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Post n°871 pubblicato il 24 Aprile 2010 da MARIONeDAMIEL
 

Post lunghissimo, non omogeneo ma con ringraziamento finale.

I cinesi hanno comprato metà delle bancarelle, al mio mercato.
"Guarda che devi compilare questo...." - il lei è assolutamente inutile, anzi, confonde il discorso -
"Non puoi compilare tu?" - la erre in effetti non c'è quasi-
"Va bene , ma se lo compilavi tu , imparavi", gli sorrido.
"Oh mia figlia scrive veloce bene italiano come te... io no... io capisco italiano e non so più cinese... andato in Cina.... non capisco più cartelli...."
 

Nel 1998 ci fu la prima vera riforma del commercio (nel resto d'Italia, da noi l'anno successivo perchè siamo speciali). A passi rapidi molto fu liberalizzato grazie alla riforma madre di Bassanini (un grande) e a quella figlia di Bersani. Il mercato (nel senso di commercio) regolare, fino ad allora inibito di fatto agli stranieri perchè dovevano passare per un'iscrizione presso la camera di commercio, con tanto di esame su materie varie, si aprì.

Rilasciammo le prime autorizzazioni a questa gente, per commercio ambulante naturalmente, in quanto i requisiti professionali non erano più necessari. Ora hanno aperto anche molti negozi.

Il fatto di chiedergli di fare un esame sulla lingua italiana mi sembra assolutamente lunare, nonchè inutile, visto che non servono requisiti professionali, per nessuno, italiani e stranieri, per aprire un negozio di abbigliamento. Altrochè lingua.

Di più. Calderoli è il ministro della semplificazione normativa, mi pare. Quello che si è limitato a fare in questi due anni, è stato abrogare un mare di norme, vecchie, desuete, inutili perchè non più applicate (in diritto una norma non applicata in pratica non è più vigente), lavoro certosino e certamente utile al fine del censimento delle leggi esistenti, ma assolutamente inutile sotto il profilo della "semplificazione normativa", che è tutt'altra cosa....

Di più. Dopo il forte impulso alla riduzione dei costi della macchina amministrativa, obiettivo primario della riforma Bassanini, e i successi in merito alla qualità della regolazione, alla semplificazione burocratica e all'ammodernamento della pubblica amministrazione dei primi anni novanta, l'arresto del processo di ammodernamento è avvenuto proprio dal 2001 al 2008, per la sostanziale incapacità della nostra classe politica di condividere obiettivi comuni e e di portare avanti le riforme fatte da altre maggioranze governative (Franco Bassanini, su Astrid-online.it).

Di più. Ci sono interessantissimi studi di analisi economica del diritto che se applicati alla pubblica amministrazione portano a conclusioni sorprendenti. Tratto da L'efficienza della pubblica amministrazione, di Remo Remotti: In pratica si tratta di adottare un modello organizzativo capace di adattarsi all'ambiente, in cui i dipendenti pubblici si sentano portatori della loro funzione pubblica, l'autonomia individuale all'interno dell'organizzazione è garantita, viene privilegiata l'autorganizzazione, il responsabile dell'ufficio non è tanto un superiore gerachico ma un mediatore tra la domanda interna (bisogni del personale) e domanda esterna (bisogni dell'utenza), un modello che ha la capacità di evolversi , cioè di mutare, secondo la domanda interna ed esterna.

L'amministrazione pubblica cioè, non si comporta come una rigida macchina, ma come un organismo (organizzazione ecologica adattiva, che figata....). La funzione politica non prevale più sulla funzione di servizio nè su quella tecnica. Il sistema non vive più per sè, ma in tale organizzazione vi è spazio per i grandi valori della democrazia: trasparenza, partecipazione, decentramento.

In pratica tutto il contrario di quello che ha fatto Brunetta, finora, che si è limitato a misure demagogiche (non dico inutili) assolutamente non pregnanti.

Intanto un agricoltore disperato mi svela che passa le giornate al telefono per districarsi da tutte le norme a cui deve sottostare e di cui nessuno si prende la responsabilità di indicargli una via certa, una interpretazione esatta di questa o quella norma.. per un semplice agriturismo...

Per cui ce n'è da fare e si saprebbe anche come fare. E questi che fanno? L'idea brillante, l'esame della lingua per gli extracomunitari. Banda di incapaci, impreparati, paurosamente impreparati. Sono al livello del popolo che governano, che li ha votati, sono impressionantemente ignoranti. Non sanno il diritto, non sanno l'economia, non sanno la statistica.

Bè, ho esagerato mi sa....

Ringraziamento: grazie ad altrochemela, detta Lucia, per avermi mandato il suo libro (La Femme Noire, Lucia C.), la sua rivista e anche il libro sulla Resistenza. E poi per la dedica.. io mi commuovo sempre alle dediche...  lo leggo con calma.

Fine del post.

Naturalmente.
Ora e sempre, Resistenza.

"Molto della riuscita degli scioperi era affidata all'organizzazione e alla propaganda. Il materiale di propaganda non veniva mai portato da chi tra noi era impegnato sindacalmente e militarmente. Per lo più il materiale veniva lanciato all'interno della fabbrica durante la notte o nelle ore di coprifuoco. I volantini o i manifesti venivano lanciati con delle cerbottane. Un certo numero di essi veniva arrotolato, tenuti insieme in punta e soffiati dentro. Per effetto del soffio e per inerzia i volantini si sparpagliavano tutt'intorno. Al mattino venendo in fabbrica, trovavamo dappertutto questo materiale di propaganda. Gli specialisti nell'attaccare i manifesti murali eravamo io e mia moglie. Li attaccavamo durante le ore di coprifuoco, io spargevo la colla e mia moglie mi porgeva i manifesti stirati. Se c'erano dei movimenti sospetti facevamo sparire il materiale che avevamo in mano e ci atteggiavamo in una coppietta in cerca di buio e intimità. " Edmondo Bezzati (Marco) .

"Giovani , confidate nell'Italia , confidate nella sua fortuna se sarà sorretta dalla vostra disciplina e dal vostro coraggio; confidate nell'Italia che non può cadere in servitù senza che si oscuri la civiltà delle genti. " Concetto Marchesi, discorso agli studenti dell'università di Padova, 1943.

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Commenti al Post:
mpt2003
mpt2003 il 25/04/10 alle 10:22 via WEB
credo tu non abbia esagerato....mi sa che dici il vero...:(...buon 25 aprile! mp
 
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 25/04/10 alle 21:39 via WEB
Secondo me siamo mal messi, di più di quanto si possa pensare ;( Ciao cara, buona serata.
 
goldkampa
goldkampa il 25/04/10 alle 17:50 via WEB
Io invece concordo in pieno! Metti che ti trovi,in un giorno di pioggia,in una città che non è la tua. Metti che c'è una bancarella di cinesi che vende ombrelli...Se ognuno dei due parla il dialetto del suo paese,se tu parli il francese e se lui l'inglese,e potrebbe essere che l'italiano non lo parla nessuno dei due,mi spieghi come fate ad instaurare una seria trattativa!? Ti rammento che sono scoppiate guerre per molto meno... ...Che poi il paragrafo che inizia con"Banda di incapaci" sia totalmente sottoscrivibile è un dettaglio.... D'altronde anche chi abbia vinto o perso la guerra sembra che lo sia... At salut..
 
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 25/04/10 alle 21:41 via WEB
Mio caro kampa, ti assicuro che i cinesi anche se non sanno parlare bene italiano, sanno vendere benissimo... un pò come se tu andassi in uno dei mercati di Napoli.. mica capisci, letteralmente, quello che dicono.. d'altronde penso che non capirei nemmeno l'emiliano! :)) Mandi frut..
 
nnsmettodsognare
nnsmettodsognare il 26/04/10 alle 13:23 via WEB
E' troppo avanti. Per l'Italia. Il sig. Remo Remotti intendo. Che poveretto poi, con un nome così, avrà difficoltà pure a cominciare un discorso in questo paese allucinante.
 
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 26/04/10 alle 15:13 via WEB
Ho sbagliato il nome, si chiama Renzo. Laureato in giurisprudenza nel 1990, in diritto canonico nel 1997, nel 2002 laurea summa con laude presso la scuola speciale per archivisti e bibliotecari presso la Sapienza di Roma, inoltre ha anche una piccola laurea, sempre summa con laude, in scienze biologiche e attualmente è specializzando in ecologia e problematiche ambientali oltre a essere docente di diritto internazionale presso il POlitecnico di Torino e direttore dell'Archivio di Stato di Asti ecc.ecc. :)
 
   
nnsmettodsognare
nnsmettodsognare il 28/04/10 alle 15:06 via WEB
Te l'ho detto che è troppo per l'Italia :)
 
     
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 28/04/10 alle 21:56 via WEB
Già; noi siamo fortunati ad avere Tremonti... ;)
 
rubinero
rubinero il 26/04/10 alle 16:46 via WEB
I Cinesi non hanno comprrato banchi al mercato...glieli abbiamo venduti noi. Il marchio "Prosciutto di Carpegna" è cripticamente loro...se poi c'è più traffico commerciale tra il porto di Ancona e gli aereoporti della Romagna, con altrettante stazioni cinesi....
 
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 26/04/10 alle 21:52 via WEB
Perchè gli italiani non ne escono vivi.. non sono concorrenziali, loro importano la roba dalla cina e non costa praticamente niente. Un'invasione silenziosa.
 
occhiodivolpe2
occhiodivolpe2 il 26/04/10 alle 19:46 via WEB
gli italiani che nn sanno l italiano è anche colpa dello stato e ce li teniamo così ... che gli stranieri lo debbano imparare , anche x sapersi esprimere e nn essere truffati mi pare giusto ; i cinesi nel nostro immaginario nn li accomunerei cn gli altri extra comunitari ... vengono dal più potente e ricco paese , arrivano secondo rigorose stratefie del loro governo , hanno capitali e una loro mafia .... si tratta di un invasione , e cm tale si dovrebbe trattare , altro che l esame d italiano ...
 
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 26/04/10 alle 21:59 via WEB
Certo; l'italiano lo sanno, al limite si portano l'amico o il figlio che traduce ma appena arrivati, poi imparano velocemente. Nel giro di una generazione non ci saranno problemi di lingua. Ho parlato con delle commesse italiane, loro. Dicono che non hanno mai avuto dei "padroni" così... umani, disponibili a capire i problemi, la famiglia prima di tutto, dicono, e vengono incontro alle esigenze dei dipendenti. Danno dieci a zero agli italiani anche come datori di lavoro. Tendono a rispettare tutte le regole, vogliono essere in regola, almeno dal punto di vista amministrativo, dal punto di vista fiscale non saprei ma se tu gli dici di fare una cosa la fanno e basta. Non si lamentano mai di nulla... Fanno quattro o cinque anni nelle fabbriche, poi si comprano un banco al mercato, poi un'azienda commerciale, poi danno da lavorare al cugino o al fratello che arriva quindi con le carte in regola per il permesso di soggiorno. Non hanno concorrenza almeno sul prezzo, chi sopravvive degli italiani è solo per la qualità.
 
Eric_Van_Cram
Eric_Van_Cram il 26/04/10 alle 23:27 via WEB
dai miei (non più freschissimi, ahimè) studi di diritto, mi pareva di aver ricavato che una norma non può essere abrogata per semplice desuetudine (l'uso come fonte del diritto è ad un gradino inferiore rispetto alla norma scritta)
 
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 27/04/10 alle 08:42 via WEB
Infatti; ci vuole sempre l'abrogazione espressa. Però ci sono moltissime norme (vecchie) che di fatto non si applicano (ne abbiamo vari casi nel TULPS-testo unico leggi di pubblica sicurezza del 1931, tutt'ora vigente con un mare di modifiche, mai rifatto nè ridisciplinata la materia nonostante dal 1931 in poi siano cambiate parecchie cose, lì c'è uno scontro tra min interno e min commercio, senza considerare che molte materie ivi normate ora sono di competenza legislativa regionale);
poi ci sarebbe l'abrogazione per intervento di norme successive che modificano la stessa materia (anche senza abrogazione della precedente), il famoso principio della successione delle leggi nel tempo, cosa che noi dobbiamo considerare (purtroppo), e che crea non pochi problemi (abrogazione tacita). Io non ho studiato diritto :)
 
Tesi89
Tesi89 il 28/04/10 alle 10:49 via WEB
Anch'io mi commuovo sempre alle dediche...non c'entra niente col tuo post,ma abbi pazienza,per ora va così...Ciao Marion :)
 
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 28/04/10 alle 21:56 via WEB
E' sempre bello ricevere un pensiero da qualcuno, un pensiero scritto su un libro donato poi, è bellissimo :) ciao tesina, spero che vada meglio presto, anzi, ne son certa! :)
 
rypdal
rypdal il 01/05/10 alle 15:10 via WEB
In un'azienda il sistema più produttivo è affidare un ambito d'azione al dipendente, e lasciarlo libero di gestirselo. Il campo d'azione, tra l'altro, non deve essere rigidamente circoscritto, proprio perché il dipendente potrebbe avere i numeri per spaziare ben oltre. Ma in un'azienda di dimensioni piccole/medie, se chi la gestisce è intelligente, questo modus non può essere applicato a tutti i dipendenti. Proprio per la regola della massima adattabilità della funzione al funzionario, che deve necessariamente fare il paio con la massima adattabilità del funzionario alla funzione. Così come ci sono capi (chiamiamoli così per brevità) che limitano il campo d'azione di persone capaci di ben altro rispetto a quello che sono chiamate a fare, così ci sono sottoposti (anche questi chiamiamoli così) che credono di essere capaci laddove invece non lo sono proprio, e se lasciati liberi di gestirsi sono quantomeno improduttivi (ma percepiscono uno stipendio). Più l'azienda è grande, più necessita di regole univoche per tutti. Cioè un'azienda piccolissima, con un titolare, potrà essere gestita valutando caso per caso le maestranze, dove tutti i pochi dipendenti sono conosciuti a livello personale dal datore di lavoro, che di solito è anche il responsabile della gestione del personale. In un'azienda grande cominciano a essere necessarie delle regole univoche e generali (e dunque generalizzatrici) valide per tutti. Un esempio stupido è il timbratore. C'è chi non ne ha bisogno, perché realmente lavora corrispondentemente a quanto risulta, perché si fa trovare quando deve esserci, perché gestisce il proprio orario di lavoro anche nel rispetto dei colleghi. C'è invece chi, in mancanza dell'obbligo di timbrare, si gestisce, a suo vedere, nello stesso modo dell'altro. Ma solo a suo vedere. Da cui nell'azienda con pochi dipendenti il timbratore non c'è, mentre in quella grande sì. Perché il mondo è pieno di furbi (anche operai: i furbi non stanno solo ai piani alti), di gente che crede di sapere benissimo qual è la sua responsabilità professionale ma dimostra evidentemente (per chi le sta attorno) il contrario, eccetera. Ovviamente non sto parlando in favore di Brunetta, peraltro un ulteriore esemplare di personaggio che crede di saper fare il proprio mestiere e avrebbe bisogno di un riscontro oggettivo che nessuno gli dà (anche perché chi mai sarebbe preposto a questo è più o meno della sua stessa risma). Solo per dire che la concessione di responsabilità non si può fare in modo generalizzato. Ed è molto difficile individuare un modo per parametrizzare la validità oggettiva del lavoratore, in modo da assegnargli la libertà d'azione in funzione del senso di responsabilità, che non è lo stesso da un dipendente all'altro, e che colui che non ce l'ha, non si rende conto di non averlo, oppure non si rende conto nemmeno che esiste.
 
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 01/05/10 alle 21:49 via WEB
Si, ho capito e concordo. La teoria del tizio , e il discorso del post, era relativo ai dipendenti pubblici e alla pubblica amministrazione, ambito di cui ne so qualcosa fosse solo per il fatto di appartenerci. In generale penso che sia di fondamentale importanza il ruolo del dirigente, quello che potrebbe essere quello che tu chiami "il capo", in una qualsiasi azienda. E' il dirigente che deve saper valutare le risorse umane (ora non so nemmeno più come ci chiamiamo, secondo me è passato di moda pure questo...) che ha nella sua unità/reparto/area ecc.; è il dirigente che eventualmente deve saper risolvere i conflitti e assegnare compiti congrui alle diverse capacità di ciascuno; un bravo dirigente deve fare questo: dirigere. Dove invece ci siano dei dirigenti , o capi, che si limitano a far andare le cose non avendo l'intelligenza e la capacità di intervire nel tutto, allora tutto si basa sui singoli: se hai culo e lavorano, sei fortunato e le cose funzionano, se non hai culo e metti che uno solo non lavori, tutto il sistema rischia di andare in crisi perchè alla lunga si creano conflitti e anche quelli che lavorano in coscienza, si chiedono chi glielo faccia fare...
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 01/05/10 alle 21:59 via WEB
Inoltre, non vorrei essere noiosa ma per spiegare meglio, i dipendenti pubblici rispetto a quelli privati devono assolvere a tre funzioni diverse: la funzione tecnica (in soldoni il rispetto della normativa), la funzione politica (ovvero attuare le linee politiche che le sono di volta in volta impartite) e la funzione di servizio (ovvero i pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della nazione); d norma, si dice che sia divenuta prevalente la funzione politica rispetto alle altre due, e questo ha fatto si che ciascuno cerca per sè una fetta di potere, o di retribuzione (parlo della dirigenza), o una collocazione (pensa a tutti i direttori delle aziende pubbliche ad esempio le ASS), creando un sistema intorcinato su se stesso dove si perde di vista l'interesse generale e pubblico.
 
altro_che_mela
altro_che_mela il 05/05/10 alle 00:28 via WEB
Marion, ho letto solo ora. Grazie a te che hai avuto la forza di leggermi :-). Il lavoro miprende, mistrapazza, micoinvolge, mistravolge. Finirà anche questo periodo! ma tanto poi ne arriva un altro :-). Quella dedica era solo per te, perchè sei unica :-) Un abbraccio grande. Lucia C.
 
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 07/05/10 alle 16:01 via WEB
Vuol dire che ti piace ciò che fai e quindi va tutto bene e le energie si moltiplicano :) grazie ancora a te.
 
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SIBILLA ALERAMO

"Mi pareva strano, inconcepibile, che le persone colte dessero così poca importanza al problema sociale dell'amore. Non già che gli uomini non fossero preoccupati della donna; al contrario, questa pareva la preoccupazione principale o quasi. Poeti e romanzieri continuavano a rifare il duetto e il terzetto eterni, con complicazioni sentimentali e pervensioni sensuali. Nessuno però aveva saputo creare una grande figura di donna."

 

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