M.G.Benoist, “Ritratto di una donna nera”: la storia di due donne.

Se fosse stato dipinto oggi e messo in mostra in questi nostri tempi, in cui il contesto storico ha ridimensionato il pensiero e il sentire comune, integrando nelle nostre vite la gente di colore, e tutte le persone considerate anormali, nessuno ricorderebbe la sua esistenza e lo scalpore che fece a quei tempi. Oggi si può ammirare al Louvre e capita ancora di imbattersi in qualche rivista, magari non attualissima, che ne racconta la storia.

M.G.Benoist, “Ritratto di una donna nera”: la storia di due donne

Parigi,primavera del 1800, grande eccitazione per l’edizione annuale del Salon, l’esposizione ufficiale di belle arti. E’ la prima, da quando Napoleone Bonaparte ha iniziato, con la nomina a Console, la sua irresistibile ascesa politica. Mai come questa volta, le sale sono affollate: raffinati gentiluomini e signore alla moda, si fermano perplessi davanti a un dipinto. Nell’aria c’è odore di scandalo. Dopo la Rivoluzione, anche le donne sono state ammesse a esporre. Ed è proprio una pittrice, Marie-Guillemine Benoist (1768-1826), a presentare il quadro che ha fatto scalpore. Perchè il dipinto, di cui si parla tanto, è questo:

negresse Benoist

Una giovane donna, vista di tre quarti, è seduta su una sedia “a medaglione”, vestita da un tessuto blu, riccamente drappeggiato, in una posa riservata ai ritratti delle dame dell’alta società, come la tunica alla moda stretta in vita da una sottile cintura rossa. Lo sfondo è spoglio, il tono austero, la presenza di accessori ridotta al minimo, come nei ritratti alla moda di Jacques-Louis David, il pittore più celebre del tempo. Ciò che sconvolge è il fatto che la donna è nera e per la prima volta rappresentata come una dama e  non in uno stato servile, l’unico concesso per inserire i neri nei dipinti. È vero che, nel Salon di due anni prima, il ritratto di un nero aveva riscosso gran successo, ma lì si trattava di un noto deputato della Convenzione, il primo proveniente da Santo Domingo. Qui è diverso: una donna nera qualsiasi e, in più, raffigurata come fosse una signora. Inaccettabile. I più colti e tradizionalisti rimproverano alla pittrice di aver scelto un soggetto che contravviene alle più elementari regole accademiche.
“Le sujet noir et la couleur noire est un exercice rebelle a l’art de la peinture, Il soggetto nero e il colore nero è un esercizio contrario all’arte della pittura”: citano a memoria. E lei, invece, evidenza proprio il colore della pelle, giocando sul contrasto tra il nero e il bianco immacolato della veste.
E, poi, ha scelto come titolo “Portait d’une negresse, ritratto di una negra”
Anche se allora, lontano dai tempi del “politicamente corretto”, il termine “negresse, negra ” non aveva alcun senso peggiorativo, comunque ribadiva l’anonimato della modella e il connotato razziale.

Invece, per la pittrice, la giovane non era una sconosciuta , pare fosse una domestica al servizio della famiglia, portata in Francia dalla Guadalupe.
Una domestica, però, non una schiava. La schiavitù era stata abolita, appena sei anni prima, con una legge a lungo contestata dai proprietari delle piantagioni dei territori oltremare, convinti di non sopravvivere senza manodopera a costo zero. La tratta di schiavi dall’Africa era stata tacitamente mantenuta: i neri erano considerati, comunque, degli esseri inferiori. Nel dipinto, no. L’ex schiava è raffigurata con dignità, sensibilità e attenzione ai sentimenti: nel volto una malinconica rassegnazione e la vulnerabilità di chi è costretto a vivere in un mondo estraneo.
Non si pensava nemmeno che una pittrice potesse fare critica sociale. Eppure ha inserito un’ allusione alla legge contro la schiavitù nel copricapo, che ricorda, sia l’acconciatura tipica delle donne antillane che il berretto frigio dei rivoluzionari. E poi i colori, bianco, rosso e blu, sono quelli della bandiera della Francia, il paese che, almeno nominalmente, ha portato la libertà. Non basta: i visitatori appassionati di pittura non possono non cogliere un altro elemento.  Il seno nudo non ha niente di malizioso, anzi. Insieme alla posizione delle mani e allo sguardo diretto verso lo spettatore, è un riferimento preciso a un dipinto celeberrimo: la “Fornarina” di Raffaello. Una domestica, una ex schiava nera, nobilitata dal richiamo a una tradizione pittorica illustre. Ce ne sono di motivi di scandalo. E la pittrice non può ignorarli.

fornarina

Figlia di una famiglia di piccola nobiltà, ha iniziato a dipingere nello studio di una ritrattista famosa, Elisabeth Vigé-Lebrun.
Durante la Rivoluzione ha cessato ogni attività ed è sopravvissuta a stento, nascosta per sfuggire alla ghigliottina, insieme al marito aristocratico e convinto realista. Ma ora la paura è finita. È ambiziosa e, dopo che ha avuto la possibilità di frequentare l’atelier di David e di esporre al Salon, vuole ottenere la sua affermazione pubblica. Nella primavera del 1800 le vicende delle due donne si intrecciano: la modella non è più schiava e la pittrice può esercitare il suo mestiere.
C’è empatia e comprensione: entrambe si sentono, finalmente, libere. Il dipinto, malgrado qualche aspro giudizio negativo, è un trionfo poichè
il pubblico più illuminato vede un manifesto dell’ emancipazione dei neri e delle donne. Molti lo condividono. È un clima di entusiasmo, che non durerà a lungo. Due anni dopo, nel 1802, Napoleone cederà alle pressioni dei grandi proprietari di piantagioni e la schiavitù verrà ristabilita. La repressione sarà feroce. Tra le due donne, a questo punto, si aprirà un abisso.
Non sappiamo quale sarà la sorte della giovane del ritratto; probabilmente continuerà a rimanere al servizio della famiglia, come schiava e per tutta la vita. Marie-Guillemine Benoist sarà riassorbita nel conformismo dell’alta società e diventerà la ritrattista ufficiale della famiglia Bonaparte. Finirà per rinunciare alla pittura, un’attività giudicata poco consona alle cariche pubbliche sempre più importanti, assunte dal marito.
Entrambe rientreranno nei loro ruoli: il breve momento, che le ha viste unite e uguali, è finito.

M.G.Benoist, “Ritratto di una donna nera”: la storia di due donne.ultima modifica: 2024-06-04T15:21:21+02:00da g1b9

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