Una favola, forse dal Novellino di Masuccio Salernitano…

 

Il tempo passa, passa il pensiero dell’uomo, sostituito da un altro, cambia la politica e si lavora perchè questa cambi ancora e ancora, per non cambiare mai. Cambiano soltanto quelli , che del potere beneficiano e col tempo spartiscono tutte le utilità, un po’ per uno, un po’ alla volta.

 L’adulazione (Novellino, XXIV)

Il potentissimo imperatore Federico II di Svevia, sovrano di tutto il mondo cristiano e grande cultore delle arti e del diritto, aveva due consiglieri famosi per la loro proverbiale saggezza: il primo si chiamava messer Bolghero, mentre l’altro aveva per nome messer Martino.

Un giorno Federico stava passeggiando tra i portici del suo castello in compagnia di questi due saggi; poiché l’imperatore aveva sentito il desiderio di disquisire di diritto proprio in quel momento, pose ai propri fidati consiglieri il seguente quesito: — Signori, secondo la legge potrei io togliere ai miei sudditi ciò che voglio senza spiegarne il motivo se non che io sono il loro signore? In fondo, non si insegna che ciò che piace al sovrano debba essere legge per i propri sudditi? Fatemi sapere ciò che ne pensate, perché la questione mi interessa moltissimo.

Il primo dei due giuristi così rispose: — Maestà, l’imperatore può fare dei beni dei propri sudditi ciò che più gli aggrada, senza che gli si possa muovere alcun rimprovero.

L’altro, invece, argomentò: — A me non sembra che le cose stiano così, perché la legge si basa sulla giustizia e ai suoi principi occorre conformarsi. Se fosse vostra intenzione togliere qualcosa ai vostri sudditi, essi vorranno sapere il perché.

L’imperatore Federico sembrò apprezzare entrambi i pareri e perciò fece un dono ad ambedue i consiglieri: al primo donò un cappello scarlatto e un palafreno bianco, all’altro invece venne richiesto di redigere una legge secondo la propria coscienza.

Tra i nobili facenti parte del seguito dell’imperatore si discuteva in maniera appassionata per stabilire a chi fosse stato fatto il dono più prezioso, ma nessuno sembrava trovare l’argomento decisivo.

Alla fine, fu lo stesso Federico a spiegare il suo comportamento: semplicemente, a colui che lo aveva adulato egli aveva fatto dono di un cappello e di un cavallo, come si è soliti fare con i giullari; a colui il quale aveva dimostrato di perseguire l’ideale della giustizia, il sovrano aveva invece chiesto di scrivere una legge.

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Una favola, forse dal Novellino di Masuccio Salernitano…ultima modifica: 2023-08-13T16:57:45+02:00da g1b9

Un pensiero riguardo “Una favola, forse dal Novellino di Masuccio Salernitano…”

  1. Sono quelle storie che si perdono nella notte dei tempi. Sempre diverse nelle forme, ma sostanzialmente simili per la loro conformità al buon senso e al rispetto degli altri. La narrazione del resto, per accontentare e servire (brutto verbo) il popolo, aiuta i più scarsi e i meno acculturati, a comprendere come un sovrano sia disponibile verso i suoi sudditi e pronto alla giustizia (in senso largo) verso di loro. Da piccolo ricordo una storiellina: un re doveva sposare sua figlia e invitò a corte i tre pretendenti più insistenti a corte, per decidere chi fosse il più adatto. Erano tutti e tre aitanti, belli e ricchi, quindi il primo promise al re che avrebbe servito e amato la sua principessa, come tutto l’oro del mondo. Il secondo avrebbe reso felicissima sua moglie amandola per quanto fosse grande tutta la terra. Il terzo invece, fu breve, conciso e compendioso: sire, amerò sua figlia come un uomo dovrebbe amare tutto il sale della terra. Colpito dalla sua riposta il re concesse la mano all’ultimo pretendente. Perché andò così? Il re spiegò dopo a tutti (compresa la figlia), la ragione: pensate a quanto sia importante il sale, quanto se ne serva l’uomo e come sarebbe la terra se finisse e non ve ne fosse altro! Tanta saggezza colpì e convinse il re.
    Buona serata Giovanna…mi fai spesso tornare bambino!

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