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Messaggi del 05/05/2006

Post N° 204

Post n°204 pubblicato il 05 Maggio 2006 da MARIONeDAMIEL
 
Foto di MARIONeDAMIEL

Alle ore 21,06 di giovedì 6 maggio 1976, un terremoto di eccezionale intensità ha sconvolto il Friuli.

Quasi mille vittime e migliaia i feriti. Numerosi comuni, per un raggio di 60 km dall'epicentro, sono stati investiti dal sisma.

La scossa è durata 50 secondi. Questo breve, ma lunghissimo lasso di tempo è stato sufficiente per causare gravi danni alle abitazioni e alle infrastrutture.

L'epicentro è stato localizzato presso Tolmezzo, a otto chilometri a nord di Carnia sul Tagliamento. Il sisma è stato stimato dell'ottavo/decimo grado della scala Mercalli. La forza devastatrice ha interessato i comuni di: Maiano, Buia, Gemona, Osoppo, Magnano, Artegna, Colloredo, Tarcento, Forgaria, Vito d'Asio e molti altri paesi della pedemontana. 

La notte del 6 maggio è stata la prima di molte notti all'aperto per i friulani. Le scosse dureranno fino al settembre successivo.
Nei giorni seguenti mentre arrivano da tutta Italia i soccorsi. Si fa un primo bilancio del catastrofico evento.
 
Mai come in questa occasione si potè conoscere il carattere forte e la grande dignità del popolo friulano, al di là del grande dolore per la perdita di tutto, solo dopo pochi giorni dalla catastrofe, mentre ancora si cercavano sopravvissuti sotto le macerie e si dava sepoltura ai morti, già si pensava alla ricostruzione.

Si rimuovevano calcinacci, si sgombravano strade, ci si occupava addirittura dei campi.

Un popolo abituato da sempre alle calamità, pensava a rimettere a posto quel che si può: "di bessoi", cioè da sé, da soli.

Non per sfiducia verso la solidarietà degli altri, ma per una radicata dignità che non lascia spazio ai piagnistei. I danni alle industrie presenti sul territorio provocheranno 5.000 disoccupati. Le prefetture di Udine e Pordenone si trasformano in basi operative per coordinare gli interventi.

Il 7 maggio si fa una stima delle perdite in vite umane, sarebbero accertati fino ad allora: 584 morti e quasi mille i feriti. Il presidente della Repubblica Leone fa visita alle popolazioni ed ascolta commosso i racconti dei sopravvissuti. Anche il ministro degli interni Cossiga con il ministro dell'istruzione Malfatti si recano sul posto. Nelson Rockefeller, vicepresidente degli Stati Uniti, dopo la visita ai paesi disastrati annuncia lo stanziamento di 21 miliardi per aiutare le popolazioni colpite. L'8 maggio si reca in visita il Presidente del Consiglio On. Moro insieme al Commissario Straordinario del Governo Zamberletti. Tornano i friulani emigrati: dalla Svizzera dall'Austria, dal Belgio, Germania e Francia.

Tutti per ricostruire il Friuli devastato. Dopo soli pochi giorni la macchina della solidarietà è già in movimento. A fianco dei nostri soldati anche militari austriaci, canadesi, tedeschi, americani, francesi hanno già montato 1.450 tende. Dall'estero arrivano numerosi aiuti. Per via aerea giungono 6.000 tende. Ospedali da campo, cucine militari, materiali e generi di conforto sono scaricati dalle navi attraccate nel porto di Trieste. Si spargono disinfettanti per evitare epidemie, la temperatura si aggira intorno ai 34 gradi e molte salme sono ancora insepolte. Quattro giovani vengono colti a compiere atti di sciacallaggio. Vengono processati sul posto e condannati in modo esemplare.

Visita le zone colpite il presidente di Confindustria Agnelli che decreta: "Prima le aziende e poi le case" . Sottolineando come sia urgente soprattutto il riassetto industriale della regione. Il 13 maggio il tempo diventa inclemente. I Friulani sotto le tendopoli, incredibilmente istallate sotto il livello del suolo, si ritrovano con l'acqua alle caviglie. Il vento che soffia a 90 km orari porta via numerose tende. Tarvisio viene investita da una nevicata. Si pensa all'inverno successivo e quello che sarà quando la neve e i primi freddi faranno la loro comparsa di lì a pochi mesi.

I friulani si oppongono alle demolizioni indiscriminate e vogliono recuperare quello che è possibile, per ricostruire più in fretta possibile. Vengono stanziati dalla Commissione Bilancio del Senato, 400 miliardi da erogare in vent'anni. Iniziano le inchieste sui crolli delle abitazioni più recenti. Il rumore delle ruspe è incessante, si scava nella speranza di trovare superstiti. Il 19 maggio il bilancio dei morti sale a 926.

La pioggia rende impraticabili le strade di montagna e alcuni paesi sono isolati. L'opera di ricostruzione prosegue incessante, si pensa alla ripresa industriale, al turismo, Il consorzio pedemontano per l'Alto Friuli presenta un piano di ripresa industriale per le aziende di Rivoli di Osoppo. Anche nelle località turistiche tutto dovrebbe tornare a funzionare a pieno ritmo visto l'arrivo imminente dell'estate.

È evidente la voglia di risollevarsi presto, di avere un incentivo per ricominciare. L'11 settembre la terra trema di nuovo: due scosse alle 18:31 e alle 18:40 superano 7,5 e 8 gradi della scala Mercalli. A Gemona crolla gran parte del centro storico che aveva resistito alle scosse di quattro mesi prima. Seguono altre 11 scosse, di nuovo crolli feriti, e il terrore della gente. Nei giorni seguenti altre scosse tra il sesto e decimo grado. Si presenta di nuovo l'emergenza. Il governo stanzia 160 miliardi che saranno reperiti dall'aumento sulle tasse dei veicoli e l'aumento di 50 £. Sulla schedina del totocalcio. È data ampia delega al commissario Zamberletti per l'assistenza ai terremotati.

Fondamentale, nel terremoto del Friuli Venezia Giulia fu la mobilitazione dei radioamatori che coordinarono le comunicazioni tra le varie prefetture e svolsero in tempo reale compiti di coordinamento degli aiuti. Fu proprio la tragica esperienza del terremoto del Friuli che si cominciò a parlare di emergenza. E proprio il termine "EMERGENZA" divenne di uso corrente nei termini di: "dichiarazione di stato di emergenza" che facesse scattare l'immediato intervento del Dipartimento di Protezione Civile.

Molti scienziati levarono la loro voce a proposito del terremoto con pareri spesso discordanti, a volte catastrofici a volte minimizzanti. Ci si chiese se si fosse potuto evitare la catastrofe. E per questa realtà si reputò necessario affiancare al Dipartimento della Protezione Civile il sostegno scientifico. Si istituì così il "Comitato Grandi Rischi" che supportò il lavoro della Protezione Civile con la prevenzione e lo studio degli eventi.

 
 
 
 
 

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SIBILLA ALERAMO

"Mi pareva strano, inconcepibile, che le persone colte dessero così poca importanza al problema sociale dell'amore. Non già che gli uomini non fossero preoccupati della donna; al contrario, questa pareva la preoccupazione principale o quasi. Poeti e romanzieri continuavano a rifare il duetto e il terzetto eterni, con complicazioni sentimentali e pervensioni sensuali. Nessuno però aveva saputo creare una grande figura di donna."

 

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