Alessandro, la gloria finisce in un bacio gay…

L’Occidente comincia con Alessandro Magno e finisce con lui. Fu lui il primo a demarcare i confini tra Oriente e Occidente, a combattere i persiani, a sentirsi erede di Achille che assedia con gli altri achei Troia, simbolo dell’Asia Minore. Fu lui il primo imperatore, il primo Caesar precursore dei cesari romani, a spingersi fino in India, a unificare gli occidenti, dalla Grecia a Roma, che si sottomise a lui e da lui apprese la vocazione imperiale. Fu lui, Alessandro dai capelli rossi e ricci come un Sinner dell’antichità, a segnare simbolicamente l’atto costitutivo dell’Occidente, la decisione di tagliare il nodo di Gordio, altrimenti insolubile da secoli. La supremazia dell’Occidente fu in quella decisione-recisione, il primato dell’agire sulla pazienza di sciogliere, l’azione risoluta che spezza la profezia oracolare e secolare legata a quel mitico nodo. Ne scrisse millenni dopo Carl Schmitt. Fu lui, Alessandro, a fondare l’egemonia, definito – come suo padre – Hegemon della Lega ellenica. Ma nell’Occidente contemporaneo, che è passato da Callistene e Plutarco a Netflix e al gay pride, Alessandro Magno è l’imperatore gay che ha una tresca col suo generale Efestione; del film resta per l’immaginario collettivo dello storytelling occidentale il loro bacio omosessuale. Qui finisce l’Occidente, nel politically correct, a cui seguirà qualche altro racconto su Alessandro l’Inclusivo, l’Accogliente coi migranti, che abbatte i confini perché sogna un mondo di eguali, senza frontiere, non solo sessuali. Eppure Alessandro era grande per ben altre, eccezionali imprese, senza precedenti nel mondo antico. Aveva vinto battaglie e conquistato terre lontane, in rapporto al suo tempo, aveva unificato sotto il suo scettro popoli e aveva fondato il primo impero d’Occidente. Alessandro il Macedone era grande perché aveva avuto come precettore il più grande filosofo della sua epoca, e non solo, il maestro di color che sanno, il grande Aristotele, che fu il suo primo spin doctor e influencer, altro che Fedez e Casalino. Alessandro bambino era già così risoluto e capace da domare il mitico cavallo Bucefalo, che lo accompagnò in tutte le sue battaglie per tutta la sua breve vita, e anche dopo, al suo funerale. Alessandro fu il primo uomo di potere che blandì un intellettuale e gli offri qualunque cosa per ingraziarselo e dargli un riconoscimento. Ma ebbe la sfortuna di incorrere in Diogene il cinico, che viveva come un cane e un barbone, per strada; e quando l’imperatore si parò davanti, e gli chiese cosa potesse fare per lui, la risposta del pezzente fu grandiosa: Scostati dal sole. Ossia l’intellettuale non chiedeva onori e ricchezze, ma che l’Imperatore lo lasciasse libero di godere la luce del sole, che non gli facesse ombra. La richiesta del filosofo fu di non frapporsi tra lui e la luce, il calore dei raggi, lo splendore della visione del mondo illuminato dal vero signore dell’universo. Fu la più grande lezione di libertà e umiltà di un filosofo, la fondazione del pensiero libero. E Alessandro, che si rivelò veramente grande, non si irritò per l’insolente risposta, come era nel suo temperamento irruento, e per il rifiuto che l’ultimo uomo, più povero e impotente della terra aveva opposto al primo, più grande e potente uomo del mondo. Ma commentò che se non fosse Alessandro avrebbe voluto essere Diogene. Una lezione che vale anche oggi, che il potere occidentale è alla frutta.   Ma di Alessandro oggi si racconta, si fanno le fiction, perché è considerato il precursore dell’amore gay, l’archetipo politico-militare dell’omosessuale; non solo i filosofi dell’antichità, ma anche i grandi condottieri, gli imperatori sono ormai riconosciuti solo se hanno qualcosa che sia woke, omo, al passo dei nostri giorni.  E poco importa aggiungere che Alessandro ebbe anche grandi amori etero, ebbe figli e ben tre matrimoni, pur essendo morto giovane, all’età di Cristo. Quel che importa sottolineare è che aveva una love story con Efestione, come si dice di Achille con Patroclo: quel che importa è ridurlo al nostro presente, alle sue ossessioni, ai suoi piccoli ma tenaci pregiudizi. Netflix, come già aveva fatto con Cleopatra, si inventa un Alessandro paladino e precursore Lgbt. E sforna un “Alexander: the making of a God” allineato ai più beceri conformismi woke dei nostri giorni. Il ministro della cultura del governo conservatore greco, Lisa Mendoni, oltre a sottolineare le numerose inesattezze storiche e la scarsa qualità della fiction, coglie il nodo “gordiano” della questione: non possiamo interpretare le pratiche e le persone di 24 secoli fa, applicando il nostro metro attuale. Quello è in effetti, al di là del feticismo lgbtq+, il problema: la riduzione di tutta la storia, nei suoi millenni, nelle sue grandezze e tragedie, al metro piccino dei nostri giorni; quello che viene chiamato presentismo o meglio egocentrismo del presente. Peccato che lo stesso governo conservatore greco si sia adeguato alla ventata woke introducendo i matrimoni omosessuali. Al di là delle possibili obiezioni, c’è un argomento preliminare: se la gente ha deciso di votare per un governo conservatore anziché progressista, è perché vuole vedere tutelati e difesi alcuni valori, alcune distinzioni e priorità, alcune salvaguardie, come per la famiglia naturale e tradizionale. Altrimenti voterebbe direttamente per i progressisti. Ma al cinema, a teatro, in tv, ormai è tutta un’orgia woke: del passato si parla solo se allude all’oggi, in modo correct. La storia dell’occidente finisce in un attimo fuggente…

Marcello Veneziani