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Nessuna certezza: molti dubbi "Siamo realisti, esigiamo l'impossibile"
Qui non si legge la notizia, ne quello che c'è dentro di essa, ma quello che gli occhi del gatto intravvedono dietro di essa, nell'oscurità. Il gatto non riconosce il padrone anche se lui generosamente lo accudisce, lo nutre, lo lava e l'accarezza per fargli fare le fusa. Il gatto non è affidabile, vede quello che gli pare, è bugiardo ed ha diritto, ogni volta, a tre smentite senza contradditorio. Il gatto è disposto anche a rilasciare carinerie, quando e come vuole a chi gli è simpatico ed anche a chi gli è antipatico a seconda da come i raggi riflessi della luna s'infrangono attraverso l'oscurità.
"Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l'ombra che non c'era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini." Jose Saramago
Al compimento del suo ottavo anno di vita “Minicaosinlibertà” ha terminato la sua presenza in questa Community come “creatura autonoma”. Il saluto di commiato del curatore lo puoi trovare in questo post del 30 novembre 2016.
Come intestatario dell’utenza dovrei cambiare il titolo del blog mutandolo in “Grande Caos senza Libertà” in riferimento al Sistema Globale in cui ci è dato vivere. Libertà riferita all'animo, ...intendo! Così come, pur soltanto idealmente, penso di operare a titolo personale e in modo estemporaneo; avulso da ogni umano retaggio.
Grazie, M@.
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Messaggi di Agosto 2013
Io sono il benefattore del mondo
Io sono il dispensatore del bene
Così per tutta la vita
Riempiono la tua testa di raccomandazioni
Cercando di convicerti a diventare,
Fosse anche per un po', più fesso!
E tu credentoti il prediletto...
Il prediletto di questo mondo maligno
Ti diverti ...ti diverti anima e corpo.
Ma quando hai compreso come gira il mondo
Inizi a rosicare nel cuore
A vedere il perchè di tutto questo.
Vai a consigliarti con compari, amici
E senza meno il parrocchiano.
E quando desolato te ne torni
Con gli occhi gonfi per il pianto
A bagnare il tuo cuscino
Mille pensieri si rincorrono
Portando in confusione
La tua mente sgangherata.
A questo punto, e tu lo sai,
Ti viene la voglia di desiderare la morte:
Pensi ...sei io ora sono superfluo
Se io non so vivere
Sarebbe meglio che morissi per davvero!
E così, per tutta la notte
Il cuore rode veleno!
Ma quando dal finestrino
Posto ai piedi del letto
Un raggio di sole splendende
Ti riscalda la fronte ed il cuore
E ti rinfresca anima e mente
Ti senti un altro: Un signore.
Quardi il cuscino bagnato...
Ti mordi le dita e declami:
Il male?!
Ah, si il male!!
...tentativo di traduzione in "quasi" italiano ...doverosa, ma non certo esaustiva,
inserito alle ore 21,10 del 30 agosto 2013.
nima
dal quaderno del 1963 di M@ pag. 33,34
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...dedicato all'amico Roberto ...M@
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dal quaderno del 1963 di M@ pag. 61
“Il mondo”
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Il nostro impegno (la stampa aziendale) di M@ Gennaio 1969
Viviamo in un mondo in continua trasformazione.
Vediamo che gli avvenimenti di ogni giorno costruiscono nuove realtà moltiplicando smisuratamente e paurosamente i “vuoti” della nostra conoscenza e della nostra comprensione. Già il “corteggiamento” della luna invita a sperare, con una certa disinvoltura, in un imminente “allunaggio”. Andiamo incontro a conquiste sempre più fantastiche, ma questo mondo in cui viviamo ci è, in fondo, quasi ignoto.
Con la meccanizzazione dei processi produttivi, l’uomo è riuscito a produrre più beni in minor tempo e in maggior quantità, allargando così la sfera dei consumatori ed aumentando il reddito. Egli ha, inoltre, sviluppato il proprio spirito di iniziativa, nell’intento di raggiungere sempre nuove conquiste. Questo è l’aspetto positivo dello sviluppo industriale e del progresso tecnologico. Per contro, presi come siamo dal lavoro e dagli impegni, ci riesce sempre più difficile di vivere a contatto con il nostro vicino, di comprenderlo e di capirne i problemi.
Ecco, dunque, i due volti della società contemporanea: progresso tecnico, benessere e mezzi di comunicazione sempre più progrediti, ma pericolo sempre crescente per l’uomo di trovarsi “SOLO TRA LE MACCHINE”, di abituarsi all’idea del progresso dimenticando di essere il vero ed unico artefice.
Questa premessa pone alla nostra attenzione gli elementi di base che caratterizzano una società democratica contemporanea: il progresso tecnologico; il problema sociale; il problema dell’uomo di non sentirsi isolato.
Per la risoluzione di questi problemi e più particolarmente per combattere l’isolamento con le relative conseguenze, interessante ci pare, il contributo che possono offrire le pubblicazioni delle Aziende nel più vasto quadro delle rinnovate relazioni pubbliche fra le componenti attive della nostra società.
In Italia esistono più di 200 giornali aziendali di ispirazione direzionale dei quali moltissimi sono informativi-riecrativi; alcuni si propongono una pseudo-formazione sociale del "cittadino-lavoratore"; poeti si rendono ammirevoli per un certo impegno civile che li anima. Al diffondersi di una stampa aziendale all’altezza dei tempi si contrappongono parallelamente l’indifferenza di un notevole numero di aziende nonché la notoria riluttanza dell’italiano alla lettura di qualsiasi tipo di carta stampata. Dai quotidiani ai rotocalchi, dal libro alla stampa tecnica.
Precisamente, secondo dati attendibili, rispetto agli altri paesi europei del MEC, noi leggiamo il 60% in meno.
Alla luce di questi elementi quale può essere il ruolo di un foglio ciclostilato di carattere sindacale in una società democratica pressoché funzionale permeata, tuttavia, di elementi critici sempre più validi?
Qualcuno frettolosamente potrebbe suggerirci di far altro uso della carta impiegata. Altri ci premerebbe ringraziarli per le “sorrise parolette brevi”. Ma noi, decidendo di far nascere o meglio risorgere, il nostro foglio, abbiamo assunto un chiaro impegno nei confronti dell’azione sindacale, verso noi stessi e, soprattutto, verso il proposito di perfezionare i rapporti tra i lavoratori nonché tra i lavoratori e la direzione.
Naturalmente non possiamo esimerci dal giustificare tale impegno in questa particolare direzione. Esso trova fondamento nella consapevolezza che i problemi che la nostra società tocca risolverli proprio a noi lavoratori resi tenaci dalla dura lotta per l’esistenza. E quando diciamo lavoratori non possiamo che riferirci, purtroppo, solo a tutti coloro che comprendono cosa sia la miseria, l’ingiustizia, che sappiano valutare il coraggio di una Franca Viola, ovvero commuoversi per il crudele destino di John e Bob Kennedy. Fortunatamente questi lavoratori rappresentano una notevole maggioranza anche se solo numerica.
In effetti i gruppi di potere fanno di tutto per scoraggiare la partecipazione alla vita sociale di tanti lavoratori i quali ci rinunciano per evitare guai peggiori.
Tale politica dei gruppi di potere non presenta non presenta dubbi se solo si analizza, pur se grossolanamente, il problema della giustizia. Dopo oltre venti anni dall’approvazione della Costituzione, siamo ancora sottoposti alle leggi di codici antiquati e superati con la naturale conseguenza di una giustizia soggiogata alla prepotenza …al brigantaggio ed alla potenza economica. A pensare che nell’attuale parlamento (organo specificamente legislativo), al di là degli schieramenti politici, su 627 deputati, ben 209 sono avvocati o dottori in giurisprudenza rappresentanti il 33,3%, con ancora ben 162 dottori in scienze politiche, economiche, sociale, ecc: 25,9%. Complessivamente i suddetti dottori sono 371 su 627, ossia il 59,2%!
Parallela situazione troviamo al Senato: avvocati e dottori in giurisprudenza 109 -33,8%; dottori in scienze politiche, economiche, sociali, ecc. 84 – 26,1%. Totale dei suddetti senatori 193 su 322; 59, 9%!
Evidentemente non siamo in grado di ponderare le difficoltà che si frappongono alla rielaborazione di nuovi codici conformi ai principi costituzionali adeguati al momento storico in cui viviamo, ma riteniamo avere il diritto di credere che una così rilevante mole di avvocati, nonché dottori in scienze sociali dovrebbe pur essere sufficiente ad effettuare la necessaria revisione.
Queste considerazioni evidenziano chiaramente la posizione equivoca di una notevole parte della nostra classe dei “cittadini-dirigenti”. Da ciò nasce l’esigenza di un più intensa partecipazione del “cittadino-lavoratore” alla realizzazione della tanto auspicata società consapevolmente critica. In relazione alla risoluzione di tanti altri problemi della massima importanza come la programmazione economica. In parlamento scarseggiano gli economisti (intesi nel senso sociale) e gli ingegneri deputati sono appena 22 su 627 – 3,5%; mentre i senatori sono 13 su 322 – 4%.
Per non parlare dei preistorici contratti di lavoro all’aggiornamento dei quali occorre l’indispensabile apporto di tutti coloro che sono ingiustamente sfruttati e posti in una condizione di prostrazione che li umilia.
Ecco perché una pur umile iniziativa come la nostra deve essere accolta con la più viva simpatia e se le nostre possibilità di contributo sono piuttosto modeste, non intendiamo farcene una colpa. Se non possiamo combattere con l moderna dialettica, combattiamo con il cuore.
E questo ci basta!
Le nostre umili cronache aziendali saranno ben poca cosa dal punto di vista artistico e letterario, ma, tuttavia, sono ricche di calore umano che, speriamo, riesca ad addolcire i nostri rapporti con il prossimo cercando di comprenderci e di comprendere sempre meglio la poliedrica realtà che ci circonda.
Con la speranza che “chi puote ciò che vuol” non voglia imitare il comico Angel Musco il quale una sera recitava nella commedia “Mia Figlia”. Nella scena in cui si trovavano a parlare pare, madre e figlia, gli attori, forse perché stanchi, avevano abbassato il tono della voce, tanto che uno del pubblico gridò:
-“Più Forte!”
Allora Musco avvicinandosi alla ribalta eslamo’:
“Caspeta, caspeta!
- “AFFARI DI FAMIGLIA SONO!” -
...così mi appariva la situazione politica e sociale italiana nel 1969!
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Ma come è stato possibile? di M@ - Dicembre 1968
Impegno per il disimpegno: un gioco di parole ed oggi sembra sia diventato di moda questa stortura grammaticale. Certo non alla grammatica della nostra lingua si riferiscono queste note, ma alla complessa nostra grammatica sociale costituita più di inconciliabili eccezioni che di accettabili ed eque regole. Questo accostamento, da tempo acquisito , mi è tornato alla mente nei primi giorni di questo terribile mese di dicembre.
Da Avola giunse, rinnovato da un antico sdegno, la grossa notizia dell’eccidio sindacale: 2 braccianti uccisi, altri due gravi, molti ricoverati in ospedale ed ancora ….decine di poliziotti feriti. Nei giorni successivi i lavoratori scioperarono e fu
“lo sciopero per lo sciopero della morte”. Ammirevole per la compattezza dei lavoratori nell’esprimere tutta l’indignazione e lo sbigottimento dei loro cuori.
E dopo il primo stupore ognuno si domandò: “ma come è stato possibile?”
Da qualche anno ci eravamo illusi che il sangue operaio non dovesse essere più versato nelle lotte sindacali, ma fu solo un’illusione e tale restò.
La realtà è quella che ci circonda ed essa parla chiaramente a sfavore di chi da solo non può difendersi perché o non ne ha la volontà oppure è nella impossibilità umana di tentare almeno una dignitosa resistenza. Nelle diagnosi che gli esperti delle varie parti vanno compiendo si cerca di individuare i motivi che conducono a tali degenerazioni.
C’è chi accusa la polizia, chi i lavoratori stessi, chi lo stato; comunque si nota che, in ogni caso, i colpevoli sono sempre gli altri.
Noi non ci attendiamo certo che i responsabili si costituiscano davanti ai tribunale per essere giudicati; probabilmente non si avrebbe nemmeno modo per dimostrare le loro colpevolezze. Tanto è che i baroni siciliani, ovvero i superman del mondo industriale ed economico, sanno quello che fanno ed anche quando uccidono si servono di “sicari” di fiducia, magari sfruttando i momenti di debolezza di onesti ed “eroici” giovanotti in uniforme.
Invano, quindi, attenderemo una risposta!
Ma una risposta possiamo ricercarla in noi stessi : è nella nostra vita, nelle nostre coscienze. Noi sappiamo che gli interessi egoistici che i tempi e le nostre coscienze hanno condannato sono più che mai vitali in ancora troppi italiani non solo del mondo politico ed imprenditoriale , ma, purtroppo, essi si riscontrano anche nell’interno dei lavoratori stessi. Constatazione grave e proporzionale alla gravità di essa si manifesta l’ingerenza negativa di questi antisociali nelle nostre lotte.
Per valutare le conseguenze della mancanza di coscienza e di dignità di tropi lavoratori basta considerare che molte resistenze del mondo padronale hanno fondamento proprio in ciò, Non altrimenti si spiegherebbe che una vertenza trascinata per mesi si potesse risolvere in appena 15 ore soltanto dopo aver sparso lutti e miserie. Questa affermazione è convalidata dal modo come vanno avanti gli scioperi a carattere aziendale, provinciale e regionale che in questi giorni interessano una grandissima parte degli italiani.
Purtroppo le conquiste di chi offre la propria vita per la causa della Giustizia e della Libertà sono concesse a tutti proprio in nome di esse!
Ma giustizia questa certo non è.
Neppure Libertà.
Questi beni ognuno deve guadagnarseli!
Il mondo del 2000 potrà, perché ritenuto ricco, concedersi il lusso di abrogare la norma “chi non lavora non mangia”, ma ha il dovere di rivalutare il concetto di Libertà e Giustizia.
Chi usufruisce di questi beni senza averseli guadagnati commette un abuso, anzi un reato perché rappresenta un furto!
La coscienza di democratici deve impegnarci ad essere coerenti con i comandamenti della democrazia.
Occorre non smobilitare mai davanti al nemico lasciando ad altri, ai filosofi dell’egoismo e del paternalismo, “quell’impegno per il disimpegno” che li fa diventare EROI del loro mondo che non conosce regole (leggi), ma solo personali eccezioni.
...confermato ...sottoscritto ...oggi 15 agosto 2013 da IinA_M@.
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Ma tu che ne pensi?
di M@ febbraio 1969
Un giorno incontri un amico.
Si parla del più e del meno: dei problemi del giorno, delle prospettive future;
poi ti parla della confidenza: il segreto che vuol riferire solo a Te.
Ti chiede: "Tu che ne pensi?"
...Gli rispondi con tanti se, con tanti ma. Alfine prometti: si farà il possibile!
Oh Dio che hai detto?
A chi toccherà fare il possibile?
Ma tu non puoi ...la Tua vita è piena di alienazione.
Solo il Tuo amico è in condizioni più disperate.
Il suo cuore è addirittura vuoto.
Non ha più una vita sua particolare.
Non fa nulla e non ha nulla da fare, nulla neanche da temere, nulla più da perdere e vede, al di la di se stesso, le miserie che lo soffocano.
Vede una figura che più non è uomo: immagine vagante di uno che non è più.
Ci vuole poco a morire. E il tuo amico è morto.
Uno muore l'altro ride.
Tu ridi egli piange!
Ad un altro che piange doveva rivolgersi, per piangere insieme: per vivere insieme.
Due che piangono hanno una vita.
Uno che ride, l'altro che piange no.
Uno uccide l'altro.
E l'ucciso e quello che piange.
L'ucciso è l'uomo.
L'altro chi sa!
Ma tu che ne pensi?
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