..e neanche il cielo le dava il respiro…

 

Il cielo sempre uguale sembra non leggere il tormento,il respiro di lei che si fa affanno, scuote il petto, fa tremare le mani che nel tempo passato erano rami che si tendevano verso l’azzurro silenzioso. Ma il cielo non ha porte e, se ascolta, le sue orecchie sono quelle dell’erba o di una pietra. Il cielo è vuoto, un palco in cui si avvicendano il tempo luminoso e quello oscuro, e lo scenario cambia come cambia il tempo, le stagioni, come si accalcano stelle pianeti costellazioni e la luna silenziosa.
E’ un palco senza attori, senza storie, senza qualcuno che le scriva o le racconti. Ha parole secche sulle labbra. Lei sta a guardarlo, a volte. E’ lontanissimo, assente, ormai vuoto di senso.
Il cielo era preghiera. Era la pioggia che scivolava sopra i vetri,
un pianto grande come il mondo, e poi era il silenzio in cui si apriva il velluto piccolo dei fiori.
Era parole di carta, era canzone sussurrata, era il sentiero erboso pieno di pietre e di sterpaglie che si arrampicava su scale misteriose.
Il cielo era lei, la sua voglia di cantare sottovoce, di stringere le mani della gente, era il suo sguardo stupefatto quando nubi caracollavano nell’aria e poi brucavano le stelle.
Forse il cielo finisce, come la speranza.

cielo ricco