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Il Prato Grande

Post n°972 pubblicato il 03 Marzo 2011 da MARIONeDAMIEL
 

Si può amare un uomo morto?

Come ho potuto vivere tutti questi anni senza leggere Anna Karenina? (solita esagerata Marion.... )

Bè, non sarò certo io a far la recensione ai libri di Lev Nikolaevič Tolstoj, son abbastanza umile (ma non alla maniera di Uriah Heep eh) da capire che non sono in grado;

ma quell'uomo... a partire dal nome... cioè.. mettiamo Gian Galeazzo Sforza e Lev Nikolaevič Tolstoj... non c'è paragone.. già nel nome si intravede la maestosità della grande madre Russia.. che poi la Russia mi è sempre piaciuta, forse per quel ricordo, me bambina che guardavo e riguardavo quel libro in cui c'era la foto della cattedrale di San Basilio, ed era così strana, bella e colorata....

ma quel libro che cos'è... Anna Karenina mi è piaciuto in tutto, in ogni riga...in ogni pagina... una cattedrale... è come guardare una grandiosa cattedrale...che bello.

In crescendo fino a metà , l'intreccio delle vicende è trattato in maniera mirabile , con la storia dell'uno , dei suoi pensieri e sentimenti , che poi ti lascia lì, impaziente di sapere, e riprende invece con la storia dell'altro; poi nella seconda metà un pò meno, subentra la sensazione della tragedia imminente e di un pò di inevitabile ;

Il personaggio che mi è piaciuto di più naturalmente è Lèvin;

 che poi leggendo l'introduzione (che leggo sempre dopo il libro) ho trovato la conferma di quanto pensavo, che è autobiografico dell'autore.  Lèvin non crede a niente , vive in campagna e odia la vita moscovita fatta di ricevimenti in società e di chiacchierate insulse, di gran mondo e di spese incomprensibi... Lèvin, che pensa al suicidio perchè non sa trovare quale sia il senso della vita.... come spesso capita alle persone troppo intelligenti ma non sagge pensa troppo e soffre inutilmente.... a volte han più saggezza le anime semplici, sarà per questo che a Lèvin piace lavorare coi suoi muzikì, fare la fatica che fanno loro.....

Infatti la scena (perchè di questo si tratta, è come guardare un film) che mi è piaciuta di più è la falciatura del prato grande.....che poi è chiamato prato ma invece dev'essere una immensa distesa di erba, visto che ci vogliono quarantadue uomini per falciarlo e un giorno intero....

Si può amare un uomo morto? Bè , io ora amo appassionatamente Lev Nikolaevič Tolstoj.

Mio marito non avrà nulla da ridire... è un uomo morto... ed è sempre meglio un uomo morto che un uomo vivo....

... cioè... volevo dire... insomma... vabbè, notte Marion...

"L'erba diventò più morbida, e Lèvin, ascoltando, ma senza rispondere, cercando di falciare il meglio possibile, andava dietro al vecchio Tit.  Fecero un cento passi. Tit camminava sempre, senza fermarsi, senza mostrare la minima stanchezza; ma Lèvin aveva già il terrore di non resistere: tanto era stanco. Sentiva che agitava la falce con le ultime sue forze, e si decide a pregare Tit di fermarsi. Ma in quello stesso tempo Tit si fermò lui stesso e, abbassatosi, prese dell'erba, asciugò la falce e cominciò ad affilarla. Lèvin si raddrizzò e dopo aver sospirato, si volse a guardare. Dietro a lui camminava un muzìk, ed evidentemente era stanco anche lui, perchè subito, senza giungere a Lèvin, si fermò e cominciò ad affilare. Tit affilò la sua e la falce di Lèvin, ed essi andarono avanti.
La seconda volta fu lo stesso.
Tit camminava con un colpo dietro l'altro, senza fermarsi e senza stancarsi. Lèvin camminava dietro a lui, cercando di non rimanere indietro, e sentiva sempre più difficoltà: veniva il momento in cui egli sentiva che non gli restavano più forze, e in quello stesso tempo Tit si fermava e affilava.
Così passarono la prima falciata. E questa lunga falciata apparve particolarmente difficile a Lèvin; ma in compenso, quando la falciata fu finita e Tit, gettatasi la falce sulla spalla, si mise a passo lento a camminare sulle orme lasciate dai suoi tacchi per la falciatura, e Lèvin esattamente nello stesso momento passò per la propria falciatura, malgrado che il sudore gli scendesse a rivi per il viso e gocciolasse dal naso e tutta la sua schiena fosse bagnata, come fosse stata immersa nell'acqua, egli si sentiva molto bene.
Lo rallegrava in particolar modo il pensiero che ora sapeva che avrebbe resistito
."

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Commenti al Post:
mpt2003
mpt2003 il 03/03/11 alle 21:32 via WEB
ma dai non ti preoccupare! tuo marito capirà che ti riferivi a Lev e che se proprio devi avere un amante meglio averlo morto che vivo...questo dal punto di vista suo..:) mi fermo quiperchè m'ingarbuglio!!! ciao!! notte. mp
 
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 04/03/11 alle 20:44 via WEB
La frase poteva essere presa anche da sola : "meglio un uomo morto che uno vivo" :)))))
no dai, meglio così, notte MP
 
acqua_fuoco_e
acqua_fuoco_e il 03/03/11 alle 21:36 via WEB
la tua è saggezza che ti fa innamorare di un uomo morto... innamorarsi di un uomo vivo invece, è follia :-))
 
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 04/03/11 alle 20:44 via WEB
Condivido assolutissimamente :))
 
magdalene57
magdalene57 il 03/03/11 alle 21:44 via WEB
Era un grande stronzo, che trattava sua moglie come una reietta al punto di farla andare in manicomio. Scriveva bene, si , l'ho amato anch'io. Ma come uomo faceva, un malvagio. Ti consiglio di leggere le memrie della moglie. Va bene amare gli uomini, ma fino ad un certo punto...
 
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 04/03/11 alle 20:43 via WEB
Ho letto solo la biografia su wiki, questo non c'era scritto; c'era scritto che se ne andò di casa perchè non ne poteva più e morì solo perchè aveva preso la polmonite, ma poi la moglie lo raggiunse... le memorie della moglie... mancherebbe sempre la sua campana però, chissà... certo che era così malvagio ma han fatto una valanga di figli...
 
rubinero
rubinero il 03/03/11 alle 21:45 via WEB
IL CONTE VRONSKIJ. MI PIACEVA LUI. RIPRENDERO' IN MANO IL TUTTO. UN PO' DI GRANDE MADRE RUSSIA E' ORA DI RITROVARLA.
 
 
magdalene57
magdalene57 il 04/03/11 alle 11:24 via WEB
:-))...e a chi non piaceva...
 
   
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 04/03/11 alle 20:39 via WEB
...uno stronzo e pure poco furbo... e lei s'è pure ammazzata pensa te...
 
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 04/03/11 alle 20:40 via WEB
...si è rovinato la vita per una donna e ha rovinato pure la vita a lei... era pieno di rimorsi e di rimpianti, e alla fine si è convinto di starle vicino perchè lo doveva, ma non era di certo felice...
 
   
rubinero
rubinero il 04/03/11 alle 21:02 via WEB
...FERMATEVI UN PO', MA QUANTI COMINCIANO AD ESSERE QUESTI STRONZI?...NO,TOLSTOJ E' UNO DEI MASSIMI SCRITTORI DACCHE' LA SCRITTURA SI AVVALE DI UN ALFABETO, QUELL'ALTRO NON E' CERTO UN PERSONAGGIO DA SOAP OPERA...PROPRIO TUTTO 'STO LETAMAIO, NON LO VEDO... TROPPA TV, TROPPA TV...
 
     
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 04/03/11 alle 21:09 via WEB
:) Ma V. è un bellissimo personaggio, tratteggiato molto molto bene; mi è piaciuta tantissimo la descrizione , in crescendo , delle cose che Anna immagina di lui e che alla fine la spingono al suicidio....tipici ragionamenti e autotorture che pensano le donne! pazzesco che le abbia scavate così un uomo.... cose non vere in realtà, perchè cmq lui le è sempre stato vicino per onore..... una cosa è il personaggio, che è stupendamente dipinto, una cosa è l'uomo :)
 
   
magdalene57
magdalene57 il 05/03/11 alle 15:54 via WEB
ERA UNA DI QUELLE STORIE CHE SONO SEGNATE FIN DALL'INIZIO. DIFFICILE PER UN UOMO, IMMAGINIAMOCI PER UNA DONNA LASCIARE UN FIGLIO PICCOLO. COMUNQUE SIA, SONO SCELTE DOLOROSE CHE MINANO QUALSIASI COSA, ANCHE LA PIU' BELLA.pER QUESTO HO SEMPRE PENSATO CHE ANNA FOSSE UN 'EROINA ROMANTICA, SAPEVO CHE AVREBBE SOFFERTO, MA NON CRESìDEVO SI SAREBBE UCCISA. IN QUESTO STA' ANCHE LO SPIRITO RUSSO, CREDO..
 
     
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 05/03/11 alle 16:38 via WEB
Il ragionamento che fa lei nella sua testa è tipico: "gliela voglio far pagare, ora mi uccido", e si crogiola nel pensiero delle di lui sofferenze e rimorsi.... a me è capitato tantissime volte di pensare così, per questo l'ho capita benissimo
meno male che poi ho capito che gli uomini prima di arrivare a capire, ce ne vuole... quindi non vale assolutamente la pena :))))
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
nnsmettodsognare il 04/03/11 alle 09:07 via WEB
Avevo letto da qualche parte che lui in realtà amava un ragazzo e alla moglie e ai figli ne ha fatte passare di tutti i colori. Non un uomo apprezzabile quindi, ma di sicuro un grande scrittore!
 
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 04/03/11 alle 20:38 via WEB
io ho letto invece che più di qualche figlio ha fondato delle fondazioni col suo nome e cura musei e raccolte sue ecc. , se era così terribile i figli non avrebbero di certo coltivato il suo ricordo e le sue opere, secondo me, ma non ho approfondito più di tanto...
 
   
rubinero
rubinero il 06/03/11 alle 09:23 via WEB
FORSE, ANCHE IN RUSSIA PECUNIA NON OLET
 
     
Utente non iscritto alla Community di Libero
nnsmettodsognare il 06/03/11 alle 16:18 via WEB
Esattamente lo stesso pensiero che ho fatto io. Rubinero l'ha espresso meglio e prima :)
 
     
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 06/03/11 alle 21:56 via WEB
Ci sono mondi dell'animo che di certo non conosco...ma so che un genitore è sempre un genitore... ma credo anche che se mio padre mi avesse fatto veramente del male, non mi sarei adoperata per perpetuare la sua memoria...sono le ferite più grandi.
 
carpediem56maestral0
carpediem56maestral0 il 04/03/11 alle 14:38 via WEB
Grande Marion....
E' una stupenda "recenzione". Lui ne sarebbe entusiasta....se solo fosse un pò più "vivo"...;)))
 
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 04/03/11 alle 20:36 via WEB
Dici? Ma si va, ne son convinta anch'io ;-)
 
odio_via_col_vento
odio_via_col_vento il 04/03/11 alle 18:13 via WEB
che ha "Gian Galeazzo Sforza" che non va?:)
 
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 04/03/11 alle 20:34 via WEB
Mi sa di recchione... con tutto il rispetto per la categoria naturalmente... :)
 
magdalene57
magdalene57 il 04/03/11 alle 21:40 via WEB
E' un grande , e lo resterà. Ma mi pare un po' banale pensare che perché ha avuto 13 figli suia stato anche un buon marito. leggi qui, e poi anche una bellissima nota sul corriere della sera di doris lessing su tolstoj
 
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 05/03/11 alle 07:46 via WEB
Grazie Margy ho letto (quello del corriere c'è in rete?); ho letto le lettere, che sono di T. alla moglie, senza leggerne l'interpretazione della signora Popoff; sinceramente trovo conferma in ciò che pensavo: lui l'amava moltissimo, lei non lo capiva; lui era un artista (e uomo, normalmente egoista di più in quanto artista) perciò per lui il lavoro era tutto, per l'epoca era normale che la donna si occupasse della casa e dei figli e ti dirò, che gli stesse vicino copiando i suoi lavori significa che anche lei lo amava, forse era un pò frustrata come tante donne con tutto quel carico.... La seconda lettera è molto significativa : "mi sono rammentato dei tuoi terribili umori che tanto mi hanno oppresso... ah, se questi attimi atroci non avessero i lsopravvento su di te, non oso pensare a che punto sarebbe giunto il mio amore.... .
Io tutto questo schiavismo non lo vedo... vedo un uomo normale, una donna normale, o meglio un grande uomo (si sa che anche i grandi uomini hanno dei limiti), che dietro ha quasi sempre una grande donna :)
 
   
magdalene57
magdalene57 il 05/03/11 alle 11:14 via WEB
si c'è anche quello del corriere, ed è uscito un film mi pare l'anno appena passato proprio su Tolstoj... l voglio assolutamente vedere..
 
   
magdalene57
magdalene57 il 05/03/11 alle 15:57 via WEB
SI, DIETRO AD UN GRANDE UMO C'E' SPESSO UNA GRANDE DONNA.MA QUESTO ERA UN DESPOTA. GENIALE QUANTO VUOI. MA UN DESPOTA CON LA MOGLIE E I FIGLI. NE HPARLANO BENE? E CHE DOVREBBERO FARE DAVANTI AD UN GENIO AMATO E OSANNATO E LETTO DAL MONDO INTERO?... UN CONTO E' LA REALTA', UN CONTO L'INTERESSE...
 
     
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 05/03/11 alle 16:49 via WEB
Evvabene, lo dirò: era un despota :)
 
anna0772
anna0772 il 05/03/11 alle 11:07 via WEB
I grandi classici non tramontano mai... io gli ho letti molto tempo fa, quando ancora non immaginavo che la vita mi avrebbe portato cosi vicino alla russia ( e soprattutto a capire il russo cosi simile al polacco)... i polacchi del resto hanno un` atavica antipatia per i russi quindi mi trovo un po` tra due fuochi. Bacioni!
 
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 05/03/11 alle 16:40 via WEB
Certo conta molto anche l'età a cui lo leggi... penso che se l'avessi letto a vent'anni, ad esempio, lo avrei trovato 1. noioso, 2. romantico... Baci polacchi! :)
ti ammiro inesorabilmente per aver imparato tale lingua!
 
alba_chiara5
alba_chiara5 il 05/03/11 alle 14:58 via WEB
anche a me è pisciuto molto quel libro..letto tantissimi anni fa..e come te sono attratta dalla russia :) ciao bella buon w-e
 
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 05/03/11 alle 16:41 via WEB
una cosa in comune vedi? :)
un bacione e buon we a te alba.
 
magdalene57
magdalene57 il 05/03/11 alle 16:00 via WEB
[Esplora il significato del termine: Tolstoj, un mostro di marito Il Premio Nobel legge i diari della moglie. «Fu sempre una donna sola» Relazioni A mettere in crisi il matrimonio fu anche il rapporto dello scrittore con il segretario «È buffo leggere il proprio diario. Quante contraddizioni, sembro una donna così infelice! Ma esistono persone più felici di me? Si possono trovare matrimoni più felici, più riusciti del mio? Talvolta, quando sono sola in camera, mi metto a ridere dalla gioia e mi faccio il segno della croce: Dio, fa’ che sia così per tanto, tanto tempo! Anche ora ci sono dei giorni in cui litighiamo». Sof’ ja Tolstaja scrisse queste righe nel 1868, dopo sei anni di matrimonio. Sono numerose le annotazioni sul suo diario che sembrano vergate dopo un litigio. Queste pagine tratte dai diari di Sof’ ja sono una testimonianza non solo dei suoi pensieri, ma anche della sua vita sociale e del lavoro di Lev Tolstoj (che in quel periodo stava scrivendo Guerra e pace). Allo stesso tempo, possiamo osservare l’ enorme impegno di Sof’ ja: è una madre presente, anche se può avvalersi di diverse bambinaie e di ogni tipo di aiuto. Inoltre copia e ricopia l’ opera del marito. «Perché allora non sono completamente felice? È forse colpa mia? Conosco tutte le cause del dolore che ho nell’ anima. Innanzitutto mi rattrista che i miei figli non siano felici come avrei desiderato; invece io, in sostanza, sono terribilmente sola. Mio marito non mi è amico. In certi momenti, e specialmente avvicinandosi alla vecchiaia, è stato per me un amante appassionato, ma con lui sono stata sola tutta la vita. Non esce con me a passeggiare, perché ama stare solo e meditare sui suoi scritti. Non si è mai interessato ai suoi figli: per lui era una cosa difficile e lo annoiava. Con me non ha mai viaggiato e condiviso alcuna esperienza: le aveva già vissute in precedenza ed era stato dappertutto». Sof’ ja anela a nuove prospettive, a una crescita intellettuale, a un’ educazione artistica, a contatti con la gente: «E di nuovo bisogna soffocare tutto (...) a ciascuno il suo destino. Il mio è stato quello di essere l’ assistente di un marito scrittore». All’ inizio del loro matrimonio, i coniugi Tolstoj si leggevano i rispettivi diari, come parte del progetto di conservare tra loro una perfetta intimità, ma in seguito è possibile che abbiano tenuto due diari, uno da leggere all’ altro e uno privato. Sof’ ja ebbe tredici figli da Lev. Alcuni di loro morirono ancora molto piccoli, come Vanicka, un maschietto adorato da entrambi i genitori. In Guerra e pace Tolstoj scrive con dolore delle sofferenze dei genitori che ben sanno come un piccolo malanno possa facilmente portar via i loro figli. Come la maggior parte delle donne del tempo, Sof’ ja era in balia del proprio apparato riproduttivo (mancava ancora un secolo all’ avvento della pillola). A proposito, in Anna Karenina c’ è un episodio interessante relativo alle donne del Diciannovesimo secolo. Anna, emarginata dalla società a causa del suo adulterio, vive in campagna, dove le fa visita la cognata Dolly. Anna le parla dei metodi di controllo delle nascite del tempo, ma Dolly non reagisce alla notizia con gioia - come si sarebbe aspettata - bensì con disgusto: l’ idea che le donne rifiutino di avere dei figli, abdicando al loro ruolo tradizionale, le è semplicemente inaccettabile. Sulla strada del ritorno, Dolly sente una contadina ringraziare Dio, che l’ ha salvata «prendendo» uno dei suoi bambini e lasciando così più cibo per gli altri. Dolly è dispiaciuta per la contadina, ma non rimane scioccata. Questo episodio mette in evidenza le opinioni femminili dell’ epoca sulla contraccezione: Anna, l’ unica che l’ accetta, si colloca al di fuori della sfera dei comportamenti socialmente accettabili, mentre Dolly, che incarna le convenzioni sociali, rimane sconvolta alla sola idea; tuttavia, non è turbata dal metodo di controllo delle nascite, più tradizionale, della contadina. In un altro passaggio del romanzo, Dolly attende la visita del marito Stepan, che probabilmente la lascerà incinta e ancora più preoccupata per i soldi di quanto non sia già. Sa che non può contare su Stepan. Possiamo così comprendere come all’ epoca le donne accettassero il fardello della gravidanza. Secondo quanto emerge dai diari, a mettere in crisi il matrimonio fu anche il rapporto di Tolstoj con il proprio segretario, Vladimir Grigorevic Certkov, che divenne uno dei suoi più intimi amici e confidenti, nonché il fondatore del «tolstojanesimo» - la scuola di pensiero di coloro che seguivano le idee religiose dello scrittore - e il suo scortese alter ego. Tolstoj era alla mercé di Certkov, che detestava Sof’ ja e non perdeva occasione di tramare contro di lei. Una volta Tolstoj disse di essersi innamorato più degli uomini che delle donne. La Sonata a Kreutzer - che la povera Sof’ ja, pur odiandola, dovette copiare - mi sembra una classica descrizione dell’ omosessualità maschile. Questo romanzo, che racconta l’ omicidio di un ipotetico amante da parte del marito, suscitò un enorme scandalo. Difendendo questo libro in un altro saggio, Tolstoj tornò alla sua consuetudine di descrivere le donne reali come colombe, pure e innocenti. Ma aveva mai incontrato una vera donna? Tolstoj era un mare di contraddizioni, un ideologo che dispensava sermoni, che era sempre nel giusto, e tuttavia prese posizioni diverse e talvolta contrapposte. Fu anche un pessimo marito - sessualmente irrispettoso - sotto diversi punti di vista. Per esempio, insistette affinché sua moglie allattasse i figli al seno, nonostante Sof’ ja avesse i capezzoli ricoperti di ragadi e provasse dolore. Lei avrebbe voluto prendere delle balie. La verità era che il grande Tolstoj era una sorta di mostro. Sof’ ja Tolstaja deve avere suddiviso i suoi ultimi anni tra quelli «prima di Certkov» e quelli «dopo Certkov». Abbiamo avuto numerose opportunità di studiare le azioni degli ideologi, ma Vladimir Certkov fu un fenomeno piuttosto nuovo, e probabilmente l’ incapacità di Sof’ ja di tener testa a quest’ uomo fu in parte dovuta alla difficoltà di classificarlo: era religioso? Certo, si dedicava al bene, come un fanatico a essere sinceri. Ma Certkov voleva un’ unica cosa: dominare Tolstoj, e in questo ebbe successo. Non ci fu solo Certkov, ma anche tutti gli ammiratori provenienti da ogni parte del mondo, che si aspettavano di essere accolti, nutriti e consigliati dal Maestro. Scacciavano la servitù dal proprio letto, dormivano nei corridoi, erano sempre tra i piedi. Sof’ ja non stava bene: fu detto all’ epoca, come oggi, che fosse pazza. Non ne sono sorpresa. Tolstoj la minacciava di lasciarla, di abbandonare la famiglia, per stare con Certkov. Sconvolta, Sof’ ja scappò buttandosi in uno stagno. Ma la salvarono. «Sono stata presa dalla disperazione (...) sembra esserci poca speranza (...) di vedere il marito amato». Alla fine il mondo intero assistette alla fuga di Tolstoj dalla sua casa verso la casupola accanto alla ferrovia dove morì. Fino all’ ultimo Certkov proibì a Sof’ ja di andare dal marito morente. Sof’ ja Tolstaja visse per molti anni come vedova di Tolstoj. Talvolta faceva visita alla sua tomba, sulla quale gli chiedeva perdono per le proprie mancanze. Queste pagine di diario sono la testimonianza di una vita incredibile: quella di una donna eccezionale, sposata a uno degli uomini più straordinari della sua epoca, di fronte alle proprie passioni e difficoltà. Questo libro è interessante per come descrive la situazione gravosa della donna nel passato, e per il paragone con l’ attuale condizione femminile. Mentre lo leggevo, mi sentivo così coinvolta che mi sono ritrovata a sognare Sof’ ja, a parlarle in prima persona, nel disperato tentativo di raggiungerla per offrire parole di conforto al suo dolore. Spero che questo memoriale delle sue battaglie sia di aiuto e ispirazione alle generazioni presenti e future. © Doris Lessing Il libro Il volume Anticipiamo la prefazione di Doris Lessing ai «Diari» di Sof’ ia Tolstaja (La Tartaruga, pp. 263, 18, traduzione di Francesca Ruffini e Raffaella Setti Bevilacqua) in libreria da domani. La prefazione di Doris Lessing è tradotta da Raffaella Patriarca. Il volume raccoglie appunti, considerazioni e memorie dal 1862, anno del matrimonio con Lev, al 1910, anno della morte dello scrittore Il film Helen Mirren (foto) interpreta Sof’ ja Tolstaja nel film «The Last Station» del regista tedesco Michael Hoffmann che racconta gli ultimi mesi di vita di Tolstoj. Il film, in arrivo in Italia, è stato presentato al Festival di Roma Lessing Doris] Tolstoj, un mostro di marito Il Premio Nobel legge i diari della moglie. «Fu sempre una donna sola» Relazioni A mettere in crisi il matrimonio fu anche il rapporto dello scrittore con il segretario «È buffo leggere il proprio diario. Quante contraddizioni, sembro una donna così infelice! Ma esistono persone più felici di me? Si possono trovare matrimoni più felici, più riusciti del mio? Talvolta, quando sono sola in camera, mi metto a ridere dalla gioia e mi faccio il segno della croce: Dio, fa' che sia così per tanto, tanto tempo! Anche ora ci sono dei giorni in cui litighiamo». Sof' ja Tolstaja scrisse queste righe nel 1868, dopo sei anni di matrimonio. Sono numerose le annotazioni sul suo diario che sembrano vergate dopo un litigio. Queste pagine tratte dai diari di Sof' ja sono una testimonianza non solo dei suoi pensieri, ma anche della sua vita sociale e del lavoro di Lev Tolstoj (che in quel periodo stava scrivendo Guerra e pace). Allo stesso tempo, possiamo osservare l' enorme impegno di Sof' ja: è una madre presente, anche se può avvalersi di diverse bambinaie e di ogni tipo di aiuto. Inoltre copia e ricopia l' opera del marito. «Perché allora non sono completamente felice? È forse colpa mia? Conosco tutte le cause del dolore che ho nell' anima. Innanzitutto mi rattrista che i miei figli non siano felici come avrei desiderato; invece io, in sostanza, sono terribilmente sola. Mio marito non mi è amico. In certi momenti, e specialmente avvicinandosi alla vecchiaia, è stato per me un amante appassionato, ma con lui sono stata sola tutta la vita. Non esce con me a passeggiare, perché ama stare solo e meditare sui suoi scritti. Non si è mai interessato ai suoi figli: per lui era una cosa difficile e lo annoiava. Con me non ha mai viaggiato e condiviso alcuna esperienza: le aveva già vissute in precedenza ed era stato dappertutto». Sof' ja anela a nuove prospettive, a una crescita intellettuale, a un' educazione artistica, a contatti con la gente: «E di nuovo bisogna soffocare tutto (...) a ciascuno il suo destino. Il mio è stato quello di essere l' assistente di un marito scrittore». All' inizio del loro matrimonio, i coniugi Tolstoj si leggevano i rispettivi diari, come parte del progetto di conservare tra loro una perfetta intimità, ma in seguito è possibile che abbiano tenuto due diari, uno da leggere all' altro e uno privato. Sof' ja ebbe tredici figli da Lev. Alcuni di loro morirono ancora molto piccoli, come Vanicka, un maschietto adorato da entrambi i genitori. In Guerra e pace Tolstoj scrive con dolore delle sofferenze dei genitori che ben sanno come un piccolo malanno possa facilmente portar via i loro figli. Come la maggior parte delle donne del tempo, Sof' ja era in balia del proprio apparato riproduttivo (mancava ancora un secolo all' avvento della pillola). A proposito, in Anna Karenina c' è un episodio interessante relativo alle donne del Diciannovesimo secolo. Anna, emarginata dalla società a causa del suo adulterio, vive in campagna, dove le fa visita la cognata Dolly. Anna le parla dei metodi di controllo delle nascite del tempo, ma Dolly non reagisce alla notizia con gioia - come si sarebbe aspettata - bensì con disgusto: l' idea che le donne rifiutino di avere dei figli, abdicando al loro ruolo tradizionale, le è semplicemente inaccettabile. Sulla strada del ritorno, Dolly sente una contadina ringraziare Dio, che l' ha salvata «prendendo» uno dei suoi bambini e lasciando così più cibo per gli altri. Dolly è dispiaciuta per la contadina, ma non rimane scioccata. Questo episodio mette in evidenza le opinioni femminili dell' epoca sulla contraccezione: Anna, l' unica che l' accetta, si colloca al di fuori della sfera dei comportamenti socialmente accettabili, mentre Dolly, che incarna le convenzioni sociali, rimane sconvolta alla sola idea; tuttavia, non è turbata dal metodo di controllo delle nascite, più tradizionale, della contadina. In un altro passaggio del romanzo, Dolly attende la visita del marito Stepan, che probabilmente la lascerà incinta e ancora più preoccupata per i soldi di quanto non sia già. Sa che non può contare su Stepan. Possiamo così comprendere come all' epoca le donne accettassero il fardello della gravidanza. Secondo quanto emerge dai diari, a mettere in crisi il matrimonio fu anche il rapporto di Tolstoj con il proprio segretario, Vladimir Grigorevic Certkov, che divenne uno dei suoi più intimi amici e confidenti, nonché il fondatore del «tolstojanesimo» - la scuola di pensiero di coloro che seguivano le idee religiose dello scrittore - e il suo scortese alter ego. Tolstoj era alla mercé di Certkov, che detestava Sof' ja e non perdeva occasione di tramare contro di lei. Una volta Tolstoj disse di essersi innamorato più degli uomini che delle donne. La Sonata a Kreutzer - che la povera Sof' ja, pur odiandola, dovette copiare - mi sembra una classica descrizione dell' omosessualità maschile. Questo romanzo, che racconta l' omicidio di un ipotetico amante da parte del marito, suscitò un enorme scandalo. Difendendo questo libro in un altro saggio, Tolstoj tornò alla sua consuetudine di descrivere le donne reali come colombe, pure e innocenti. Ma aveva mai incontrato una vera donna? Tolstoj era un mare di contraddizioni, un ideologo che dispensava sermoni, che era sempre nel giusto, e tuttavia prese posizioni diverse e talvolta contrapposte. Fu anche un pessimo marito - sessualmente irrispettoso - sotto diversi punti di vista. Per esempio, insistette affinché sua moglie allattasse i figli al seno, nonostante Sof' ja avesse i capezzoli ricoperti di ragadi e provasse dolore. Lei avrebbe voluto prendere delle balie. La verità era che il grande Tolstoj era una sorta di mostro. Sof' ja Tolstaja deve avere suddiviso i suoi ultimi anni tra quelli «prima di Certkov» e quelli «dopo Certkov». Abbiamo avuto numerose opportunità di studiare le azioni degli ideologi, ma Vladimir Certkov fu un fenomeno piuttosto nuovo, e probabilmente l' incapacità di Sof' ja di tener testa a quest' uomo fu in parte dovuta alla difficoltà di classificarlo: era religioso? Certo, si dedicava al bene, come un fanatico a essere sinceri. Ma Certkov voleva un' unica cosa: dominare Tolstoj, e in questo ebbe successo. Non ci fu solo Certkov, ma anche tutti gli ammiratori provenienti da ogni parte del mondo, che si aspettavano di essere accolti, nutriti e consigliati dal Maestro. Scacciavano la servitù dal proprio letto, dormivano nei corridoi, erano sempre tra i piedi. Sof' ja non stava bene: fu detto all' epoca, come oggi, che fosse pazza. Non ne sono sorpresa. Tolstoj la minacciava di lasciarla, di abbandonare la famiglia, per stare con Certkov. Sconvolta, Sof' ja scappò buttandosi in uno stagno. Ma la salvarono. «Sono stata presa dalla disperazione (...) sembra esserci poca speranza (...) di vedere il marito amato». Alla fine il mondo intero assistette alla fuga di Tolstoj dalla sua casa verso la casupola accanto alla ferrovia dove morì. Fino all' ultimo Certkov proibì a Sof' ja di andare dal marito morente. Sof' ja Tolstaja visse per molti anni come vedova di Tolstoj. Talvolta faceva visita alla sua tomba, sulla quale gli chiedeva perdono per le proprie mancanze. Queste pagine di diario sono la testimonianza di una vita incredibile: quella di una donna eccezionale, sposata a uno degli uomini più straordinari della sua epoca, di fronte alle proprie passioni e difficoltà. Questo libro è interessante per come descrive la situazione gravosa della donna nel passato, e per il paragone con l' attuale condizione femminile. Mentre lo leggevo, mi sentivo così coinvolta che mi sono ritrovata a sognare Sof' ja, a parlarle in prima persona, nel disperato tentativo di raggiungerla per offrire parole di conforto al suo dolore. Spero che questo memoriale delle sue battaglie sia di aiuto e ispirazione alle generazioni presenti e future. © Doris Lessing Il libro Il volume Anticipiamo la prefazione di Doris Lessing ai «Diari» di Sof' ia Tolstaja (La Tartaruga, pp. 263, 18, traduzione di Francesca Ruffini e Raffaella Setti Bevilacqua) in libreria da domani. La prefazione di Doris Lessing è tradotta da Raffaella Patriarca. Il volume raccoglie appunti, considerazioni e memorie dal 1862, anno del matrimonio con Lev, al 1910, anno della morte dello scrittore Il film Helen Mirren (foto) interpreta Sof' ja Tolstaja nel film «The Last Station» del regista tedesco Michael Hoffmann che racconta gli ultimi mesi di vita di Tolstoj. Il film, in arrivo in Italia, è stato presentato al Festival di Roma Lessing Doris
 
 
magdalene57
magdalene57 il 05/03/11 alle 16:09 via WEB
SCUSA M'E' VENUTO COPIATO DUE VOLTE...:-(((
 
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 05/03/11 alle 16:33 via WEB
Grazie anche di questo :)
ma cara Mary, non difendo l'uomo Tolstoj di certo, se ha fatto soffrire questa donna (ma questi sono i diari di lei, mancherebbe il contrappunto di lui), ed è pensabile che acquistata fama e gloria e con le sue idee religiose e l'età, il nostro si sia anche rincoglionito un pochino, ma quello che dice lei, lo sento dire milioni di volte:
PASSO LA VITA DA SOLA, O COME SONO SOLA; SONO INFELICE PERCHE' AMA IL SUO LAVORO PIU' DI ME (tipico, però avevano una casa immensa e ha sfamato senza problemi tutti i figli); NON SI OCCUPA DEI BAMBINI (mio padre e mio nonno non si sono mai occupati dei bambini in senso stretto); POVERI FIGLI MIEI; SONO STANCA MORTA (come al solito vogliamo fare tutto e ci ammazziamo, perchè non accettava le cameriere?); a poi c'è anche il famoso NON FACCIAMO NIENTE ASSIEME (sai come si rompono i coglioni gli uomini quando gli organizziamo noi le cose a cui andare....) e via così..... questo si sente ancora oggi... :))))
che lui fosse egoista è plausibile e probabile (bello quel "sessualmente irrispettoso...") che lei fosse una donna infelice anche; che lui si fosse rincoglionito dietro al segretario pure, ma da qui a dire che fu un mostro, secondo me ce ne corre......
la situazione della donna nell'ottocento , dal punto di vista sessuale era quella si, non è per questo che son state fatte le battaglie femministe? :)
 
   
magdalene57
magdalene57 il 05/03/11 alle 22:45 via WEB
Tata, stavamo analizzando la figura di Tolstoj e della moglie. Lui è sempre stato valutato SOLO per la sua genialità e le sue idee. Aver trovato i diari segreti della moglie ha aperto un nuovo filone di studio e di lettura anche dei suoi grandi romanzi...:-))
 
     
rubinero
rubinero il 06/03/11 alle 09:31 via WEB
IN EFFETTI POTREBBE ESSERE CHE L'UOMO SCRITTORE DIFFERISCA DAL SUO MODUS VIVENDI,ED OPERI UNA RICERCA DI MIGLIORAMENTO DI SE STESSO CREANDO PERSONAGGI PSEUDO AUTOBIOGRAFICI. ALESSANDRO MANZONI, IL CATTOLICISSIMO MANZONI, MALMENAVA SUA MOGLIE E NELLE CHISI DI IRA, BALBETTAVA..
 
     
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 06/03/11 alle 14:55 via WEB
Mah, per quanto riguarda Manzoni ho letto una biografia ma non v'era nulla di simile.. che avesse molte fobie invece si...
 
     
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 06/03/11 alle 14:59 via WEB
Margy: appunto. Come scrittore è stato innegabilmente un grande, come uomo , la moglie dice di no; ma non c'è la sua versione, di lui, su come vivesse la moglie con lui, anzi ce n'è uno squarcio nelle sue lettere...immagina se lei rimbrottava tutto il giorno... lui doveva scrivere.. ed ecco l'icompatibilità :))
 
violette51
violette51 il 06/03/11 alle 20:57 via WEB
uno dei pochi genii,ciao vio
 
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 06/03/11 alle 21:57 via WEB
ciao violette....
 
alba_chiara5
alba_chiara5 il 06/03/11 alle 23:57 via WEB
notte marion ;)
 
 
MARIONeDAMIEL
MARIONeDAMIEL il 08/03/11 alle 13:59 via WEB
Buona giornata della donna alba :)
 
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"Mi pareva strano, inconcepibile, che le persone colte dessero così poca importanza al problema sociale dell'amore. Non già che gli uomini non fossero preoccupati della donna; al contrario, questa pareva la preoccupazione principale o quasi. Poeti e romanzieri continuavano a rifare il duetto e il terzetto eterni, con complicazioni sentimentali e pervensioni sensuali. Nessuno però aveva saputo creare una grande figura di donna."

 

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