30\03\2019

Sono uno dei segmenti della ruota,uno degli aspetti di una forza unica impegnata nella molteplicità delle cose.Sono cessate le avventure temerarie della giovinezza e l’urgenza di godere il tempo che passa.A torto o a ragione quasi sempre l’umanità ha concepito il suo dio in termini di provvidenza.Più lo stato si sviluppa serrando l’uomo nelle sue maglie fredde e rigorose,più la fiducia umana aspira a collocare al polo estremo di questa interminabile catena l’immagine adorata di un dio protettore.Riti solenni non fanno che simboleggiare gli avvenimenti dell’esistenza umana ma il simbolo va oltre l’atto spiega ciascuno dei nostri gesti in termini di meccanica eterna che conduce alle certezze più banali e in questo risiede la sua profondità.Sento le dissonanze rivolgersi in accordo ,con la mia esistenza completo il mondo di dolore ed errore,perseguo la sorte quel vago tracciato al quale un occhio poco esercitato attribuisce tante imperfezioni ma che scintilla come una scia del cielo.Viviamo in un mondo dove tutto è turbine di forze,danza di atomi,dove tutto si trova contemporaneamente in alto e in basso,al centro e alla periferia,dove un punto fisso è contemporaneamente anche in moto.

28\03\2019

Gli umidi soli di cieli turbati hanno per il mio spirito l’incanto misterioso dei tuoi occhi traditori splendenti tra le lacrime.Laggiù tutto è ordine ,bellezza e calma.Mobili lucenti levigati dagli anni decorano la nostra stanza;fiori rari si mischiano ai loro profumi.Guardo sui canali dormire vascelli dall’umore vagabondo:è per assecondare ogni tuo minimo desiderio che vengono di capo al mondo.I soli declinanti rivestono i campi,i canali,l’intera città.Il mondo s’addormenta in una calda luce .Possiamo soffocare il rimorso che vive,si agita e si contorce nutrendosi di noi come il verme dei morti,come il bruco della quercia.In quale filtro,vino,tisana affogheremo questo vecchio nemico distruttore e ghiotto come la paziente formica .Dillo,bella strega,a questo spirito carico d’angoscia ,a questo moribondo schiacciato di ferite;dillo a questo agonizzante che già il lupo va fiutando e il corvo adocchia ,dillo a questo agonizzante che dispera d’avere una croce sulla tomba .Si può illuminare un cielo nero e fangoso?Si possono lacerare tenebre dense come la pece,sen’alba nè tramonti,senza astri nè lampi funerei?La speranza che brillava è spenta ,morta per sempre!Senza luna e senza raggi come trovare dove allogiano i martiri d’una strada sbagliata?Il diavolo ha spento la luce.

26\03\2019

Spesso in queste giornate perdute rimango a contemplare il riflesso del mio volto.Non ci capisco nulla di questo volto.Quelli degli altri hanno un senso ma non il mio;immagino sia brutto perchè me l’hanno detto,ma questo non mi tocca,però sono urtato che si possano attribuirgli qualità di questo genere come se si dicesse bello o brutto un pezzo di terra o un masso di roccia.Il mio sguardo scende lentamente ,con disgusto,su questa fronte,su queste guance:non incontra nulla di fermo,si arena.Evidentemente v’è un naso ,due occhi,una bocca  ma tutto ciò non ha senso,nemmeno espressione umana.Quando ero piccolo mia zia mi diceva :se ti guardi troppo allo specchio ci vedrai una scimmia;io devo essermici guardato anche più a lungo:ciò che vedo è ben al di sotto della scimmia,al confine col mondo vegetale ,al livello dei polipi.Vedo dei leggeri fremiti,vedo una carne scipita che si schiude e palpita con abbandono.Gli occhi,soprattutto,così da vicino sono orribili:sono vitrei,molli,ciechi,orlati di rosso e sembrano scaglie di pesce.

23\03\2019

Vedere una montagna mi rimescola .Oggi non vedo più nulla e la montagna è soltanto fatica .Ogni cosa che faccio è destino.Nè gli anni nè gli acciacchi mi spaventano ,vorrei cadere più in basso e perdere tutto:è la sorte comune.Val la pena di fare una cosa ch’era già come fatta quando ancora non c’ero?Quel che mi tocca nella vita è più crudele di un dio.Cercavo,come tutti,di far bene,di trovare nei giorni un bene ignoto che mi desse la sera un sollievo,la speranza che domani avrei fatto di più-Osai credere soltanto ai miei pensieri,agli istanti di tregua ,ai risvegli improvvisi.Non scampai a nessun agguato e così il destino mi compiva.Vorrei essere l’uomo più vile purchè quello che ho fatto l’avessi voluto,non subìto,non compiuto volendo fare altro.Ho vissuto la vita di tutti,sono stato giovane,ho veduto il mondo,riso,giocato,parlato,ora mi rimane soltanto l’orrore perenne di compiere proprio la cosa saputa:ho saputo sempre di agire come lo scoiattolo che crede d’inerpicarsi e fa soltanto girare la ruota della gabbia.Che dovrà dire un uomo vissuto sempre in un paese,in un mesteriere che fa ogni giorno un solo gesto,e ha i soliti figli,le solite feste e muore all’età di suo padre del solito male?So che anche il servo o l’idiota se conoscessero i loro giorni schiferebbero anche quel povero piacere che ci si trova.I disgraziati che hanno cercato il mio destino sono forse scampati al proprio? Mendicare o reganre che importa?! Vivi come vuoi la tua vita e lascia il resto a Dio.Non saprò mai se ciò che ho fatto l’ho voluto,ma certo la libera strada ha qualcosa di umano,di unicamente umano;nella sua solitudine tortuosa è come l’immagine di quel dolore che ci scava ,un dolore che è come un sollievo,come la pioggia dopo l’afa ,silenzioso e tranquillo pare che sgorghi dalle cose ,dal fondo del cuore.Questa stanchezza e questa pace dopo i clamori del destino sono forse l’unica cosa che è nostra davvero.Un giorno c’erano le voglie del cuore ,il sangue e i risvegli per uscire dal nulla .Anche il desiderio di scampare al destino è destino esso stesso.Non siamo noi che abbiamo fatto il nostro sangue ,tant’è saperlo e vivere franchi.Si può avere fortuna e non giungere mai alla meta.La montagna è per me un’altra infanzia :la fummo fatti quel che siamo.Altro è parlare altro è soffrire ,ma certo parlando si placa il cuore,parlare è come andare per le strade giorno e notte senza meta,si cerca una cosa e si trova tutt’altro,anche questo è destino:parlare ci aiuta a ritrovare noi stessi.Strana cosa che per capire il prossimo ci tocchi fuggirlo,i discorsi più veri sono quelli che facciamo per caso tra sconosciuti.

22\03\2019

Sono bruciato come un tizzo,ora sono meno del fumo che si è staccato dal fuoco e sono quasi il nulla così come lo sono le cose del mondo: il mattino,la sera,i paesi… nasciamo al nostro destino il mio era chiuso nel tizzone.Conobbi solo belve e mia madre,gli incontri furono con mostri e dei e solo la morte mi attendeva ,mai fui signore di me stesso.Nessuno sa cosa significhi sapere la propria vita bruciare con occhi che fissano il fuoco;sapere che il destino è incenerirsi misura quanto siamo cresciuti.Dovevo crescere cioè piangere e giocare,andare a caccia,vedere l’inverno e tutte le altre stagioni,esser uomo cioè sapere portare nel cuore il peso della sorte,sapere che lì sta la pena e che tutti sono un nemico.Siamo stranezze noi mortali,ci stupiamo di ciò che sappiamo,che un nemico non pesi ,sappiamo che è inaccettabile avere in mano la propria vita ma non si tradisce il compagno,ma la vita è nel tizzone e noi vi viviamo in mezzo riarsi.Guardo fissi gli occhi di mia madre ,so che invecchiano e muoiono così so di essere diventato uomo e ,sapendo di offenderli, li vado a cercare altrove vivi e veri e chi li porta sarà di nuovo una madre:così non si sfugge al destino che ci ha segnati alla nascita.Tutti attende una morte per la passione di qualcuno:far nascere non è che destinare a morire – amore e morte questo è il destino – e nella carne  e nel sangue di ognuno ruggerà sempre la madre. Ti parlo come a ombra ,fin che l’uomo non sa è coraggioso.Non sono vile se mi guardo intorno ,so tante cose adesso,ma non credo che lei sapesse degli occhi,non li sapeva: era quegli occhi.Nessun mortale riesce a pensare sua madre ragazza che visse a sazietà senza che avesse in pugno i suoi giorni.Qualcuno è riuscito,vilmente,a nascondere il capo e l’odio e la passione sono divampati nel suo cuore,in qualche sera della vita si è sentita riardere.Tutti ,quando sapete,conducete una vita di morti e sperate di avere fortuna:i vostri figli non nasceranno,il vostro letto è deserto,sarete un’ombra e il nulla.Ora la casa è vuota come quando annottava ,guardo il focolare e anch’io mi sono fatto cenere;vi conosco troppo per odiare e continuo a chiedermi perchè sono nato.Il peggio verrà,verrà il giorno che saremo cadaveri.Per tutti c’è un peggio e questo peggio viene per ultimo,viene dopo ogni cosa e tappa la bocca con un pugno di terra:non si può giocare il destino! La notte si beve ,la giornata è stata breve e gli anni non passano mai,così so cos’è la morte,viene un giorno e d’un tratto si capisce,si è dentro la morte:da allora si è uomini fatti.Non è buon guerriero chi non teme la morte.A che serve passare dei giorni se nonsi ricordano?Quando si è ragazzi non si ricorda niente,non si pensa da ragazzi.Ci sono giorni che devono ancora nascere e non vedremo,ma ne abbiamo veduti già molti e sono sufficienti per dire d’aver vissuto.Verrà il giorno che saremo cadaveri,che avremo tappata la bocca con un pugno di terra e nemmeno sapremo d’aver vissuto.Da ragazzi si è come immortali,si guarda e si ride ,non si sa la fatica il rimpianto ma un destino ci aspetta.Viviamo per finire la vita magari domani:lascia dire domani a Dio,solo per Dio quel che è stato sarà.Quel che è stato sarà ancora :tutto è ricordo.La ricchezza è uno straccio che si butta ,l’ombra accompagna la nube ,nessuno lo sa ma siamo solo ricordo per tutta la vita e tutta la vita è inverno.Non si sfugge alla sorte:meglio soffrire che non essere esistito,questa vita è fatta per vedere il peggio.

18\03\2019

Viviamo sciolti nel presente rinunciando a qualsiasi velleità di costruire o decostruire se stessi demolendo,deliberatamente,l’idea di costruire qualcosa nella propria vita,per la propria vita.C’è una fanatica attrazione per il cupio dissolvi,ognuno è inchiodato ai parametri di una realtà casuale,non scelta, si approda così all’idea che alla base di tutto vi sia il caos orrendo e primigenio; coloro che non formulano questa idea sono preda delle illusioni:ogni struttura d’ordine è uno stratagemma ,una costruzione artificiale prodotta dall’animale uomo cui è necessario credere in qualcosa per vivere:ogni progetto di dare senso al mondo manifesta la sua irreducibile arbitrarietà.Sofferenza e morte restano non riscattate da alcuna remunerazione metafisica ,nasce così un senso di pietà per la vita,pietà che trova le sue radici nel comune destino di degradazione di tutte le cose;ne scaturisce una mancanza di rispetto per la vita  considerata una molto triste buffoneria ,risultato di fragili costruzioni illusorie:chi non si inganna non prova piacere per la vita ,ma la feroce irrisione del destino condanna l’uomo all’inganno.L’eroica discesa nel baratro dei conflitti dell’esistenza provoca l’acuta consapevolezza del dolore di vivere.Siamo ragni di una razza più nobile a cui serve un piccolo mondo per vivere,unideale,un sentimento,un’abitudine,senza tutto questo è impossibile vivere,senza tutto questo non rimane che voltare le spalle alla vita.C’è un’esigenza imprescindibile :liberare l’individuo dalle trappole della vita,risarcirlo del suo essere obbligato a vivere nel mondo,isolarlo dalla monotona successione di attimi opachi mettendolo di fronte alla vita nella sua totalità;tutto ciò si ottiene considerando la norma come ciò che è straordinario,centrale ciò che è marginale.Avanzare nella vita con la sicurezza del sonnanbulo,seguire la vove che vibra nella cavità della coscienza così si realizzano possibilità ritenute remote,desideri emarginati si spostano verso il centro proprio mentre la nostra vita abituale retrocede verso la sua periferia.L’ad-ventura,cioè il muoversi verso le cose future,è contenuta nel presente,nel fulmineo trascorrere delle esperienze e ciò che si dimostra estraneo è già in noi,anzi è noi,così si elimina l’esser pe sè dell’io e il ripiegarsi egoistico della volontà di vivere su se stessa.L’essenziale si annida nell’inessenziale così che il centro dei nostri interessi gravita nelle periferie della vita consueta.L’unico appagamento si incontra solo nell’ulteriorità che siamo ,nelle esperienze laterali,nelle possibilità insature che ci vengono incontro senza nessun ordine.Si aprono impreviste finestre di senso ritagliate nella realtà,ogni illusione diventa più vera di tutta la realtà che ci circonda ,illusioni che ci appaiono come meta di aspirazioni inestirpabili,estirpando così la sensazione di essere esiliati in questo mondo finendo per amare la via senza la meta e la meta senza la via.

14\03\2019

Guardo dall’alto la pianura e attendo la notte .Fingo di dormire e non tocco la sua mano come non si tocca la leonessa o l’acqua verde dello stagno.Nei suoi occhi c’è la bacca e la selva ,c’è l’urlo e la morte ,l’impetramento crudele.So il sangue sparso ,la carne dilaniata ,la terra vorace,la solitudine.La sua carezza è la carezza che si fa al cane.So cose terribili:il selvaggio e il divino cancellano l’uomo.Solo gli immortali sanno stare soli e tu non vuoi la solitudine.Ho chiesto per l’ultima volta di esserle sangue sparso innanzi,essere carne nella bocca del suo cane .Mi guarda, mi lascia solo sotto l’alba ,la luce del giorno mi ferisce gli occhi:tu non dovrai svegliarti mai mi ha detto.Il giorno che sarò sveglio veramente saprò perchè mi ha risparmiato il suo sorriso.Il divino e il terribile corrono sulla terra ;ella ha un sorriso che annienta ,ognuno ha il sonno che gli tocca e il mio sonno è infinito di voci e di grida ,di terra e di cielo,lo dormirò con coraggio ,non ho altro bene oltre una solitudine selvaggia che amo più di ogni altra cosa.La felicità raggiunta sta nel non svegliarsi più. Il mare è monotono,diventare un’onda che schiuma non mi basta.Credo che tutto finisca con l’ultimo salto,che il desiderio,l’inquietudine e il tumulto siano spenti.Tutto muore e rivive.Io vivo coi morti e fuggo sotto la luna che è inseguita da tutti i mortali.Spicco un salto per salvarmi così posso essere io,devo farlo,tanto mi dispiace essere mortale.Lascio i giorni,la montagna,i prati,lascio la terra per diventare schiuma d’onda,sono fatto anche per questo.So che a niente si sfugge ,la nostra vita è foglia e tronco,polla d’acqua.Gioco a sfiorare le cose ,non fuggo,muto:questo è il mio destino,un’onda mortale che non sa che cosa è sorridere.Sorridere è vivere come un’onda o una foglia accettando la sorte,è morire a una forma e rinascere a un’altra,è accettare se stessi e il proprio destino.La mia fuga è guardare nelle cose e farne un canto ,una parola.Il destino è gioia mentre il desiderio schianta e brucia come la serpe e come il vento.Non accetto il destino,lo sono,nessuno accetta il destino:sento un’inquietudine marina ,tutto si macera e ribolle senza posa ,anche ciò che è morto si dibatte inquieto.Questa vita incessante è monotona e triste,non c’è parola che ne dica il tedio.La felicità è risvegliarsi il mattino sopra uno scoglio e diventare una belva del mare,non sorridere più a nessuno,mentire a tutti ed essere così degni di vivere.C’è un’isola che non ho visto,quando sorge il mattino è la prima nel sole,inquieta e angosciosa  sorride da sola e tutto quello che si macera e dibatte nel mare è sua sostanza e suo respiro,tu vedi dunque…

13\03\2019

Tutto l’universo non è che un tessuto di illusioni ed errori;l’austerità,la rinuncia e la morte sono il solo mezzo per eludere questo flusso mutevole delle cose ,per superare il mondo dei sensi ,per raggiungere la sfera del divino che abita un firmamento immobile e vuoto;si giunge,così,in quello stadio in cui nulla ,all’infuori del corpo,ci separa da un dio intangibile senza sostanza nè forma al quale aspiriamo unirci.L’uomo superiore è l’uomo ebbro di rinuncia che respinge le cose,gli uomini e infine se stesso preferendo a tutto un centro invisibile e vuoto.Austerità,rinuncia,negazione sono ciò che dobbiamo assaporare per raggiungere una libertà sovrumana e vivere una vita pura,così dobbiamo essere grati solo alla rinuncia ,arrivando a ricusare addirittura la vita.Trovare un dio al di là dell’oceano di forme del mondo ,ridurre dio alle qualità di unico,intangibile,incorporeo nel momento in cui rinunciò a voler essere l’universo e rinunciò a volergli imprimere una forma ed un ordine diventando una forza unica impegnata a far ruotare la molteplicità delle cose con i gesti di una meccanica eterna.Rimango seduto con le braccia penzoloni oppure traccio qualche parola senza persuasione ,sbadiglio attendo che scenda la sera:quando sarà buio gli oggetti ed io usciremo dal limbo.Mi alzo,mi muovo in questa luce pallida ,la vedo cambiare sulle mie mani e sulle maniche della mia giacca ,non so dire quanto mi disgusti.Accendo la lampada sul tavolo magari la sua luce potrà combattere quella del giorno;ma no:la lampada fa una pozza pietosa tutt’intorno al suo piede.Spengo,mi alzo.Sul muro c’è un buco bianco,lo specchio.E’ una trappola.Esco di casa,inizio a camminare.La lunga salita sta per finire tra poco riuscirò ad affacciarmi in cima.Fa freddo,piove e tira vento ma già qualche ragazza sta ammainando i vestiti per splendere.Le notti tradiscono il profumo,la bellezza è una promessa di felicità.Ogni cosa è nel suo regno.Quando i miei occhi tirati come una calamita si volgono docilmente verso un punto indistinto guardo dentro me stesso;con stupore vedo un fuoco che ha bruciato l’infanzia ormai alleata con la maturità che come una nave che ha preso il largo galleggia con un rullio pigro,dolce e lento avanzando con aria placida e trionfante.

10\03\2019

Gli immortali sanno la strada della cappa del camino.Dormivo contro un tronco e mi svegliai sotto la luna  e la vidi che mi guardava con occhi obliqui,fermi e trasparenti,grandi dentro.Ero preso nel cerchio dei suoi occhi,mi salutò con un sorriso chiuso e dentro sbibottivo e rimase tra noi quello stupore;le venne poi un sorriso incredibile ,mortale.Lei era fiera e non aveva che quegli occhi;tu non dovrai svegliarti mai ,mi disse,lascia che tutto rimanga un sogno,verrò io a prenderti.Seguii la luna in tutte le forre ,nelle macchie,sulle vette.Tesi l’orecchio a quella voce un poco rauca,fredda e materna.Ogni brusio e ogni ombra mi arrestava ,poi venne la luce ,iniziammo la strada ma ero fatto per attendere la notte.Nel mio cervello passeggiava un gatto che miagolava con un timbro tenero e discreto.Una voce stillava nel mio intimo più tenebroso ,mi riempiva come un verso ritmato,mi rallegrava e addormentava i miei mali più crudeli,conteneva tutte le estasi ,per dire le più lunghe frasi non aveva bisogno di parole.Non tutto è perduto,la premurosa eccedenza del tempo va intesa come norma di natura:un cenno promette un dono desiderato.Sapere e non agire,agire anche sapendo,sapendo senza più voler sapere.Quante volte ci avvertono e non prestiamo orecchio andando verso il boia sorridendo.C’è questa pigrizia ,questa accidia ,un manto di neve che copre il primo germogliare della coscienza.Si mettono sul capo i veli della notte ma si cerca la luce del giorno;tutto è da schivare come una carogna guasta e c’è da nascodersi tra storpi e mendicanti in qualche angolo buio di lamenti.Siamo schiacciati dal peso di mille bestemmie .E’ sempre troppo presto o troppo tardi per quello che si vuole fare.Un sole freddo imbiancava la polvere dei vetri ,il cielo è pallido e velato di bianco,i rigagnoli sono gelati stamane.So già che la giornata è perduta ,non concluderò nulla di buono salvo,forse,a notte fatta.Il sole indora indora vagamente sudice brume biancastre sospese nell’aria,poi cola nella mia stanza pallidissimo e distende sul mio tavolo riflessi sbiaditi e falsi.Con un sole così la cosa migliore sarebbe andare a coricarsi.Mi piaceva tanto il cielo di ieri,un cielo chiuso,nero di pioggia che si spingeva contro i vetri.Oggi su tutto quello che mi piace cade una luce avara e ragionevole ma è un giorno perfetto per un ritorno in se stessi:questi freddi chiarori che il sole proietta  come un giudizio senza indulgenza entrano in me attraverso gli occhi,mi sento rischiarato dentro da una luce avvilente e raggiungo il supremo disgusto di me stesso.

06\03\2019

Ho conosciuto persone che furono molte cose in una,con ogni loro gesto,ogni pensiero che facevo le racchiudeva nel loro cielo,nella loro terra.Ricordi di giorni andati,giorni futuri che non saprò mai e certezze che non mi sarà dato di possedere.Questa persona è la belva,la cosa selvaggia,la natura che non mi è dato possedere e che non ha nome.Si direbbe che il suo sguardo è coperto di vapori,il suo occhio misterioso ora tenero,ora sognante o crudele riflette l’indolenza e il pallore del cielo.Ricordo i giorni bianchi,tiepidi,velati che scioglievano in lacrime i cuori stregati quando erano presi da un male sconosciuto che li torceva,i nervi troppo svegli si facevano gioco dello spirito assopito.Ognuno a turno porta il genetliaco il giorno dove muore la propria età.Porto la mia salma alla cruna dell’anno,cappio e strettoia,angina che mi allontana il sangue lasciandomi ghiacciato a tutela del gelo.Tu,mia salvezza,somigli agli splendidi orizzonti che accendono i soli delle stagioni brumose ,tu risplendi come un umido paesaggio infiammato da raggi cadenti da un cielo turbato.Adorerò anche la tua neve,le tue brine,saprò ricavare dall’implacabile tuo inverno piaceri più acuti del ghiaccio e del ferro.Mi fidavo di quel pericoloso amalgama di silenzio e di tumulto ma ero tanto indeciso da sembrare malsicuro.Le mie singolari discipline mentali mi autavano a captare un pensiero un pensiero sfuggente,imparavo a prevedere tutte le risposte.Detesto i vaniloqui nei quali ciascuno sa in anticipo che cederà o non cederà.La franchezza mi piace come mezzo per semplificare le cose e progredire così più in fretta:da una reciproca paura può nascere una guerra,nè ci si può irrigidire su un amor proprio idiota ,bisogna fare poche promesse per poterle mantenere.A volte è un bene non pensare a liberarmi così da questo dolore monotono,da questi borbottamenti.Annotta,compro delle castagne ,credo d’essere felice,quello che mi manca è la fermezza,la consistenza,tutto è leggero e trasparente nella mia vita,so che non combinerò nulla di buono:nulla è in armonia,niente si accorda,tutto sembra non riguardarmi;la questione posta in questo modo mi lascia del tutto freddo.In fondo che cos’è che cerco?Non lo so,so che comincio ad annoiarmi man mano che invecchio,sento che una lunga vita non è un valore.Io comincio a credere che non si possa provare niente,ci sono solo ipotesi oneste che però non spiegano i fatti e che hanno solo la funzione di integrare le mie cognizioni.I fatti si dispongono nell’ordine che io voglio dare loro,lenti,pigri,sgraziati e tutti mi fanno rimanere estraneo.Ho l’impressione di fare un lavoro di pura immaginazione senza contatti col mondo.