Palazzo Reale di Milano ospita “Goya(1746-1828) .”La ribellione della ragione”

 

A Palazzo Reale di Milano una grande mostra racconta, attraverso dipinti, incisioni e matrici in rame, il mondo di Francisco Goya, la sua esperienza della Storia, la sua attitudine di artista, il suo pensiero e i suoi ideali, proponendo al visitatore le opere che meglio descrivono l’evoluzione artistica, attraverso una settantina di opere, “Goya. La ribellione della ragione” propone al visitatore dipinti del Maestro , che, nei luoghi esposti di solito non attirano molto, dovendo confrontarsi sempre con le opere celeberrime. Sono importanti incisioni che resero il pittore spagnolo maestro assoluto di quest’arte. Per la prima volta si potranno ammirare le lastre di rame post restauro, nei loro originari dettagli ritornati alla luce e a confronto diretto con le stampe.

I flagellanti

 I flagellanti.

Pittore della monarchia spagnola, artista colto e accademico, Francisco Josè de Goya y Lucientes (1746-1828) è stato uno dei grandi protagonisti dell’arte spagnola del XVIII e XIX secolo.
Dopo un percorso con opere legate ai temi tradizionali, cari alla committenza, la sua pittura si modificò per una lucida interpretazione etica e morale della società spagnola del tempo . Infatti lo portò alla critica del potere politico e religioso attraverso la satira sociale, alla rappresentazione di ogni crudeltà oltre la guerra e al sentimento di pietas verso gli emarginati, i poveri, i malati mentali. Come gli eventi storici modificavano la società, così la sua pittura diventava , attraverso le immagini, un nuovo linguaggio che travalicava le regole di ogni modello o imitazione per raccontare la realtà.
La pittura di Goya trasmigra dalla luce al buio, dalla pittura luminosa dei primi tempi alla “pinturas nigras”, una pittura della vecchiaia dai toni cupi, neri: quelli del suo corpo afflitto e del suo animo disilluso dalla Rivoluzione francese, da una società becera, che ritrae così satiricamente nei suoi Caprichos, dai disastri e dalle brutture che la guerra d’indipendenza spagnola segna sui corpi e nelle menti dei più deboli e degli emarginati sociali, come dipinti nei suoi quadri del ciclo “I disastri della guerra” o “Il Manicomio” o “Scena di inquisizione”.

La mostra enfatizza proprio il Goya diverso sia nel colore e le forme, una pittura che acquista un nuovo senso espressivo oltre il figurativo. Il colore diventa un elemento autonomo, non serve alla verosimiglianza del soggetto quanto piuttosto a dare la ‘sensazione del soggetto. Il suo nero non è necessariamente buio o male, non è negazione del colore, ma colore che esprime drammaticità. Praticamente inventa l’atmosfera del dipinto, un nuovo modo espressivo, imitato in seguito.

Questo passaggio diventerà fondamentale per la pittura dei posteri, e anche per questo Goya viene spesso considerato un artista-soglia tra due mondi. Le incisioni, soprattutto, hanno permesso a Goya di agire con quella libertà che non gli era concessa dai committenti delle opere di pittura -È alle incisioni Goya affida il suo pensiero intimo e libero, e a cui nel percorso di mostra viene data un’importanza speciale. Sebbene non manchino temi di costume, tuttavia, la maggior parte delle sue incisioni costituisce una critica, una ‘ribellione della ragione’ di fronte alla mancanza della ragione in ogni tipo di barbarie, un richiamo angosciato al ritorno dell’ordine della ragione

. L’allestimento a cura di Fabio Novembre, così come la videoinstallazione dedicata all’opera grafica di Goya, a cura di NEO (Narrative Environment Operas), sottolineano l’effetto luce/buio che è tratto distintivo dell’evoluzione artistica del pittore spagnolo.

capriccio Goya

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