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Messaggi del 04/01/2012

Pierluigi Cappello, poeta di Gemona

Post n°1057 pubblicato il 04 Gennaio 2012 da MARIONeDAMIEL
Foto di MARIONeDAMIEL

Putroppo non amo il genere poetico , si sa . E' una cosa di cui mi do la colpa , una mancanza di Marion che spiace a Marion , non sono colta , non leggo molto men che meno poesie anche se ho comprato un bel libro di Leopardi che giace ancora qui vicino e me e mi rassicura . 

Il mio amico Hans mi ha segnalato che sul suo blog e in rete c'è una causa da sostenere , una piccola cosa bellissima come bellissima può essere una piccola poesia in una orrida combattuta giornata . Dovreste vedere Gemona com'è bella adesso , io ci sono stata , dovreste andare dentro i prefabbricati del terremoto del '76 , io ci sono stata , allora ci stavano i miei parenti mentre ristrutturavano le loro case , dovreste leggere questa storia , io l'ho letta e mi sono commossa , anche leggendo le poesie.

Io non amo il genere poetico , ma le belle poesie credo proprio di si. Grazie Pierluigi.

Cito da Repubblica, che pure ha accolto questo appello :
"PIERLUIGI CAPPELLO è uno dei più grandi poeti italiani contemporanei, nel 2006 ha vinto il Premio Bagutta (con Assetto di volo) e nel 2010 il Viareggio Repaci (con "Mandate a dire all'imperatore"), e la sua è una storia dolorosa, la storia di un uomo che ha bisogno d'aiuto.

Friulano di Gemona, 44 anni, Cappello versa in condizioni di estrema indigenza ed è paralizzato su una sedia a rotelle dal 1983: aveva 16 anni, era un brillante centometrista, sognava di fare l'aviatore, quando un amico gli diede un passaggio in moto. Ebbero un incidente, l'amico morì sul colpo e Pierluigi iniziò un calvario di interventi chirurgici, rieducazioni e fisioterapia, un percorso che gli ha permesso di continuare a vivere ma gli ha provocato un'estrema fragilità fisica. Da tempo ha bisogno di assistenza 24 ore su 24, e l'assistenza costa.

Fino al mese scorso, Pierluigi Cappello ha vissuto in un prefabbricato del terremoto a Tricesimo, nei pressi di Udine, una baracca donata nel 1976 dall'Austria al Friuli, una catapecchia abbandonata prima di Natale perché ormai inabitabile e infestata dai topi. Oggi Pierluigi vive con la madre in un minuscolo appartamento dove non esiste neppure il collegamento a Internet, essenziale per una persona isolata dal resto del mondo, per un intellettuale che può comunicare - poesie a parte - solo grazie alla Rete e al telefono.

Tutti i suoi libri sono rimasti negli scatoloni, il letto è in realtà un piccolo divano, l'assistenza a domicilio è un peso insostenibile per chi non ha alcun tipo di reddito, ma solo un'esigua piccola pensione di invalidità.

La situazione di Cappello ha spinto la Regione Friuli Venezia Giulia a chiedere la concessione dei benefici della Legge Bacchelli, la quale prevede un piccolo vitalizio per gli artisti di chiara fama che versino in condizioni disagiate
." continua a leggere e leggi le poesie .

I  LIBRI DI PIERLUIGI CAPPELLO SONO PUBBLICATI DA CROCETTI EDITORE. COPIATE-INCOLLATE E ADERITE AL GRUPPO FACEBOOK PER LA CONCESSIONE DEL VITALIZIO "ex lege Bacchelli" A PIERLUIGI CAPPELLO:
http://www.facebook.com/groups/272311462818577/



Cercli (cerchio)

Plan ch'e si poi la gnot cence sunsûr
scrivint di scûr la pagjine dai siums
cum man plui lizere dal sofli di diu;

ch'al alci il sium coronis di dolçôr
e che ti dedi la fuarce dal freit,
il polvar e il glaç dal voli de lune;

achì, dentri la gnot ch'e si consume,
cun mancul fuarce di prime doi vôi
l'olme davûr doman lla cjalaràn denant.

CERCHIO. Venga la notte e si posi piano e senza rumore / scrivendo di buio la pagina dei sogni / con mano più leggera del soffio di dio; /che il sogno alzi corone di dolcezza / e che ti porga la forza del freddo,/la polvere e il ghiaccio dell'occhio della luna;/qui, dentro la notte che si consuma,/con meno forza di prima due occhi/l'orma che avevano dietro domani la guarderanno davanti.

Parole povere

Uno, in piedi, conta gli spiccioli sul palmo
l'altro mette il portafoglio nero
nella tasca di dietro dei pantaloni da lavoro.

Una sarchia la terra magra di un orto in salita
la vestaglia a fiori tenui
la sottoveste che si vede quando si piega.

Uno impugna la motosega
e sa di segatura e stelle.

Uno rompe l'aria con il suo grido
perché un tronco gli ha schiacciato il braccio
ha fatto crack come un grosso ramo quando si è spezzato
e io c'ero, ero piccolino.

Uno cade dalla bicicletta legata
e quando si alza ha la manica della giacca strappata
e prova a rincorrerci.

Uno manda via i bambini e le cornacchie
con il fucile caricato a sale.

Uno pieno di muscoli e macchie sulla canottiera
Isolina portami un caffé, dice.

Uno bussa la mattina di Natale
con una scatola di scarpe sottobraccio
aprite, aprite. È arrivato lo zio, è arrivato
zitto zitto dalla Francia, dice, schiamazzando.

Una esce di casa coprendosi un occhio con il palmo
mentre con l'occhio scoperto piange.

Una ride e ha una grande finestra sui denti davanti
anche l'altra ride, ma non ha né finestre né denti davanti.

Una scrive su un involto da salumiere
sono stufa di stare nel mondo di qua, vado in quello di là.

Uno prepara un cartello
da mettere sulla sua catasta nel bosco
non toccarli fatica a farli, c'è scritto in vernice rossa.

Uno prepara una saponetta al tritolo
da mettere sotto la catasta e il cartello di prima
ma io non l'ho visto.

Una dà un calcio a un gatto
e perde la pantofola nel farlo.

Una perde la testa quando viene la sera
dopo una bottiglia di Vov.

Una ha la gobba grande
e trova sempre le monete per strada.

Uno è stato trovato
una notte freddissima d'inverno
le scarpe nella neve
i disegni della neve sul suo petto.

Uno dice qui la notte viene con le montagne all'improvviso
ma d'inverno è bello quando si confondono
l'alto con il basso, il bianco con il blu.

Uno con parole proprie
mette su lì per lì uno sciopero destinato alla disfatta
voi dicete sempre di livorare
ma non dicete mai di venir a tirar paga
ingegnere, ha detto. Ed è già
il ricordo di un ricordare.

Uno legge Topolino
gli piacciono i film di Tarzan e Stanlio e Ollio
e si è fatto in casa una canoa troppo grande
che non passa per la porta.

Uno l'ho ricordato adesso adesso
in questo fioco di luce premuta dal buio
ma non ricordo che faccia abbia.

Uno mi dice a questo punto bisogna mettere
la parola amen
perché questa sarebbe una preghiera, come l'hai fatta tu.

E io dico che mi piace la parola amen
perché sa di preghiera e di pioggia dentro la terra
e di pietà dentro il silenzio
ma io non la metterei la parola amen
perché non ho nessuna pietà di voi
perché ho soltanto i miei occhi nei vostri
e l'allegria dei vinti e una tristezza grande.




 
 
 
 
 

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Un blog di: MARIONeDAMIEL
Data di creazione: 09/08/2005
 

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SIBILLA ALERAMO

"Mi pareva strano, inconcepibile, che le persone colte dessero così poca importanza al problema sociale dell'amore. Non già che gli uomini non fossero preoccupati della donna; al contrario, questa pareva la preoccupazione principale o quasi. Poeti e romanzieri continuavano a rifare il duetto e il terzetto eterni, con complicazioni sentimentali e pervensioni sensuali. Nessuno però aveva saputo creare una grande figura di donna."

 

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