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La speranza nell’attesa del CAOS - Siamo anelli aperti o chiusi di catene mai costruite. IinA_M@

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Messaggi di Settembre 2014

Il cavaliere del secchio

Post n°562 pubblicato il 30 Settembre 2014 da ITALIANOinATTESA
 

Il cavaliere del secchio  di Franz Kafka

 

Consumato tutto il carbone; vuoto il secchio; inutile la pala; la stufa che respira aria gelida; la stanza gonfia di gelo; davanti alla finestra, gli alberi rigidi nella brina; il cielo, uno scudo d’argento contro chi cerca da lui un aiuto. Devo procurarmi del carbone; non posso certo morire congelato; dietro di me la stufa impietosa, impietoso il cielo davanti a me; perciò devo andare al trotto in mezzo a loro, e nel frattempo, cercare aiuto dal carbonaio. Questi però è ormai indurito contro le mie solite preghiere; devo dimostrargli con chiarezza che non ho più neppure la più piccola particella di carbone, e che dunque lui rappresenta per me il sole nel firmamento. 

Devo arrivare come il mendicante intenzionato a morire sulla soglia rantolando di fame, e al quale perciò la cuoca si decide a lasciare i fondi dell’ultimo caffè; similmente il carbonaio, pur schiumante di rabbia, ma sotto il raggio del comandamento “Non uccidere!”, dovrà scaraventarmi nel secchio un’intera badilata. Già il mio decollo sarà decisivo; e dunque mi metto a cavalcare sul secchio.

Da cavaliere del secchio, la mano in alto sull’impugnatura, che è la briglia più semplice, scendo con difficoltà le curve della scala; quando però sono giù, il mio secchio allora sale splendido, splendido; i cammelli sdraiati bassi per terra, quando il bastone del padrone li incita, non si sollevano con maggiore eleganza.

Trottando a velocità adeguata percorro le strade congelate; spesso mi sollevo fino all’altezza del primo piano; non scendo mai fino alle porte d’ingresso.

E a straordinaria altezza mi libro sulle arcate della cantina del carbonaio, dove questi sta rannicchiato laggiù al suo tavolino scrivendo; per lasciar defluire l’eccessivo calore ha aperto la porta. “Carbonaio!” grido con voce arsa e arrochita dal freddo, avvolto dalle nuvole di vapore del mio respiro, “per favore carbonaio, dammi un po’ di carbone. Il mio secchio ormai è tanto vuoto che ci posso cavalcare sopra.

Sii buono. Appena posso te lo pago.”  Il carbonaio mette la mano all’orecchio.

Ho sentito bene?” chiede da sopra la spalla a sua moglie, che lavora a maglia vicino alla stufa, “ho sentito bene? Ci sono clienti.”  

“Io non sento proprio niente”, dice la donna, respirando tranquilla sopra i ferri, piacevolmente riscaldata sulla schiena.  

Oh sì”, grido io, “sono un cliente, un vecchio cliente, un cliente fedele, solamente, per il momento impossibilitato a pagare.”  

“Moglie”, dice il carbonaio, “è così, c’è proprio qualcuno; non posso ingannarmi fino a questo punto; dev’essere un vecchio, un vecchissimo cliente se sa toccarmi così profondamente il cuore.” 

“Che ti prende, marito?” chiede la donna, e riposandosi un attimo preme sul petto il suo lavoro a maglia, “non c’è proprio nessuno; il vicolo è vuoto; tutti i nostri clienti sono stati riforniti; potremmo anche chiudere il negozio per giorni interi e riposarci.” 

“Ma io sono qui, seduto sul secchio” grido, e lacrime insensibili di freddo mi velano lo sguardo, “per favore, guardate in su; mi troverete subito; vi prego, datemi una palata di carbone; e se me ne darete due, mi farete felice oltre misura. In fondo, tutti gli altri clienti sono riforniti.

Ah, se lo sentissi già risuonare nel secchio!” 

“Vengo”, dice il carbonaio e con le sue gambe corte vorrebbe già salire le scale della cantina, ma la moglie gli è già vicina, lo ferma prendendogli il braccio e dice: “Resta qui.

Se non la finisci con questa idea, salirò io stessa. Ricordati che tosse hai avuto stanotte. Per un affare, e per di più immaginario, dimentichi moglie e figli e metti in pericolo i tuoi polmoni. Vado io.”

“Allora però digli tutti i tipi di carbone che abbiamo in magazzino; io da sotto ti dirò i prezzi.”

“Va bene”, dice la moglie, e sale nel vicolo.

Naturalmente mi vede subito. “Signora carbonaia”, grido, “i miei saluti più devoti; solo una palata di carbone; subito qui nel secchio; me la porto a casa da solo; una palata del peggiore.

Naturalmente la pago a prezzo intero, non subito però, non subito.”

Che suono di campane, nelle due parole “non subito”, e come disorienta il loro mescolarsi con le campane serali che proprio ora cominciano a suonare dal vicino campanile. 

“Allora, cosa vuole?” grida il carbonaio.

Niente”, gli risponde la moglie, “non c’è nessuno; non vedo nessuno, non sento nessuno; solo hanno suonato le sei e noi chiudiamo il negozio.

Il freddo è terribile; c’è da prevedere che domani avremo molto lavoro.” 

Non vede niente e non sente niente; però scioglie il grembiule e agitandolo cerca di soffiarmi via.

Purtroppo ci riesce.

Il mio secchio ha tutti i vantaggi di qualsiasi buon animale da cavalcare; ma non ha capacità di resistenza; è troppo leggero; basta il grembiule di una donna per cacciarlo a gambe levate. 

Cattiva!” le grido dietro, mentre lei, voltandosi verso il negozio, agita la mano in aria un po’ sprezzante, un po’ soddisfatta di se stessa, “cattiva!

Ti ho chiesto una palata di carbone del peggiore e tu non me l’hai data.” E dicendo così salgo nelle regioni delle montagne di ghiaccio e mi perdo per non tornare mai più. 

[Prima versione: quaderno in ottavo B, fine dicembre 1916. Traduzione secondo l’edizione definitiva curata da Kafka e pubblicata sulla rivista Prager Presse, anno 1, n. 270, edizione del mattino del 25 dicembre 1921, supplemento natalizio, p. 22:]

 

 

Approfondimento

Franz Kafka Il cavaliere del secchio - Atlas

 

...riempiamo il secchio

...con un po' di fantasia

...con un po' di leggerezza

...con un po' di noi stessi.

 

Il mistero avvolge il racconto di Kafka, ma se si osservano i comportamenti dei personaggi ...primo fra tutti quello della moglie del carbonaio si riesce a trovar conferma che, forse,  un intero secolo e trascorso invano.

Come tanti altri secoli ...millenni e spazi illimitati secondo le nostre visioni.

Amen.

 
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Arcobaleno fluido

Post n°561 pubblicato il 26 Settembre 2014 da ITALIANOinATTESA
 

Eclisse fluido   

Rudyard Kipling scrisse che: 


tra la lucidità e la follia c’è solo una sottile linea rossa 

**********************************

...fluidificata:

contestualizzata:

...inquadrata:

...ammirata:

posizionata:

 

quando la linea rossa

si fa fluida

la follia si eleva lucidità

...a volte;

...

ed altre

la lucidità sprofonda in follia.

 

 

                                                                                                                         IinA_M@ ©

 
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Pasolini prossimo nostro

Post n°560 pubblicato il 19 Settembre 2014 da ITALIANOinATTESA
 

Può essere per il suo "bene"

per non restare ...in breve asfaltato.

 

Può essere per il "bene" di chi ritiene di possederlo

perchè questo, secondo lui, 

sarebbe la testimonianza del suo amore per la creatura:

Potere!

 

 

 

Nulla è più anarchico del potere, il potere fa praticamente ciò che vuole.

E ciò che il potere vuole è completamente arbitrario o dettato da sua necessità di carattere economico, che sfugge alle logiche razionali. 


Io detesto soprattutto il potere di oggi. 


Ognuno odia il potere che subisce, quindi odio con particolare veemenza il potere di questi giorni è un potere che manipola i corpi in un modo orribile, che non ha niente da invidiare alla manipolazione fatta da Himmler o da Hitler.
Li manipola trasformandone la coscienza, cioè nel modo peggiore, istituendo dei nuovi valori che sono dei valori alienanti e falsi, i valori del consumo, che compiono quello che Marx chiama un genocidio delle culture viventi, reali, precedenti. 
Sono caduti dei valori, e sono stati sostituiti con altri valori. 
Sono caduti dei modelli di comportamento e sono stati sostituiti da altri modelli di comportamento. 

Questa sostituzione non è stata voluta dalla gente, dal basso, ma sono stati imposti dal nuovo potere consumistico, cioè la nostra industria italiana pluri-nazionale e anche quella nazionale degli industrialotti, voleva che gli italiani consumassero in un certo modo, un certo tipo di merce, e per consumarlo dovevano realizzare un nuovo modello umano. Il regime è un regime democratico, però quella acculturazione, quella omologazione che il fascismo non è riuscito assolutamente ad ottenere, il potere di oggi, cioè il potere della civiltà dei consumi, invece riesce ad ottenere perfettamente, distruggendo le varie realtà particolari.


E questa cosa è avvenuta talmente rapidamente che noi non ce ne siamo resi conto. 
E’ avvenuto tutto in questi ultimi anni. 
E stato una specie di incubo, in cui abbiamo visto attorno a noi l’Italia distruggersi e sparire. 
Adesso risvegliandoci, forse, da questo incubo, e guardandoci intorno, ci accorgiamo che non c’è più niente da fare.

Pier Paolo Pasolini

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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Che tipo di italiano sei?

Che tipo di italiano sei? della serie "La democrazia oggi" nelle mani dell'Italiano medio e dei suoi sponsor:N.29
Post n°62 pubblicato il 17 Giugno 2009 da ITALIANOinATTESA
 
Che tipo di italiano sei?
Post n°282 pubblicato il 17 Marzo 2012 da ITALIANOinATTESA
 

 

CHE  TIPO  DI  ITALIANO  SEI?

Lasciati alla LIBERA confessione.

In che misura ti senti  Gnocco/a Allocco?

Prima di confessare è necessario vedere il video.

CLIKKA

http://www.cinemadipropaganda.it/search/record/743

I riferimenti ai participi passati (i partiti) sono occasionali e non devono condizionare la libera confessione:

 cioè c'è libera interpretazione.

del 1958?   del 1968?   del 1978?   del 1988?   del 1998?   del 2008? del 2012

 

                                    

 

...le confessioni di giugno 2009

 

 
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Riforma della Giustizia

Post n°558 pubblicato il 10 Settembre 2014 da ITALIANOinATTESA
 

Un tizio telefona all'ufficio del suo avvocato e dice:

"Vorrei parlare con l'avvocato".

La segretaria risponde: "Son desolata, ma l'avvocato e' morto la settimana scorsa".

Il giorno dopo il tizio richiama e fa la stessa domanda.

La segretaria risponde: "Come le ho gia' detto ieri, l'avvocato e' morto una settimana fa".

Il giorno seguente il tizio ritelefona allo studio e chiede ancora di parlare con l'avvocato.

La segretaria che ne ha abbastanza di questo tizio e le sue telefonate, gli dice: "Le ho gia' detto diverse volte che l'avvocato e' morto una settimana fa! Vuol dirmi perche' continua a telefonarmi?".

E lui: "Perche' la notizia mi fa enorme piacere"

 


 
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