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Messaggi del 19/04/2010

Però. Tre o quattro eruzioni così e magari ci estinguiamo come i dinosauri....

Post n°869 pubblicato il 19 Aprile 2010 da MARIONeDAMIEL
 

Lei vive sola e libera.
(Da un articolo pubblicato su Duepiù, Franca Romè, 1974. Un libercolo trovato tra i libri di mio padre).

Una sottile invidia serpeggia sovente intorno a quelle creature privilegiate da parte delle "mogli", delle incastrate per eccellenza. Quelle che gemono per i malumori del marito, per le costrizioni degli orari, gli obblighi verso i figli. Quelle donne, insomma, per le quali liberarsi una volta per tutte dalla routine quotidiana sembra la chiave per aprire la porta magica della felicità. Nell'incoerente proiezione di desideri frustrati la coniugata-casalinga spesso sogna a occhi aperti del paradiso in cui si muove una donna che vive sola: possiede il gran bene dell'indipendenza. Può fare ciò che vuole di sè, del suo tempo, del suo denaro e quello che più conta, del suo corpo, senza dover rendere conto a nessuno, senza sentirsi in colpa. Insomma una meraviglia.

Allora rovesciamo la medaglia e rispondiamo a queste mogli,regine di piccoli castelli tutto sommato ancora protetti da un bel ponte levatoio che a sera, si solleva e protegge.

Una donna sola. Dove vogliamo situarla? In una condizione ottimale? Bene, diamole un'età magnifica, trentacinque anni, ad esempio. Mettiamola in un lavoro di prestigio, relazioni pubbliche, diciamo. Facciamola anche bella, ma non in senso tradizionale, lei è un tipo. Aggiungiamo che si porta dietro quel certo non so che, quel sexi naturale che piace tanto agli uomini (ma che lei non fa niente per mettere in mostra). In più vive sola, in un confortevole appartamento. E' brava in casa, cucina, lava, stira, ecc. Risparmia anche. Legge e ha studiato. Ama la musica e i viaggi. Però se è il caso, si infila un paio di pantaloni vecchi e dipinge i muri di casa, o al contrario, sa indossare un abito di chiffon e non sfigura da nessuna parte.

Bene, adesso facciamola vivere nella realtà di tutti i giorni, e nella società così com'è. Nel lavoro va tutto bene, anzi benissimo. E' in gamba, efficiente, persino simpatica. Dopo averla sperimentata con una certa dose di diffidenza, gli uomini l'hanno accettata per quel che vale. E poi, cosa bella e apprezzabile, la trattano come una di loro, non necessariamente come una donna alla quale far la corte e da guardare con ironia. 

Ma poi il lavoro finisce e nell'equa distribuzione del tempo , dei suoi giorni e delle sue notti, ne ha di ore da passare questa donna. Vediamo cosa succede.

Quasi sempre ci sono le giornate buone, quelle nelle quali andare a casa, riordinare  abiti e cose, riti tranquilli. Un pò di cena, qualche giornale arretrato, un pò di musica, un bagno, una telefonata e poi a dormire. La settimana è faticosa e poi lei non ama la mondanità e le uscite a tutti i costi.

Ma questa donna non è un robot, ha sangue, carne, vita. A volte va avanti così per mesi, poi sente che le manca qualcosa, ma sopratutto non sa più dove mettere i suoi gesti. Il bisogno di comunicare, di fare e ricevere una carezza, la voglia di un sorriso.

Ma come si dirà, in un quadro del genere manca il maschio? Un uomo deve averlo per forza! Ma quale? Quello delle riviste di carta patinata? che la porta a cena, al we, e la copre di premure? No, la realtà è diversa, più cruda, più dura.

Per questa donna per come l'abbiamo descritta, di rado c'è "l'uomo", ci sono "gli uomini". Lei questo non lo ha voluto, lo ha imparato sulla sua pelle. Ha amato un uomo per anni, poi è andata male. non è stata colpa di nessuno dei due, sono stati leali. 

C'era stato un periodo, forse tre o quattro mesi, in cui lei frastornata , senza neppure rendersi conto di cosa stava facendo, teneva in piedi tre o quattro "storie".Ma a un certo punto, sgomenta, si era accorta che non erano affatto storie...Erano uomini che le dicevano cose bellissime per stare con lei, che le offrivano notti d'amore (a domicilio chiaramente) da cui usciva stanca morta per tutto il giorno dopo, ma in realtà la lasciavano più sola di prima.

Ciò perchè si era accorta che se voleva fare un piccolo viaggio era sola, se voleva andare al cinema era sola, se una sera sentiva una gran voglia di compagnia, proprio quella sera era sola. Loro,in genere, erano tutti legati ad altre donne, chiaramente in crisi, che in lei, donna meravigliosa, autonoma, intelligente e comprensiva, avevano trovato il rifugio, l'isola. Loro, in quei momenti non c'erano, erano altrove, in quelle loro vite mediocri nelle quali, tutto sommato , si trovavano bene. 

E questa creatura così invidiabile a un certo punto si accorge che sta perdendo l'equilibrio. ASpetta il trillo del telefono e quando finalmente suona, non riesce a vincere la delusione di sentire quell'anima che le pone i suoi mille problemi. Ma viene il giorno che il telefono non diventa soltanto una delusione, ma una tentazione. E' lei a chiamare loro... ma di colpo si trova calata nella parte dell'ambigua, tradizionale sensazione della donna che cerca l'uomo..e allora le sembra di parlare con dei fantasmi, degli sconosciuti.

Ma allora è meglio lasciarli! Incomincia una lotta spietata contro la realtà. Liquida i vari M., L., S., A., (ai quali tenta ancora di spiegarsi nella speranza di recuperare un'amicizia ma che non la capiscono affatto , feriti nell'orgoglio di maschi abbandonati la feriscono "tu non sei fatta per stare con un uomo", oppure "tu sei troppo autonoma"), e ricomincia ad andare in cerca dell'equilibrio perduto.

C'è da stupirsi se un giorno, infinitamente stanca dell'opaca sensazione del deja vu, comincerà a farsi frullare in testa strani pensieri... chissà se troverò un uomo appena appena, potrei pure accettare di diventare la metà di una coppia... no, anzi,  mi sposerò..

Abbiamo fatto un quadro troppo triste, troppo cinico? Abbiamo descritto una situazione al limite? A noi non sembra. Piuttosto un flash di realtà che vorremmo facesse riflettere quelle "mogli" che si portano dietro la scontentezza come un vestito vecchio, credendo che vite opposte alle loro siano il paradiso.

Augurandoci che qualcosa cambi, perchè vivere in due non dev'essere "l'ultima spiaggia" cui approdare per starsene in pace, ma un atto di scelta per essere felici felici in due, forse non con la stessa intensità, ma senza alcun dubbio, allo stesso modo.  

p.s. Mi scuso se trascrivendo questo articolo tocco le corde di qualcuno, c'è sempre una storia che si riconosce nella storia. A tutte le donne. Naturalmente anche a te, Marion.

    

 
 
 
 
 

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SIBILLA ALERAMO

"Mi pareva strano, inconcepibile, che le persone colte dessero così poca importanza al problema sociale dell'amore. Non già che gli uomini non fossero preoccupati della donna; al contrario, questa pareva la preoccupazione principale o quasi. Poeti e romanzieri continuavano a rifare il duetto e il terzetto eterni, con complicazioni sentimentali e pervensioni sensuali. Nessuno però aveva saputo creare una grande figura di donna."

 

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