17 maggio 2024

Muoio perciò sono degno di morire, le mie parole più silenziose sono quelle che portano tempesta. Non vivo se non per me stesso, la mia più tenera mitezza deve diventare la durezza più dura. Per vedere molto non distolgo lo sguardo da me stesso, non c’è mostro che non mi sia venuto voglia di accarezzare così si rompe il ghiaccio intorno al mio cuore. Sono lieto alla luce del crepuscolo, i pensieri sono gocce di piombo nel mio cervello. Quando affondo la mia esistenza nella vita l’affondo nel dolore. Sopporto ogni pensiero abissale : ogni cosa giusta mente, anche la Verità è ricurva. L’eternità è alle mie spalle ,tutto è già esistito,ogni cosa eterna mi bisbiglia ironicamente, ride di me. Mi imbarco ogni giorno con vele ingegnose per mari inesplorati, mi circonfonde una tenebra che ride ,provo nostalgia per quel riso,tale nostalgia mi consuma: come sopporto di vivere ancora?

15 maggio 2024

Fuggo nella mia solitudine, non credo a dei che fanno un gran fracasso nel mondo, nessuna verità sta a fianco dell’Assoluto. Fuggo là dove l’aria è inclemente ,il mio prossimo sarà per me sempre una mosca velenosa. Scopro il falso così definisco il vero per elimininazione e purificazione. I miei occhi si smarriscono nel mondo, il profumo dei morti mi scioglie  di lacrime il cuore. Non riesco a pensare tutto l’Essere se il mio pensiero non sfocia nel Nulla, mi piego a tale Nulla così posso vivere decentemente. Il fondo della mia anima è un placido mare, abissale è la sua profondità. Volo nel futuro e un brivido d’orrore m’assale . Alla fine della notte la luna partorisce il sole e un altro giorno inizia. L’uomo è la malattia del mondo, verità è il suo latrato. Gli eventi più grandi non sono nelle ore fragorose bensì in quelle senza voce. L’uomo vuol essere la bestia più importante sulla terra ma tutto è vano, tutto è indifferente, tutto fu. L’eternità si fa polvere,divento guardiano di sepolcri, se c’è ancora il tempo non lo so. La vita mi irride con le sue angeliche smorfie, sono un frammento, un’orrida casualità. Per vivere devo avere la visione di ciò che necessariamente verrà. Ho dato a me stesso delle domande per risposta, passo in mezzo agli uomini come in mezzo a frammenti d’avvenire, non potrei sopportare d’essere uomo se non fossi un poeta.

13 maggio 2024

Getto le mie illusioni al di là di me stesso ,il mondo è un sogno di fronte al quale sono divinamente insoddisfatto. La perdita di me stesso è un piacere che mi inebria ,sono eternamente imperfetto, sono una eterna contraddizzione ,sono un misero frammento d’uomo. Mi sovrasta il Nulla Celeste : non ficcherò mai più la testa nella sabbia delle cose del cielo: solo una testa terrena può trovare il senso dell’esistenza. Non impedisco che il sublime si compia nella morte: nessuna vita è giustificata. Striscio nei meandri della mia anima , sono un cumulo di malattie e tormenti, la vita è pesante da portare. Sono come il bocciolo di una rosa che trema per il peso di una goccia di rugiada, ringrazio Dio che come tutte le cose finisco.Il mio oggi è la confutazione del mio ieri, abito vicino alle nubi e aspetto il fulmine.La mia anima ha sete di stelle , sconsacro le mie speranze , predico di abbandonare la vita ,la vita va confutata ,è folle chi desidera rimanere in vita: da me stesso devo levarmi dai piedi.Non credo alla vita ,non mi abbandono a nessun suo istante , il significato del mio qui e ora si perde nelle nebbie del tempo. Supero me stesso ,mi immergo nella vertigine, nel vuoto, nel nulla ,chiamo vita il lento suicidio dell’esistenza. La mia vita inizia là dove finisce il profumo di mari silenziosi, fingo d’essere seduto in un trono che si chiama felicità.

10 maggio 2024

Percorro il cammino dall’uomo al verme: tramonto, sono soltanto un’ibrida disarmonia che oscilla tra il sasso e uno spettro, rimango fedele alla polvere e apprezzo le viscere dell’imperscrutabile. Sono un fiume immondo, la massima esperienza che vivo è l’ora del grande disprezzo, l’ora in cui mi fa schifo anche la mia felicità, in cui mi fa schifo la mia ragione e la mia virtù. La felicità non può giustificare la mia esistenza , la mia vita è un cammino sopra l’abisso, è un periglioso guardarsi indietro, è un rabbrividire e un fermarsi. La mia grandezza sta nel fatto di non avere uno scopo ma di essere un tramonto: io non so vivere se non tramontando. Non sono capace di trovare una ragione alla mie esistenza ,sono capace solo di provare disprezzo per me stesso perciò non posso che volere il mio tramonto: questa è la mia principale virtù. Faccio del mio tramonto il mio destino funesto così esisto dimenticando me stesso: sarei l’uomo più spregevole se non sapessi disprezzare me stesso; la mia anima è morta ancor prima del mio corpo: non perdo nulla perdendo la vita!

26 aprile 2024

Ogni attimo della mia vita è indivisibile nella sua puntualità, a dispetto di ciò che il mondo mi chiede cioè di “materiare” io lo spiritualizzo. Il tempo mi consuma ,io consumo il tempo, questo è l’unico modo di esistere. L’attimo cioè l’unità di misura del tempo è una finzione di tipo matematico. Non so dove va l’attimo che passa , di sicuro tra due attimi il tempo manca. Il tempo che passa è soltanto una metafora ma gli consacro ogni istante della mia vita, esso non mi conduce solamente all’eterno ma è l’eterno in se stesso giacchè eternamente si ripete. Godo di questo eterno presente, in questo eterno presente la mia vita si chiude , essa è già in se  la morte. L’attimo e non l’infinito tempo seriale mi spalanca la piccola porta dell’eternità. Il tempo è l’immagine in movimento dell’eternità, io non vivo mi “temporalizzo”. Sono immerso nella oscurità del vissuto, tutta la mia esistenza geme sotto il giogo del tempo, tra idee eterne sprofonda l’opacità dell’ esistenza. I cieli cessano di girare, il tempo si ferma, anche se la mia anima continua ancora a misurarlo. Il tempo stesso per se non è ma le cose stesse conseguono e hanno senso in funzione del tempo. Il tempo è lo schema del mio cambiamento, del mio divenire , il tempo è forma del mio tendere al Nulla. Sono immerso in un tempo fatto di una successione di istanti semplicemente presenti. Non so dove il tempo imprime le sue orme, mi inganno se penso che rotola e corre: il tempo resta sono io che me ne vado!

24 aprile 2024

Vivo ogni istante della mia vita come un limite senza spessore, la somma di tutti questi istanti , che forma il tempo, è uguale a nulla. La mia esistenza sgorga per intermittenza , penso il possibile , rendo indistinto ciò che mi compenetra. Giaccio nel presente che è ciò che è passato e ciò che non è ancora. Ogni mia percezione è già memoria, tutto è già un passato che erode l’avvenire. Mi sporgo nel presente e mi accorgo che è già definitivamente tramontato, sono scagliato fuori dal tempo in una cristallina eternità : tutto è compresente Nulla. Utopiche costellazioni ombreggiano la mia anima ,la maggior parte del tempo vivo interiormente a me stesso, esisto per il mio mondo interiore, penso piuttosto che parlare, mi pongo nella pura durata così contemplo la mia vita come un soffio.

20 aprile 2024

Vivo la piccola morte degli istanti che si susseguono vuoti ed omogenei nel tempo cronologico, non supero l’oscurità dell’attimo vissuto ma sono immerso in un intermittente sgorgare di grumi di tempo. Riduco a zero tutte le cose immerse in un istante indivisibile punto discriminante tra passato e futuro tra i quali si situa il Tempo stesso numero del movimento tra il prima e il poi.

17 aprile 2024

L’angoscia per il possibile colma le mie giornate , il presente è l’inautentico che mi pervade, il tempo del destino costituisce il mio esserci. Conosco il fuggire del tempo attraverso il pensiero della morte , attraverso il pensiero dell’essere-per-la-morte. L’angoscia è pronta al suo balzo quotidiano, sono immerso nella vuota successione degli anni. Mi cristallizzo nella morte, il finale autentico non è che l’essere-per-la-morte. Trascorro la vita come un giorno feriale senza solennità. Amo la mia incompiutezza, morirò sazio della vita , ho come unico rifugio la mia fine. Nell’oscurità dell’attimo presente vivo già la morte che con le sue ganasce mi stritola. Non sento aroma d’eternità al di sopra dell’attimo passivamente vissuto.La pienezza del vivere si sottrae ogni istante che esisto, l’amaro stilla dall’esistenza : invoco l’abisso e lo sprofondarmi nella morte.

13 aprile 2024

Vivo l’oscurità dell’attimo, la sua opacità, non colgo il presente in quanto tale ma lo attraverso come zona d’ombra che esperisco solo nell’attesa e nel ricordo. Fuori dal tempo dell’attimo comunico con l’eternità; vivo un tempo granulare : solo il Nulla è continuo. L’attimo che mi è appena sfuggito è la morte stessa così appartengo a mondi aboliti, a firmamenti spenti. Mi annicchilisco nell’istante dell’assenza da me ma non riesco a sottrarmi alla distruzione del tempo, sono sconfitto dalla sua opacità che mi circonda. Una parte di me continua a morire con il mio passato, non mi resta che contemplare la nostalgia; insofferente ad ogni sosta il divenire è la mia regola. Ammiro scorci inquietanti di solidificazione del tempo, l’eternità traluce attraverso l’istante , si spalanca davanti a me il vuoto di abissi sempre più bui, sono trasportato dal tempo verso il grande istante di un improvviso silenzio, la mia vita rotola senza meta , sono una monade fatta schizzare fuori dal continuum del mondo. Ho dentro di me il tempo come in verme che banchetta col mio corpo, mi sforzo di solidificare l’attimo ma rimango una monade insoddisfatta del suo isolamento ,gravida del non-ancora. Mi slancio verso l’incompiuto, ogni stato del mio essere precipita , si cristallizza : non posso che prepararmi all’improvviso fermarsi del tempo.

29 marzo 2024

Cancello il tempo, rimango alla mercè del cielo: via dal mondo abitato, solo solitudine e silenzio, la vita è un banchetto di fantasmi, l’effimero è amante della luce, l’assoluto del buio. Mi sforzo di esistere in un difficile equilibrio tra unità e separazione, mi riempio dell’atto eroico del vivere. Convoco tutte le immensità cosmiche, abbraccio un’altra totalità che non sia quella della esistenza concreta nel mondo. Sono fatto di materia trasparente ,la testa mi si aggomitola in uno spreco di emozioni, voglio sempre trovare una frase per quello che vedo. Sono parte della morte che mi circonda ,è piacevole sentirmi nel vuoto, nella mia esistenza trionfa lo strappo, la falla del senso il cui tessuto non può essere riparato. Le mie ore risuonano a vuoto, la realtà autentica è sospesa, albergo in me il bisogno di odiare e distruggere, faccio della lingua una frustra che ordina e comanda , celebro l’incompiutezza, l’interruzione , l’impossibilità del senso compiuto. Tra suono e senso, tra segno e referente agisce una distanza infinita, comunico esponendomi alle oscillazioni del senso, è frainteso il significato di ogni suono, il suo senso è impreciso. Non ne posso più della vita, vorrei che Dio decreasse il mondo, godo il frutto dei miei fallimenti e lo chiamo trionfo.