Riconoscere gli altri per quello che sono…

Battiamo il ferro finché è caldo, finché continua il rumore per il femminicidio di Giulia, prima che torni l’indifferenza o che il maschio alfa riprenda il controllo della situazione attraverso i suoi celebri spiegoni: per carità, nessuno nega l’orrore delle violenze, ma anche basta con queste generalizzazioni! Che c’entrano, adesso, il patriarcato e la cultura dello stupro? Battiamo il ferro finché è caldo, dicevo, e partiamo dall’inizio, da quello che manca oggi e di cui, in fondo, si parla sempre troppo poco, perché è più facile attenersi agli slogan o ai luoghi comuni che riflettere su ciò di cui c’è davvero bisogno. E quindi? Quindi proviamo a parlare di riconoscimento, di quella lotta per farsi accettare che il filosofo tedesco Axel Honneth considera il cuore pulsante delle società contemporanee, di quel bisogno disperato che hanno non solo i ragazzi e le ragazze, ma anche i genitori e gli insegnanti, di essere visti e ascoltati e riconosciuti per quello che sono. Dietro il patriarcato e dietro la cultura dello stupro c’è sempre un’assenza di riconoscimento dell’alterità, e dunque una mancanza di rispetto.

C’è chi continua a imporsi, senza mai interrogarsi nemmeno una volta su come possano sentirsi coloro che cedono, si sottomettono o subiscono. E comportandosi come se le altre persone non esistessero, le cancella, le umilia, le sfrutta; abusa del proprio potere o del proprio ruolo; detta legge e decide al posto altrui cosa sia giusto o meno fare. E poi ci sono tutti coloro (la maggior parte delle persone) che si battono e lottano anche solo per essere visti. Ed esistere. Indipendentemente dal fatto che corrispondano (o meno) alle aspettative dei genitori, dei professori, dei datori di lavoro, dei mariti, dei fidanzati. Esistere. Senza cercare like e follower come surrogati di amore. Non ce n’è affatto di amore sui social, c’è solo chi è pronto a tutto pur di apparire, e avere la sensazione di essere importante (ma importante per cosa? per chi?) anche solamente per pochi istanti.

Proviamo a capire insieme cos’è che non funziona oggi, come sia possibile che un ventiduenne non sopporti nemmeno l’idea che una compagna si laurei, trovi un lavoro, magari persino un nuovo fidanzato. Non basta dire che un tizio agisce così perché è fragile, come ha sostenuto qualcuno, oppure perché privo di modelli o cresciuto a pane e pornografia, come ha suggerito qualcun altro. È davvero sufficiente parlare di fragilità o di pornografia per spiegare la frustrazione e l’aggressività che ci circondano? Non è un modo per prendere le distanze dalla violenza estrema dei femminicidi e non sentirsi coinvolti direttamente, nella carne e nel corpo, mentre invece siamo tutte e tutti in parte responsabili, per ogni volta che abbiamo smesso di ascoltare o di vedere chi ci è accanto, per ogni volta che ci siamo irritati quando un’altra persona non agiva (o non era) esattamente come avremmo voluto che agisse (o fosse)? Ricominciamo, gli uni e le altre, dal riconoscimento. Ricominciamo dall’accettazione dell’alterità.

 Michela  Marzano, da LA STAMPA

Riconoscere l'altro

De profundis per il maschio…

 L’ultimo attacco alla società maschilista l’ha fatto Bergoglio e sembra un’estrema unzione. Bisogna smaschilizzare la Chiesa, ha detto il suo principale; anzi per lui uno dei più grandi peccati della Chiesa coincide con tutta la sua storia, struttura e tradizione, anche popolare: la prevalenza del maschile. Bergoglio da tempo ha abdicato al ruolo di Santo Padre per assumere il ruolo di Influencer. Le chiese sono deserte e lui s’inventa una chiesa fluida, nomade, che si muove inseguendo i flussi d’opinione. Ha lasciato il carisma, l’autorevole tradizione, il senso del sacro, del rito, del simbolo e della liturgia; reputa una battaglia persa esortare alla fede, alla catechesi e alla riscoperta di Dio, e si pone il problema di influire sulla società contemporanea facendosi a sua volta influenzare dalle sue tendenze prevalenti, fino a sposarle, con rito civile. Compiace l’onda social del momento, cavalca l’Opinione Dominante di cui si fa veicolo clericale, avalla una versione pretesca del femminismo, reputa la Chiesa la continuazione dei social con altri mezzi. Instagram, Telegram, Papagram… In attesa che dopo di lui arrivi una papessa, magari nera, lesbica o trans per testimoniare la svolta della cristianità, resta sul tappeto la questione maschile e femminile. Stavolta non vorrei esprimere le mie idee in merito, e nemmeno descrivere le tendenze in atto nella nostra società; ma riferire, semplicemente riferire, con qualche annotazione postuma, un diverso parere rispetto al Dogma Femminista che si è imposto in questi giorni sulla scia del sangue di Giulia e delle altre donne massacrate in questi ultimi giorni.   Attingo quest’opinione dal libro di uno psichiatra e psicoterapeuta, che già si distinse per l’affilato pamphlet Psicopatologia del radical chic. Parlo di Roberto Giacomelli e del suo libro Oltre il maschio debole, pubblicato da Passaggi al bosco. Il libro mi è stato segnalato da un amico. Provo a farne una sintesi, naturalmente rischiando di essere sommario, riportando le sue tesi. L’indebolimento progressivo dell’archetipo maschile, dice lo psichiatra, ha generato maschi fragili ma anche donne profondamente scontente. Non è nata una società matriarcale, come quelle antiche, ma un vuoto di potere che ha generato caos. Le donne sono più insoddisfatte e sole che nelle società patriarcali. Le donne sono costrette a svolgere più ruoli, anche non congeniali: supplire ai padri assenti, vedersela da sole a educare i propri figli, caricarsi di mansioni che indeboliscono la loro femminilità e la loro maternità. C’è dietro questo, secondo Giacomelli, un disegno, “un interesse supremo del Sistema”, che usa manodopera femminile perché meno costosa, più soggetta allo sfruttamento. Le donne, incalza, sono abbandonate a se stesse mentre è disintegrata la famiglia; nella società del consumo compulsivo, nota, le donne preferiscono “una fatua libertà”. In realtà, sostiene Giacomelli, le donne oggi hanno acquisito solo il potere di acquisto di oggetti, inaridendosi e sacrificando i sentimenti e le relazioni parentali. Le definisce “maschi imperfetti”, mentre le differenze tra i sessi si confondono e prevale l’atomismo. A ciò concorrono fortemente le nuove teorie gender che indeboliscono le polarità maschile e femminile. Così le donne diventano aggressive, i maschi deboli, spesso depressi, devitalizzati. Questo clima, per lo psichiatra, spinge all’omosessualità e all’impotenza; o meglio alla regressione verso l’omosessualità latente e potenziale dell’età adolescenziale. Depotenziano il maschile e rendono più rabbiosa l’insoddisfazione femminile. Anche le donne patiscono la perdita del loro archetipo di riferimento, prive di guide e riferimenti, non riescono più a esprimere la loro integrale femminilità. Intanto i corpi femminili vengono ancora usati come oggetto di seduzione pubblicitaria; ma sul piano sociale i caratteri femminili “vengono abbandonati per una fisicità volgare ed informe”. Maschi indeboliti e femmine indurite, questo il risultato. Infine un richiamo alla condizione della donna dopo il 1968 che avrebbe reso nevrotiche le donne, concentrate solo su se stesse, fino all’affermazione del femminismo, “ultimo stadio di un processo degenerativo”. Da qui un conflitto permanente tra solitudini. La rovina dei maschi deprivati dai padri, trascina anche le donne, mentre crescono la sindrome ansiosa e le somatizzazioni. Maschi regrediti a puer, sempre più femminei, depilati e vestiti in modo coerente con questa immagine (al contrario delle donne, sempre più virilizzate), poco affidabili come padri e come partner. Gli uomini forti delle altre generazioni, dice Giacomelli, erano autoritari ma non avevano bisogno della violenza per imporsi; i nuovi invece diventano persecutori, aguzzini delle loro donne quanto più sono fragili. Così le donne, pur con tutte le criticità rilevate, “sono l’ultimo cardine di una famiglia disgregata e distrutta”; sono il sesso forte, eccellenti in alcune attività prima riservate agli uomini; ma infelici, frustrate. Non vado oltre.  Che dire? Da un verso è l’opinione diffusa ma inespressa di tanta gente, non solo uomini, in cui confluiscono luoghi comuni, buon senso, esperienza di vita, facili cliché e nostalgia del tempo andato. Sarebbe facile sottolineare che è una lettura con troppe semplificazioni e generalizzazioni, che non evidenzia i lati negativi della società passata e propone un modello ormai impraticabile. E allora perché proporre queste pagine come una specie di Vannacci della psichiatria?  Perché quando tutte le grandi agenzie del nostro tempo, tutti i media, tutti gli influencer, da Ferragni a Bergoglio, dalle femministe al ministro Valditara, ripetono la stessa cosa, è cosa buona e giusta allargare lo sguardo a un altro parere, radicalmente diverso. Salvo poi discuterlo, analizzarlo e confutarlo. Ma, vivaddio, riprendiamo lo spirito critico, vediamola anche da un’altra postazione; il senso della libertà e dell’intelligenza sta nel non adeguarsi, non ripetere, vilmente, a pappagallo, quello che dice il mainstream. Sollevare dubbi, a costo di scandalizzare. Ogni tanto confrontatevi col radicalmente diverso se volete capire il vostro tempo e viverci non da pecore o da robot ma da uomini vivi e pensanti.

Marcello Veneziani                                                                                                                    

Capire chi siamo…

 

Devi capire chi sei . Perché c’è un mucchio di gente che vive a propria insaputa. Non solo i giovani. Anche gli adulti. Soprattutto loro. I quali sono alienati 5 giorni alla settimana perché realizzano non se stessi ma gli scopi dell’ apparato di appartenenza. E poi la domenica. Il sabato e la domenica che potrebbero rivolgere anche uno sguardo a se stessi, scappano da se stessi come dal peggior nemico . Si mettono in macchina e fanno il week end. .Per distrarsi.. da sè

Umberto Galimberti

OIGcapire

 

Una donna se vuole è capace di…

 

La donna se vuole riesce a far stare :
Tanti mobili in una stanza minuscola
Marmellate di tutti i colori in barattoli piccolissimi .
Il mare dentro un bicchiere d’acqua
Una farmacia, una bigiotteria, le foto di famiglia dentro una borsa da polso
Fa stare la notte dentro la sua anima,
Un ricordo nel suo vestito, i suoi singhiozzi dentro una canzone. La lussuria in uno sguardo , la compassione in un tocco.
L’indifferenza nei suoi passi , l’irresistibilità nelle curve delle labbra , la memorabilità in un sorriso
La sua mestizia in una sigaretta, i suoi segreti dentro un caffè ,le sue grida in un silenzio .
Un uomo nel suo cuore e nel suo letto , un figlio nel grembo per tutta una vita.
La donna se vuole riesce a fare spazio a tutto.
Ma chissà perché non riesce a far spazio a se,stessa .
Non riesce a farsi spazio in questo enorme mondo.

Ferzan Ozpetek

 

donna e spazio

Così… ecco come sono-

 

Non sono una donna che si atteggia, mi piace la semplicità. Non sono amica di tutti perché non regalo “ti voglio bene” tanto per… Non mi piace usare la gente e gradisco chi non lo fa con me. Ho imparato a conoscere le persone non dalle parole, in quello sono bravi tutti, ma dalle azioni; sono i gesti che contano.  Sono una donna che apre il suo cuore a pochi, perché odio chi entra e mette in disordine la mia anima, sono selettiva e scelgo chi merita di esserci e se dico “ti voglio bene”, è perché ci tengo e lo penso davvero. Pochi ma buoni, questa è la mia filosofia.

dalia bellissima

Quando arriva la notte e si svegliano certi pensieri…

 

Buonanotte a te che in questo momento
dovresti essere qui e non chissà dove.
Buonanotte a chi anche stanotte
si perderà tra le lacrime e i pensieri.
Buonanotte a chi ha sperato, lottato
a chi ha tirato fuori le unghie ma comunque ha perso.
Buonanotte a me, che ti aspetto e prego ogni sera per vederti tornare.
Buonanotte ai codardi, ai “lo faccio per te”,
a chi ha deposto i sogni nel cassetto,
a chi è caduto ma ha avuto la forza e il coraggio di rialzarsi.
A chi non vuole occhi diversi.
A chi non ci riesce, a chi ci prova ma è dura,
a chi soffre in silenzio, a chi ride ma sta male,
a chi non riesce a camminare,
a chi è stato lasciato,
a chi ha il cuore spezzato.
Buonanotte, che poi questa notte di buono non ha nulla.
E resterò sveglia a pensarti, a immaginarti
a chiedermi come stai, cosa fai, se sorridi, se sei felice, se ti manco, se stai bene anche senza di me.
Chi ti scalda la notte, chi ti guarda dormire,
chi ti sorride così dal nulla.
E non so, ma ho paura.
Perché la notte diventiamo più deboli,
perché la notte cadiamo, i pensieri vanno veloci e le lacrime scendono.
Dove sei, con chi sei, mi manchi.

Charles Bukowski

mi manchi

Metafora della vita..

 

OIG

La vita è questa: persone che vanno, persone che vengono. Persone che conoscerai bene, altre che non riconoscerai più. Persone sincere, altre a cui cadrà la maschera. Persone che amerai oppure odierai, che ricorderai o rimpiangerai. Sì, la vita è questa, persone che vanno e persone che vengono, ma quelle importanti sono quelle che restano…

Sulle api e sul miele sappiamo abbastanza ?

 

Sapevi che il miele contiene una sostanza che aiuta il cervello umano a funzionare meglio?

Sapevi che il miele è l’UNICO cibo sulla terra che da solo può sostenere la vita umana?

Sapevi che un cucchiaino di miele è sufficiente per sostenere la vita umana per 24 ore?

Sapevi che la propoli prodotta dalle api è il più potente ANTIBIOTICO naturale?

Sapevi che il miele non ha una data di scadenza?

Sapevi che per guadagnare 1 kg. di tesoro, hai bisogno del nettare di più di 1.000.000 di fiori?

Sapevi che c’è un cucchiaio di legno speciale per il miele, e non uno di metallo?

Sapevi che i pascoli di api sono il cibo più salutare del mondo?

Sapevi che Il polline può avere più di 1500 colori e sfumature?

Sapevi che i corpi dei grandi imperatori del mondo sono stati sepolti in bare d’oro e poi ricoperti di miele per evitare il marcimento?

Sapevi che le api sono gli UNICI insetti che producono cibo per l’uomo?

Sapevi che mamma (regina) depone il doppio del suo peso nelle uova in un giorno?

Sapevi che le api battono le ali più di 11.000 volte al minuto?

Sapevi che l’unico miele che può essere apprezzato da persone allergiche ai prodotti dell’apicoltura è il miele di manna (manuka).

Sapevi che il miele manuka è il miglior miele per le donne?

Sapevi che il miele di acacia non è dolcificato?

Lo sai questo?

Un’ape vive meno di 40 giorni, visita almeno 1000 fiori e produce meno di un cucchiaino di miele, ma per lei è tutta la vita!

api

Le donne dovrebbero sempre dire la verità.

 

Invece di essere ragazze, ragazze il più a lungo possibile, che poi invecchiano umiliantemente in donne di mezza età, possono diventare donne molto prima — e rimanere adulte attive, godendosi la lunga ed erotica carriera di cui le donne sono capaci, molto più a lungo. Le donne dovrebbero permettere ai loro volti di mostrare le vite che hanno vissuto. Le donne dovrebbero dire la verità.

Susan Sontag

foto di henry Cartier Bresson

Susan Sontag  in una foto di Henri Cartier Bresson

 

Mi piace troppo…

 

Mi sono imbattuta in questo video stupendo. Adoro la tigre siberiana in particolar modo,di certo il mio animale preferito dopo il cane, compagno di vita, non potendo scegliere ovviamente questo stupendo esemplare di essere vivente ,al quale la natura ha dato tutto il meglio, bellezza, eleganza, austerità, forza e resistenza.
La Panthera tigris altaica è più conosciuta come tigre siberiana o tigre dell’Amur, due nomi che derivano proprio dal territorio abitato da questo grande felino, ovvero la Siberia orientale, dove nasce il fiume Amur, che è lungo quasi 3mila chilometri ed attraversa Russia e Cina.

La regione russa che fa da habitat a questo mammifero è molto particolare, dato che è praticamente divisa in 2 fasce climatiche: se il nord è caratterizzato da un clima continentale, con inverni lunghi e molto freddi, la parte sud vanta infatti la presenza dei monsoni. È in questa zona che si trovano gli habitat principali della tigre siberiana, ovvero la foresta boreale, detta anche taiga, e la foresta temperata, nelle quali da abile predatore quale è va a caccia di cinghiali, cervi nobili, ma anche caprioli, sika (o cervi del Giappone) e goral, oltre ad animali di taglia più piccola come lepri o salmoni.
Tra i suoi tratti fisici degni di nota, poi, ci sono le zampe enormi che consentono però all’animale di camminare senza sprofondare sulla neve. Per quanto riguarda il carattere la tigre siberiana è piuttosto solitaria, ad eccezione dei momenti in cui avviene la riproduzione, in seguito alla quale nascono i cuccioli, di solito dopo una gestazione di circa 100 giorni.Naturalmente, l’uomo è tra i principali responsabili del calo di popolazione della tigre dell’Amur, di cui si contano ormai poche centinaia di esemplari, circa 500. Prima veniva cacciata per la sua pelliccia, unica nel suo genere, ora che la caccia è vietata la causa della sua scomparsa è il taglio massiccio delle foreste, che costituiscono proprio il suo habitat, restringendo sempre più il territorio utile alla sua sopravvivenza. Spero che ci possa essere ancora tanta vita per questo felino, le cui caratteristiche non si trovano in altre specie. Osservarlo potrebbe essere una gioia grande per molti, come lo è per me, che mi sono innamorata di questo video, tanto da volerlo qui su questo mio blog.

tigre