..Uomini...visti da una donna |
"O tu che sei il migliore degli uomini, tu che sei Ateniese, cittadino della più grande città e più rinomata per sapienza e potenza, non ti vergogni tu a darti pensiero delle ricchezze per ammassarne quante più puoi, e della fama e degli onori; e invece della intelligenza e della verità e della tua anima, perchè ella diventi quanto è possibile ottima, non ti dai affatto né pensiero né cura?"
Platone, Apologia di Socrate
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Il cielo stellato sopra di me,
e la legge morale in me (Kant)
Verba volant, scripta manent
Gli uomini ti cambiano, di solito in peggio
A Mia e a me.
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Post n°869 pubblicato il 19 Aprile 2010 da MARIONeDAMIEL
Lei vive sola e libera. Una sottile invidia serpeggia sovente intorno a quelle creature privilegiate da parte delle "mogli", delle incastrate per eccellenza. Quelle che gemono per i malumori del marito, per le costrizioni degli orari, gli obblighi verso i figli. Quelle donne, insomma, per le quali liberarsi una volta per tutte dalla routine quotidiana sembra la chiave per aprire la porta magica della felicità. Nell'incoerente proiezione di desideri frustrati la coniugata-casalinga spesso sogna a occhi aperti del paradiso in cui si muove una donna che vive sola: possiede il gran bene dell'indipendenza. Può fare ciò che vuole di sè, del suo tempo, del suo denaro e quello che più conta, del suo corpo, senza dover rendere conto a nessuno, senza sentirsi in colpa. Insomma una meraviglia. Allora rovesciamo la medaglia e rispondiamo a queste mogli,regine di piccoli castelli tutto sommato ancora protetti da un bel ponte levatoio che a sera, si solleva e protegge. Una donna sola. Dove vogliamo situarla? In una condizione ottimale? Bene, diamole un'età magnifica, trentacinque anni, ad esempio. Mettiamola in un lavoro di prestigio, relazioni pubbliche, diciamo. Facciamola anche bella, ma non in senso tradizionale, lei è un tipo. Aggiungiamo che si porta dietro quel certo non so che, quel sexi naturale che piace tanto agli uomini (ma che lei non fa niente per mettere in mostra). In più vive sola, in un confortevole appartamento. E' brava in casa, cucina, lava, stira, ecc. Risparmia anche. Legge e ha studiato. Ama la musica e i viaggi. Però se è il caso, si infila un paio di pantaloni vecchi e dipinge i muri di casa, o al contrario, sa indossare un abito di chiffon e non sfigura da nessuna parte. Bene, adesso facciamola vivere nella realtà di tutti i giorni, e nella società così com'è. Nel lavoro va tutto bene, anzi benissimo. E' in gamba, efficiente, persino simpatica. Dopo averla sperimentata con una certa dose di diffidenza, gli uomini l'hanno accettata per quel che vale. E poi, cosa bella e apprezzabile, la trattano come una di loro, non necessariamente come una donna alla quale far la corte e da guardare con ironia. Ma poi il lavoro finisce e nell'equa distribuzione del tempo , dei suoi giorni e delle sue notti, ne ha di ore da passare questa donna. Vediamo cosa succede. Quasi sempre ci sono le giornate buone, quelle nelle quali andare a casa, riordinare abiti e cose, riti tranquilli. Un pò di cena, qualche giornale arretrato, un pò di musica, un bagno, una telefonata e poi a dormire. La settimana è faticosa e poi lei non ama la mondanità e le uscite a tutti i costi. Ma questa donna non è un robot, ha sangue, carne, vita. A volte va avanti così per mesi, poi sente che le manca qualcosa, ma sopratutto non sa più dove mettere i suoi gesti. Il bisogno di comunicare, di fare e ricevere una carezza, la voglia di un sorriso. Ma come si dirà, in un quadro del genere manca il maschio? Un uomo deve averlo per forza! Ma quale? Quello delle riviste di carta patinata? che la porta a cena, al we, e la copre di premure? No, la realtà è diversa, più cruda, più dura. Per questa donna per come l'abbiamo descritta, di rado c'è "l'uomo", ci sono "gli uomini". Lei questo non lo ha voluto, lo ha imparato sulla sua pelle. Ha amato un uomo per anni, poi è andata male. non è stata colpa di nessuno dei due, sono stati leali. C'era stato un periodo, forse tre o quattro mesi, in cui lei frastornata , senza neppure rendersi conto di cosa stava facendo, teneva in piedi tre o quattro "storie".Ma a un certo punto, sgomenta, si era accorta che non erano affatto storie...Erano uomini che le dicevano cose bellissime per stare con lei, che le offrivano notti d'amore (a domicilio chiaramente) da cui usciva stanca morta per tutto il giorno dopo, ma in realtà la lasciavano più sola di prima. Ciò perchè si era accorta che se voleva fare un piccolo viaggio era sola, se voleva andare al cinema era sola, se una sera sentiva una gran voglia di compagnia, proprio quella sera era sola. Loro,in genere, erano tutti legati ad altre donne, chiaramente in crisi, che in lei, donna meravigliosa, autonoma, intelligente e comprensiva, avevano trovato il rifugio, l'isola. Loro, in quei momenti non c'erano, erano altrove, in quelle loro vite mediocri nelle quali, tutto sommato , si trovavano bene. E questa creatura così invidiabile a un certo punto si accorge che sta perdendo l'equilibrio. ASpetta il trillo del telefono e quando finalmente suona, non riesce a vincere la delusione di sentire quell'anima che le pone i suoi mille problemi. Ma viene il giorno che il telefono non diventa soltanto una delusione, ma una tentazione. E' lei a chiamare loro... ma di colpo si trova calata nella parte dell'ambigua, tradizionale sensazione della donna che cerca l'uomo..e allora le sembra di parlare con dei fantasmi, degli sconosciuti. Ma allora è meglio lasciarli! Incomincia una lotta spietata contro la realtà. Liquida i vari M., L., S., A., (ai quali tenta ancora di spiegarsi nella speranza di recuperare un'amicizia ma che non la capiscono affatto , feriti nell'orgoglio di maschi abbandonati la feriscono "tu non sei fatta per stare con un uomo", oppure "tu sei troppo autonoma"), e ricomincia ad andare in cerca dell'equilibrio perduto. C'è da stupirsi se un giorno, infinitamente stanca dell'opaca sensazione del deja vu, comincerà a farsi frullare in testa strani pensieri... chissà se troverò un uomo appena appena, potrei pure accettare di diventare la metà di una coppia... no, anzi, mi sposerò.. Abbiamo fatto un quadro troppo triste, troppo cinico? Abbiamo descritto una situazione al limite? A noi non sembra. Piuttosto un flash di realtà che vorremmo facesse riflettere quelle "mogli" che si portano dietro la scontentezza come un vestito vecchio, credendo che vite opposte alle loro siano il paradiso. Augurandoci che qualcosa cambi, perchè vivere in due non dev'essere "l'ultima spiaggia" cui approdare per starsene in pace, ma un atto di scelta per essere felici felici in due, forse non con la stessa intensità, ma senza alcun dubbio, allo stesso modo. p.s. Mi scuso se trascrivendo questo articolo tocco le corde di qualcuno, c'è sempre una storia che si riconosce nella storia. A tutte le donne. Naturalmente anche a te, Marion.
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SIBILLA ALERAMO
"Mi pareva strano, inconcepibile, che le persone colte dessero così poca importanza al problema sociale dell'amore. Non già che gli uomini non fossero preoccupati della donna; al contrario, questa pareva la preoccupazione principale o quasi. Poeti e romanzieri continuavano a rifare il duetto e il terzetto eterni, con complicazioni sentimentali e pervensioni sensuali. Nessuno però aveva saputo creare una grande figura di donna."
Quello che io sostengo è che le donne stanno maluccio, da sole. In generale naturalmente.
Sto imparando che l'equilibrio e la serenità non dipendono affatto dagli agenti esterni. Questi possono senza dubbio interferire con quello che tu sei dentro, ma poi puoi scegliere il grado di sofferenza che ti provocano, in qualunque situazione decidi o ti capita di vivere.Si, si può, magari tra alti e bassi ma si può. Se coltivi questa consapevolezza, sparisce l'invidia. Che cosa triste l'invidia.
La vita passa troppo rapidamente per perderne anche un solo attimo nel confronto con gli altri. Bacio e, spero tanto per te, felicità.
Invece il tentativo da fare è proprio generalizzare, sennò ciacuno parte dalla propria storia personale e non se ne esce. Escludendo le donne che certe scelte le fanno convintamente (tipo le suore o anche quelle non interessate per niente al matrimonio) parliamo delle altre, delle altre donne reali.
Cos'è l'equilibrio e la serenità per una donna? Si realizza una donna stando da sola? Io, dopo aver molto riflettuto ed essere passata per fasi alterne, ho deciso che no, una donna (ad esempio come me) da sola, non è felice. Puoi essere soddisfatta, realizzata nel lavoro, considerata dagli amici, ma il resto?
In questo dobbiamo essere sincere e guardarci dentro fino in fondo..... E non è questione di confronto/invidia con le altre, abbiamo un'età in cui la consapevolezza è un elemento importante e pressocchè presente (si auspica), casomai di capire cosa vale la pena e cosa no... tu lo chiami "il grado di sofferenza"... grazie del tuo splendido augurio, è proprio di questo che si parla , di felicità...
Io credo che nessuno si possa realizzare pienamente nella solitudine. Forse qualche monaco tibetano. Ma il contatto con gli altri ci vuole sempre. Se parliamo poi di un rapporto a due, vale per l'uomo e vale per la donna. Non mi parlare ora del luogo comune che l'uomo non deve rinunciare a nessuna offerta, quindi può, anzi deve vivere con l'harem e la donna invece è naturalmente portata alla fedeltà a un uomo solo o se non vi è naturalmente portata, deve dire di no alle proposte per essere felice. Che una volta ho letto il post del tuo amico primosire al riguardo e ci volevo fare un contropost :) Poveri uomini, Uomini, che rifiutano ... vabbè, lasciamo perdere :)
Dobbiamo essere sincere e guardarci dentro fino in fondo: su questo sono perfettamente d'accordo e pure per me vale il teorema, preferisco un marito accanto a me che mille viaggi in solitudine. Ma resta il fatto che non è genetica, è soltanto cultura secondo me. Te la meriti la felicità.
Senti gli uomini si arrangino con le loro convinzioni! Solo che sigh, non credo proprio siano luoghi comuni mia cara... primosire è un ragazzaccio, ma è bravo e buono, così dicono almeno :)
Vedi , tu sei il classico esempio per il post, hai rinunciato a tante cose per il tuo matrimonio e per la tua famiglia, credo che alla fine paghi sempre. La mia mentore dice che se si vuole una cosa bisogna desiderla e sentirla... così, mi ripeterò spesso il tuo mantra, io mi merito la felicità...:)
Di star bene con se stessi poi ci si convince, ma è così vero che le cose che abbiamo conquistato, spesso a scapito di molti rapporti, ci renda felici?
(non credo centri nulla a sto punto con il testo.. ma cancellarlo mi sembra un peccato.. ; ) ) Lara.
Condivido l'ultimo tuo pensiero, si tratta di sottili confini però; ma i boom delle separazioni secondo me , deriveranno pur da qualcosa... mica saranno tutti casi limite... il livello di sopportabilità reciproca è molto calato... perchè mai cancellare un pensiero, un'idea? guai a te! :) Ciao.
la felicità come assenza di infelicità? come coscienza dell'irraggiungibile? questa l'avranno già inventata Franco :)
p.s.da te i gatti cacciano i topi, ma scommetto qualsiasi cosa che non se li mangiano... vedi l'evoluzione? chissà dove andremo a finire... :)
Lil, non sai quante volte dopo giornate inenarrabili ho desiderato di non essermi mai sposata, nè (bestemmia) di aver fatto figli, e ho invidiato proprio come la moglie dello scritto, quelle algide fanciulle o donne che potevano permettersi il lusso di arrivare a casa e stravaccarsi sul divano, al massimo aprendosi uno yogurt, o ficcandosi nella vasca quando più pareva a loro con gli incensi profumati ecc., senza parlare di tutti i pensieri che la famiglia ti porta e delle costanti responsabilità, sensi di colpa, ecc.ecc. ed ecc.... quindi concordo che si possa stare benissimo da non sposate :) Parlando in generale sono d'accordissimo sul tuo "atteggiamento attivo", e la cosa vale sia che si sia accoppiati che no. Osservo però. E a molte donne , sotto sotto, l'amore manca, proprio quello che comporta anche i piedi freddi.... :))
(in effetti questa "via" c'è....è la sceneggiatura di Sex and City...)
;((