Nihil ulterius

A poco a poco la luce cambiò,adesso si notano le orme del tempo e manca l’indifferenza che caratterizza i più saggi.Sciagure ed eccessi di gioia sono inseparabili,non bisogna mai separarsi da un sovrappiù di speranza. I rimorsi m’assicurano d’essere stato lo sventurato padrone del mio destino .L’amata resta per tutta la vita un’estranea affascinante: ogni amore che finisce è un capolavoro!!! A ognuno degli innamorati va dato il merito della sua morte.Ogni amore non ci costa che un minimo di promesse e un massimo di menzogne.L’assuefazione ai sentimenti ci conduce a una loro fine senza gloria ma anche senza disastri.La passione si muta in amicizia ,come pretendono i moralisti,poi in indifferenza .La vita si trasforma in inerzia ;la vera saggezza consiste nella consapevolezza di tutte quelle eventualità che costituiscono la vita stessa scartando le peggiori.Vivo per un istante e mi sembra di collaborare con i secoli,il passato ritrova il volto dell’avvenire,il presente non esiste.A volte mi sembra di ripartire come una nave lungamente immobilizzata dalla bonaccia che torna a sentire la spinta del vento nelle vele ,ma ogni nuova partenza mi fa stringere il cuore di malinconia perchè ogni partenza contiene in sè un arrivo ,la fine del viaggio, e così non si fa altro che offrire una preda al tempo divoratore.Non sono abbastanza Dio per capire le preghiere innalzate al cielo ,nè per sapere se un giorno o l’altro verranno esaudite, eppure è un sollievo uscire dal silenzio e dalla penombra turchina della vita e respirare l’aria della densa sera invocando “un” Dio.

Ave atque vale

Non sono più costretto a destreggiarmi ,a lusingare.Le mie buone intenzioni danno i loro frutti.Mai l’autunno era stato più dolce ,più intenso,più azzurro.Le ore percorrono in circolo i loro riquadri ,il disco del giorno rimane sospeso come uno scudo d’oro.La pioggia forma pozzanghere pure sul pavimento,una preghiera vola simile a fumo verso quel vuoto nel quale collochiamo Dio.Sto in piedi in fondo a un pozzo di luce ,sono fatto d’una sostanza in cui si materializza il mio destino ormai edificato più che a metà.La dignità non è aliena dalle rampogne ,le critiche sono sussurrate a voce sempre più sommessa.Accetto d’essere l’immagine terrestre di quel Dio che quanto più è uomo tanto più è Dio sostegno del mondo,giustizia incarnata ,ordine delle cose.Il mio spirito è incline a disporre le cose in una luce senza ombre .Niente mi da più fastidio e nulla giustifica condotte clamorose .L’ignoranza induce all’indulgenza ,non mi allarmo più se viene minacciata la mia sicurezza.Non è rimasta più nessuna traccia d’adolescenza che ha occupato la mia esistenza per breve tempo:appena giovane sono invecchiato,precocemente sono entrato in una vecchiaia dura e austera,votato ad una quieta dignità.Ho eseguito null’altro se non riti ,sono stato spesso circondato da fuochi di gioia; ho vissuto una vita come dentro un metallo che ribolle ,sono stato martello e incudine.Ho sempre pensato con un sacro terrore agli incendi dell’avvenire.Milioni di vite passate, presenti e future si susseguono nel tempo come onde .Ho costretto la mia felicità,entità vaga e incerta, a incarnarsi in forma terrestre e ad assumere il calore ed il peso vivo della carne.Ho dormito a finestre aperte affinchè la notte invadesse la mia stanza e il sibilo del vento levigasse la mia anima.Le mura della mia tomba non m’ispirano nè terrore nè rimpianto nè inutili meditazioni sulla  brevità della vita ,semplicemente sono le ali di porto accogliente, un rifiugio sicuro dalle tempeste della vita.

Nihil ulterius

Li distinguevo per un’aria meschina e accasciata,avevano le spalle strette ed un’aria d’insolenza sui volti logori.Gli occhi tuffati sugli occhi.Un bianco gessoso contro un cielo fosco che trattiene un pò del nero della notte ,i volti abbagliati di ritrovare il mattino.Ora la folla è meno densa ,qualcuno mostra il nord con il dito,domani è lontano non ha molto senso un domani così:si tratta di vivere un’ora in più,una sola ora in un mondo in cui tutto si è ridotto ad assassinio.Tutto è più che nero, è vuoto,avido, ogni ora è losca;la voce più triste è quella più qualificata ,quella a cui dare più fiducia.Oggi non si sa più che cosa sia giustizia .Io ,per me, lodo i vecchi che spesso fanno più del lecito .Oggi va tutto sottosopra proprio quando si voleva tutto in ordine .Ormai l’umanità è matura per il giudizio finale ,il mondo è alla fine :da ogni coppa scorre veleno ,da ogni pugnale stilla sangue ,non c’è spada che non abbia tradita un’alleanza o colpito alle spalle un avversario.Ogni tumulto è un vortice nel quale credi di spingere avanti e chi è spinto sei tu.Diaboliche canaglie se ne infischiano delle regole ,non si spazzano via tutte le superstizioni,solo il nulla si realizza e spero prima del mio passo estremo di sistemare demoni e poeti.

Nihil ulterius

Imparai a ridere ,violai il mare,misi piede su verdi prati,una nube d’0ro svavillava sulla selva;divenni vecchio ,cercai incanti per vincere la morte .Non invidiai nessun destino,respirai la morte.Poi partii accettando la sorte.Chiedevo a Dio cose impossibili:si fa il male per essere grandi,per essere come Dio.L’uomo vorrebbe essere Dio almeno un giorno ,almeno un’ora ,non vorrebbe avere a che fare con la carne mortale e così s’infuria e non si accontenta più nemmeno d’essere Dio.Così diventa vecchio anzitempo ma non prima d’aver tentato tutto per conquistare la luce lunare e per imparare a non piangere più.Ho dato uno sguardo al nido della civetta ,la strada è larga e vi si striscia come lumache .E’ zitto il vento ,le stelle corrono via ,la luna è torbida vuole nascodersi;da un coro fatato sibilano fitte faville :chi oggi non si leverà sarà perso per l’eternità.Va bene per vela uno straccio ,una madia qualunque per fare un’ottima nave:chi oggi non vola non volerà mai più.Uno stormo stregato copre la brughiera poi si pigia ,urta ,fruscia,passa e ciarla.Lampi,faville,fetore e fiamme ;con un balzo solo via da questa folla , è troppo scatenata.Laggiù brilla qualcosa d’una luce stranissima ,le fiamme hanno mille colori,il fumo segna mille rotte ,ci dovremo abituare a questo maledetto stridio,le lumache hanno annusato la mia anima con le loro corna esitanti.

Nihil ulterius

L’uomo prudente è preso alla sprovvista,obbligato in fretta e furia ad allestire la sua fine,a crepare non importa come;supplicando il signor carnefice di accordargli una brevissima proroga ,felice della tregua più miserabile ,quando la grazia,o piuttosto l’elemosina l’elemosina di questa tregua gli è stata concessa.Il più previsto degli avvenimenti è paradossalmente il più imprevedibile;e nemmeno l’età può fare qualcosa ,poichè i vecchi sono in questo uguali ai giovani,incalzati dall’urgenza,sorpresi come se fosse per sbaglio,forzati a morire alla meno peggio ,cone se non avessero veduto il tempo di veder arrivare la fine.A ogni età si manca la propria fine! Per quanto vecchi si sia si muore sempre troppo presto: in questo senso la fine è sempre prematura.L’uomo affronta obbligatoriamente la morte in uno stato d’improvvisazione o di impreparazione:il carattere repentino della morte è,alla lettera,estemporaneo poichè l’occorenza dell’ultimo minuto elude ogni temporeggiamento.L’urgenza che l’imminenza ci imporrebbe è dunque una causa di sgomento.La scadenza lontana diventa minaccia prossima ,l’avvenire chimerico fissato a domani mattina :basta questo per farci provare la vertigine .Quando l’evento della morte ,che è fatto per avvenire in generale,ma in maniera indeterminata ,deve aver luogo a una data precisa ,la disperazione s’impossessa dell’uomo:è il caso dei condannati a morte torturati dalla mostruosa disumana precisione;tutti gli uomini sono mortali,Pietro è un uomo ma non ne segue che debba morire mercoledì prossimo ,ne segue che Pietro morirà un giorno o l’altro,preferibilmente l’altro.

Nihil ulterius

Fatto è che così com’ero ispiravo una fiducia paradossale,forse ero da compiangere ma in ogni caso ero sicuramenre grottesco.Vedevo molto bene la strada ,i grandi volumi delle case coi muri imbiancati di luna come grossi ineguali pezzi di ghiaccio ;tutto era silenzio: sarebbe qui la fine di tutto? Il mio cuore è un coniglio dentro la gabbietta delle costole,agitato,rannicchiato,ottuso.Volevo aggrapparmi allo spazio ,avevo tutto solo per me:ero finalmente proprietario della luna e di una paura tremenda rinchiusa nel fondo dell’ombra.Poi ho sentito una brezza che gonfiava il mattino e mi permise di vedere il mare che era così limpido che una nave si rifletteva capovolta;poi il sole mi accecò gli occhi.I vecchi hanno sempre chi li ricorda. La nave prese il vento e cominciai a tremare.La nave si piegò al sole e incominciò a volare.C’è una verginità delle cose che fa paura più del rischio,penso all’orrore delle vette dei monti,penso all’eco.Era bello partire senza pensare al domani :i giorni come chiare mattine ,le notti di tenebra spessa dove tutto poteva succedere.Gli uomini erano mostri,ogni approdo era un lutto.Ogni mattina il mare era più bello,era più vergine .Le giornate passavano nell’attesa,poi vennero le piogge,vennero le nebbie e schiume nere.Il lungo cammino mi aveva cresciuto,ero più forte e staccato da tutto,guardavo la sorte con rancore:volevo vivere e morivo come gli altri.