12 giugno 2024

La vita diventa tollerabile solo quando cade la notte, quando la notte è dappertutto, è tutta tagliuzzata e la realtà si sgretola diventando una polvere pepata. Mi adagio in una immonda rassegnazione , ogni giorno maturo la mia marcescenza ,il vento fa calare le nuvole e fa sparire i giorni, nell’aria non c’è che una scintillante agonia e vapori danzanti. Mi impegno in disperanti occupazioni, sono seduto a forza in un pezzo di sole appena cascato giù. Guardo al mondo intero come a una specie di luna , vivo con formidabile rassegnazione , non mi chiedo perché sopporto il mondo, semplicemente lo odio. Raduno le mie incoerenze , spio il susseguirsi dei giorni che si offrono in pieno in una una luce senza scampo, entro troppo nel vivo dell’esistenza invece di scivolarci sopra. Sciabordo contro il destino con il rumore di un cicaleccio. Pezzi di notte diventano isterici, il cielo si pavoneggia di uno scarlatto delirante , il tramonto è un mostruoso assassino di sole i cui colori ricadono a brandelli.

07 giugno 2024

Ogni mia parola suona estranea , sembra lo scarabocchio di un folle. Mi nutro di cose innocenti, parlo solo per le mie orecchie. Insegno agli uomini a volare , mi rivolgo a tutti coloro per cui è pesante la terra e la vita: solo chi vuol divenire leggero ama se stesso!  Sopporto di rimanere presso me stesso, scavo una miniera dentro la mia anima, spero di venire perdonato se vivo che è ciò che mi è stato assegnato. Carico su di me parole e valori estranei così la vita mi sembra un deserto e un grave fardello. Per esistere imparo ad avere un guscio e una cecità intelligente; spesso la ragione mente a proposito dell’anima , sono nemico di tutto quanto è sangue e carne , non voglio abitare dove gli uomini sbavano e sputano, dove gli uomini si trasformano in bestie malvagie o cattivi domatori. Ho imparato l’arte di attendere me stesso, i miei occhi dilagano in remote lontananze, chiedo malvolentieri la strada preferisco perdermi da solo: ogni mio cammino è un interrogativo e alla fine mi accorgo che la strada per raggiungere la meta che mi sono prefisso non esiste.

05 giugno 2024

Torno a piangere in questi luoghi allora mi sforzo di allontanare la verità anche se non credo più alle parole ,non credo più a quello che provo. Ho chiuso ogni lato della mia esistenza , i muri di questa stanza sono delle bare, non mi resta che il passato. Il mio ruolo sulla terra è patire ,il mio è un pessimismo rassegnato e tragico, non ho che da espiare la mia indegnità. Anche morire è un lavoro, la terra dove mi metteranno a marcire è la stessa da cui viene il pane. Sono assorbito dai fanghi tenaci della vita, sono avvolto da tenebre indomabili. Mi arresto ai bordi dell’esistenza ,sono affascinato da solitudini inviolate e invaso da ogni tipo di marciume .Ho la incosciente pretesa di respirare eppure ne ho abbastanza della vita. La luce sfrigolante di questo tramonto mi abbaglia ,non faccio che ripetermi: fai in fretta a marcire! Ogni giorno sono punito perché oso esistere, ogni mattino mi avvolge lo sdegno per l’ennesimo risveglio. Pensare è assolutamente troppo per me ,la paura è la sola cosa di cui ho bisogno per cavarmi d’impiccio nella vita. Affogo in una nebbia pastosa ,sono un creatore di disillusioni, anelo ad una madida agonia. Contemplo la parte più spessa della notte così avverto tutte le complicità del silenzio.

31 maggio 2024

Abito in una pace ringhiosa, cerco a tentoni la felicità, il mondo intero mi insidia, faccio la manutenzione delle mie illusioni. Nella mia vita non c’è nessuno spazio per il dubbio ,tutta la mia anima è invasa di verità. Cerco di rallentare il tempo, la sua frenesia. Sto davanti alla mia esistenza come davanti a un mostro, non mi resta nessuna consolazione. Sono collocato nel fondo dell’ineffabile, la menzogna diventa la mia ragione d’essere. Ho perso la gioventù a colpi di goffaggini,sono diventato brado come un animale. Penso all’avvenire come ad una sorta di delirio, chioccia nella profondità del mondo l’angosciante futilità degli esseri umani. Mi sono fatto la mia provvista d’indifferenza ,ho gli occhi gonfi di tenebre. Il normale delirio del mondo non fa che crescere, la morte mi bracca quotidianamente ad essa mi avvicino con balzi inutili e sconnessi. Distruggo quel pò di fiato che mi resta, navigo in un ozio piscioso, nella mia carcassa rinsecchita non esiste un solo animo che non sia cattivo. Per vivere l’intelligenza è superflua ,è di disturbo, bastano le verità del cuore.

30 maggio 2024

Solitudine torno a te colmo di lacrime, ascolto un vento impetuoso, imparo il silenzio, galoppo verso la Verità. Mi infrango contro il silenzio così diventa tutto chiaro.L’Essere si dischiude e vuol diventare parola ma ogni discorso è vano: la miglior saggezza è tacere e passare oltre. Non sopporto più di respirare, solo mi consola stare in ascolto di questo beato silenzio. Tutto è logorato a forza di parole , il più grande pericolo è riempire il cuore di compassione ,per poter sopportare gli uomini devo misconoscere me stesso. Non riesco a redimermi da tutto ciò che è umano, attorno ai miei pensieri voglio alzare recinti, tutto proclama : tu devi scomparire ,allora sarei spregevole se continuassi a respirare. La saggezza fiorisce dal buio, essa non fa che sospirare: tutto è vano, vivendo non fai altro che ingoiare sputi velenosi, per questo sono stanco del mondo.

28 maggio 2024

Velato da un alone ondeggiante di brume torno al mio sgomento, gli alberi di questo giardino hanno l’ampiezza dolce e la forza dei grandi sogni. Le ombre della sera si radunano lentamente , ho la triste voglia di riempirmi di silenzio ,sono sventrato come un vecchio mistero, la miglior cosa che posso fare è uscire dal mondo. Mi chiedo se sto diventando un fantasma ,porto a spasso la mia condanna a morte , misuro la mia nausea stretto fra disperazione e speranza. Mi lascio sprofondare d’un sol colpo nell’abisso ,non cerco un altro me stesso. E’ arrivato il momento del mondo alla rovescia si tratta , allora, di evitare il grande squartamento. Tutto quello che mi interessa accade nell’ombra ,è difficile restare rigorosamente umani. Non so proprio dove prendere le lacrime , non credo all’avvenire vorrei solo che mi lasciassero marcire nella terra di questo cimitero. La mia coscienza è inaccessibile ai rimorsi,il tempo che passa non lavora per me . Sono allegramente rassegnato a crepare, marcirò grondante di vermi: il mio vero avvennire è ingrassare le zolle con la mia carne delusa. Questo mondo è solo un gran darsi da fare per fregare il prossimo; strappo agli anni la loro sporca vita, ho il meraviglioso diritto al mio pezzetto d’ombra sotto alberi che salgono al cielo per raggiungere la notte.

26 maggio 2024

Sto dalla parte della morte, vivo in un mondo di scimmie parlanti, la vita è una immensa universale presa in giro. Ogni uomo è un mio fratello di spavento: quanto tempo deve durare ancora il mio delirio perché mi fermi stremato? Se dovessi uscire dalla mia tomba al mondo non riuscirei a controllare la nausea e un inaudito fastidio. Sono fuoco e rumore, diventerò cenere e silenzio. Questa enorme notte fatta di una spessa oscurità mi fa esitare a vivere ancora, non mi resta che collaborare con la morte. Nel velluto del vivente niente arriva mai al dunque ,ogni giorno faccio finta che la vita continua. Trasporto sacchi riempiti di notte ,sono condannato ad una morte differita ,se parlassi dell’avvenire sarei un cialtrone è l’adesso che conta: invocare i posteri è parlare ai vermi. Non morirò all’ultimo momento ma sto morendo ogni giorno, ogni attimo. Mi aggrappo alla notte ,contemplo questo muro imbiancato di luna : è così difficile sbarazzarsi di se stesso. Potrei benissimo fare a meno di vivere, ogni slancio che fa il mio cuore mi è indigesto. Sono schiacciato da una sferza di emozioni, per essere dalla parte giusta della vita mi interesso delle cose dell’anima. Sto nella mia verità fino in fondo cioè so che la morte mi segue passo passo. L’esistenza è una agonia differita : non posso capire altro che questa verità assoluta. L’esistenza è una avventura profonda misticamente anatomica. Sul rovescio della vita mi coglie l’incantevole imboscata della morte. La vita è una cosa spaventosa anche quando è addomesticata, è attraversare una malinconica e fiduciosa inquietudine. La smania di vivere si contrappone alla tormentosa e implacabile ora della morte ,così piango a mio modo il tempo che passa.

23 maggio 2024

Non ho nulla da cercare ma tutto da perdere, attraverso la melma del mondo, sputo sui mei pensieri: qui è l’inferno per i grandi pensieri. I grandi sentimenti marciscono, la mia anima penzola come uno straccio sudicio dal quale esce uno schifoso liquame di parole. Piccole stelle mi benedicono, esse dispensano goccia a goccia la loro benigna saliva , il mio sangue scorre marcio,tiepido e schiumoso, intorno a me c’è un mondo fradicio,scellerato,buio,infrollito e ulceroso; il mondo è una palude dove gli uomini diventano rospi. Metto in guardia me stesso, grugnisco che dove non è più possibile amare bisogna passare oltre. Il mio cuore non è mai stato giovane , non ho miele di speranza nel mio alveare. sciamo ingobbito su piedi coraggiosi, striscio verso la mia croce , la solitudine mi ingoia essa è la mia patria. Ho per unici compagni i cadaveri di questo cimitero,prati multicolori rovinano il mio sguardo,incontro ogni giorno uomini che pregano ma che hanno un demonio dentro di sè perché ogni demonio dice: esiste un dio. Temo la luce ,essa non mi dona pace :debbo ficcare sempre più in fondo la mia testa nella notte e nelle nebbie. Le trappole per il mio cuore sono di nuovo apprestate ,ho lo stomaco rovinato da pasticceri devoti,essi stanno in agguato, predicano l’astuzia e si credono profondi. Imparo la paura ,predico la malinconia ,con foschi suoni risveglio cose antiche :spero di morire soffocato dalle risa.

21 maggio 2024

Vivo come un fiume che rifluisce alla sorgente, lo strepito del mio silenzio stende un manto sui miei pensieri, i miei occhi inceneriscono il mondo, la mia felicità non è una felicità di mosche essa spumeggia nella solitudine ,vado avanti guardando indietro. I discorsi degli uomini graffiano i miei orecchi come il gesso sulla lavagna ma sono maestro di rassegnazione , cuocio nella mia pentola qualunque casualità, il ticchettio del tempo mi manda in briciole, il Nulla è una ragnatela sulla quale mi impiglio, ogni mio volere si compie a metà ma solo se sono capace di volere posso amare me stesso, posso diventare il precursore di me stesso. Corro là dove il vento si ferma ,la mia felicità ride rannicchiata al sole di questo maligno mattino, il suo luminoso silenzio è l’origine di tutte le cose che danzano sulla mia esistenza. Precipito fin nel fondo di me stesso, precipito nella mia ultima volontà, nel profondo della mia celeste anima. Lascio che il caso mi travolga ,esso è innocente, sono intirizzito dal gelo della Verità, canto irridendo ogni compassione.

18 maggio 2024

Tutto è in cammino, ogni luce si fa inquieta. Ho imparato la solitudine così la mia vita diventa invincibile. Nella solitudine compio me stesso e sfuggo alla felicità offrendomi ad ogni infelicità. Il mio passato spacca i suoi sepolcri e certe sofferenze sepolte vive si risvegliano. Ogni mio pensiero mi azzanna e mi fa sanguinare l’anima. Non tremo più a navigare su mari insicuri, sto docile nel fondo dei miei dolori, mi getto in un baratro di luce : questa è la mia profondità. Tacendo annuncio la mia saggezza , si levano le piovigginose nebbie della costrizione e della assenza di scopo, la volontà mi vola nell’anima. Dico un “no” immenso ed illimitato a questi esseri a metà che giacciono in fondo ad un baratro senza cielo.Preferisco lo strepito e le imprecazioni temporalesche , sosto sotto una campana azzurra e restituisco senso a tutte le cose notando che non c’è una volontà eterna. Un germe di saggezza è sparso tra stella e stella mentre ogni cosa danza sui piedi del caso: così si fa profondo il mondo.