le Regionali costringendo D'Alema alle dimissioni e nel 2001 ottenemmo un grande risultato che ci permise di governare dal 2001 al 2006».
Cosa successe in quella strana notte dello spoglio elettorale del 2006? Ce lo racconta?
«Facemmo una grande campagna elettorale e stavamo vincendo, venne da me il ministro dell'Interno Pisanu a mezzanotte dicendo: “Abbiamo vinto per 300mila voti”. Poi si fermarono le comunicazioni da alcune regioni, Campania e Calabria, e la sinistra prevalse per 24mila voti. Trasformarono in voti per loro tutte le schede bianche. Vinsero, ma con una coalizione composita, e durarono meno di due anni per cui noi nel 2008 andammo alle elezioni e vincemmo alla grande, e abbiamo governato fino al 14 novembre dell'anno passato».
In totale quasi dieci anni a Palazzo Chigi.
«E in questi quasi dieci anni di governo io ho l'orgoglio di dire che abbiamo fatto tante cose giuste pur con i limiti che dà a un governo questa Costituzione. Abbiamo fatto circa quaranta riforme. Impostato dall'Alta velocità a tantissime opere pubbliche. Avevamo dato l'avvio ai lavori per il ponte sullo Stretto, ma la sinistra, con Di Pietro ministro, ha cancellato il nostro lavoro di cinque anni in cinque minuti, dicendo che non era un'opera prioritaria e lo fece perché è un'opera targata Silvio Berlusconi».
I cantieri e le grandi opere. Poi?
«Grazie alle nostre riforme i ragazzi hanno un anno di libertà, prima c'era la leva obbligatoria. Non si fuma più nei locali pubblici, mezzo milione d'italiani ha smesso di fumare e sono calati i casi di cancro ai polmoni. Poi la riforma dell'università e della scuola. Una lotta alla criminalità mai messa in campo: inventammo il poliziotto, il carabiniere di quartiere usando i soldati, che stavano inattivi nelle caserme, nei quartieri periferici delle grandi città. La patente a punti ha portato nell'anno successivo a 91.700 incidenti in meno».
E uscendo dai confini nazionali, cosa vede?
«In politica estera abbiamo fatto miracoli: l'Italia non contava niente, era in ginocchio in Europa di fronte alla Germania e alla Francia. Io in ginocchio non mi sono mai messo di fronte ai leader di questi due Paesi. Molte volte ho usato il diritto di veto in Europa. Abbiamo rafforzato l'amicizia con moltissimi Paesi, con i Paesi africani del Mediterraneo, Egitto, Tunisia, Libia, Libano, e questo ha fatto un grande bene alle nostre imprese che sono praticamente raddoppiate come presenza durante il nostro governo».
Come ha fatto?
«Già nel '94, nei vari Paesi, chiedevo agli ambasciatori: quante sono le esportazioni italiane qui? Zero. Quante imprese ci sono qui? Zero. Quante sono le imprese di qui che hanno aperto sedi in Italia? Zero. Convocai tutti gli ambasciatori in Italia e dissi: “Voi siete la mano operativa nei vari Paesi dell'industria italiana; da questo momento basta andare ai cocktail con i vostri colleghi, siete coloro che devono aiutare le imprese italiane a diffondere i loro prodotti, cercare dei soci per le imprese italiane, cercare investitori per farli venire in Italia, cercare cittadini che vengano a fare i turisti in Italia. E oggi posso dire che gli ambasciatori, i consoli italiani fanno questo ed è stato un cambiamento epocale».
Lei è stato accusato in politica estera di praticare la politica del «cucù».
«Ho fatto non la politica del “cucù”, o delle pacche sulle spalle, come mi hanno accusato di fare, ma ho stabilito con i miei colleghi un'amicizia non solo cordiale ma affettuosa. Per cui è facilissimo trattare le cose direttamente al telefono».
Ma la storia del cucù di Trieste alla Merkel da dove nasce?
«La Merkel aveva avuto il “cucù” da Vladimir Putin, che me l'aveva raccontato, e io quindi l'ho bissato per la facilità di rapporto che avevo con la Merkel che, oltre tutto, è una mia compagna di partito».
Da dove nascono invece gli attriti con Sarkozy?
«Avevamo un rapporto molto buono ma a un certo momento ce l'aveva con me dopo la nomina di Draghi alla Bce. Io avevo ottenuto il suo voto su Draghi, dopo tutti gli altri colleghi europei, perché pretendeva una continuazione del suo presidente francese, ma gli facemmo capire tutti che non era il caso. Lui chiese giustamente che il nostro Bini Smaghi si dimettesse per consentire l'elezione di un francese. Io garantii. Ma Bini Smaghi oppose una resistenza forsennata. Resistette, resistette, resistette e alla fine si dimise in tempo perché io potessi mantenere la promessa. Ma Sarkozy si rivolgeva a me come se io non avessi mantenuto la parola. Addirittura una volta ci incontrammo fuori dal Consiglio europeo, gli tesi la mano e lui la scartò. Una persona in cui l'arroganza vince sull'intelligenza. E i francesi l'hanno capito».
Uno dei grandi temi di oggi è l'Europa, e la crisi dell'euro. Da dove nasce?
«Facendo l'Europa, i Paesi sovrani hanno ceduto all'Europa un loro fondamentale diritto, il diritto a stampare moneta, l'abbiamo dato alla Banca centrale europea e i Paesi che hanno ereditato dal passato dei debiti importanti, incutono timore negli investitori perché il fatto di non stampare moneta ha esposto e espone il debito sovrano alla possibilità di un default, alla possibilità di un fallimento».
E il debito italiano è altissimo...
«Noi abbiamo il 120% del debito rispetto al Pil, il Giappone ha il 238%, ma riesce a collocare i titoli del debito pubblico all'1%, come mai? Perché chi investe è sicuro che al momento del rimborso avrà i suoi soldi perché la banca giapponese può stampare nuova moneta. Svaluta la moneta nel suo complesso, ma la svalutazione è di cifre piccolissime. Chi può stampare moneta non crea ipotesi di rischio, paura, timore negli investitori».
Ma il ruolo di Berlino è decisivo in questo senso.
«La Germania, invece, per il timore dell'inflazione che le deriva dalla Repubblica di Weimar, non consente che la Bce si assuma il rischio dei debiti pubblici dei Paesi e che batta euro in più. E questo è un mattone che pesa sullo sviluppo europeo in una maniera tragica».
Chi può far diminuire lo spread?
«L'Europa. Ed è nato un nuovo ente europeo: l'Esm, cioè il fondo d'aiuto per contrastare lo spread. Ma ha delle regole che difficilmente lo faranno funzionare, perché bisogna avere la maggioranza dell'80% degli Stati. Se Germania, Finlandia, Polonia non sono d'accordo, non si fa nulla. Quindi è più che altro un qualcosa fatto intravedere ma sulla cui reale capacità e possibilità di funzionare esistono dei dubbi grandissimi».
Ci sarà pure un aspetto positivo.
«L'unica cosa positiva è che Draghi ha detto che stamperà moneta per acquistare titoli del debito pubblico quando questi non trovassero investitori privati. Lo spread da 535 è calato a 335, ma è una cosa provvisoria. Non si sa se l'Esm potrà funzionare e chi ne usufruirà dovrà sottostare alle indicazioni per la riduzione del proprio debito pubblico».
Come le norme sul Fiscal compact?
«Il Fiscal Compat impone ai Paesi che hanno più del 60% del debito pubblico di ridurre del 5% all'anno il debito stesso. L'Italia dovrebbe ridurre il suo debito di 40-50 miliardi ogni anno, cosa assolutamente impossibile. Anzi, sarebbe possibile se l'economia fosse in crescita, ma se si aumentano pressione fiscale e tasse non si sostiene la crescita e si va verso una recessione indefinita».
Invece come dev'essere l'Europa?
«Solidale, deve sostenere i Paesi debitori senza imporre delle regole che, anziché favorire la crescita, favoriscono la recessione e quindi l'aumento dei debiti».
Lei è sempre stato contrario al Fiscal compact...
«Quando c'è stato da votare io ho messo il veto dell'Italia e si è interrotta per due ore la riunione. E l'ho detto a Juncker: “L'Italia non può accettare questa riduzione forzata del debito applicando regole che vengono imposte dalla Germania come Stato egemone”. Perché il Pil misurato è solo il Pil emerso, ma l'Italia ha purtroppo un sommerso, soprattutto al Centro e al Sud, che si avvicina all'80%. Si sarebbe dovuto calcolare il nostro Pil globale. E la nostra economia non può essere considerata solo per il debito, ma anche per il risparmio privato, delle famiglie e delle aziende».
Gli italiani sono un popolo di risparmiatori, non è così?
«Le famiglie italiane sono risparmiatrici, l'82% ha una casa di proprietà. Noi abbiamo 2mila miliardi di debito, ma il nostro attivo è fatto di quasi 9mila miliardi. Fatto di depositi in banca, investimenti in azioni, capitali delle nostre imprese, risparmi dei nostri cittadini, proprietà immobiliari. Noi, sommando il Pil emerso e sommerso e guardando per il debito e attivo, siamo la seconda nazione dall'economia più solida in Europa subito dopo la Germania. E non a caso il tenore di vita delle famiglie italiane è considerato il primo in Europa».
Quindi cosa prevedeva l'accordo raggiunto sul Fiscal compact?
«Abbiamo trovato con Juncker una formula che è stata aggiunta al testo che diceva: si devono guardare le particolarità di ogni singolo Paese facendo riferimento al Pil emerso al debito pubblico sommato alle attività del Paese. Lì si è creato il contrasto con Germania e Francia, succube di Berlino».
Qual è il primo punto di programma per un suo futuro governo?
«Come abbiamo abrogato l'Ici così abrogheremo subito l'Imu, perché la casa è il pilastro su cui ogni famiglia ha il diritto di fondare la propria sicurezza del futuro. E invece voi sapete che la sinistra come primo punto del suo programma ha l'imposta patrimoniale anche sui piccoli appartamenti».
Perché si è dimesso?
«Perché in quel momento esisteva una pressione terribile contro di noi che dava tutte le colpe dell'alto spread al mio governo. Restare al governo sarebbe stato fonte di nuove speculazioni e non avremmo potuto resistere con la maggioranza che c'era rimasta. Abbiamo avuto il tradimento da gente che era stata eletta con il simbolo del Pdl e con sotto “Berlusconi presidente”. Si sono portati di là 36 parlamentari. E alla fine abbiamo avuto il tradimento di altri cinque personaggi per ciascuno dei quali io avrei messo la mano sul fuoco. C'era rimasta una manciata di voti di preferenza, ma continuava l'azione dell'opposizione nei confronti di nostri. Allora ho preferito fare un atto di responsabilità».
Ma lei è sempre stato dipinto come un dittatore...
«La sinistra mi aveva illustrato come il fondatore di un regime, come un dittatore, come un despota: ho dato atto, prova di non essere questo, e con senso dello Stato e senso di responsabilità mi sono opportunamente tirato indietro».
E perché ha scelto di restare in silenzio?
«Da allora non ho fatto più un'intervista né alla televisione né ai giornali. Ma voi avete visto tante frasi di Berlusconi sui giornali: nessuna è mia. I giornali hanno preso l'abitudine di titolare anche mettendo tra virgolette delle frasi attribuite a me che io non ho mai detto né tanto meno pensato. Purtroppo non ci si può salvare da questo. I primi due mesi ho fatto 22 agenzie di smentita. Totalmente inutili. Poi ho smesso e sono stato zitto. Vi chiederete perché sono qui oggi».
Siamo curiosi...
«Non sono andato nemmeno ad Atreju. Per cui oggi è la prima volta. Ho pensato che qui avrei incontrato tante persone che la pensano come me e che sono fedeli alla nostra idea di democrazia e libertà dalla fondazione del Giornale. E siccome il Giornale è stata la principale e forse l'unica bandiera di libertà che è sventolata in Italia dal '92-'93 e anche prima con Indro, ho pensato che se ancora ci sono degli abbonati al Giornale che hanno ritenuto di riunirsi tutti insieme per venire qui anche per sentire questa conversazione, per incontrare Silvio Berlusconi, io dovevo a loro, e quindi a voi un ringraziamento per questo vostro gesto di vicinanza e di fedeltà ed è per questo che sono ultrafelice di essere oggi qui con voi».
Per non inventare virgolettati ci dica cosa pensa di Angelino Alfano.
«È una persona speciale. Di tutti i politici in campo è il migliore. È una persona di grande e profonda intelligenza, di grandissima lealtà, di grandissimo amore per l'Italia. Io gli voglio bene come a un figlio, sono sicuro di essere ricambiato di un amore filiale verso colui che lui considera il suo padre nel servizio ai cittadini. È 35 anni più giovane di me e ha portato e porterà un'ondata di freschezza, di gioventù, di novità, nella vita politica italiana».
Anche a sinistra con Renzi si vede una novità...
«Si è verificato un fatto positivo con Renzi. Ha cominciato un giro d'Italia con degli interventi che sotto la sigla del Partito democratico portano avanti esattamente le nostre idee. Questo ci fa piacere, perché se accadesse un miracolo e cioè che Renzi vincesse le primarie e fosse lui il leader del Pd si verificherebbe in Italia questo miracolo: che finalmente il Partito comunista italiano che ha tante volte cambiato nome ma non ha mai cambiato modo e concezione diventerebbe un partito socialdemocratico. Quindi tanti auguri a Matteo Renzi».
Quale sarà il suo ruolo?
«Beh, io ho nominato un successore, l'ho presentato come segretario del partito. Alfano è stato nominato all'unanimità perché ha la stima di tutti».
Poi cos'è successo?
«È successo che le cose in Italia si sono complicate. È nato il governo Monti. Noi abbiamo dato il nostro voto e la nostra fiducia perché riteniamo che il governo oggi abbia il consenso dell'opinione pubblica internazionale. Monti certamente ha questo grande merito, dopo che invece il precedente governo e in particolare la mia figura è stata insidiata dal comportamento della Merkel e di Sarkozy».
Ora a Parigi c'è Hollande...
«Purtroppo la Francia è caduta nelle mani della sinistra e Hollande sta cercando di mantenere la promessa elettorale per cui chi guadagna più di un milione verrà tassato del 75 per cento. Morale, moltissimi francesi stanno cercando di cambiare residenza andando in Svizzera, in Belgio, in Canada, nei Paesi francofoni».
Il panorama politico attuale è confuso. È spuntato anche Grillo...
«È uno straordinario attore comico. È sempre stato bravissimo. Io l'ho avuto in televisione. Lo conosco e ho grande stima per l'attore comico Grillo. E cosa sta facendo adesso? Sta facendo esattamente lo stesso mestiere che faceva prima. Ha qualcuno che gli scrive il copione e lui recita con un'adesione totale al copione in tutte le città d'Italia. Io ho visto tre interventi di Grillo, a Gorizia, a Verona, a Palermo. Assoluta identità di tutti gli argomenti. Non solo. Identità delle battute; quelle che sembrano battute inventate, le stesse. Ha detto a Gorizia e a Palermo: “Guarda, non abbiamo più nemmeno gli occhi per piangere, guarda che scarpe hai tu, non c'hai nemmeno le stringhe”. E poi su Monti che dice: “Vedo una luce in fondo al tunnel”, lui: “No presidente, non è una luce, è un rapido che viene avanti e ci sta investendo”».
Nei sondaggi il gradimento di Grillo è alto. Come mai?
«Io spero che gli italiani che dicono di votare Grillo, che nei sondaggi sono arrivati al 12%, capiscano chi è Grillo. Un attore comico da applausi. Che vedano come non ci si improvvisa capaci di gestire una città, una Provincia, una Regione, un Paese. Guardate cosa succede a Parma, un disastro».
Ma la gente forse vuole una politica diversa...
«Capisco le ragioni di chi vuole una politica che non sia portata avanti da professionisti della politica che non pensano al bene comune ma solo alla loro carriera politica, alla loro ambizione politica. E che quindi vogliono giustamente facce nuove. Ma non quelle facce lì, con quei propositi scritti sulla sabbia come quelli di Grillo».
Quindi cosa propone?
«Noi dobbiamo cominciare da adesso a raccontare agli italiani come si deve votare. Perché se gli italiani vanno verso un voto così frazionato, avremo un governo che non potrà fare nulla. Perché la nostra Costituzione dà potere al Parlamento, al capo dello Stato, alla Corte Costituzionale; non al governo. Il presidente del Consiglio non può cambiare un ministro. Per far dimettere quel ministro deve dimettere tutto il governo. E poi c'è il problema della Corte Costituzionale che non intralcia l'attività legislativa».
Come mai?
«Perché la Corte Costituzionale è formata oggi da 11 membri di sinistra e da 4 del centrodestra. Tre successivi presidenti della Repubblica della sinistra anziché usare la loro prerogativa di nominare cinque membri per equilibrare, come dice lo spirito delle Costituzione, hanno messo lì cinque uomini appartamenti all'area della sinistra. Quindi la Corte Costituzionale oggi non è un'istituzione di garanzia tra le parti, ma è un organismo politico della sinistra che abroga tutte le leggi che non piacciono alla sinistra».
Faccia qualche esempio.
«Per esempio una legge che anche parte della sinistra aveva votato, quella che dice che un cittadino italiano sottoposto a processo e assolto in primo grado non possa essere più richiamato nel girone infernale delle Corti d'Appello e in Cassazione perché con questo gli si rovina la vita per anni. Gli si rovina la vita familiare, gli affetti, la vita sociale, economica, è una persona che non è più uguale alla persona di prima. È una cosa logicissima e civile come succede in tutte le grandi democrazie a partire dagli Stati Uniti d'America. Ma questa Corte Costituzionale ha abrogato anche una legge così giusta e così civile».
La sua proposta quale sarebbe?
«Bisogna cambiare la Costituzione. Per cambiare la Costituzione bisogna avere una maggioranza, ma non una maggioranza composita, bisogna avere la maggioranza di un singolo partito. La Costituzione deve essere cambiata, perché il primo ministro, come i suoi colleghi dei Paesi occidentali, abbia la possibilità di nominare e revocare i ministri, perché possa a suo giudizio usare il decreto legge immediatamente efficace giudicando lui sulla necessità e l'urgenza di un determinato provvedimento. E i disegni di legge vanno esaminati da un solo ramo del Parlamento in un termine massimo di 90 giorni».
Sul presidente della Repubblica qual è la sua proposta?
«L'elezione non va lasciata ai segretari dei partiti, ma il capo dello Stato dev'essere eletto direttamente dai cittadini».
Cosa sarà del suo futuro politico, ritorna in campo?
«Io non sono mai uscito dal campo, in questi mesi ho sempre lavorato dalle 7 di mattina alle 2 di notte nella politica e nella mia formazione politica. Il mio futuro dipende dalla legge elettorale. Se sarà proporzionale io potrò avere un certo ruolo, se la legge elettorale sarà qualcos'altro ancora, con sistemi che mi paiono molto democratici e produttivi perché danno la possibilità di governare, allora potrò decidere quale dovrà essere il ruolo di Silvio Berlusconi che si sente ancora caricato della responsabilità di non consegnare la sua Patria, il suo Paese che ama, alla sinistra».

Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/interni/province-vanno-abolite-regioni-sono-peggio-838102.html

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Commenti

Post n°333 pubblicato il 15 Settembre 2012 da ITALIANOinATTESA
 

 
Lillianaconda

Qualche commento disperso in questo blog di bloggers vaganti nel WEB.

 

Lillianaconda il 24/12/09 alle 11:14 via WEB    (vigilia di natale di 3 annni fa)

Ciao Italiano & Co, Vi faccio i miei Auguri raccontandoVi un episodio occorsomi ier l’altro. E’ attinente a tutti i tuoi post di Auguri che hai pubblicato in questi giorni…. Ore 6,20 del mattino, zona: la più malfamata della città (99% di sparatorie avvengono lì, 99% delle famiglie ha almeno un componente in carcere e qualche altro familiare che è un ex-detenuto). Io non ho problemi a passare di lì: è per me una comoda scorciatoia e, =^_^= finora =^_^=, non mi è capitato niente di poco carino…. Sarà che, ormai, sono abituati alla mia presenza, al mio modo di fare e soprattutto di essere.: chissà! Dicevo, ier l’altro percorrevo una via di questa zona quando, da lontano, vedo un uomo che bussa ad un portone gridando (sottovoce):”Tummà, scinn, ffa ambress, curr”… dopo pochi secondi, il portone si apre e ne esce un uomo sulla quarantina, con indosso un pigiama che senz’altro aveva vissuto tempi migliori:”Ch rè, ne Mimm, o criatur sta rurmenn, accussì o scit!”. Tommaso non gli da il tempo di rispondere, lo prende per un braccio e lo trascina ad una piccola discarica (isola ecologica, và!) distante una decina di metri. Li seguo con lo sguardo: vedo bene tutta la scena perché la strada è in discesa ed io sono in una posizione favorevole, trovandomi molto più su di loro due. Mi giro verso la discarica e, per terra, un po’ discosto dai rifiuti, vedo un cavallo a dondolo giallo, con i finimenti azzurri e rossi. E’ un bellissimo giocattolo: nuovissimo, pulito…. la mia mente, che ha sempre ripudiato la politica dell’usa e getta, non comprende perché sia stato gettato via… Comunque, in breve, Tommaso vede il cavallo, lo sguardo dapprima gli si illumina e, quasi immediatamente dopo, gli occhi gli si inumidiscono:”Uà, ne Mimm, si grand, nunn sapev proprio comme avess fatto senz’e te: nun tenev manc 5 lire p’accattà o regal e Natal a Enzucc mio!”. Si accosta al cavallo, se lo rimira tutto e, si toglie la maglia del pigiama (l’altro giorno, a quell’ora, avevamo 2 gradi) e la usa per lucidare il prezioso oggetto. Io mi sono fermata, fingendo di accendermi una sigaretta, per non turbare in alcun modo quella scena, per non creare “scuorno” nell’animo di Tommaso: la vergogna, pensai, avrebbe tolto qualcosa all’emozione che l’uomo stava provando per l’inatteso dono del Cielo che aveva ricevuto… Adesso, avrebbe avuto qualcosa da dare a Babbo Natale, affinché fosse poi da questi portato giù, dall’inesistente camino, al piccolo Enzuccio. … Tommaso e Mimmo sono due ex-detenuti alle prese con un sistema che, già normalmente, senza alcuna crisi in atto, non offre, alcuna possibilità di riscatto lavorativo, una volta fuori dal carcere. I due se la cavano facendo a volte i facchini, pagati solo con le mance, per i negozi del luogo; altre volte puliscono le scale di qualche palazzo, altre ancora, raccolgono la legna dei rami tagliati dai giardinieri del Comune per rivenderla alle pizzerie… altre volte e, sono le peggiori, sbarcano il lunario, soffrendo in silenzio la fame. NESSUNO DEI DUE E’ RITORNATO A DELINQUERE. =^_^= Buon Natale a te Italiano ed a tutti Voi che frequentate questo blog. ^______________^ … @ P.S. So scrivere in “Napoletano” ma in quella zona si parla lo “slang” qui riportato, fedelmente, da me. =^_^=    LINK
(Rispondi)

 

 

 

ScrignoAntico
ScrignoAntico il 09/03/11 alle 13:48 via WEB
E' un'analisi interessante dove il centro non è più Berlusconi ma il comportamento della popolazione, questo è quello che a mio parere mette in discussione tutto ciò che la disfatta della prima repubblica ha lasciato dietro di sé. Gli AntiBerlusconiani lamentano che è sempre al centro dell'attenzione, io stesso ho provato ad escludere il centro del Mondo (rappresentato da Berlusconi), ho cercato di eliminarlo nei confronti e nei ragionamenti con gli Antiberlusconiani, ho cercato di eliminarlo completamente dallo scenario, ma alla realtà gli Antiberlusconiani non possono vivere senza Berlusconi messo al centro del Mondo da loro stessi. Il punto di riferimento è sempre Berlusconi, appunto come è descritto in un'altro romanzo: Moby Dick c'è il paradosso dell'esistenza di sé legata al nemico. E' tanto altro interessante vedere questo aspetto di paradossi anche nella individualità che porta la persona antiqualchealtrapersona a finire nel delirio quando l'antiqualchealtrapersona si libera dai tentacoli persecutori (l'ho visto nella realtà ed ho cercato di capire perché). Berlusconi visto da me è solo un Leader Politico, se va in galera... bhè... morto un Papa se ne fa un'altro ^_^, ci sono tante altre persone, ma gli Antiberlusconiani sono legati profondamente a Berlusconi su cui fondano l'identità sociale. In ogni caso si prospettano due realtà possibili che a mio parere sono tutt'altro che speranzose: Berlusconi è colpevole: "Una brutta realtà se un'alta carica istituzionale è rappresentata da una persona veramente colpevole nella circostanze della realtà", Berlusconi è innocente: "Una brutta realtà se la stessa giustizia e gli stessi organi fossero così palesemente corruttibili", sono entrambe due realtà (possibili realtà) che porteranno qualche cosa di brutto.
(Rispondi)

 
ironwoman63
ironwoman63 il 09/03/11 alle 15:27 via WEB
concordo pienamente con quanto espresso da scrigno antico... purtroppo.
(Rispondi)

 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 09/03/11 alle 21:46 via WEB
Grazie scrigno per il tuo lucido commento da elettore del "tizio". E' veramente difficile incontrare persone che applichino capacità di autocritica come hai dimostrato tu.
Se solo riuscissimo a valutare quanto ci costa, in termini di lacerazioni sociali oltre che economici, tutto questo ambadaram tragico-comico che gira intorno a tizio scopriremo che in questi quasi 20 anni, di aver perso molte occasioni che ci potevano evitare di ritrovarci in queste drammatiche condizioni.
(Rispondi)

  
ScrignoAntico
ScrignoAntico il 19/03/11 alle 00:09 via WEB
C'è un problema più serio e più radicato. Un problema di partito sarebbe una cosa molto ma molto positiva (la sinistra ha problemi e la destra no o viceversa, in entrambi casi si avrebbe un governo valido e l'alternanza degli schieramenti è positivo) , ciò che ho scritto è una sintesi di ciò che ho cercato di affrontare in una coalizione di destra, tralasciando i problemi strettamente tecnici ma di chi è elettore. (dove si svolgono le vittorie politiche), è una cosa che ho ricavato dalla destra e dei sui problemi, si cerca di affrontarli e di trovare i mezzi per poter cambiare qualche cosa che veramente non va. Il problema riguarda veramente tutti senza distinzione di simboli di partito e di appartenenze. Il vincere o il perdere è solo motivo di orgoglio, quindi ha un valore nullo (al massimo ci si lamenta della sconfitta, poco male ^_^). Cerco di capire anch'io, il problema è comune sia nella dx e nella sx e in tutte le coalizioni.                   LINK
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Definiamo “commento” ogni comunicazione che inseriamo nelle finestrelle che il WEB ci spalanca in ogni dove. Il nostro scritto lanciato nel WEB per essere considerato “commento” dovrebbe, invece, possedere almeno la caratteristica di attinenza al tema del messaggio cui afferisce  e costituirne, contestualmente, una personale interpretazione o integrazione dei suoi contenuti. 

A volte ciò accade!

In questo blog ho avuto la gioia di poter usufruire del contributo di diversi amici e non, e per questo forse ancora più amici, che hanno voluto gratificarlo con i loro preziosi contributi.

“Persone” che hanno tante cose da fare, impegnate nell’affrontare i compiti che la vita gli ha voluto riservare, magari di qui saranno passate una sola volta, forse ci saranno ritornate o forse no; non ha importanza.

I fili lanciati, visibili o meno, restano qui. Ed io li aggancio alle mie boe, piccole boe da spiaggia, ma sufficienti a tenerci aggrappati alla speranza che alle onde che ci assalgono c’è possibilità di resistere.

Grazie a te viandante sconosciuto  o viandante che qui hai allungato qualche tua radice come cerco di fare anch’io similmente alle palme che dirottano le loro radici verso le fonti di acqua sorgiva.

I “commenti” sono le nostre “immagini istantanee” che lasciamo scattare dalle fotocamere che ci piace gratificare; ricordiamolo a noi, ai distratti, ed a chi di dovere.

                                                                                Un saluto, IinA_M@.

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P.S.     16/09/2012

gpf85
gpf85 il 18/08/09 alle 12:31 via WEB
"Se nel blog emerge la presenza di un TROLL qual'è il migliore comportamento da tenere?": Io credo che la moderazione dei commenti sia necessaria ed indispensabile in quei blog che trattano argomenti "scomodi" come ad esempio: politica, religione ecc. Per i blog spensierati, ciò non è per niente necessario. I “diari leggeri" è raro che attraggano disturbatori. Nei blog impegnati l'assenza di un moderatore porta con tutta probabilità ad un decadimento delle discussioni tra gli ospiti e ad un’uscita dal tema centrale lanciato dal blogger. L’unico modo in assenza di moderazione per non far decadere la qualità del blog è il controllare spesso i commenti ricevuti e cancellare quelli dei disturbatori, ciò però richiede un discreto impiego di tempo. I blog debbono essere sempre aperti a suggerimenti e critiche costruttive, altrimenti non avrebbero ragione d'esistere, ma rimangono la casa del loro autore, il quale amministra e detta le leggi a suo piacimento (tema trattato, moderazione dei commenti ecc.). Rimane però innegabile, che in presenza della moderazione, il numero dei commenti che si ricevono è più limitato, però si potrebbe anche notare un miglioramento nella qualità dei pensieri espressi dai lettori ed una loro focalizzazione su quei temi che interessano loro maggiormente. Io personalmente, censuro gli insulti o il turpiloquio indipendentemente dalle idee di chi lo compie, sia che lo stesso concordi con la mia tesi, sia vi si trovi in contrasto. L'educazione nell'esposizione delle proprie idee credo che sia uno dei pilastri fondamentali per un confronto sereno. Inoltre ritengo insulti, anche quelle frasi che, pur non contenendo parolacce, offendono il modo di scrivere, di gestire il proprio spazio, o il blogger. A me è successo ad esempio di ricevere commenti sul mio blog come: "fai copia incolla", "sei palloso" ecc., questo genere di commenti, visto che non è per niente costruttivo, ne utile al confronto, tendo a non pubblicarlo. Nei blog, prima del Troll consapevole, spesso capita di incontrare utenti che entrano nella rete solo per ribadire le loro convinzioni e senza la minima intenzione di confrontarsi con le idee altrui. Questi personaggi spesso leggono i post con il solo intento di contestarli. A questo genere di utenti non si deve mai negare la possibilità di esprimersi, sempre che gli stessi mostrino rispetto per il pensiero altrui, tutte le idee sono utili al confronto, visto che altri lettori potrebbero leggere i loro commenti, le nostre risposte e farsi una propria idea. Poi vengono i veri Troll e cioè quegli utenti che scrivono consapevolmente per disturbare un blog. Oltre al classico insulto fine a se stesso, questi personaggi tendono spesso e volentieri ad uscire fuori tema, scrivere messaggi senza senso e cercano di continuo un modo per infastidire il blogger o gli altri commentatori. A questi personaggi, se si ha pazienza, si può dare una risposta di avviso, se il Troll proseguisse con la sua attività, il sistema migliore per liberarsene è ignorarlo.
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cucicuci_1987
cucicuci_1987 il 23/08/09 alle 16:24 via WEB
Adesso ho capito. Credo che il tuo "progetto" in questo mondo di Libero sia molto importante. Parlare e discutere di alcuni argomenti non può che esser utili per confrontarsi e per comunicare. Ok, allora quando non risponderai ai miei commenti sarò il perchè^_^ Ti auguro una buona giornata
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zinah5
zinah5 il 22/08/09 alle 01:05 via WEB
Cè ne sono che vogliono imponere il loro modo di vedere senza fare caso che ogni uno ha il suo modo di percepire le cose e i fatti...la nostra mente è fatta di un tale manera che non tutti riesconno a avere del'ampatia per l'altro...un certa dittatura intelletuale esiste quà...manca amore e compreensione..chi ti accusa senza neanche chiederti se sei te o no chi dalla paranoia...si sente perseguito...mah...è tutto come nella vita "vera"...siamo esseri umani quà...differenze non cè nè, a parte il fatto che quà subito ci diciamo amici, ci diamo del tu...ma nel profondo..le reazioni rimangono le stesse.E poi su i blog ogni uno è libero di fare quello che vuole sempre nel rispetto di tutti e senza ricevere critiche dei pseudo intellutuali...non vedo perchè certi blog non possono esistere solamente perchè scrivono poesie mettono certe foto...per me l'essenziale è quel che è fatto da soddisfazione al blogger...perchè un'evasione ci vuole nel quotidiano di tanti...tutto il resto è puro blabla...da criticoni professionali !
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P.S. Questo messaggio rappresenta un po' la coda, o meglio ...una coda, di quello che lo precede.

 
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