il bagnasciuga

Mi mancano i "miei" bambini

Elena ha gli occhi che giocano a nascondino dietro le lenti degli occhiali.
Si stringe nel cappotto e si fa piccola piccola sulla sedia.
Tutto di lei ti dice che vorrebbe scomparire ma si fa coraggio e tira su sul banco uno zaino più pesante di lei.
Elena scrive piccolo piccolo e fitto fitto. La paginetta del diario trabocca di compiti: ognuno è un orco da cui vorrebbe fuggire.
Dentro una voce ti dice di abbracciarla e rassicurarla ma non sarebbe professionale.
Elena sembra voler scomparire sotto il banco, abbassa il capo e nasconde con due tende di capelli lisci lisci quel concentrato di insicurezza e di paura che traspare dal suo viso.
Lavora seria seria senza interruzioni combattendo contro l' etichetta di " bambina lenta" che le hanno cucito addosso.
Poi si perde.
Lo sguardo nel vuoto, dietro una visione che è soltanto sua, finalmente lontana da qui rialza la testa ed è serena.
A me l' ingrato compito di chiamarla e farla tornare dentro il suo cappotto, piccola piccola dietro il banco.
L' ho amata subito e lei mi ha ripagato togliendosi il cappotto, perdendosi via via sempre più raramente, comunicando in ogni modo la sua gioia per essere lì, impegnandosi strenuamente nella scalata per l' acquisizione delle competenze della quarta classe di scuola primaria.
Non c'è prezzo per il giorno memorabile in cui, liberatoria, ha rimbalzato sui banchi dell' aula del doposcuola la sua risata cristallina, irrefrenabile, felice di bimba restituita ai suoi dieci anni.