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           A Mia e a me.

 

Messaggi di Aprile 2010

Forse è ora che mi tolga la maglietta della salute....

Post n°872 pubblicato il 28 Aprile 2010 da MARIONeDAMIEL
 
Tag: Le rane
Foto di MARIONeDAMIEL


Ore 11.30, domenica mattina.
"Allora vuoi andare a vestirti??"
"Ma cos'hai contro i pigiami mà?"


Strana concezione del volume:
"Si può abbassare un pochino questa musica per favore?"
"Mà, si sente appena..."
"Ma se è altissimo!"
"Sei tu che hai problemi alle orecchie mà, abbi rispetto anche degli altri che vivono qui....."


Strana concezione del tempo:
"Hai ripassato geografia?"
"Si"
"Quando?"
"Dopo"


L'ottimismo e la fiducia.
"Mà, ho un buon presentimento per il compito di matematica di domani...."
"Davvero amore?"
"Si, L'ottimismo è il mio motto".

"Allora com'è andato il compito?"
"Era più difficile di quello che pensavo..."

"Però in compenso ho preso sette in italiano"
"Davvero?"
"Ok dillo: -e-come-mai-che-non-ti-vedo-mai-studiare?-"


Futurismo.
"Ragazzi, se da vecchia rompo come la nonna, ditemelo!"
"Se te lo dico adesso mà....?"


 
 
 

Ma invece di dire e fare cazzate...

Post n°871 pubblicato il 24 Aprile 2010 da MARIONeDAMIEL
 

Post lunghissimo, non omogeneo ma con ringraziamento finale.

I cinesi hanno comprato metà delle bancarelle, al mio mercato.
"Guarda che devi compilare questo...." - il lei è assolutamente inutile, anzi, confonde il discorso -
"Non puoi compilare tu?" - la erre in effetti non c'è quasi-
"Va bene , ma se lo compilavi tu , imparavi", gli sorrido.
"Oh mia figlia scrive veloce bene italiano come te... io no... io capisco italiano e non so più cinese... andato in Cina.... non capisco più cartelli...."
 

Nel 1998 ci fu la prima vera riforma del commercio (nel resto d'Italia, da noi l'anno successivo perchè siamo speciali). A passi rapidi molto fu liberalizzato grazie alla riforma madre di Bassanini (un grande) e a quella figlia di Bersani. Il mercato (nel senso di commercio) regolare, fino ad allora inibito di fatto agli stranieri perchè dovevano passare per un'iscrizione presso la camera di commercio, con tanto di esame su materie varie, si aprì.

Rilasciammo le prime autorizzazioni a questa gente, per commercio ambulante naturalmente, in quanto i requisiti professionali non erano più necessari. Ora hanno aperto anche molti negozi.

Il fatto di chiedergli di fare un esame sulla lingua italiana mi sembra assolutamente lunare, nonchè inutile, visto che non servono requisiti professionali, per nessuno, italiani e stranieri, per aprire un negozio di abbigliamento. Altrochè lingua.

Di più. Calderoli è il ministro della semplificazione normativa, mi pare. Quello che si è limitato a fare in questi due anni, è stato abrogare un mare di norme, vecchie, desuete, inutili perchè non più applicate (in diritto una norma non applicata in pratica non è più vigente), lavoro certosino e certamente utile al fine del censimento delle leggi esistenti, ma assolutamente inutile sotto il profilo della "semplificazione normativa", che è tutt'altra cosa....

Di più. Dopo il forte impulso alla riduzione dei costi della macchina amministrativa, obiettivo primario della riforma Bassanini, e i successi in merito alla qualità della regolazione, alla semplificazione burocratica e all'ammodernamento della pubblica amministrazione dei primi anni novanta, l'arresto del processo di ammodernamento è avvenuto proprio dal 2001 al 2008, per la sostanziale incapacità della nostra classe politica di condividere obiettivi comuni e e di portare avanti le riforme fatte da altre maggioranze governative (Franco Bassanini, su Astrid-online.it).

Di più. Ci sono interessantissimi studi di analisi economica del diritto che se applicati alla pubblica amministrazione portano a conclusioni sorprendenti. Tratto da L'efficienza della pubblica amministrazione, di Remo Remotti: In pratica si tratta di adottare un modello organizzativo capace di adattarsi all'ambiente, in cui i dipendenti pubblici si sentano portatori della loro funzione pubblica, l'autonomia individuale all'interno dell'organizzazione è garantita, viene privilegiata l'autorganizzazione, il responsabile dell'ufficio non è tanto un superiore gerachico ma un mediatore tra la domanda interna (bisogni del personale) e domanda esterna (bisogni dell'utenza), un modello che ha la capacità di evolversi , cioè di mutare, secondo la domanda interna ed esterna.

L'amministrazione pubblica cioè, non si comporta come una rigida macchina, ma come un organismo (organizzazione ecologica adattiva, che figata....). La funzione politica non prevale più sulla funzione di servizio nè su quella tecnica. Il sistema non vive più per sè, ma in tale organizzazione vi è spazio per i grandi valori della democrazia: trasparenza, partecipazione, decentramento.

In pratica tutto il contrario di quello che ha fatto Brunetta, finora, che si è limitato a misure demagogiche (non dico inutili) assolutamente non pregnanti.

Intanto un agricoltore disperato mi svela che passa le giornate al telefono per districarsi da tutte le norme a cui deve sottostare e di cui nessuno si prende la responsabilità di indicargli una via certa, una interpretazione esatta di questa o quella norma.. per un semplice agriturismo...

Per cui ce n'è da fare e si saprebbe anche come fare. E questi che fanno? L'idea brillante, l'esame della lingua per gli extracomunitari. Banda di incapaci, impreparati, paurosamente impreparati. Sono al livello del popolo che governano, che li ha votati, sono impressionantemente ignoranti. Non sanno il diritto, non sanno l'economia, non sanno la statistica.

Bè, ho esagerato mi sa....

Ringraziamento: grazie ad altrochemela, detta Lucia, per avermi mandato il suo libro (La Femme Noire, Lucia C.), la sua rivista e anche il libro sulla Resistenza. E poi per la dedica.. io mi commuovo sempre alle dediche...  lo leggo con calma.

Fine del post.

Naturalmente.
Ora e sempre, Resistenza.

"Molto della riuscita degli scioperi era affidata all'organizzazione e alla propaganda. Il materiale di propaganda non veniva mai portato da chi tra noi era impegnato sindacalmente e militarmente. Per lo più il materiale veniva lanciato all'interno della fabbrica durante la notte o nelle ore di coprifuoco. I volantini o i manifesti venivano lanciati con delle cerbottane. Un certo numero di essi veniva arrotolato, tenuti insieme in punta e soffiati dentro. Per effetto del soffio e per inerzia i volantini si sparpagliavano tutt'intorno. Al mattino venendo in fabbrica, trovavamo dappertutto questo materiale di propaganda. Gli specialisti nell'attaccare i manifesti murali eravamo io e mia moglie. Li attaccavamo durante le ore di coprifuoco, io spargevo la colla e mia moglie mi porgeva i manifesti stirati. Se c'erano dei movimenti sospetti facevamo sparire il materiale che avevamo in mano e ci atteggiavamo in una coppietta in cerca di buio e intimità. " Edmondo Bezzati (Marco) .

"Giovani , confidate nell'Italia , confidate nella sua fortuna se sarà sorretta dalla vostra disciplina e dal vostro coraggio; confidate nell'Italia che non può cadere in servitù senza che si oscuri la civiltà delle genti. " Concetto Marchesi, discorso agli studenti dell'università di Padova, 1943.

 
 
 

.

Post n°870 pubblicato il 22 Aprile 2010 da MARIONeDAMIEL
 

Scrivi Marion.

Non capisco perchè le sopracciglia mi crescano così in fretta.

Le ho fatte l'altro giorno alla perfezione, e ora ci sono già i peletti sotto la riga delle sopracciglia che avevo lasciato io. Che poi crescono solo sotto, quei molesti... farsi le sopracciglia con gli occhiali poi, non è proprio il massimo... ma d'altra parte sennò non li vedo, i maledetti....

Perennemente immersa nei miei casini ma presa comunque dalla meraviglia che porta sempre la vita, spesso mi dimentico di te, che lotti la tua solitaria battaglia.

Sono le persone con cui vivo e a cui comunque voglio bene, a segnare il mio ritmo.

Poi ci son giorni che mi riscuoto, e allora scrivo a Irene, e le chiedo come stai, e lei me lo dice. Io allora dico, ok, oggi la chiamo.

E oggi non ti ho chiamato.

Ho preferito andare con mia mamma a comprare i gerani, il rosmarino e il prezzemolo. E un paio di scarpe, si, uno stupido paio di scarpe. Ho anche guardato le borse, che mi piacciono tanto da sempre.

Poi la giornata si è chiusa un pò così. Domani ti chiamo.

Notte Marion.

 
 
 

Però. Tre o quattro eruzioni così e magari ci estinguiamo come i dinosauri....

Post n°869 pubblicato il 19 Aprile 2010 da MARIONeDAMIEL
 

Lei vive sola e libera.
(Da un articolo pubblicato su Duepiù, Franca Romè, 1974. Un libercolo trovato tra i libri di mio padre).

Una sottile invidia serpeggia sovente intorno a quelle creature privilegiate da parte delle "mogli", delle incastrate per eccellenza. Quelle che gemono per i malumori del marito, per le costrizioni degli orari, gli obblighi verso i figli. Quelle donne, insomma, per le quali liberarsi una volta per tutte dalla routine quotidiana sembra la chiave per aprire la porta magica della felicità. Nell'incoerente proiezione di desideri frustrati la coniugata-casalinga spesso sogna a occhi aperti del paradiso in cui si muove una donna che vive sola: possiede il gran bene dell'indipendenza. Può fare ciò che vuole di sè, del suo tempo, del suo denaro e quello che più conta, del suo corpo, senza dover rendere conto a nessuno, senza sentirsi in colpa. Insomma una meraviglia.

Allora rovesciamo la medaglia e rispondiamo a queste mogli,regine di piccoli castelli tutto sommato ancora protetti da un bel ponte levatoio che a sera, si solleva e protegge.

Una donna sola. Dove vogliamo situarla? In una condizione ottimale? Bene, diamole un'età magnifica, trentacinque anni, ad esempio. Mettiamola in un lavoro di prestigio, relazioni pubbliche, diciamo. Facciamola anche bella, ma non in senso tradizionale, lei è un tipo. Aggiungiamo che si porta dietro quel certo non so che, quel sexi naturale che piace tanto agli uomini (ma che lei non fa niente per mettere in mostra). In più vive sola, in un confortevole appartamento. E' brava in casa, cucina, lava, stira, ecc. Risparmia anche. Legge e ha studiato. Ama la musica e i viaggi. Però se è il caso, si infila un paio di pantaloni vecchi e dipinge i muri di casa, o al contrario, sa indossare un abito di chiffon e non sfigura da nessuna parte.

Bene, adesso facciamola vivere nella realtà di tutti i giorni, e nella società così com'è. Nel lavoro va tutto bene, anzi benissimo. E' in gamba, efficiente, persino simpatica. Dopo averla sperimentata con una certa dose di diffidenza, gli uomini l'hanno accettata per quel che vale. E poi, cosa bella e apprezzabile, la trattano come una di loro, non necessariamente come una donna alla quale far la corte e da guardare con ironia. 

Ma poi il lavoro finisce e nell'equa distribuzione del tempo , dei suoi giorni e delle sue notti, ne ha di ore da passare questa donna. Vediamo cosa succede.

Quasi sempre ci sono le giornate buone, quelle nelle quali andare a casa, riordinare  abiti e cose, riti tranquilli. Un pò di cena, qualche giornale arretrato, un pò di musica, un bagno, una telefonata e poi a dormire. La settimana è faticosa e poi lei non ama la mondanità e le uscite a tutti i costi.

Ma questa donna non è un robot, ha sangue, carne, vita. A volte va avanti così per mesi, poi sente che le manca qualcosa, ma sopratutto non sa più dove mettere i suoi gesti. Il bisogno di comunicare, di fare e ricevere una carezza, la voglia di un sorriso.

Ma come si dirà, in un quadro del genere manca il maschio? Un uomo deve averlo per forza! Ma quale? Quello delle riviste di carta patinata? che la porta a cena, al we, e la copre di premure? No, la realtà è diversa, più cruda, più dura.

Per questa donna per come l'abbiamo descritta, di rado c'è "l'uomo", ci sono "gli uomini". Lei questo non lo ha voluto, lo ha imparato sulla sua pelle. Ha amato un uomo per anni, poi è andata male. non è stata colpa di nessuno dei due, sono stati leali. 

C'era stato un periodo, forse tre o quattro mesi, in cui lei frastornata , senza neppure rendersi conto di cosa stava facendo, teneva in piedi tre o quattro "storie".Ma a un certo punto, sgomenta, si era accorta che non erano affatto storie...Erano uomini che le dicevano cose bellissime per stare con lei, che le offrivano notti d'amore (a domicilio chiaramente) da cui usciva stanca morta per tutto il giorno dopo, ma in realtà la lasciavano più sola di prima.

Ciò perchè si era accorta che se voleva fare un piccolo viaggio era sola, se voleva andare al cinema era sola, se una sera sentiva una gran voglia di compagnia, proprio quella sera era sola. Loro,in genere, erano tutti legati ad altre donne, chiaramente in crisi, che in lei, donna meravigliosa, autonoma, intelligente e comprensiva, avevano trovato il rifugio, l'isola. Loro, in quei momenti non c'erano, erano altrove, in quelle loro vite mediocri nelle quali, tutto sommato , si trovavano bene. 

E questa creatura così invidiabile a un certo punto si accorge che sta perdendo l'equilibrio. ASpetta il trillo del telefono e quando finalmente suona, non riesce a vincere la delusione di sentire quell'anima che le pone i suoi mille problemi. Ma viene il giorno che il telefono non diventa soltanto una delusione, ma una tentazione. E' lei a chiamare loro... ma di colpo si trova calata nella parte dell'ambigua, tradizionale sensazione della donna che cerca l'uomo..e allora le sembra di parlare con dei fantasmi, degli sconosciuti.

Ma allora è meglio lasciarli! Incomincia una lotta spietata contro la realtà. Liquida i vari M., L., S., A., (ai quali tenta ancora di spiegarsi nella speranza di recuperare un'amicizia ma che non la capiscono affatto , feriti nell'orgoglio di maschi abbandonati la feriscono "tu non sei fatta per stare con un uomo", oppure "tu sei troppo autonoma"), e ricomincia ad andare in cerca dell'equilibrio perduto.

C'è da stupirsi se un giorno, infinitamente stanca dell'opaca sensazione del deja vu, comincerà a farsi frullare in testa strani pensieri... chissà se troverò un uomo appena appena, potrei pure accettare di diventare la metà di una coppia... no, anzi,  mi sposerò..

Abbiamo fatto un quadro troppo triste, troppo cinico? Abbiamo descritto una situazione al limite? A noi non sembra. Piuttosto un flash di realtà che vorremmo facesse riflettere quelle "mogli" che si portano dietro la scontentezza come un vestito vecchio, credendo che vite opposte alle loro siano il paradiso.

Augurandoci che qualcosa cambi, perchè vivere in due non dev'essere "l'ultima spiaggia" cui approdare per starsene in pace, ma un atto di scelta per essere felici felici in due, forse non con la stessa intensità, ma senza alcun dubbio, allo stesso modo.  

p.s. Mi scuso se trascrivendo questo articolo tocco le corde di qualcuno, c'è sempre una storia che si riconosce nella storia. A tutte le donne. Naturalmente anche a te, Marion.

    

 
 
 

Delle riforme e dei punti.

Post n°868 pubblicato il 14 Aprile 2010 da MARIONeDAMIEL
 


Lo faccio ogni anno.

No perchè UNO dice, ora cosa faccio nei restanti tre anni di governo? Qualcosa dovrò pur fare... finora la propaganda è servita, tutti stringono la cinghia ma sono contenti che la crisi sta passando seppur c'è mai stata....

...tutti parlano da anni di queste benedette riforme, bisognerà pur mettere sul fuoco qualcosa sennò questi si svegliano e non riesco nemmeno a fare il legittimo impedimento con legge costituzionale....

La cosa strabiliante giunti a questo punto, è capire da dove è uscita questa storia del presidenzialismo. Ovvero, LUI lo capisce benissimo.... ma noi.

Cioè è come se LUI domani dicesse a un congresso ics-ipsilon (da leggere col tipico accento milanese): "Da domani, si va tutti in giro con le mutande verdi"

E tutti a dire, bè, però io preferirei verdi a strisce, io a pallini verdi, io verde lega, io verde pisello e così via.

Ovvero : ma che cavolo gli stiamo a rispondere sulla riforma del presidenzialismo del cazzo? Non basterebbe dirgli chiaro e tondo LE MUTANDE VERDI NON ESISTE AL MONDO CHE CE LE METTIAMO!

E in attesa che qualcuno si decida a farsi venire un'idea per toglierci dalla mente la terrificante prospettiva di lui come presidente e Bossi come capo del prossimo governo, nonchè magari della MIA banca che anche se non c'ho niente NON LO VOGLIO, la storia dei punti.

Non capisco perchè mi ostino a prendere quei cavolo di punti che mi danno per ogni spesa nel negozio sotto casa. Alla fine dell'anno li incollo diligentemente sul raccoglitore , scelgo il "premio" , (un'altra pentola mà?) , e poi MI SCORDO di consegnarlo entro il termine previsto al negozio, lo faccio ogni anno, che palle!

Almeno le rane NON mi avessero impedito di comprare quel bellissimo servizio di tazzine da caffè viola alla fiera di Udine l'altro giorno... "Mamma, no! Altre tazzine? Vieni subito via da lì!"
Mi sta qui.... E ora sono senza tazzine e senza regalo. Palle.

Notte, Marion.... 

 

 
 
 
 
 

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SIBILLA ALERAMO

"Mi pareva strano, inconcepibile, che le persone colte dessero così poca importanza al problema sociale dell'amore. Non già che gli uomini non fossero preoccupati della donna; al contrario, questa pareva la preoccupazione principale o quasi. Poeti e romanzieri continuavano a rifare il duetto e il terzetto eterni, con complicazioni sentimentali e pervensioni sensuali. Nessuno però aveva saputo creare una grande figura di donna."

 

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