La Cina censura sul web le donne in lingerie: arrivano gli uomini con reggiseno e sottoveste Il governo oscura le immagini dei siti di shopping on line con modelle vestite di lingerie. Al loro posto spuntano modelli maschili con lo stesso abbigliamento EMANUELA MIN

Avvolto in una sottoveste di seta con reggiseno a vista un modello danza sensuale e forma un cuore con le dita durante un live streaming su Douyin, una delle piattaforme di condivisione video più popolari in Cina. La sua (cliccatissima) performance di «modella» è l’ultima reazione alla censura di Internet in Cina, una rete a strascico che può irretire attività apparentemente innocue, in questo caso rivenditori che vendono biancheria intima femminile online. Alle donne è di fatto vietato presentarsi in abiti succinti (niente al confronto di quello che si vede qui in Occidente)  .Per un misto di ribellione e atto salvifico del marketing al loro posto spuntano modelli maschili. Un reggiseno portato da loro sarà meno sensuale, ma intanto il pubblico femminile lo vede e lo compra e l’affare è salvo. Un modo per dire no alla censura aggirando il problema e mettendo il business al riparo dalla scure del governo.

La Cina, si sa, mette in campo uno dei regimi di censura più severi al mondo, con una comprovata esperienza nel bloccare non solo informazioni politicamente sensibili, ma immagini di corpi di donne ritenute marginalmente audaci. Nel gennaio scorso diverse aziende specializzate nella vendita di lingerie tramite live streaming hanno interrotto le loro sessioni dopo aver presentato una modella femminile ed essere incappate nella censura. Da qui l’uso invece degli uomini. Su Taobao Live di Alibaba (BABA) si vede un uomo vestito di lingerie nera in piedi accanto a un manichino che mostra un vestito simile. In un’altra immagine, un altro modello indossa un abito sottoveste rosa e uno scialle di seta, accessoriato con cerchietti con orecchie di gatto. «Questo non è un tentativo di sarcasmo. Tutti prendono molto sul serio il rispetto delle regole» ha commentato l’imprenditore che aveva avuto l’idea e si è identificato come il signor Xu sul sito cinese di microblogging Weibo. «Quindi cosa devo fare se voglio promuovere e mettere in mostra la lingerie nella sessione di trasmissione in diretta? È molto semplice, trova un uomo che lo indossi».
Su Douyin, la versione domestica cinese di TikTok, altre modelle femminili hanno aggirato la censura sfoggiando reggiseni di pizzo sopra una maglietta. Altri hanno esposto gli oggetti sui manichini. Ma gli uomini vanno fortissimo. Figlio della censura super-occhiuta sulle modelle femminili è uno degli influencer dello shopping in live streaming di maggior successo: Austin Li Jiaqi ribattezzato «Lipstick King» dopo aver venduto 15.000 rossetti in soli cinque minuti nel 2018.

Li è stato sia coraggioso che molto acuto perché ha sfidato quella che in Cina è considerata la norma nelle rappresentazioni di genere, presentandosi come l’«amico gay» delle donne cinesi (il suo richiamo è «all the girls», che ripete in continuazione) ma senza mai oltrepassare il limite. Là dove molti influencer maschi cadono perché troppo effeminati, bannati perché vanno oltre i confini della «mascolinità tradizionale», Li trova un equilibrio: sì, prova i rossetti, ma il suo look contempla esclusivamente completi e magliette a tinta unita, nessun riferimento a una presunta omosessualità. Il successo è immenso, tanto che i venditori di rossetti online iniziano a mettere sui loro prodotti l’etichetta «consigliati da Li Jiaqi» per aumentare

Da La Stampa

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Un pensiero riguardo “La Cina censura sul web le donne in lingerie: arrivano gli uomini con reggiseno e sottoveste Il governo oscura le immagini dei siti di shopping on line con modelle vestite di lingerie. Al loro posto spuntano modelli maschili con lo stesso abbigliamento EMANUELA MIN”

  1. Beh, cosa c’è di sorprendente? Ormai con certi paesi di questa terra, non c’è da relazionarsi, confrontarsi e quindi ogni decisione o presa di posizione, se prima la potevo mettere in discussione ora non me ne può fregar di meno: ad ognuno la sua civiltà e la sua cultura, facciano e decidano quello che vogliono. L’importante è che l’arroganza e la protervia di certi stati non rompa le scatole a chi voglia starsene sereno e tranquillo. Orami non mi interessano più e l’errore più grosso è stato quello di farli arricchire aprendo mercati pazzeschi per loro e convenienti per noi. Oggi paghiamo un caro prezzo per tutto questo.
    Buona serata mia cara.

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