28\06\2019

La memoria si sfolla e il tuo viso diventa la mia nebbia di sempre.L’acacia ferita scrolla un guscio di cicala ,la canna dispiuma il suo rosso,un cane trafelato rincasa col suo fardello in bocca.La vita che sembrava vasta è più breve di questo volo di farfalla.Il brusio della sera si assotiglia ,vedo grandi salti di lupi nei giardini:questa vita non è più posseduta dal mio respiro.E’ triste questa luce che si ricrea  ogni giorno per gli uomini,la pace illumina a spiragli le loro esistenze,tutto ruota con rari guizzi,nessun desiderio trova le sue parole.Ogni foglia che oscilla ha il suo perchè,solo le derelitte fronde dei vivi si smarriscono nel prisma di un minuto,il sudore che pulsa è sudore di morte che sfaccetta il sole e la fugace esistenza degli uomini s’altalena tra vita che passa e vita che sta,qui non c’è scampo:si muore sapendo o si sceglie una vita che ignora la morte. Lapidi commosse misurano il vuoto,sondano il confine,il gesto ignoto che esprime se stesso altro non è che passione.Un’aria dilatata s’incrina ,s’inclina il pioppo, sono il segno della vita che asseconda il marmo e diffida dello slancio solitario.La clessidra misura volti non la sua sabbia. Desolata m’attende la sera col suo sciame di pensieri. Il ticchettare del tuo buonumore non mi è più lieto.Il tempo frastorna la mia memoria,respiro nell’oscurità.Un oscuro vapore vela la mia vita,la discesa di tutto non s’arresta ,tutto si confonde.Il soffio della primavera è un lugubre risucchio che assorbe la mia esistenza .Ricerco invano il punto ove si mosse il sangue che mi nutre oltre lo spazio breve dei giorni umani che finiscono in uno strazio d’agonie ,inabissate esistenze putrefatte.Una linfa disegna le tue mani,ti scopro gli occhi consumati da un passaggio turbinoso di spuma ,l’urto delle leve del mondo appare da uno strappo del cielo.Sei circondata da una corolla di cenere leggera che non dura,così tocchi il segno:la dannazione è questa amara oscurità che scende su chi resta.

20\06\2019

Con un segno della mano additavi l’altra sponda dove una primavera inerte affondava nella memoria.Qui dove la vita si screzia di dolore sale un’ansia da oriente:è una tempesta anche la tua dolcezza che turbima ma non appare.Stremata resisti in questo lago d’indifferenza che è il tuo cuore:così esisti! La sera si protende sulle tue parole ,uno specchio annerito racconta una storia d’errori ,distilla veleno la tua fede feroce che non cede al destino.Il fiume è un freddo balsamo dove un cigno crudele si liscia e si contorce ,il sole si bilancia a stento nella prim’aria dell’alba.Le nocche delle tue mani s’inaspriscono cercando il vuoto.Fu così,con un brivido pungente che sollevò la cenere del giorno e ruppe qualche foro d’azzurro nella dura oscurità della notte,rifluì così il tuo destino dai cieli dell’infanzia oltre il futuro.Poi mutò il vento,nuovi nidi turbarono le gronde.Lo so,debbo riperderti ,il soffio salino che straripa dal mare fa oscura la primavera nella polvere del tramonto: l’inferno è certo.Ardono i tramonti e si imprimono sul cuore ,scendere nel gorgo è fedeltà immortale.Questo pensiero che mi chiude ogni senso di te ha i segni della morte e dal passato si fa labile il tuo barbaglio.Il saliscendi dei balestrucci dal palo non conforta i miei crucci,il sambuco già profuma,il chiarore dell’alba è una tregua alla tua chiare minaccia ,il tuo sangue scorre nelle mie vene ,è ancora tua la mia vita.Il cannone di mezzogiorno è più fioco dei battiti del mio cuore .La luce entra nel fumo e lo ferisce ,nulla finisce nemmeno la folgore che scende dalla nube .L’anima si alimenta di una chiusa passione ,la tua voce è quest’anima diffusa che ritorna lieta e triste .Hai le penne lacerate da cicloni,s’ostina in cielo un sole freddoloso .La vita scivola in un forte bagliore di catrame e di papaveri,una sera fra mille è la mia notte.Uno smorto groviglio è la mia esistenza che s’avviva a tratti;non so se infuria sale o grandine , i miei pensieri salgono a sfere di gelo ,scorgo il mondo al chiaro di luna  e vedo il fiore che ripete:non ti scordar di me.Poi un cigolio ci discosta ,l’azzurro non ricompare ,un’afa quasi visibile mi riporta a te che non so scordare.Con un soffio quest’ora s’estingue,il sole si prepara a tromontare su questo cielo di lavagna,scarne scintille sono i miei pensieri.

15\06\2019

La mia vita s’impiglia in un groviglio di stelle filanti;mi nevica sui capelli e sulle mani.Flebili ocarine salutano il mio viaggio ,opachi echi si sfaldano sul fiume ,sono condotto in un mondo soffiato entro una tremula bolla d’aria :forse ho ritrovato la mia strada.Spogli suoni ed acri fumi compongono il mio domani.Cerco il paese ove da alberi spuntano miracolosi germogli per il becco di pavoni.Ho con me doni per assenti fantocci,nel silenzio si schiude il sortilegio o inducia ancora?Penso che muoverò la lancetta dell’orologio così tutto il disfatto arretrerà di colpo come in un babelico prisma di forme e colori.C’è un giorno dell’anno che sfolla lecase e riporta il pensiero agli amici persi,tornerà il tempo che ora ci sfugge:chiedo di fermare il tempo sul paese che attorno si dilata.Grandi ali screziate mi sfiorano,chiedo di trattenere le campane del borgo ma tutto si fa strano e difficile,tutto è impossibile in questi trepidi mattini.La mia vita rimbomba quaggiù dove nulla torna se non i disguidi del possibile.Ritorno tra i morti lontano dal gorgo degli affaticati umani.Il tempo batte al polso la mia esistenza e ridona speranza alla tomba che non s’apre,ma torno alla vita e con te intristisco,un piombo raggelato addita le mie sere:torneranno primavere che non fioriscono.

13\06\2019

La necessità dell’esistenza non è comprensibile ,il sole risplende sul nulla ,la sua luce va sprecata.Al termine della carriera terrestre c’è l’eternità per l’uomo?Il divenire si strascica dietro l’essere stato.E’ facile mutare in nulla lo spazio che mi fu aperto,trasformare in tedio un incerto fuoco.Ora ho congiunto ogni mio pensiero al vuoto,l’ansia di attendermi vivo si spegne nel nulla.Mi sporgo dalla vita e scorgo il vero in rari barlumi.Il trascorrere iroso del tempo fa spumeggiare i miei pensieri;si muove l’aria fumida del crepuscolo.Una impalpabile traccia divide acqua e terra ,il punto atono del faro balugina sul nulla. Sono già sbandato dal sonno ,schiocca nel cielo una nuvola impetuosa,inizia un diluvio rugginoso.Ora è oscurità piena ,gonfia ondulante .Il breve vano della mia stanza ha i muri segnati di riflessi ombrati eguali come fregi.I vetri della mia finestra li hachiusi il vento,i miei pensieri si perdono nelle tenebre nel fondo della notte e sono per sempre e vivono una vita senza noia pronti ad attraversare il varco di un dolce inferno.Un fascio luminoso taglia la tenebra della notte :l’approdo non c’è ,semplicemente precipitano in un limbo dove assordano voci e guizzi incendiano la vista.E’ sceso un pomeriggio limpido ,una cicala canta nel suo nido,da una piega della mia memoria emerge un grido,qualcuno non vuole che la vita passi ma anche l’acqua morta logora i sassi.Tra i tonfi e i gemiti dell’esistenza esita il cuore ,non sa se battere ancora.M’affaccio sul ciglio della vita e rabbrividisco ,il fiato dell’esistenza nasconde ogni cosa.Una primavera lunare frastaglia l’abbaglio del mondo,una ciurma feroce ci saccheggia giorno dopo giorno,la bontà di una mano scioglie il velo sui vetri,si intravede così un azzurro sonnolento su cui galleggia una piuma,sospiro e vola via.