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La speranza nell’attesa del CAOS - Siamo anelli aperti o chiusi di catene mai costruite. IinA_M@

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Di che ti meravigli?

Post n°306 pubblicato il 23 Maggio 2012 da ITALIANOinATTESA
 

CAPACI 23 MAGGIO 1992 ORE 17.58
.
« La mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio, e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni. » G. Falcone
cittadino di uno strano paese
.
.
La coscienza a posto: apologo sull’onestà nel Paese dei corrotti / di Italo Calvino

Dalla rivista diretta da Goffredo Fofi "Lo straniero", n. 72 del giugno 2006 (sito: www.lostraniero.net) riprendiamo il seguente indimenticabile articolo di Italo Calvino. Nella rivista il testo e’ accompagnato dalla seguente nota redazionale: "Questo testo e’ apparso per la prima volta su ’la Repubblica’ il 15 marzo 1980, ma appare negli appunti dell’archivio Calvino con il titolo ’La coscienza a posto’. E’ stato ripubblicato in Romanzi e racconti (Meridiani Mondadori, 1994, vol. 3, pp. 290-293) come ’La coscienza a posto (Apologo sull’onesta’ nel paese dei corrotti)’. Ringraziamo Ester Singer Calvino per averci permesso di riproporlo". domenica 25 giugno 2006, di Redazione Antenati - 3797 letture DA: http://www.girodivite.it/La-coscienza-a-posto-apologo-sull.html

C’era un paese che si reggeva sull’illecito.

Non che mancassero le leggi, ne’ che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti piu’ o meno dicevano di condividere.
Ma questo sistema, articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati (ne aveva bisogno perche’ quando ci si abitua a disporre di molti soldi non si e’ piu’ capaci di concepire la vita in altro modo) e questi mezzi si potevano avere solo illecitamente, cioe’ chiedendoli a chi li aveva in cambio di favori illeciti. Ossia, chi poteva dar soldi in cambio di favori, in genere gia’ aveva fatto questi soldi mediante favori ottenuti in precedenza; per cui ne risultava un sistema economico in qualche modo circolare e non privo di una sua autonomia. Nel finanziarsi per via illecita, ogni centro di potere non era sfiorato da alcun senso di colpa, perche’ per la propria morale interna, cio’ che era fatto nell’interesse del gruppo era lecito, anzi benemerito, in quanto ogni gruppo identificava il proprio potere col bene comune; l’illegalita’ formale, quindi, non escludeva una superiore legalita’ sostanziale. Vero e’ che in ogni transazione illecita a favore di entita’ collettive e’ usanza che una quota parte resti in mano di singoli individui, come equa ricompensa delle indispensabili prestazioni di procacciamento e mediazione: quindi l’illecito che, per la morale interna del gruppo era lecito, portava con se’ una frangia di illecito anche per quella morale. Ma a guardar bene, il privato che si trovava ad intascare la sua tangente individuale sulla tangente collettiva, era sicuro di aver fatto agire il proprio tornaconto individuale in favore del tornaconto collettivo, cioe’ poteva, senza ipocrisia, convincersi che la sua condotta era non solo lecita ma benemerita. Il paese aveva nello stesso tempo anche un dispendioso bilancio ufficiale, alimentato dalle imposte su ogni attivita’ lecita e finanziava lecitamente tutti coloro che lecitamente o illecitamente riuscivano a farsi finanziare. Poiche’ in quel paese nessuno era disposto non diciamo a fare bancarotta, ma neppure a rimetterci di suo (e non si vede in nome di che cosa si sarebbe potuto pretendere che qualcuno ci rimettesse), la finanza pubblica serviva ad integrare lecitamente in nome del bene comune i disavanzi delle attivita’ che sempre in nome del bene comune si erano distinte per via illecita. La riscossione delle tasse, che in altre epoche e civilta’ poteva ambire di far leva sul dovere civico, qui ritornava alla sua schietta sostanza di atto di forza (cosi’ come in certe localita’ all’esazione da parte dello Stato si aggiungeva quella di organizzazioni gangsteristiche o mafiose), atto di forza cui il contribuente sottostava per evitare guai maggiori, pur provando anziche’ il sollievo del dovere compiuto, la sensazione sgradevole di una complicita’ passiva con la cattiva amministrazione della cosa pubblica e con il privilegio delle attivita’ illecite, normalmente esentate da ogni imposta.
Di tanto in tanto, quando meno ce lo si aspettava, un tribunale decideva di applicare le leggi, provocando piccoli terremoti in qualche centro di potere e anche arresti di persone che avevano avuto fino ad allora le loro ragioni per considerarsi impunibili. In quei casi il sentimento dominante, anziche’ di soddisfazione per la rivincita della giustizia, era il sospetto che si trattasse di un regolamento di conti di un centro di potere contro un altro centro di potere. Cosi’ che era difficile stabilire se le leggi fossero usabili ormai soltanto come armi tattiche e strategiche nelle guerre tra interessi illeciti oppure se i tribunali per legittimare i loro compiti istituzionali dovessero accreditare l’idea che anche loro erano dei centri di potere e di interessi illeciti come tutti gli altri. Naturalmente, una tale situazione era propizia anche per le associazioni a delinquere di tipo tradizionale, che coi sequestri di persona e gli svaligiamenti di banche si inserivano come un elemento di imprevedibilita’ nella giostra dei miliardi, facendone deviare il flusso verso percorsi sotterranei, da cui prima o poi certo riemergevano in mille forme inaspettate di finanza lecita o illecita. In opposizione al sistema guadagnavano terreno le organizzazioni del terrore che usavano quegli stessi metodi di finanziamento della tradizione fuorilegge e con un ben dosato stillicidio d’ammazzamenti distribuiti tra tutte le categorie di cittadini illustri e oscuri si proponevano come l’unica alternativa globale del sistema. Ma il loro effetto sul sistema era quello di rafforzarlo fino a diventarne il puntello indispensabile e ne confermavano la convinzione di essere il migliore sistema possibile e di non dover cambiare in nulla. Cosi’ tutte le forme di illecito, da quelle piu’ sornione a quelle piu’ feroci, si saldavano in un sistema che aveva una sua stabilita’ e compattezza e coerenza e nel quale moltissime persone potevano trovare il loro vantaggio pratico senza perdere il vantaggio morale di sentirsi con la coscienza a posto. Avrebbero potuto, dunque, dirsi unanimemente felici gli abitanti di quel paese se non fosse stato per una pur sempre numerosa categoria di cittadini cui non si sapeva quale ruolo attribuire: gli onesti. Erano, costoro, onesti, non per qualche speciale ragione (non potevano richiamarsi a grandi principi, ne’ patriottici, ne’ sociali, ne’ religiosi, che non avevano piu’ corso); erano onesti per abitudine mentale, condizionamento caratteriale, tic nervoso, insomma non potevano farci niente se erano cosi’, se le cose che stavano loro a cuore non erano direttamente valutabili in denaro, se la loro testa funzionava sempre in base a quei vieti meccanismi che collegano il guadagno al lavoro, la stima al merito, la soddisfazione propria alla soddisfazione di altra persone. In quel paese di gente che si sentiva sempre con la coscienza a posto, gli onesti erano i soli a farsi sempre gli scrupoli, a chiedersi ogni momento che cosa avrebbero dovuto fare. Sapevano che fare la morale agli altri, indignarsi, predicare la virtu’ sono cose che riscuotono troppo facilmente l’approvazione di tutti, in buona o in mala fede. Il potere non lo trovavano abbastanza interessante per sognarlo per se’ (o almeno quel potere che interessava agli altri), non si facevano illusioni che in altri paesi non ci fossero le stesse magagne, anche se tenute piu’ nascoste; in una societa’ migliore non speravano perche’ sapevano che il peggio e’ sempre piu’ probabile.
Dovevano rassegnarsi all’estinzione? No, la loro consolazione era pensare che, cosi’ come in margine a tutte le societa’ durate millenni s’era perpetuata una controsocieta’ di malandrini, tagliaborse, ladruncoli e gabbamondo, una controsocieta’ che non aveva mai avuto nessuna pretesa di diventare "la" societa’, ma solo di sopravvivere nelle pieghe della societa’ dominante ed affermare il proprio modo di esistere a dispetto dei principi consacrati, e per questo aveva dato di se’ (almeno se vista non troppo da vicino) un’immagine libera, allegra e vitale, cosi’ la controsocieta’ degli onesti forse sarebbe riuscita a persistere ancora per secoli, in margine al costume corrente, senza altra pretesa che di vivere la propria diversita’, di sentirsi dissimile da tutto il resto, e a questo modo magari avrebbe finito per significare qualcosa di essenziale per tutti, per essere immagine di qualcosa che le parole non sanno piu’ dire, di qualcosa che non e’ stato ancora detto e ancora non sappiamo cos’e’.
L’apologo di Calvino è stato diffuso da: La nonviolenza in cammino, numero 1337 del 25 giugno 2006
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PALERMO 23 MAGGIO 2012:
Il benvenuto dei giovani
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Ed allora di che ti meravigli?
Non sai che in quello strano paese "le diversità" sono andate sempre più scomparendo e le categorie son finite per rassomogliarsi quasi tutte?
I loro corpi e le loro anime delle quali, però, non sappiamo manco esattamente di cosa si tratta, spesso operano insieme; a volte, invece, le anime se ne vanno da sole trasformandosi in fantasmi ed....all'insaputa dei ...poveri luridi corpi, compiono misfatti di cui vengono incolpati solo i "malcapitati" corpi.  E poi questi fantasmi non hanno neppure la necessità di riposarsi e possono operare per tutto il tempo in secondi di cui è composta la santa giornata e staccati dai corpi si divertono a loro insaputa a ...comprare case ...fare nomine nei CdA ...nei Consigli regionali ...e naturalmente i peggiori li vanno a deporre nei palazzi più belli e prestigiosi ove l'onore si fa multicolore. E quando serve un po' di disponibilità di liquidità non si tirano indietro dal fare qualche prelievuccio bancomat meglio se a carico dei soliti fessi.
Poi, ovviamente, ci sono i fantasmi corrispondenti alle anime nere, quelle più intraprendenti  che non si contentano di fare cose da fessacchiotti ed allora si inventano di accendere un po' di fuoco quì  o la a seconda che serve un botto oppure solo fumo.
Ed allora di che ti meravigli?  
Se le leggi sono fatte solo per i corpi come pretendi di poter acchiappare queste anime "fantasmizzate" lasciate libere di agire perchè si sa, in fondo, i "fantasmi" , non esistono?
IinA_M@  
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Monti, cercare pezzi mancanti stragiIl capo dello Stato, ricercare fino in fondo23 maggio, 12:53
Monti, cercare pezzi mancanti stragi(ANSA) - ROMA, 23 MAG- ''Sulle stragi di Falcone e Borsellino in questi anni sono emersi particolari che hanno fatto rivedere sentenze e pezzi mancanti che devono essere cercati fino in fondo''. L'ha detto il premier Mario Monti parlando nel giardino della memoria delle vittime di mafia nel ventennale della strage di Capaci
PS 23/05 - dal blog di Diana - semprepazza: un pensiero per Melissa:
VIDEO CON LA LETTURA DELLA LETTERA DELL'11/02/1983
(un po' di pazienza per la pubblicità)

 
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Commenti al Post:
jigendaisuke
jigendaisuke il 23/05/12 alle 15:22 via WEB
chissà di che paese parlava...
(Rispondi)
 
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 23/05/12 alle 17:32 via WEB
...credo dei paese dei paradossi, + o - sempre uguale.
(Rispondi)
 
trollen
trollen il 23/05/12 alle 15:25 via WEB
beh... nulla di strano... sono i famosi corsi e ricorsi storici... Cambiano i nomi, cambiano i titoli ma non cambia il risultato. Basti pensare al Re Giovanni ed allo sceriffo di Nottingham... A re che credevano di essere unti dal signore o alla cavolata del sangue blu...
(Rispondi)
 
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 23/05/12 alle 17:37 via WEB
...ogni credenza a limite, oppure gni LIMITE ha una credenza ...avrebbe detto un mio grande concittadino. Il sangue blu potrebbe anche continuare a fingere di esistere se non si succhiasse anche tutto il sangue rosso.
(Rispondi)
 
LunaRossa550
LunaRossa550 il 23/05/12 alle 16:58 via WEB
"C'era un paese... " ed oggi c'è ancora.. sigh. Leggendo l'articolo la mafia non è stato il mio primo pensero, ma mi è tornato alla mente il discorso di Bettino Craxi in parlamento, il periodo di mani pulite. "Si alzi in piedi chi di voi non ha preso finanziamenti illeciti in questo Paese" Fece il discorso convinto che il paese avrebbe accettato l'idea che siccome lo fanno tutti, tutto idventa accettabile. Fortunatamente, dico io, non è così. Ciao Mario, bel post, complimenti. Laura
(Rispondi)
 
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 23/05/12 alle 17:42 via WEB
Quando Bettino "Bottino" fece il discorso in parlamento gli astanti già conoscevano la materia per avervi partecipato a realizzarla. Non è che in precedenza quelle cose non si sapevano; un po' è come oggi che si fa finta di fare tante celebrazioni della ricorrenza inviando solo i corpi e lasciando i loro fantasmi continuare ad operare senza sosta alcuna. Un saluto, M@.
(Rispondi)
 
grey.owl1952
grey.owl1952 il 23/05/12 alle 18:03 via WEB
Finchè in parlamento e tra i ministri ci sarà la corruzione,sarà molto difficile eliminare la mafia,però piano alla volta riusciranno ad eliminarla:ma prima debbono eliminare dalle camere i ministri, senatori,i deputati corrotti...ciao M@....Wr
(Rispondi)
 
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 23/05/12 alle 18:49 via WEB
...la mafia, come il cancro, credo che morirà con il corpo che ha devastato; un saluto a te Wr, M@.
(Rispondi)
 
ironwoman63
ironwoman63 il 23/05/12 alle 18:36 via WEB
se lo dice monti, allora possiamo stare tranquilli che di sicuro non si trovera' niente ancora una volta.....e tu sai di che parlo....ciao
(Rispondi)
 
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 23/05/12 alle 18:47 via WEB
...certo hanno strappato le pagine prima di scriverle ...cose che solo i fantasmi sanno fare; un saluto a te, M@.
(Rispondi)
 
massimocoppa
massimocoppa il 23/05/12 alle 20:48 via WEB
si', i pezzi mancanti li trovera' monti...
(Rispondi)
 
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 23/05/12 alle 22:54 via WEB
...ha precisato che " ...devono essere cercati fino in fondo" e magari quelli galleggiano e non vengono individuati.
(Rispondi)
 
DgVoice
DgVoice il 23/05/12 alle 21:50 via WEB
Le persone come loro che lavorano con onestà e vogliono la giustizia,vengono eliminate perchè danno fastidio. Buonanotte Eleonora, Redazione radio DgVoice
(Rispondi)
 
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 23/05/12 alle 22:56 via WEB
la storia, purtroppo, lo conferma, un saluto a te Eleonora, M@.
(Rispondi)
 
ninograg1
ninograg1 il 23/05/12 alle 23:02 via WEB
da piazza fontana in poi in questo paese tuto é andato per il verso storto.. e ogni volta che si tentava di ricreare le condizioni per una diversa strada c'era sempre qualcosa o qualcuno che ci riporta al punto di partenza...
(Rispondi)
 
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 24/05/12 alle 00:32 via WEB
...tanti centri di potere parlano lingue diverse che ci lasciano basiti prendendo atto in che mani stiamo.
(Rispondi)
 
 
 
ninograg1
ninograg1 il 24/05/12 alle 23:04 via WEB
il punto é: perché li abbiamo votati in tutti questi anni?
(Rispondi)
 
semprepazza
semprepazza il 23/05/12 alle 23:12 via WEB
Monti ha un mandato temporizzato, difficilmente riuscirà a giungere dove in tanti anni altri non sono arrivati.
(Rispondi)
 
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 23/05/12 alle 23:51 via WEB
...immagino che, in realtà, non si preoccupi più di tanto anche perchè se lo farebbe, comunque, troverebbe ostacoli insormontabili.
(Rispondi)
 
atreju.1
atreju.1 il 23/05/12 alle 23:40 via WEB
Mafia-stato-servizi COMPLICI. R.I.P. grande uomo
(Rispondi)
 
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 24/05/12 alle 00:43 via WEB
poche parole sufficienti per rappresentare lo stato della nostra società.
(Rispondi)
 
dueoreper1Nick
dueoreper1Nick il 24/05/12 alle 00:58 via WEB
Contro! la violenza..Contro! la mafia.. mi unisco al tuo Post..
(Rispondi)
 
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 24/05/12 alle 13:30 via WEB
grazie Tiz, siamo sulla stessa frequenza, ciao.
(Rispondi)
 
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SpaghettoCoraggioso il 24/05/12 alle 03:51 via WEB
Io non sono in grado di parlare o scrivere di mafia se non attraverso i libri, quindi parole altrui, l’obbligo di decifrare l’opera a cui fa riferimento il post. Cerco di capire, nell’umiltà di chi in realtà non ha convissuto con una minaccia quotidiana, un retaggio a circolo vizioso che come una droga si insinua e non se ne esce più. Leggo però alcuni punti in comune forse di banalità mie o come al solito, nella confusione capisco a tentativi. La mafia nasce all’interno della società e mi piacerebbe capire come nasce e come se ne entra, ecco perché mi interessa leggere l’opera completa. La mafia è legata alla disonestà, indubbiamente, molti individuano le mazzette e i privilegi come un dare approvazione ad atti ben più gravi, al delirio di un modo d’esser disonesti con la coscienza apposto. Il testo da delle definizioni che meritano riflessione, all’alibi di un bene comune. Uccidere è l’atto più disonesto che l’uomo possa compiere, la disonestà è l’incapacità di vivere una società nel rispetto e nella qualità umana. Ci sono troppe parti comuni che legano mafia, camorra, ndrangheta e qualsiasi forma disonesta di microsocietà in cui il seme è la disonestà d’essere, il rifiuto di regole comuni, di doveri comuni, appunto, incapacità. Il retaggio è il bene comune unito ad un sistema machiavellico (disonesto) e non di mutuo benessere, escludendo gli altri gruppi e guardando solo il gruppo circoscritto. Mi chiedo, è mafia minacciare di morte due genitori perché vogliono che la figlia (una mia amica) si prostituisca? E che questa così detta prostituta abbia detto: “I miei genitori sono morti” per evitare di parlare di loro, forse non è mafia ma è la struttura economica e di guadagno che preferisce, che sceglie insieme a tante altre attività disoneste. Non sono d’accordo che la disonestà è un circolo, un anello, indipendente, perché se fosse così ci sarebbe onestà, ma ha bisogno di “rubare” qualsivoglia cosa, indistintamente che sia denaro o vita umana. Io non posso e non credo che possa fare la morale, perché in fondo capisco che dare atto anche ai più piccoli gesti disonesti e sleali è un buon terreno fertile per fare nascere tutto questo circolo. Esistono le droghe leggere per aprire le strade all’uso di droghe assai molto più pesanti. Penso che Falcone si debba ancora salvare, salvare le vittime delle stragi o anche gesti isolati, salvarli cercando di capire come sono andate le cose, chi e chi, perché salvando loro che nella nostra memoria sono ancora vivi salveremo anche noi stessi. Non si richiede la perfezione dell’onestà, forviante, ma quel minimo che faccia capire, che faccia capire che chi arma la mano degli stragisti è chi apre le strade a voler di più da fatti disonesti anche se di minima entità. La psiche si abitua ad un benessere, forse, ad un banchetto fatto da atti disonesti, di soddisfazioni e tenori di vita che altrimenti, con la stima e capacità dell’individuo non potrebbe ottenere. Si associano così gli individui disonesti creando una catena spesse volte di radici durevoli. Ci sono cose che non avrei mai creduto se non le avessi sentite con le mie orecchie, il fatto che nella spirale di rapporti interpersonali, da una persona che non è una persona qualunque, e visto tanto che la mafia ha origine da una distorta visione onnipotente della famiglia, sentirmi dire da una persona fuori da incarichi istituzionali ma dalla rappresentanza morale all’onestà tanto da scomodare un presidente della repubblica, sentirmi dire: “Le fatture non si fanno, ti devo insegnare tutto io?” ti cadono gambe, braccia, spalle, tutto compreso, come appunto … la norma è questa, così fan tutti, ma non è il commercialista o l’amico, non è l’artigiano che consiglia ma una persona che avrebbe dovuto rappresentare qualche cosa di molto più elevato. Nel tempo ho ritirato fuori questo evento ma, diciamo dal gruppo ben consolidato la frase: “Stai zitto, non si dicono queste cose”, l’onore non si tocca, e credo che nel tempo hanno avuto modo di bastonarmi e condirmi per benino, visto la credibilità che avevano alcuni personaggi. Questa è una banalità che espongo, disordinato, cerco di capire le cose ben più gravi e gravose. Ogni anno, nelle commemorazioni cerchiamo di salvare le vittime, perché credo che sentiamo dentro di noi che abbiamo l’obbligo di salvarle appropriandoci della verità, chiedendo la verità e rinnegando la chiusura di un archivio, perché vogliamo che a morire siano tutte le associazioni a delinquere di qualsiasi forma e movente.
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ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 24/05/12 alle 13:19 via WEB (Rispondi)
 
 
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 24/05/12 alle 13:26 via WEB
Io, Falcone, vi spiego cos'è la mafia

"Ritengo mio preciso dovere morale sottolineare, anche a costo di passare per profeta di sventure, che continuando a percorrere questa strada, nel futuro prossimo, saremo costretti a confrontarci con una realtà sempre più difficile". Estate 1989: Giovanni Falcone conclude un suo intervento su Cosa Nostra anticipando l'asprezza del confronto che lo Stato avrebbe dovuto drammaticamente affrontare di lì a breve. Il testo della relazione è stato pubblicato integralmente sul quotidiano l'Unità il 31 maggio 1992, otto giorni dopo la strage di Capaci. Lo riproponiamo a vent'anni da quel tragico epilogo per ricordare la figura e l'impegno dell'uomo e del magistrato siciliano.

Nella relazione finale della Commissione d'inchiesta Franchetti-Sonnino del lontano 1875/76 si legge che «la mafia non è un'associazione che abbia forme stabili e organismi speciali... Non ha statuti, non ha compartecipazioni di lucro, non tiene riunioni, non ha capi riconosciuti, se non i più forti ed i più abili; ma è piuttosto lo sviluppo ed il perfezionamento della prepotenza diretta ad ogni scopo di male». Si legge ancora: «Questa forma criminosa, non... specialissima della Sicilia», esercita «sopra tutte queste varietà di reati»...«una grande influenza» imprimendo «a tutti quel carattere speciale che distingue dalle altre la criminalità siciliana e senza la quale molti reati o non si commetterebbero o lascerebbero scoprirne gli autori»; si rileva, inoltre, che «i mali sono antichi, ma ebbero ed hanno periodi di mitigazione e di esacerbazione» e che, già sotto il governo di re Ferdinando, la mafia si era infiltrata anche nelle altre classi, cosa che da alcune testimonianze è ritenuta vera anche oggidì». Già nel secolo scorso, quindi, il problema mafia si manifestava in tutta la gravità; infatti si legge nella richiamata relazione:«Le forze militari concentrate per questo servizio in Sicilia risultavano 22 battaglioni e mezzo fra fanteria e bersaglieri, due squadroni di cavalleria e quattro plotoni di bersaglieri montani, oltre i Carabinieri in numero di 3120».

Da allora, bisogna attendere i tempi del prefetto Mori per registrare un tentativo di seria repressione del fenomeno mafioso, ma i limiti di quel tentativo sono ben noti a tutti.

Nell'immediato dopoguerra e fino ai tragici fatti di sangue della prima guerra di mafia degli anni 1962/1963 gli organismi responsabili ed i mezzi di informazione sembrano fare a gara per minimizzare il fenomeno. Al riguardo, appaiono significativi i discorsi di inaugurazione dell'anno giudiziario pronunciati dai Procuratori Generali di Palermo.

Nel discorso inaugurale del 1954, il primo del dopoguerra, si insisteva nel concetto che la mafia «più che una associazione tenebrosa costituisce un diffuso potere occulto», ma non si manca di fare un accenno alla gravissima vicenda del banditismo ed ai comportamenti non ortodossi di "qualcuno che avrebbe dovuto e potuto stroncare l'attività criminosa"; il riferimento è chiaro, riguarda il Procuratore Generale di Palermo, dottor Pili espressamente menzionato nella sentenza emessa dalla Corte d'Assise di Viterbo il 3/5/1952: «Giuliano ebbe rapporti, oltre che con funzionari di Pubblica Sicurezza, anche con un magistrato, precisamente con chi era a capo della Procura Generale presso la Corte d'appello di Palermo: Emanuele Pili».

Nella relazioni inaugurali degli anni successivi gli accenni alla mafia, in piena armonia con un clima generale di minimizzazione del problema, sono fugaci e del tutto rassicuranti. Così, nella relazione del 1956 si legge che il fenomeno della delinquenza associata è scomparso e, in quella del 1957, si accenna appena a delitti di sangue da scrivere, si dice ad «opposti gruppi di delinquenti». Nella relazione del 1967, si asserisce che il fenomeno della criminalità mafiosa era entrato in una fase di «lenta ma costante sua eliminazione» e, in quella del 1968, si raccomanda l'adozione della misura di prevenzione del soggiorno obbligato, dato che «il mafioso fuori del proprio ambiente diventa pressoché innocuo».

Questi brevissimi richiami storici danno la misura di come il problema mafia sia stato sistematicamente valutato da parte degli organismi responsabili benché il fenomeno, nel tempo, lungi dall'esaurirsi, abbia accresciuto la sua pericolosità. E non mi sembra azzardato affermare che una delle cause dall'attuale virulenza della mafia risieda, proprio, nella scarsa attenzione complessiva dello Stato nei confronti di questa secolare realtà.

Debbo registrare con soddisfazione, dunque, il discorso pronunciato dal Capo della Polizia, Vincenzo Parisi, alla Scuola di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza. In tale intervento, particolarmente significativo per l'autorevolezza della fonte, il Capo della Polizia, in sostanza, individua nella criminalità organizzata e in quella economica i proventi della maggior parte delle attività illecite del nostro paese tra le quali spiccano soprattutto il traffico di stupefacenti e il commercio clandestino di armi. Sottolineando che la criminalità organizzata - e quella mafiosa in particolare - è, come si sostiene in quell'intervento, «la più significativa sintesi delinquenziale fra elementi atavici... e acquisizioni culturali moderne ed interagisce sempre più frequentemente con la criminalità economica, allo scopo di individuare nuove soluzioni per la ripulitura ed il reimpiego del denaro sporco».

L'argomentazione del prefetto Parisi, ovviamente fondata su dati concreti, ha riacceso l'attenzione sulla specifica realtà delle organizzazioni criminali e denuncia, con toni giustamente allarmanti, il pericolo di una saldatura tra criminalità tradizionale e criminalità degli affari: un pericolo che minaccia la stessa sopravvivenza delle istituzioni democratiche come ci insegnano le esperienze di alcuni paesi del Terzo mondo, in cui i trafficanti di droga hanno acquisito una potenza economica tale che si sono perfino offerti - ovviamente, non senza contropartite - di ripianare il deficit del bilancio statale. Ci si domanda allora, come sia potuto accadere che una organizzazione criminale come la mafia anziché avviarsi al tramonto, in correlazione col miglioramento delle condizioni di vita e del funzionamento complessivo delle istituzioni, abbia, invece, vieppiù accresciuto la sua virulenza e la sua pericolosità.

Un convincimento diffuso è quello - che ha trovato ingresso perfino in alcune sentenze della Suprema Corte - secondo cui oggi saremmo in presenza di una nuova mafia, con le connotazioni proprie di un'associazione criminosa, diversa dalla vecchia mafia, che non sarebbe stata altro che l'espressione, sia pure distorta ed esasperata, di un "comune sentire" di larghe fasce delle popolazioni meridionali. In altri termini, la mafia tradizionale non esisterebbe più e dalle sue ceneri sarebbe sorta una nuova mafia, quella mafia imprenditrice per intenderci, così bene analizzata dal prof. Arlacchi.

Tale opinione è antistorica e fuorviante.

Anzitutto, occorre sottolineare con vigore che Cosa Nostra (perché questo è il vero nome della mafia) non è e non si è mai identificata con quel potere occulto e diffuso di cui si è favoleggiato fino a tempi recenti, ma è una organizzazione criminosa - unica ed unitaria - ben individuata ormai nelle sue complesse articolazioni, che ha sempre mantenuto le sue finalità delittuose. Con ciò, evidentemente, non si intende negare che negli anni Cosa Nostra abbia subito mutazioni a livello strutturale e operativo e che altre ne subirà, ma si vuole sottolineare che tutto è avvenuto nell'avvio di una continuità storica e nel rispetto delle regole tradizionali. E proprio la particolare capacità della mafia di modellare con prontezza ed elasticità i valori arcaici alle mutevoli esigenze dei tempi costituisce una della ragioni più profonde della forza di tale consorteria, che la rende tanto diversa.

Se oltre a ciò, si considerano la sua capacità di mimetizzazione nella società, la tremenda forza di intimidazione derivante dalla inesorabile ferocia delle "punizioni" inflitte ai trasgressori o a chi si oppone ai suoi disegni criminosi, l'elevato numero e la statura criminale dei suoi adepti, ci si può rendere però conto dello straordinario spessore di questa organizzazione sempre nuova e sempre uguale a sé stessa. Altro punto fermo da tenere ben presente è che, al di sopra dei vertici organizzativi, non esistono "terzi livelli" di alcun genere, che influenzino e determinino gli indirizzi di Cosa Nostra.

Ovviamente, può accadere ed è accaduto, che, in determinati casi e a determinate condizioni, l'organizzazione mafiosa abbia stretto alleanze con organizzazioni similari ed abbia prestato ausilio ad altri per fini svariati e di certo non disinteressatamente; gli omicidi commessi in Sicilia, specie negli ultimi anni, sono la dimostrazione più evidente di specifiche convergenze di interessi fra la mafia ed altri centri di potere.

"Cosa Nostra" però, nelle alleanze, non accetta posizioni di subalternità; pertanto, è da escludere in radice che altri, chiunque esso sia, possa condizionarne o dirigerne dall'esterno le attività. E, in verità, in tanti anni di indagini specifiche sulle vicende di mafia, non è emerso nessun elemento che autorizzi nemmeno il sospetto dell'esistenza di una "direzione strategica" occulta di Cosa Nostra. Gli uomini d'onore che hanno collaborato con la giustizia, alcuni dei quali figure di primo piano dell'organizzazione, ne sconoscono l'esistenza.

Lo stesso dimostrato coinvolgimento di personaggi di spicco di Cosa Nostra in vicende torbide ed inquietanti come il golpe Borghese ed il falso sequestro di Michele Sindona non costituiscono un argomento "a contrario" perché hanno una propria specificità tutte ed una peculiare giustificazione in armonia con le finalità dell'organizzazione mafiosa. E se è vero che non pochi uomini politici siciliani sono stati, a tutti gli effetti, adepti di "Cosa Nostra", è pur vero che in seno all'organizzazione mafiosa non hanno goduto di particolare prestigio in dipendenza della loro estrazione politica. Insomma Cosa Nostra ha tale forza, compattezza ed autonomia che può dialogare e stringere accordi con chicchessia mai però in posizioni di subalternità.

Queste peculiarità strutturali hanno consentito alla mafia di conquistare un ruolo egemonico nel traffico, anche internazionale, dell'eroina. Ma, per comprendere meglio le cause dell'insediamento della mafia nel lucroso giro della droga, occorre prendere le mappe del contrabbando di tabacchi, una delle più tradizionali attività illecite della mafia. Il contrabbando è stato a lungo ritenuto una violazione di lieve entità perfino negli ambienti investigativi e giudiziari ed il contrabbandiere è stato addirittura tratteggiato dalla letteratura e dalla filmografia come un romantico avventuriero. La realtà era però ben diversa, essendo il contrabbandiere un personaggio al soldo di Cosa Nostra, se non addirittura un mafioso egli stesso ed il contrabbando si è rivelato un'attività ben più pericolosa di quella legata ad una violazione di un interesse finanziario dello Stato, in quanto ha fruttato ingenti guadagni che hanno consentito l'ingresso nel mercato degli stupefacenti della mafia ed ha aperto e collaudato quei canali internazionali - sia per il trasporto della merce sia per il riciclaggio del danaro - poi utilizzati per il traffico di stupefacenti.

Occorre precisare, a questo proposito, che già nel contrabbando di tabacchi, si realizzano importanti novità della struttura mafiosa. È ormai di comune conoscenza che Cosa Nostra è organizzata come una struttura piramidale basata sulla "famiglia" e ogni "uomo d'onore" voleva intrattenere rapporti di affari prevalentemente con gli altri membri della stessa "famiglia" e solo sporadicamente con altre famiglie, essendo riservato ai vertici delle varie "famiglie" il coordinamento in seno agli organismi direttivi provinciali e regionale.

Assunta la gestione del contrabbando di tabacchi - che comporta l'impiego di consistenti risorse umane in operazioni complesse che non possono essere svolte da una sola famiglia - sorge la necessità di associarsi con membri di altre famiglie e, perfino, con personaggi estranei a Cosa Nostra. Per effetto dell'allargamento dei rapporti di affari con altri soggetti spesso non mafiosi sorge la necessità di creare strutture nuove di coordinamento che, pur controllate da Cosa Nostra, con la stessa non si identificassero.

Si formano, così, associazioni di contrabbandieri, dirette e coordinate da "uomini d'onore", che non si identificavano, però, con Cosa Nostra, associazioni aperte alla partecipazione saltuaria di altri "uomini d'onore" non coinvolti operativamente nel contrabbando, previo assenso e nella misura stabilita dal proprio capo famiglia.

In pratica, dunque, l'antica, rigida compartimentazione degli "uomini d'onore" in "famiglie" ha cominciato a cedere il posto a strutture più allargate e ad una diversa articolazione delle alleanze in seno all'organizzazione. Cosa Nostra però non si limita ad esercitare il controllo indiretto su altre organizzazioni criminali similari, specialmente nel Napoletano, per assicurare un efficace funzionamento delle attività criminose. Il fatto che esiste anche a Napoli una "famiglia" mafiosa dipendente direttamente dalla "provincia" di Palermo, non deve stupire perché la presenza di "famiglie" mafiose o di sezioni delle stesse (le cosiddette "decine"), fuori della Sicilia, ed anche all'estero, è un fenomeno risalente negli anni. La stessa Cosa Nostra statunitense, in origine, non era altro che un insieme di "famiglie" costituenti diretta filiazione di Cosa Nostra siciliana.

Quando Cosa Nostra interviene sul contrabbando presso la malavita napoletana, dunque, lo fa allo scopo dichiarato di sanare i contrasti interni ma più verosimilmente con l'intenzione di fomentare la discordia per assumere la direzione dell'attività.

Ecco perché, nel corso degli anni, sono stati individuati collegamenti importanti tra esponenti di spicco della mafia isolana e noti camorristi campani, difficilmente spiegabili già allora con semplici contatti fra organizzazioni criminali diverse. Ed ecco, dunque, perché il contrabbando di tabacchi costituì una spinta decisiva al coordinamento fra organizzazioni criminose, tradizionalmente operanti in territori distinti; coordinamento la cui pericolosità è intuitiva.

Nella seconda metà degli anni '70, pertanto, Cosa Nostra con le sue strutture organizzative, coi canali operativi e di riciclaggio già attivati per il contrabbando e con le sue larghe disponibilità finanziarie, aveva tutte le carte in regola per entrare, non più in modo episodico come nel passato, nel grande traffico degli stupefacenti. In più, la presenza negli Usa di un folto gruppo di siciliani collegati con Cosa Nostra garantiva la distribuzione della droga in quel paese.

Non c'è da meravigliarsi, allora, se la mafia siciliana abbia potuto impadronirsi in breve tempo del traffico dell'eroina verso gli Stati Uniti d'America.

Anche nella gestione di questo lucroso affare l'organizzazione ha mostrato la sua capacità di adattamento avendo creato, in base all'esperienza del contrabbando, strutture agili e snelle che, per lungo tempo, hanno reso pressoché impossibili le indagini. Alcuni gruppi curavano l'approvvigionamento della morfina-base dal Medio e dall'Estremo Oriente; altri erano addetti esclusivamente ai laboratori per la trasformazione della morfina-base in eroina; altri, infine, si occupavano dell'esportazione dell'eroina verso gli Usa.

Tutte queste strutture erano controllate e dirette da "uomini d'onore". In particolare, il funzionamento dei laboratori clandestini, almeno agli inizi, era attivato da esperti chimici francesi, reclutati grazie a collegamenti esistenti con il "milieu" marsigliese fin dai tempi della cosiddetta "French connection". L'esportazione della droga, come è stato dimostrato da indagini anche recenti, veniva curata spesso da organizzazioni parallele, addette al reclutamento dei corrieri e collegate a livello di vertice con "uomini d'onore" preposti a tale settore del traffico. Si tratta dunque di strutture molto articolate e solo apparentemente complesse che, per lunghi anni, hanno funzionato egregiamente, consentendo alla mafia ingentissimi guadagni.

Un discorso a sé merita il capitolo del riciclaggio del danaro. Cosa Nostra ha utilizzato organizzazioni internazionali, operanti in Italia, di cui si serviva già fin dai tempi del contrabbando di tabacchi, ma è ovvio che i rapporti sono divenuti assai più stretti e frequenti per effetto degli enormi introiti, derivanti dal traffico di stupefacenti. Ed è chiaro, altresì, che nel tempo i sistemi di riciclaggio si sono sempre più affinati in dipendenza sia delle maggiori quantità di danaro disponibili, sia soprattutto dalla necessità di eludere investigazioni sempre più incisive.

Per un certo periodo il sistema bancario ha costituito il canale privilegiato per il riciclaggio del danaro. Di recente, è stato addirittura accertato il coinvolgimento di interi paesi nelle operazioni bancarie di cambio di valuta estera. Senza dire che non poche attività illecite della mafia, costituenti per sé autonoma fonte di ricchezza (come, ad esempio, le cosiddette truffe comunitarie), hanno costituito il mezzo per consentire l'afflusso in Sicilia di ingenti quantitativi di danaro, già ripulito all'estero, quasi per intero proveniente dal traffico degli stupefacenti.

Quali effetti ha prodotto in seno all'organizzazione di Cosa Nostra la gestione del traffico di stupefacenti? Contrariamente a quanto ritenevano alcuni mafiosi più tradizionalisti, la mafia non si è rapidamente dissolta ma ha accentuato le sue caratteristiche criminali. Le alleanze orizzontali fra uomini d'onore di diverse "famiglie" e di diverse "province" hanno favorito il processo, già in atto da tempo, di gerarchizzazione di Cosa Nostra ed al contempo, indebolendo la rigida struttura di base, hanno alimentato mire egemoniche. Infatti, nei primi anni '70 per assicurare un migliore controllo dell'organizzazione, veniva costituito un nuovo organismo verticale, la "commissione" regionale, composta dai capi delle province mafiose siciliane col compito di stabilire regole di condotta e di applicare sanzioni negli affari concernenti Cosa Nostra nel suo complesso.

Ma le fughe in avanti di taluni non erano state inizialmente controllate. Esplode così nel 1978 una violenta contesa culminata negli anni 1981-1982. Due opposte fazioni si affrontano in uno scontro di una ferocia senza precedenti che investiva tutte le strutture di Cosa Nostra, causando centinaia di morti. I gruppi avversari aggregavano uomini d'onore delle più varie famiglie spinti dall'interesse personale - a differenza di quanto accadeva nella prima guerra di mafia caratterizzata dallo scontro tra le famiglie - e ciò a dimostrazione del superamento della compartimentazione in famiglie. La sanguinaria contesa non ha determinato - come ingenuamente si prevedeva - un indebolimento complessivo di Cosa Nostra ma, al contrario, un rafforzamento ed un rinsaldamento delle strutture mafiose, che, depurate degli elementi più deboli (eliminati nel conflitto), si ricompattavano sotto il dominio di un gruppo egemone accentuando al massimo la segretezza ed il verticismo. Il nuovo gruppo dirigente a dimostrazione della sua potenza, a cominciare dall'aprile 1982, ha iniziato ad eliminare chiunque potesse costituire un ostacolo. Gli omicidi di Pio La Torre, di Carlo Alberto Dalla Chiesa, di Rocco Chinnici, di Giangiacomo Ciaccio Montalto, di Beppe Montana, di Ninni Cassarà, al di là delle specifiche ragioni della eliminazione di ciascuno di essi, testimoniano una drammatica realtà. E tutto ciò mentre il traffico di stupefacenti e le altre attività illecite andavano a gonfie vele nonostante l'impegno delle forze dell'ordine.

La collaborazione di alcuni elementi di spicco di Cosa Nostra e la conclusione di inchieste giudiziarie approfondite e ponderose hanno inferto indubbiamente un duro colpo alla mafia. Ma se la celebrazione tra difficoltà di ogni genere di questi processi ha indotto Cosa Nostra ad un ripensamento di strategie, non ha determinato l'inizio della fine del fenomeno mafioso.

Il declino della mafia più volte annunciato non si è verificato, e non è, purtroppo, prevedibile nemmeno. È vero che non pochi "uomini d'onore", diversi dei quali di importanza primaria, sono in atto detenuti; tuttavia i vertici di Cosa Nostra sono latitanti e non sono sicuramente costretti all'angolo. Le indagini di polizia giudiziaria, ormai da qualche anno, hanno perso di intensità e di incisività a fronte di una organizzazione mafiosa sempre più impenetrabile e compatta talché le notizie in nostro possesso sulla attuale consistenza dei quadri mafiosi e sui nuovi adepti sono veramente scarse.

Né è possibile trarre buoni auspici dalla drastica riduzione dei fatti di sangue peraltro circoscritta al Palermitano e solo in minima parte ascrivibile all'azione repressiva. La tregua iniziata è purtroppo frequentemente interrotta da assassinii di mafiosi di rango, segno che la resa dei conti non è finita e soprattutto da omicidi dimostrativi che hanno creato notevole allarme sociale; si pensi agli omicidi dell'ex sindaco di Palermo, Giuseppe Insalaco e dell'agente della PS Natale Mondo, consumati appena qualche mese addietro. Si ha l'eloquente conferma che gli antichi, ibridi connubi tra criminalità mafiosa e occulti centri di potere costituiscono tuttora nodi irrisolti con la conseguenza che, fino a quando non sarà fatta luce su moventi e su mandanti dei nuovi come dei vecchi "omicidi eccellenti", non si potranno fare molti passi avanti.

Malgrado i processi e le condanne, risulta da inchieste giudiziarie ancora in corso che la mafia non ha abbandonato il traffico di eroina e che comincia ad interessarsi sempre più alla cocaina; e si hanno già notizie precise di scambi tra eroina e cocaina già in America, col pericolo incombente di contatti e collegamenti - la cui pericolosità è intuitiva - tra mafia siciliana ed altre organizzazioni criminali italiane e sudamericane. Le indagini per la individuazione dei canali di riciclaggio del denaro proveniente dal traffico di stupefacenti sono rese molto difficili, sia a causa di una cooperazione internazionale ancora insoddisfacente, sia per il ricorso, da parte dei trafficanti, a sistemi di riciclaggio sempre più sofisticati.

Per quanto riguarda poi le attività illecite, va registrato che accanto ai crimini tradizionali come ad esempio le estorsioni sistematizzate, e le intermediazioni parassitarie, nuove e più insidiose attività cominciano ad acquisire rilevanza. Mi riferisco ai casi sempre più frequenti di imprenditori non mafiosi, che subiscono da parte dei mafiosi richieste perentorie di compartecipazione all'impresa e ciò anche allo scopo di eludere le investigazioni patrimoniali rese obbligatorie dalla normativa antimafia.

Questa, in brevissima sintesi, è la situazione attuale che, a mio avviso, non legittima alcun trionfalismo. Mi rendo conto che la fisiologica stanchezza seguente ad una fase di tensione morale eccezionale e protratta nel tempo ha determinato un generale clima, se non di smobilitazione, certamente di disimpegno e, per quanto mi riguarda, non ritengo di aver alcun titolo di legittimazione per censurare chicchessia e per suggerire rimedi. Ma ritengo mio preciso dovere morale sottolineare, anche a costo di passare per profeta di sventure, che continuando a percorrere questa strada, nel futuro prossimo, saremo costretti a confrontarci con una realtà sempre più difficile.

Giovanni Falcone
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hengel0
hengel0 il 24/05/12 alle 09:51 via WEB
Buona Giornata a te di cuore:)Hengel
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ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 24/05/12 alle 13:27 via WEB
grazie del passaggio hengel, un saluto a te, M@.
(Rispondi)
 
voiomanoposo
voiomanoposo il 24/05/12 alle 10:06 via WEB
la MAFIA non e' solo quella del sud, mafia e' anche quella delle tangenti, dei corrotti, di tutti quelli che detengono un potere, anche piccolo, e che se ne approfittano, mafia e' tutto quello che prevede lo sfruttamento dei piu' deboli, degli indifesi, la mafia ha oggi i colletti bianchi e anche le divise, ed e' sparsa su tutto questo territorio, spesso tra le persone insospettabili, vicine a noi, ciao Mario
(Rispondi)
 
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 24/05/12 alle 13:29 via WEB
Le parole di Falcone dell'articolo riportato fanno chiarezza.
(Rispondi)
 
Speedtriple_One
Speedtriple_One il 24/05/12 alle 14:30 via WEB
Ciao M@...
A sto giro devo dirti in tutta franchezza...
che non mi cimento nemmeno a leggere...
e questo non per sminuirti o screditarti...
ma perchè ne ho lette e sentite ormai di tutti i colori...
trovo inutile dibattersi su queste cose...
commemorazioni virtuose per gente irripetibile...
io penso che se loro ci vedessero da la sopra...
o da qualsiasi luogo ci possano guardare...
ci troverebbero ridicoli con il nostro applaudire...prostrarsi in commoziOne...
alle loro gesta... e poi nulla più!
Per sbaglio... passando in cucina per bere l'acqua che non ho nella mia stanza...
l'altro ieri ho visto addirittura che hanno portato un feticcio...
quale può essere considerato tale
una macchina distrutta conservata in una bacheca...
bleah...che orrida visiOne...
cosa mi vuole rappresentare?
>Che le macchine con una bomba esplodono?
Non ci bastavano tutti i simboli che ormai nella quotidianità ci invadono ogni spazio della vita...
ora un rottame diventa anche simbolo...
ma di che cosa?
La mafia esiste e questo lo sappiamo...
e uccide... al contrario di quello che i media vogliono far passare per parole che dice Grillo...
e qui credo che quando lui dice che la mafia non uccide...intende che è per delega dello stato che lo fa e quindi è lo stato che uccide...
vedasi Ustica piazza Fontana la strage di Bologna e chi più ne ha più ne metta...
questi sono tutti obbiettivi per sviare l'attenziOne a quello che è un vero ritorno alla spiritualità...
e presa di coscenza della vera conoscenza.
Come te su twOneOne ho fatto non un post lunghissimo...
di ben difficile digestiOne...
ma addirittura un Tri-Post...
e basterebbe una sfogliata...
per comprendere quello che vorrei dire qui.
Spero che questo mio intervento...
non venga visto con occhi diversi da ciò che vedono i miei...
e invito tutti i tuoi lettori a farsi un idea più o meno sommaria...
di come i media trasformano la rabbia e la costernaziOne e perchè no anche la felicità di una certa parte di popolo...
vedasi il movimento 5 stelle...
soltanto a LORO favore...
O__O
(Rispondi)
 
angeligian
angeligian il 24/05/12 alle 19:01 via WEB
Mammamia, che postone! Perdonami, ma non ce l'ho fatta a leggere tutto. Inoltre, sapendo che lo scritto proviene da Repubblica e siccome sono prevenuta contro quel quotidiano, non lo leggerei neanche se mi interessasse. Invece ho risposto al tuo commento sull'altro mio blog e mi sono scompisciata dalle risate al ricordo eheheh (ancora rido)
(Rispondi)
 
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 24/05/12 alle 19:33 via WEB
Angela! ..."postone"? ...intendi lo so "pastone"! miaooooooouuuuu
Ti ho acchiappata a volo fresca fresca che sei passata da qui ...ma non posso non risponderti anche se di fretta.
Di "Repubblica" c'è solo il LINK all'immagine ed al video della lettera inedita che il giudice Falcone aveva inviato ad una signora nel febbraio 1983.
Ho riproposto il brano dell'apologia all'onestà di Calvino, non solo da parassita zeccoso, ma principalmente perchè corrisponde al mio pensiero ed io non sarei mai stato capace di rappresentarlo in tale sublime forma.
Fra le due foto in alto c'è la sintesi del pensiero il Falcone e l'auspicio che anche la mafia come fenomeno umano possa avere una fine. C'è l'immagine dell'incidente e l'immagine del <<cittadino Falcone>> che, sornione, attende le nostre risposte.
Non hai voluto vedere il mio acrobatico contributo delle <<anime "fantasmizzate">> per farmi capire, forse, solo da me stesso.
...ed i pezzi mancanti ...cui si riferisce il Capo dei Tecnici ...mica sono di repubblica?
Ed i pensieri svolazzanti degli altri amici? ...le riflessioni attente ed inquietanti dell'amico SpaghettoCoraggioso (antidoto di gnocco allocco)?
non so se hai mai avuto contatto con un'altra categoria di vagabondi del web al quale appartiene ....One?
Ed allora Angela lascia la cucina per qualche attimo (lungo) siediti davanti al tuo camino, con la ceneriera a portata di mano e non più di tre pacchetti di sigarette, qualche drink ed offri il tuo contributo come cittadina del mondo in cerca di asilo. M@.
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angeligian
angeligian il 28/05/12 alle 12:57 via WEB
Perdonami, miciomacio, ma non ce la faccio a leggere tutto. Ci ho provato, te lo giuro, ma l'argomento proprio non mi entra in testa. Sarà che ai tempi di Falcone e Borsellino io non vivevo in Italia e non seguivo le cose italiane, sarà che il post è molto lungo e soffermarmici mi porterebbe via un sacco di tempo, sarà che - soprattutto - ogni tanto mi prende una sorta di rigetto verso tutte ste chiacchiere che facciamo sempre e che non risolvono mai niente. Ci credi che ci sono dei post che scrivo sotto l'onda rabbiosa di un fatto (quasi sempre di politica) e che posto qualche giorno dopo senza nemmeno rileggerlo per il rifiuto che mi provoca? E ho aperto il blog di cucina (che mi piace) proprio per distaccarmi un po' da queste cose vomitevoli, per non pensarci, per zuzzurellare un po'. Mi capita anche con i programmi televisivi di attualità politica. Ci sono delle volte che mi guarderei persino il grande fratello pur di non seguire i vari Ballaro', Paragone, Vespa e compagnia blaterante. Scusami.
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dolly.1
dolly.1 il 25/05/12 alle 00:34 via WEB
Anche se Monti volesse veramente... non glielo permetterebbero. Un caro saluto. Dolly
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ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 25/05/12 alle 16:11 via WEB
immagino che ne lui ne gli altri ci stiano pensando. un saluto a te, M@.
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anna1564
anna1564 il 25/05/12 alle 13:44 via WEB
LA GIOSTRA GIRA ,GIRA MA COSA CAMBIA?
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ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 25/05/12 alle 16:09 via WEB
...forse è vero che non cambia molto, ma. se non si reagisce, la situazione può ancora peggiorare di più.
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grazia.pv
grazia.pv il 27/05/12 alle 23:03 via WEB
E' proprio uno strano paese, il nostro,,,ciao
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ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 28/05/12 alle 11:31 via WEB
...cioè sono strane molte delle persone che lo calpestano; un saluto, M@.
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