Landays, la poetica del dolore e della denuncia delle donne Afghane…

 

di Chicca Morone

“Piccoli serpenti velenosi” è il significato della parola landays, poesie brevi, popolari e con radici antiche utilizzate in segreto dalle donne pashtun per denunciare le violenze e i soprusi subiti. Si tratta di un distico di nove e tredici sillabe, ma non necessariamente irrigidito nella metrica. Una poesia semplice, facile da comprendere e da scrivere: un mezzo potentissimo e immediato per dare messaggi non ambigui o edulcorati, forti, che colpiscano e restino ben chiari nelle menti.Il veleno del serpente dà morte, ma anche vita se usato come antidoto; è in questa forma che appare nelle poesie delle donne, non solo afghane, che in questi anni si sono avvicinate alla composizione di landays, anche qui in Italia. Un esorcismo, una liberazione dal male subito e che ferisce il carnefice senza bisogno che lui lo sappia fisicamente: una specie di rituale virtuale dagli effetti spesso liberatori. La violenza perpetrata nei confronti della donna aveva visto in Afghanistan un qualche spiraglio negli anni passati, ma il ritorno degli odierni talebani ha riportato l’odio e recrudescenza di comportamenti inimmaginabili: non si conteranno le “spose-bambine” che moriranno per lesioni interne dopo la prima notte o durante il parto. A parte la reclusione nelle abitazioni o la possibilità di uscire solo se accompagnate da un uomo, le punizioni talebane contemplano anche il taglio delle dita qualora le donne siano trovate con la vernice sulle unghie o le frustate per qualsiasi maquillage. D’altra parte, le donne , nella mentalità piuttosto diffusa di questi gentiluomini sono considerate oggetti totalmente privi di valore, da usare semplicemente, senza una sola ombra di rispetto per la loro vita .La testimonianza di una donna giunta in Francia, “scelta” da altre donne per portare il loro grido di aiuto, “carcerate” sotto un burqa che elimina ogni possibilità di identificazione fa inorridire . Rese completamente inesistenti se non per l’uso che padre, marito, fratello, cugino e via di seguito, può fare di loro. Figlia di una ginecologa racconta di come le donne non possono essere curate da un medico e visto che il personale medico femminile non può lavorare, a loro non rimane che morire. In casa sua sono arrivate ragazze violentate, mutilate e con lacerazioni interne inferte al di là di un semplice rapporto sessuale, curate dalla madre con quel poco di medicamenti trovati per un tam-tam di solidarietà. Fortunatamente non tutti gli uomini accettano uno scempio del genere, ma anche loro corrono seri pericoli. È anche difficile essere solidali nella realtà con una popolazione massacrata in modo così truculento ,se non rivolgendosi alle organizzazioni come la Croce Rossa, dove sicuramente non ci sarà una dispersione energetica in tanti piccoli rivoli.

Sogno un canto d’amore per me e tu berci alla guerra ubriaco di sangue (A.A.)

Ci spengono come lumini Portiamo la luce oltre ogni confine (A.B.)

Mi hai venduto a l’uomo vecchio, ti distruggeranno le mie maledizioni (L.C.)

Non genererò figli tuoi basta carnefici in questa dimora (S.M.)

Dove non cresce il cinnamomo sia maledetto il sole che dà vita all’uomo (C.M.)

Al calar della notte oscura il solo mio pensiero è la fuga nel sogno (C.R.)

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