LA PIETRA DELLO SCANDALO – Ecco l’antica ma sorprendente storia di questa mitica ed ancora diffusissima espressione ..

Condivido  un post di ORSOSOGNANTE su WordPress, una divertente curiosità.

 
Spesso usiamo o sentiamo l’espressione “pietra dello scandalo”, ma da cosa nasce e che significa?
Ecco la Storia
 
 
 
Nell’antica Roma, i debitori insolventi ed i falliti
dovevano subire una forte e pubblica umiliazione.

Questa pratica, con valore legale, era così chiamata:
“labonorum cessio culo nudo super lapidem”
(cessione di tutte le proprietà con sedere nudo sopra la pietra).
Essa consisteva nel fatto che, davanti al popolo,
per 3 volte
l’interessato (fallito) doveva gridare “cedo bona”,
ossia “cedo le mie proprietà”,
mentre si sedeva con violenza, e con le vesti alzate sulla pietra,
che a Roma era davanti al Campidoglio con su scolpito un leone,
mentre la folla lo scherniva.

L’origine di questa espressione, ancor oggi molto in uso,
è quindi propr
io questa esposizione al pubblico ludibrio
in forma altamente sconveniente ed alquanto ridicola.
Ciò fatto i creditori però
non potevano più rivalersi sul debitore
se non sui beni ceduti dal fallito.
Eppure l’esser costretti a questa forte… pubblica umiliazione
era in realtà un notevole miglioramento, voluto da Cesare,
rispetto alla situazione precedente che invece consentiva
ai creditori di uccidere o ridurre in schiavitù i debitori.

La situazione dei debitori prima della legge di Cesare

Questa usanza si diffuse poi in tutti i territori governati da Roma
e durò molto a lungo anche dopo la fine dell’Impero.

Da essa poi sembra che sia nata anche l’altra espressione,
anch’essa diffusissima e molto popolare, “che culo!”
in riferimento ad un grosso colpo di fortuna
dato che, dopo la pubblica e ridicola manifestazione sulla pietra,
il fallito non poteva più essere colpito in nessun modo.

 
 
 
 

L’Europa è abortita .

L’ultimo atto a Bruxelles rivela cos’è davvero l’Unione europea: un aborto. L’Unione Europea non è mai nata, ha rifiutato di darsi un’identità, in compenso ora inserisce l’aborto tra i fondamenti etici e giuridici dell’unione. Lo fa non per un’esigenza pratica ma è una pura petizione di principio, una professione di fede e ideologia. Questa specie d’Europa vota a larga maggioranza, compresi molti cristiani e popolari, l’aborto come un suo cardine. La destra di governo tace. Proprio all’indomani del documento della Chiesa in cui si definiva l’aborto un omicidio.Sono passati trentadue anni dal trattato di Maastricht, per non parlare dei decenni precedenti della CEE, ma l’Europa non è ancora nata come soggetto politico autonomo e sovrano, con una sua unitaria politica estera e una sua forza militare, un suo governo elettivo e una sua Costituzione, che giusto vent’anni fa, nel 2004, abortì senza più rinascere. Ha ragione Ernesto Galli della Loggia in un editoriale del Corriere della Sera quando sostiene che l’Europa non è un soggetto politico perché non ha un’identità, non ha il senso della propria storia. Da troppo tempo crediamo che la politica sia solo la gestione del presente, il regno dell’attualità e delle emergenze quotidiane; ma la politica priva di radici s’insecchisce, non fiorisce e tantomeno dà frutti. L’Europa ha rinunciato ad avere un ruolo autonomo e iniziative indipendenti, ma si è di nuovo raccolta sotto l’ombrello atlantico della Nato e degli Stati Uniti, evitando di assumersi la responsabilità di un ruolo strategico di equilibrio, con capacità autonoma di negoziare sul piano internazionale.
Lo vediamo in Ucraina, in Israele, a Gaza, e ovunque.
L’Europa non ha voluto capire due cose elementari che sono le premesse necessarie alla sua identità e alla sua sovranità: la prima è che il mondo è uscito da tempo sia dal bipolarismo americano-sovietico sia dal nuovo ordine mondiale a guida statunitense, con gli Usa arbitro e garante del pianeta. Il mondo oggi è diviso in aree differenti, dalla Cina all’India e alla Russia, nonché varie medie potenze che esercitano un’importante egemonia di area o mantengono una loro irriducibile autonomia, dalla Turchia all’Iran, fino al Brasile e alla Corea. Per non parlare di aree in ebollizione come il Medio Oriente, l’Africa, il sud est asiatico. Dunque, all’Europa tocca diventare maggiorenne, riprendersi le chiavi di casa e agire nel mondo confrontandosi con le altre potenze sovrane, senza delegare a nessuno.  Ma per avere un’identità devi porti sul piano internazionale non come l’emanazione periferica del Blocco Occidentale, la propaggine allineata alla politica degli Usa ma devi essere ben consapevole che la geopolitica, prima ancora che gli interessi primari dei popoli europei, ti portano a differenziare la tua posizione da quella di un Paese che ha storia, interessi e mire differenti, ed è separato da un oceano dal blocco euroasiatico e dall’Africa, mentre noi siamo attigui.
Ma dietro il tema politico e strategico carente, c’è il tema identitario, anzi la voragine, il vuoto identitario. La sua rappresentazione migliore è proprio quella simbolica, l’icona della sua bandiera: tante stelle intorno a un vuoto, un buco nero al centro. Il tema dell’identità non è solo storico, come invece ritiene lo storico Galli della Loggia, giacché investe le radici culturali, spirituali, religiose, che non sono riducibili alla sola dimensione storica, pur così importante.  Qui s’innesta il tema di fondo che attraversa la memoria storica e investe il più complesso tema della civiltà: l’Europa da tempo ha rimosso le sue matrici; e infatti negando le sue radici greco-romane e cristiane, a cui l’aveva vanamente esortata Giovanni Paolo II, la Costituzione abortì, cioè la Carta d’identità europea non fu emessa.
Ma dopo aver rimosso le sue matrici, glissato sulla sua storia recente, dalla storia delle nazioni europee al trauma dei due conflitti mondiali che l’hanno smembrata e depotenziata, l’Europa vive ora nell’orbita americana. E si sta massacrando con le sue stesse mani con l’ideologia woke, il politically correct, l’anticolonialismo e l’antirazzismo, la cancel culture e chiede scusa al mondo di esistere.  Come pensate che possa emergere un’identità europea se l’Europa rinnega la sua civiltà o arriva a considerarla come una barbarie? Se nessuno difende la memoria storica europea e la civiltà cristiana –  cattolica, protestante ed ortodossa – se dobbiamo leggere le epoche del passato solo come tempi di cui vergognarsi perché dominati da imperi, guerre, soprusi e conquiste. Se arriviamo a smantellare perfino le comunità naturali come la famiglia e nel nome dei diritti civili stabiliamo a livello di norme e di corti europee, un continuo primato dell’individualismo, dei diritti scissi dai doveri e coniugati ai desideri, il diritto alla morte, in forma di aborto ed eutanasia a spese del diritto alla vita e alla nascita; degli uteri in affitto anziché la difesa e la promozione della fertilità naturale e della natalità, cosa pensate che resti della civiltà europea e delle sue tradizioni?
La guerra che l’Europa ha ingaggiato contro se stessa non riguarda solo l’identità storica, come sostiene Galli della Loggia, ma sconfina contro la natura, la famiglia naturale, la procreazione naturale, il diritto naturale, la natura umana.  Salvo poi sventolare l’ecologismo in difesa dell’ambiente, dopo aver tradito la natura nei suoi luoghi e riferimenti più significativi.
Facile dire che il limite dell’Europa è la sua nascita intorno a un’intesa economica, l’Europa delle banche e dei mercati, l’Europa della moneta e non dei popoli. Ma siamo ridotti a quella reductio economica perché non si è fatto nulla per svegliare, rafforzare e proiettare un’identità comune europea, rifiutando il sostantivo “identità”. Così l’Europa è colata dall’alto come una vernice ed è calata come una gabbia di norme, restrizioni e direttive. Ma una vernice e una gabbia non fanno un’identità.

Marcello Veneziani

Il dormiveglia di Sant’Agostino…

 

“Così il bagaglio del secolo mi opprimeva piacevolmente, come capita nei sogni. I miei pensieri, le riflessioni su di te somigliavano agli sforzi di un uomo, che malgrado l’intenzione di svegliarsi viene di nuovo sopraffatto dal gorgo profondo del sopore. E come nessuno vuole dormire sempre e tutti ragionevolmente preferiscono al sonno la veglia, eppure spesso, quando un torpore greve pervade le membra, si ritarda il momento di scuotersi il sonno di dosso e, per quanto già dispiaccia, lo si assapora più volentieri, benché sia giunta l’ora di alzarsi; così ero io sì persuaso dalla convenienza di concedermi al tuo amore, anziché cedere alla mia passione; ma se l’uno mi piaceva e vinceva, l’altro mi attraeva e avvinceva”.

Questa metafora di Sant’Agostino, tratta dalle “Confessioni” (VIII, 12) è semplicemente meravigliosa. E’ il momento in cui il filosofo di Ippona , che ha deciso di dedicarsi a Dio ,solo a Lui, dopo le dissolutezze di ogni genere, che erano state la sua vita fino ad allora, deve decidere il momento del distacco. E’ convinto, non solo , perso in un innamoramento per il Signore, come non aveva provato, neanche per la donna che aveva amato di più. Tuttavia il distacco da un mondo che lo aveva soddisfatto fino ad allora è difficile. Qui lo paragona al momento del risveglio ,quando mente e cuore sono ancora nell’appannamento del sogno, da cui è difficile allontanarsi. Si vivono quei momenti di incertezza tra il risveglio e le la voglia di non farlo. Succede a tutti noi, poi ci accorgiamo che l’incertezza nella vita non è mai buona compagna. Il tempo fugge e molte occasioni perse non tornano più.

dormiveglia

Le parole vanno comprese nel loro vero significato…

 

Le parole sono importanti (cit.)
La frase detta così è da sinistri, cioè non vuol dire nulla: valori “assoluti” di per se le parole come gli atti non hanno.

Importante delle parole è comprenderne e condividerne il SIGNIFICATO (da signum fero: porto un segnale, un emblema). I cultori delle NEOLINGUE vorrebbero invece imporre significati artificiali cangianti, “più corretti”, “adatti ai tempi che cambiano”, al fine di influenzare i comportamenti mediante mutamenti del senso (tipo cartelli stradali).

 Cerchiamo invece radici e significati autentici.

GLEBA: in latino è la zolla di terra, per traslazione é il campo, il fondo da coltivare. La SERVITU’ DELLA GLEBA già in epoca tardo romana (“colonato” regolamentato da Diocleziano) e nel Medioevo era una figura giuridica diffusa che legava l’abitante del contado a una determinata area, a un terreno che NON possedeva. Era una figura formalmente libera ma con obblighi da schiavo: indissolubilmente connesso alla zolla di cui era servo, al punto da esser venduto, con famiglia, assieme ad essa.  Il proprietario poteva multare il colono che uscisse dalla sua “gleba” senza permesso e anche stabilire in quali modi potesse utilizzare i compensi per i suoi servigi extra (la paga base era in natura).

SERVO DELLA GLEBA NELLA NEOLINGUA DIVIENE: “LA CITTA’ IN 15 MINUTI”.

Non avrete nulla – nemmeno figli – e sarete felici!

citta-15-minuti

 

Gli italiani mai così tanto incuriositi dalla seconda guerra mondiale come dopo l’uscita del film Oppenheimer…

Il film Oppenheimer, uscito da poco nelle sale italiane, non solo continua a fare record di spettatori e di incassi, ma pare che abbia creato in molti spettatori la voglia e la curiosità di saperne di più non solo sul fisico conosciuto come il padre della bomba atomica, ma soprattutto sulla seconda guerra mondiale, su Hiroshima e Nagasaki- Lo rivela Wikimedia Foundation,la società che gestisce Wikipedia, l’enciclopedia online creata ed aggiornata da chiunque abbia notizie nuove certe su ogni tipo di argomento ,collo scopo di condividere con qualunque essere umano nel mondo la somma di tutte le conoscenze.La Fondazione ha analizzato le visualizzazioni delle pagine sulla versione italiana dell’enciclopedia online nella settimana precedente e successiva all’uscita del film nelle sale italiane. L’analisi mostra che le visualizzazioni delle pagine dedicate agli eventi e ai personaggi raccontati dal regista Christopher Nolan sono aumentate vertiginosamente e ha rilevato che alcune di queste pagine sono tra le più viste del mese di agosto.
Tra le prime 100 pagine con più click compaiono, infatti, quelle sul film Oppenheimer (1° posto, 1,14 milioni di visualizzazioni), sul fisico Robert Oppenheimer (2°, 866.000 visualizzazioni), sul regista Christopher Nolan (14°), sulla star Cillian Murphy (18°), sul Progetto Manhattan (20°) e sui bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki (40°).
Nel periodo tra il 15-22 agosto e il 23-30 agosto, la pagina sulla bomba atomica (al 95° posto della classifica delle 100 pagine più viste) è infatti passata da appena 8.900 visualizzazioni a quasi 60.000 (+567%).
Un andamento simile è stato riscontrato per le pagine dei personaggi storici legati al film, come Albert Einstein (al 67° posto della classifica dei top 100, ha registrato un aumento del 506% di visualizzazioni). In totale, da quando il film è uscito in Italia il 23 agosto fino al 12 settembre, le voci italiane delle pagine sopra riportate di Wikipedia sono state viste oltre 3,148 milioni di volte. Evidentemente film come questo hanno un rilevante impatto culturale, specialmente sulle persone non giovanissime, che non hanno avuto la possibilità di studiare la seconda guerra mondiale nonostante un percorso lungo di studi, fermandosi i programmi scolastici di storia alla prima guerra mondiale. Anche se è vero che circolano dovunque programmi e documentari su questa guerra, non è detto che tutti siano sufficientemente informati sui fatti, che al momento sono tornati di attualità e discorsi ricorrenti tra chi ha visto il film e magari ne vuole discutere. Anche  perchè dietro alla storia di Oppenheimer c’è anche quella dell’italiano Enrico Fermi, premio Nobel per l fisica nel 1938. Fermi dopo l’attività di ricerca alla guida del gruppo dei cosiddetti “ragazzi di via Panisperna” a Roma, si trasferì negli Stati Uniti, dove progettò e guidò la costruzione del primo reattore nucleare a fissione, che produsse la prima reazione nucleare a catena controllata, e fu uno dei direttori tecnici del Progetto Manhattan. E fu proprio da questi studi che ripartì Oppenheimer col suo progetto per la costruzione della famigerata bomba, della cui invenzione pare essersi profondamente pentito dopo aver visto i risultati e le conseguenze, che nessuno immaginava sarebbero state quelle che furono e sarebbero se sfruttate da qualche pazzo. Ed oggi più che mai i pazzi, nel nostro mondo non mancano. Di film come questo, che invoglino allo studio e alla cultura se ne dovrebbero produrre molti di più.

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Per chi, come me,si chiede perchè Santo Stefano sia festività a tutti gli effetti sia religiosi che civili.

Se è il giorno di Natale quello in cui, per eccellenza, si scartano i regali e ci si ritrova tra amici e parenti per festeggiare e mangiare insieme prelibatezze tipiche, la giornata successiva non è da meno: anche il 26 dicembre, Santo Stefano, è festivo e solitamente si torna a tavola tra conoscenti per continuare le celebrazioni natalizie. A volte si mangiano gli avanzi del giorno prima, a volte sono piatti più leggeri come i cappelletti in brodo, ma è comunque un’altra occasione per ritrovarsi insieme e proseguire i festeggiamenti oppure ‘collaudare’ i regali ricevuti il 25.

Perché il giorno di Santo Stefano è così importante
Ma perché anche Santo Stefano è considerato festivo? Chi era questo santo, e perché è ritenuto così importante?

Stefano – originario della Grecia e morto a Gerusalemme nel 36 d.C. – è stato il primo dei sette diaconi scelti dalla comunità cristiana perché aiutassero gli apostoli nel ministero della fede. Venerato come santo da tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi, Stefano fu il primo cristiano ad aver dato la vita per testimoniare la propria fede in Cristo e per la diffusione del Vangelo.E infatti Santo Stefano è proprio venerato come protodiacono e protomartire. Il primo epiteto è dovuto al fatto che fu il primo e probabilmente il più importante dei diaconi eletti in Gerusalemme. Il secondo significa che fu il primo martire, sebbene la sua triste sorte fosse stata cronologicamente preceduta da quello di Giovanni Battista, morto per decollazione.  Il suo martirio è descritto negli Atti degli Apostoli e avvenne per lapidazione, alla presenza di Paolo di Tarso che in seguito si convertì lungo la via di Damasco (un’altra espressione molto diffusa ma di cui forse non tutti conoscono le origini). Per il fatto di essere stato il primo dei martiri cristiani, la sua festa liturgica si celebra il 26 dicembre, cioè immediatamente dopo il Natale che celebra la nascita di Gesù. Il colore della veste indossata dal sacerdote durante la messa in questo giorno è il rosso, come in tutte le occasioni in cui si ricorda un martire.

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 Giorgio Vasari__Martirio di Santo Stefano

Codice Etico Lakota: le regole degli Indiani d’America per vivere felici

1. Alzati con il sole per pregare. Prega da solo. Prega spesso. Il Grande Spirito ascolterà, se solo parli.

2. Sii tollerante verso coloro che si sono persi sul loro cammino. Ignoranza, presunzione, rabbia, gelosia e avidità derivano da un’anima perduta. Prega affinché trovino una guida.

3. Cerca te stesso, da solo. Non permettere ad altri di fare il tuo percorso per te. È la tua strada, e solo la tua. Altri possono percorrerla con te, ma nessuno può percorrerla per te.

4. Tratta gli ospiti nella tua casa con molta considerazione. Servi loro il cibo migliore, dai loro il letto migliore e trattali con rispetto e onore.

5. Non prendere ciò che non è tuo da una persona, da una comunità, dal deserto o da una cultura. Non è stato guadagnato né dato. Non è tuo.

6. Rispetta tutte le cose che sono poste su questa terra, siano esse persone o piante.

7. Onora i pensieri, i desideri e le parole degli altri. Non interrompere mai un altro, non deriderlo o imitarlo bruscamente. Consenti a ogni persona il diritto all’espressione personale.

8. Non parlare mai degli altri in modo negativo. L’energia negativa che immetti nell’universo si moltiplicherà quando tornerà da te.

Leggi anche  Robert Fulghum: “Tutto quello che mi serve l’ho imparato all’asilo”

9. Tutte le persone commettono errori. E tutti gli errori possono essere perdonati.

10. I cattivi pensieri causano malattie della mente, del corpo e dello spirito. Pratica l’ottimismo.

11. La natura non è per noi, è una parte di noi. Fa parte della tua famiglia.

12. I bambini sono il seme del nostro futuro. Pianta l’amore nei loro cuori e innaffiali con saggezza e lezioni di vita. Quando sono cresciuti, dai loro spazio per crescere.

13. Evita di ferire il cuore degli altri. Il veleno del tuo dolore tornerà a te.

14. Sii sempre sincero. L’onestà è la prova della volontà all’interno di questo universo.

15. Mantieniti in equilibrio. Il tuo sé mentale, spirituale, emotivo e fisico: tutti devono essere forti, puri e sani. Allena il corpo per rafforzare la mente. Diventa ricco di spirito per curare i disturbi emotivi.

16. Prendi decisioni consapevoli su chi sarai e come reagirai. Sii responsabile delle tue azioni.

17. Rispetta la vita e lo spazio personale degli altri. Non toccare la proprietà di altri, in particolare oggetti sacri e religiosi. Questo è vietato.

18. Sii fedele prima a te stesso. Non puoi nutrire e aiutare gli altri se non puoi nutrire e aiutare prima te stesso.

19. Rispetta le altre credenze religiose. Non forzare la tua fede sugli altri.

20. Condividi la tua fortuna con gli altri.

Un giubileo che mi è parso quasi un funerale…

 

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 Condivido questo articolo di  Marcello Veneziani sul Giubileo reale di Elisabetta II d’Inghilterra perchè faccio mia ogni sua parola, ogni suo pensiero , tranne  un punto ;sono molto più avanti negli anni dell’autore e io l’ho vista diventare regina, dopo essere stata una principessa  nell’esercito britannico, durante la seconda guerra mondiale. Era in viaggio col marito in Kenia, giovane sposa spensierata. Quella sera, in cui , inaspettatamente cambiò improvvisamente la sua vita,  Elisabetta era salita in quella suite reale costruita sul gigantesco albero per trascorrervi la notte col principe Filippo, suo marito da poco.  Salita principessa ne scese Regina, quando la mattina trovò ad attenderla Wiston Churchill ai piedi della scaletta, volato nella notte da Londra per portarle la triste notizia che suo padre, Re Giorgio VI, era morto improvvisamente. Da allora LEI è lì anche per me, uno dei pochi punti fermi della mia vita.

Eccola l’inossidabile, intramontabile Regina Elisabetta settant’anni dopo l’incoronazione. Più regina di sempre, all’altezza della sua regalità. Merita ammirazione, incarna la Tradizione, rappresenta l’affidabile sicurezza della Monarchia, il filo d’oro della continuità, nei secoli fedele alla Dinastia. Dal Commonwealth alla società globale, senza scomporsi la corona e nemmeno la permanente. Lei sa bene sin dal giorno dell’incoronazione che bisogna saperla portare la corona, bisogna sapersi sacrificare, rinunciare alle proprie individuali pretese, caricarsi di responsabilità, coltivare l’impersonalità, capire l’importanza del Rito, del Simbolo, della Tradizione.

La Regina Elisabetta è l’unico punto fermo della mia vita. Perse madri, mogli, fidanzate, è lei l’unica donna della mia vita che dura ancora da sempre ed è l’unica che era sul trono già prima che nascessi. E non sono un bambino. Quando nacqui lei era già saldamente Regina da qualche anno; quando cominciai a studiare inglese si componevano le prime frasi intorno a lei, alla sua corona e all’inno regale God save the Queen. Ora ho passato da un pezzo l’età grave, tutto il mondo è cambiato e crollato, mi sono visto passare sette papi, nove presidenti, una trentina di premier e una dozzina di presidenti americani, ho visto cadere l’Urss, la Dc e perfino Andreotti, sono passato dalla lettera 22 all’i-pad, insomma è cambiato tutto. Tutto, tranne l’inquilina di Buckingam Palace. La Regina Elisabetta sta sempre lì, imbalsamata, che sfida i millenni. Mai stata bella, mai stata brutta, sempre stata regina, neutrale e regale, al di là del brutto e del bello, del buono e del cattivo, più diritta del Big Ben. La vedi e la scambi per un francobollo, non per un essere vivente. Sarà monotona, ma è lei la Regina Assoluta del Posto Fisso e non intende mollare neanche ora che viaggia oltre i 96 anni. Raggiungerà quota 100 e non andrà in pensione. Non accenna a nessuna Brexit dal mondo dei vivi.

E dire che da bambino lei mi pareva il trapassato e i Beatles il futuro: ora i Beatles, deceduti o rintronati, sono archeologia e vintage, lei è ancora in carica, for ever. E così Churchill, la Thatcher defunta o il giovane Tony Blair, ormai vecchio reperto. Loro passato remoto, lei presente perenne. Trasparente come un vetro lucidato, regalmente scialba, solo regina. Con quelle perle al collo, installate fisse come la dentiera, gli orecchini di Sua Maestà per incorniciare il suo volto. Lo sguardo in posa da sterlina. Quei vestiti color pastello, immutabili; non segue alcuna moda, piuttosto indossa l’Eterno.

Non si è scomposta nemmeno quando ha perduto Filippo, marito di spalla, adorabile babbione, una vita da mediano, un passo dietro di lei per una lunga vita. E loro figlio Carlo, orecchiante della corona, rimasto principino anche oltre l’età della pensione. Con Lady D Elisabetta rischiò il tracollo della Corona. Faceva simpatia l’umanità di Lady D., la sua voglia di vivere, le sue trasgressioni, i suoi amori, il suo sguardo dolce e inquieto da cerbiatto, il suo populismo mediatico con le sue performance progressiste. Ma la dignità di una storia, di una dinastia, di una tradizione furono salvaguardate dalla severa coerenza di una regina che regna sovrana ancora oggi. Dio salvò la Regina, non la turbolenta principessa.

L’unica Regina che la batte, non solo per via del Figlio, è la Madonna. Salve o Regina, e complimenti al Dio British, è stato di parola a salvare la Regina, insieme alla sterlina. A dir la verità questo giubileo, con lei così avanti negli anni, sembra quasi un funerale dal vivo, col morto ancora presente a ringraziare di persone per le esequie travestite da complimenti. E non sai però se alla fine il morto in pectore è la Regina, o la Monarchia britannica.

 

Perchè c’è tanta indifferenza alla festa della Repubblica in Italia? Praticamente solo una festa per le istituzioni.

Chissà  perchè gli Italiani sentono tanto poco la festa della Repubblica? Questa domanda si è sentita molto stamattina presto, quando la Radio iniziava a parlare di questo giorno, annunciando le celebrazioni a Roma, che dopo due anni sono tornate con la parata delle forze armate sui Fori Imperiali e le feste istituzionali al Quirinale a Roma. Mentre il 4 luglio gli Americani festeggiano ogni anno in modo folkloristico la festa dell’indipendenza, mentre i Francesi si scatenano sui boulevards ogni 14 luglio cantando aa squarciagola la marsigliese, gli italiani trascorrono un giorno di festa qualunque, felici perchè questo è un giorno di vacanza in più, l’unico che la riforma delle feste nazionali e religiose di craxiana memoria abbia risparmiato. Non c’è in noi motivo di particolare allegria . “Perchè? “si chiedevano diversi giornalisti, glissando tutti , tuttavia ,sul tentativo di dare una risposta, ritenendo questo un giorno non adatto. Ebbene, il 2 giugno del 1946, io c’ero e già allora, anche se ero una bambina di 8 anni tenevo il mio diario. Risfoglio quelle pagine oggi e trovo scritto.-Da oggi non avremo più il nostro amato Re, anche se circa un milione di voti sono pochi nel numero degli elettori ,hanno fatto vincere la Repubblica, e io sono molto triste. – Questo il pensiero di una bambina, chissà quanti di tutti quegli italiani che non volevano la Repubblica , avranno avuto lo stesso pensiero, ne avranno parlato quei giorni, ma ne avranno parlato sempre a figli e nipoti e il 2 giugno sarà passato nella loro mente sempre come un giorno funesto. Chi, come me ricorda quei giorni del dopo Liberazione non ha nel cuore molti ricordi felici, solo la sconfitta dei nemici( dell’ultima ora) , la nostra sconfitta nonostante il voltafaccia italiano, la rinuncia al senso dello stato e l’inizio di quella sottomissione agli USA che ci hanno inculcato col nome di libertà, ma che l’Italia non ha mai conosciuto veramente. Questo l’inizio della nostra avventura nel disinteresse per questo giorno. Gli Italiani sono fondamentalmente monarchici e lo dimostrano i partiti di destra, che non hanno mai smesso di esistere, come molte enclaves che continuarono ad essere fedelissime del Re. Chi prese in mano l’Italia allora, i politici del tempo,che al confronto dei nostri attuali, erano statisti di grande levatura, avevano ben chiaro in testa come sfruttare il momento dell’Italia, chiusa tra il blocco Russo ai confini Iugoslavi e l’occidente. Mentre serpeggiava in Italia il fermento comunista, che insieme ai partigiani si arrogavano la salvezza dell’Italia dal Fascismo e nazismo, insieme ai soldi a palate che a questi arrivavano dalla Russia, si muovevano gli Usa invadendo prima l’Italia con le AM-Lire, poi con quella valanga di denaro che si chiamava Piano Marshall alla luce del sole italiano, che prese ad infuocarsi come mai, alimentato dalla DC, dal Clero, che, pur di contrastare una possibilissima vittoria comunista,con annessione alla Russia, si impegnarono per chè  la conquista del potere per gli anni a venire, colle buone e con le meno “buone” manovre, fosse quella da loro desiderata. E questo fin dalle prime elezioni democratiche del 1948.Mai più come allora i muri dei palazzi e delle case italiane furono ricoperte fino ai piani alti con manifesti di Stalin, i suoi baffoni ben evidenziati, falce e martello su fondo rosso a contrastare lo scudo rossocrociato della DC su sfondo azzurro.Iniziava la nostra repubblica e già erano gli Americani a proteggerci dalla Russia. Ecco perchè gli  Italiani non sentono la Festa della Repubblica, non siamo mai stati liberi veramente e questo fino alla caduta del muro di Berlino nel 1989, per precipitare subito dopo sotto il giogo dell’Europa e dell’Euro, mentre gli Usa incominciarono a riscuotere quanto elargito durante la ricostruzione Europea in ogni occasi one che si presentasse a loro favore.
.Il resto è storia recente col declino completo dell’Italia caduta sempre più in mano di politici incompetenti, di una propaganda sfrenata sul passato da parte dei media, il declino della cultura, la scuola che crea somari, la politica di prepotenti che stanno al governo solo per interessi personali, senza mandato del popolo che vota ormai solo per facciata, in nome di non so quale libertà conquistata, e oggi i cittadini non vanno nelle piazze cantando Va pensiero- Noi non sentiamo questa festa della Repubblica perchè non siamo mai stati veramente liberi in una vera Repubblica democratica.

Festa-della-republica

 

Giornata mondiale della terra 2022…

La storia della Giornata della Terra

La manifestazione nasce nel 1970 per sensibilizzare il mondo all’importanza della conservazione delle risorse naturali della terra e la salvaguardia dell’ambiente. Fu istituita negli Stati Uniti grazie al senatore Gaylord Nelson, un anno dopo l’intervento di John McConnell alla Conferenza dell’UNESCO a San Francisco. McConnell, un attivista per la pace che si era interessato anche all’ecologia propose una giornata per celebrare la vita e la bellezza della terra e per promuovere la pace. Ad oggi le nazioni coinvolte per la celebrazione di questa giornata sono più di centocinquanta.

Una celebrazione sentita in tutto il mondo
Nel corso degli anni la partecipazione internazionale all’Earth Day è cresciuta superando oltre il miliardo di persone in”tutto il mondo: è l’affermazione della “Green Generation”, che guarda ad un futuro libero dall’energia da combustibili fossili, in favore di fonti rinnovabili, alla responsabilizzazione individuale verso un consumo sostenibile, allo sviluppo di una green economy e a un sistema educativo ispirato alle tematiche ambientali.

È inutile per l’uomo conquistare la Luna, se poi finisce per perdere la Terra.
(François Mauriac)

Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita.
(Attribuita ad Albert Einstein)

Mi chiedo se c’è un modo per descrivere adeguatamente la follia che ci fa sprecare i grandi doni sia della Terra che del Cielo.
(James Lee Burke)

Solo quando l’ultimo albero sarà abbattuto e l’ultimo fiume avvelenato e l’ultimo pesce pescato ci renderemo conto che non possiamo mangiare il denaro.
(Proverbio indiano)

Il mondo: una foglia appesa all’albero dell’universo.
(Fabrizio Caramagna)

L’uomo è la specie più folle: venera un Dio invisibile e distrugge una Natura visibile.
Senza rendersi conto che la Natura che sta distruggendo è quel Dio che sta venerando.
(Hubert Reeves)

Credo che la terra appartenga a una vasta famiglia di persone. Molte sono morte, alcune sono in vita, e innumerevoli non sono ancora nate.
(Anonimo)

Non dimenticate che la terra si diletta a sentire i vostri piedi nudi e i venti desiderano intensamente giocare con i vostri capelli.
(Kahlil Gibran)

Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare.
(Andy Warhol)

Siamo tutti farfalle. La Terra è la nostra crisalide.
(LeeAnn Taylor)

Gli alberi rimangono intatti se tu te ne vai. Ma tu no, qualora se ne vadano loro.
(Markku Envall)

Non ereditiamo la terra dai nostri antenati, la prendiamo in prestito dai nostri figli.
(Proverbio del popolo navajo)

La Terra fornisce abbastanza risorse per soddisfare i bisogni di ogni uomo, ma non l’avidità di ogni uomo.
(Gandhi)

La terra ha oltre un milione di anni di età. Rispetta gli anziani.
(Deanna Anderson)

La volpe a custodia del pollaio, l’uomo del paradiso, l’industria dell’ambiente.
(Markku Envall)

Le primavere e i paesaggi hanno un grave difetto: sono gratuiti. L’amore per la natura non fornisce lavoro a nessuna fabbrica.
(Aldous Huxley)

Vivere è bene. Saper vivere è meglio. Sopravvivere sarà senza dubbio il problema degli uomini di “domani”.
(Roger Molinier)

Il silenzio muore, il rumore prende dappertutto il potere. E’ la sola calamità ecologica sulla terra di cui nessuno parla.
(Alain Finkielkraut)

La Terra non rimpiangerà l’uomo, né l’Uomo la terra. Una coppia troppo litigiosa, che con le sue urla disturbava gli astri vicini.
(Guido Ceronetti)

Alberi massacrati. Sorgono case. Facce, facce dappertutto. L’uomo si estende. L’uomo è il cancro della terra.
(Emil Cioran)

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