il bagnasciuga
a metà tra la terra e il mare
Non deve essere stato facile per Ottavio adattarsi alla nuova situazione familiare.
Mentre Vincenzo aveva soltanto pochi mesi quando morì suo padre, Bernardino, mentre tutta la città era sconvolta dalla peste, lui aveva già dodici anni.
E ne aveva quindici, età di per sé critica, quando nacque Bartolomeo, primo figlio di sua madre e Carlo Biscitti, seguito poi da Ortensia e Marta.
Quando Ottavio aveva vent’anni sua zia Sebastiana vendette la casa appartenuta a suo nonno ad uno degli zii acquisiti, fratello di Carlo.
Ortensia era affezionata indifferentemente a tutti i suoi fratelli che nominerà nel suo testamento. Altrettanto non accadde nei testamenti di Vincenzo e Ottavio che lasciarono tutti i loro beni esclusivamente ai discendenti diretti di Ottavio.
Forse perché molto probabilmente sia Ortensia che Marta erano già morte e i figli di Bartolomeo si erano già imparentati con la benestante famiglia Paris.
C’è da dire anche che Ottavio aveva avuto sette figli, di cui quattro vivi quando lui e Vincenzo dettarono i loro testamenti.
Un altro piccolo dettaglio che fa riflettere è che mentre a partire dal 1700 nella discendenza di Bartolomeo troviamo il nome Vincenzo, ma non Ottavio, non succede altrettanto con i nomi Carlo e Bartolomeo che saranno presenti una sola volta tra i discendenti di Ottavio e dopo oltre cento anni.
Ma andiamo con ordine.
A ventisei anni, nel 1670, Ottavio sposò Antonia, figlia del fu Francesco Martellucci e di Susanna Nucci.
Tra il 1672 e il 1686 nacquero Bernardina, Bernardino, Girolama, Giovanni, Giuseppe, Antonio e Francesco.
Nel 1686 circa Bartolomeo sposò Maddalena, figlia di Ferdinando Martini e Barbara Ciotti.
Dalla loro unione nacquero Francesca, Caterina, Carlo, Benedetta, Vincenzo, Francesco e Angela Maria.
Dal canto suo Vincenzo non mise su famiglia, probabilmente gli bastavano e avanzavano quelle dei fratelli.
|
|
Fu Sebastiana ad andare alla celebrazione funebre a Macchiole di Lugnano?
O furono braccianti di Castelfranco chiamati da Bernardino per la raccolta del guado?
Forse furono Bernardino e Giovanni a recarsi in quei borghi dove abitavano i parenti delle mogli?
Alle Macchiole e a Lugnano in due mesi morirono trecento persone e altrettante furono contagiate.
A Castelfranco centoventi e centoventotto contagiati.
In città si continuava a negare la presenza dell'epidemia.
Ci fu chi preferì autoaccusarsi di aver ucciso avvelenandole moglie, cognata e figlia, dopo averle seppellite di nascosto e in tutta fretta, piuttosto che rivelare la terribile verità.
Sia come sia il 25 ottobre 1656 non si potè più negare la realtà e la città sprofondò nell'inferno.
Quando ne riemerse Bernardino e Giovanni non c'erano più.
Benedetta fu risparmiata e attribuì questa grazia a San Rocco.
Già, perchè lei era una roccia. Prese in mano gli affari del marito e non si perse d'animo.
Per i primi tempi a tutelare i suoi figli ci pensò Mario Flavi, come era giusto che fosse dato l'impegno preso col Battesimo di Vincenzo, suo figlioccio.
Passato il tempo prescritto per il lutto Benedetta si risposò e per farlo scelse una persona molto familiare ai suoi figli, uno che era cresciuto fianco a fianco con loro padre:
Carlo, terzo dei nove figli di Bartolomeo Cechetta detto Biscitto.
Quando ormai la peste era solo un brutto ricordo nacque Bartolomeo jr., seguito tre anni dopo da Ortensia ed infine da Marta.
|
|
C'era stata qualche piccola scossa di terremoto.
"Cosa vuoi che sia, avevano detto in molti, qui si balla ogni due per tre!"
Poi la frutta aveva iniziato a marcire sugli alberi.
" Colpa della troppa acqua di primavera."
Avevano sentenziato gli anziani scrutando il cielo.
Qualche bracciante giunto in città da Roma e dalla Sabina raccontava di raccolti devastati dai grilli ma si sa, Roma è lontana, qui siamo vicini alla montagna e i grilli morirebbero di freddo.
Poi ci fu l'eclissi di sole.
Buio pesto e freddo.
Ma era tornato a splendere il sole e le prediche che annunciavano catastrofi lasciarono il tempo che avevano trovato.
Le porte degli inferi non si spalancarono anzi, in dieci mesi ci furono appena una quindicina di morti ma erano tutti molto anziani o molto malati da lungo tempo.
La posizione centrale della città, Ombelico d'Italia, la poneva al centro degli scambi delle merci che dal Regno di Napoli, con cui confinava, transitavano verso Roma, la Toscana e i Ducati del Nord.
Quando giunse notizia prima da Napoli e poi da Roma esservi la peste, per timore che dall'Abruzzo arrivasse il contagio, furono poste sentinelle a guardia delle porte della città e sorvegliati tutti i borghi vicini ai confini.
Facile era uscire dalle Porte ma rientrare poi in città era molto difficile e fu proibito anche il trasporto fluviale delle persone.
Le messi maturarono come tutti gli anni e, temendo la fame futura più di un ipotetico contagio, la mietitura e i lavori dei campi ebbero inizio e fine.
Anche la raccolta delle foglie del guado fu fatta quell'estate come tutte le altre estati.
Senza che nessuno si ammalasse.
I più fecero spallucce e ripresero a vivere senza nessuna precauzione.
Anche la sorveglianza delle porte e dei borghi sembrò eccessiva.
La peste? Forse a Napoli e a Roma sono morti per altri mali. Qui peste non ce ne è! dissero i più.
|
|
Chissà se erano già arrivate le rondini in quel marzo del 1643 quando Bernardino prese moglie. Stavolta la giovane sposa si maritava con un altrettanto giovane sposo. A ventiquattro anni Bernardino era già un buon partito e la famiglia di Benedetta, sua promessa sposa, organizzò il matrimonio in casa.
Benedetta non aveva conosciuto suo padre, Martino Angelucci di Castelfranco, essendo nata dopo la sua morte.
Lei e le sue tre sorelle erano state cresciute da Marco Tullio Boncompagni, secondo marito di sua madre Ortensia.
Doveva esserci una gran confusione quel giorno in casa Boncompagni. Marco Tullio infatti aveva sei sorelle e due fratelli. C'erano i testimoni, la famiglia dello sposo e l'immancabile notaio.
C'era anche il curato della chiesa parrocchiale di San Nicola che celebrò le nozze su licenza dell’allora vicario generale del Vescovo.
Da questa unione nacquero Ottavio nel 1644, due anni dopo Maria Maddalena e nove anni più tardi, nel 1655, Vincenzo.
Probabilmente ci furono altre nascite ma i neonati morirono prima di ricevere il Battesimo.
Bernardino non era certo uno che se ne stava con le mani in mani, investiva i suoi guadagni in piccole società e nel 1652 migliorò la sua posizione acquistando un molino da guado con annesso terreno.
Due anni dopo comprò una casa per la sua famiglia accanto a quella di Mario Flavi, membro di una importante e ricca famiglia. Mario fu il padrino di Battesimo del piccolo Vincenzo.
Nel frattempo anche Giovanni, fratello di Bernardino, si era sposato. Sua moglie Sebastiana era di un paese piccolo ma importante per la sua posizione di confine, Lugnano.
I due sposi rimasero a vivere nella casa acquistata da Ottaviano anche dopo la sua morte avvenuta tra il 1643 e il 1651.
In un secolo burrascoso che vide tutta l'Europa flagellata da guerre, epidemie, terremoti e carestie tutto sembrava filare liscio nel piccolo mondo delle Valli.
Ma dense nubi nere si profilavano all'orizzonte.
|
|
Passarono giusti giusti dieci mesi e la coppia fu allietata dalla nascita di Bernardino nella cui fede di battesimo compare il cognome Busichei.
Ci vollero alcuni anni, un altro figlio, Giovanni che nacque nel 1616, e una nuova gravidanza prima che gli sposi ricevessero la dote promessa e coronassero il sogno di avere una casa tutta per loro. Era una bella casa ma soprattutto aveva un pezzo di terra sul retro e si trovava nello stesso rione.
Di certo non immaginavano quanto la loro vita si sarebbe intrecciata con quella del loro nuovo vicino, Bartolomeo Cechetta, figlio di Ostilio e Semirra.
Soprattutto la vita di Bernardino che nacque nella nuova casa a dicembre del 1619, probabilmente il primogenito nel frattempo era volato in cielo.
Nel 1621 nacque Girolamo, l'ultimo loro figlio di cui abbiamo notizie.
Il fiume, tanto prezioso e portatore di ricchezza e vita, un brutto giorno si portò anche la Chiesa con tutti i suoi documenti e così oggi restano davvero pochissime notizie sulle loro vite.
Sia Vincenzo che suo figlio Ottaviano erano proprietari di piccoli appezzamenti che coltivavano molto probabilmente a guado, una pianta utilizzata per ricavare il colore blu.
Era infatti quella l’epoca del boom della coltivazione, lavorazione ed esportazione del guado, che attirò a Rieti molte famiglie soprattutto dalla Toscana e dalla Lombardia.
|
|
E' giovanissima, la sposa che alla testa del corteo nuziale raggiunge la Chiesa di San Pietro alla porta, nella principale via della città.
E' figlia di MarianoSante e Lidia ma accanto ha Adriana, seconda moglie di Mariano che ha, da neanche cinque mesi, dato alla luce il suo secondo figlio.
L'aria fredda le arrossa le guance o forse è la timidezza nell'incrociare lo sguardo di quell'uomo tanto più grande di lei che l'attende davanti alla Chiesa.
Diciannove anni lei, trentanove lui.
Ludinia e Ottaviano.
La strada è piena di gente, i fratelli e le sorelle degli sposi, Vincenzo, il padre dello sposo, con la sua seconda moglie Nobilia, zii, cugini, vicini di casa e curiosi attirati fuori dalle case, in quel freddo febbraio del 1614, dalla curiosità e dal desiderio di far festa.
Il padre della sposa è un mercante in stretti rapporti con una delle famiglie locali in rapida ascesa sociale che molti anni dopo, grazie anche ai giusti matrimoni, acquisirà il titolo nobiliare di principe.
E' giovanissima la sposa ed ha una ricca dote.
Ma allora chi era Ottaviano per aver potuto ambire ad una tale fortuna?
Lui e suo padre Vincenzo erano davvero dei semplici contadini, perdippiù di paese?
|
|
Le cose andavano bene e Vincenzo con moglie e figli lasciò il piccolo paese per trasferirsi in città. Andò ad abitare in un sestiere pieno di vita, lavoro, fervente di attività, stretto tra la rocca, la cinta muraria e il fiume. Le piccole case adossate l'una all'altra, gli orti resi fertili dalle acque del fiume che spesso allagavano tutta la pianura, le botteghe degli artigiani e dei commercianti e poi il fiume con i porti, le imbarcazioni, i molini. E le Chiese con il loro contorno di Confraternite, riti, devozioni, processioni.
Ma venne anche il tempo delle lacrime.
Forse fu una delle tante epidemie, o forse l'aria malsana ed umida a cui non era abituata, forse fu il duro lavoro, fatto sta che (tra il 1586, quando nacque la sua ultima figlia Diana, e il 1600) Angelella morì lasciando il suo Vincenzo e i loro figli in un luogo che ancora li considerava "forestieri". La diffidenza verso chi non è nato in città era ed è tuttora una delle caratteristiche locali più dure a morire.
Il parroco corse in aiuto della famigliola combinando le nozze tra donna Nobilia, una ragazza anche lei forestiera che viveva in casa sua e il povero vedovo.
Vincenzo e Nobilia si sposarono il 19 agosto 1601.
Da queste nozze nacquero altri tre figli: Vittoria, Domenico e Marco.
|
|
Una prima ipotesi è che Busichea sia un soprannome che da un certo momento in poi sostituisce il cognome Leonardi.
La buscica, in dialetto siciliano bolla ripiena di liquido proprio come quella che nasce dalle scottature, deriva dalla parola latina vesica.
Troviamo termini simili in molti dialetti sempre per designare le viscere degli animali.
In maremma un tempo le famiglie contadine preparavano i " Busicchi", salume preparato con l'intestino del maiale ben lavato, marinato con aceto, limone, peperoncino, spezie, sale e finocchio selvatico, scolato dalla marinata, e appeso a graticci di canne, ad essicare per trenta giorni.
Una ulteriore ipotesi si basa sull'impossibilità tra i cognomi italiani di trovarne almeno uno che abbia una qualche assonanza con Busichea/i mentre è certa l'esistenza del cognome greco-albanese Busichi.
Del resto la presenza di Albanesi in città nel XV secolo è attestata anche da uno storico locale e dall'esistenza nel circondario di paesi il cui nome rimanderebbe ad una loro presenza.
Allontanati nel 1457, 1458 e infine nel 1483, questi uomini, per lo più profughi dediti all'agricoltura e alle armi, con le loro numerose famiglie non potevano essere andati troppo lontano e certamente alcuni di loro tornarono in città probabilmente evitando di usare nomi che rivelassero la loro origine.
|
|
Febbraio 1575.
E’ un febbraio freddo come sono freddi gli inverni da queste parti. Non per niente questo mese deriva il suo nome proprio dalle febbri che in esso sono più frequenti.
Angelella partorisce il suo primogenito e Perna, l’ostetrica, si rende subito conto che qualcosa non sta andando come dovrebbe, bisogna battezzare subito il neonato e il piccolo Ottaviano riceve il Battesimo in casa proprio da Perna, del resto le ostetriche venivano preparate anche per questa frequente evenienza. Le solennità di rito verranno fatte in seguito e nel Liber Baptizatorum viene registrato il Battesimo di Ottaviano Leonardi.
Non è da molto tempo che Vincenzo e Angelella si sono trasferiti in città e, dato che i battesimi vengono celebrati tutti in un'unica Chiesa, non sono ancora ben conosciuti e poi, per chi viene dai dintorni non serve il cognome, sono quattro gatti, pensano i Curati cittadini.
Passano due anni, stavolta è giugno quando si ripete la stessa situazione.
Angelella partorisce il suo secondo maschio ed è sempre Perna a battezzarlo in casa per necessità. Nel libro dei Battesimi del 1577 viene registrato il Battesimo di Leonardo Leonardi.
A settembre del 1582 le cose vanno meglio e si può battezzare il neonato con più calma e finalmente in Chiesa, stavolta Perna è la madrina di Bernardino Leonardi.
Passano due anni ed è sempre settembre, al fonte battesimale viene portata Angela, prima figlia femmina di Angelella e Vincenzo Busichea.
Da questo momento in poi tutti i figli di Angelella e Vincenzo avranno il cognome Busichea o una sua variante.
In realtà Leonardi, come ben sappiamo, non è il cognome di Vincenzo ma il nome di suo padre, Leonardo Rocchesi di Castel San Benedetto.
Questo non è il solo errore che lo riguarda infatti sua moglie nei registri dei battesimi è indicata come Antonella invece che Angelella.
Ma da dove viene fuori questo strano cognome, Busichea?
|
|

Quel giorno del 1571 era stato preceduto da lunghe contrattazioni tra gli uomini delle due famiglie ma a lei non interessavano queste faccende. Con sorelle, zie, amiche e comari aveva dato gli ultimi ritocchi al corredo e all'abito, preparato torte, focacce, carni e verdure, intrecciato i capelli e indossato l'abito della festa. Indossata l'ampia gonna rossa, la candida camicetta e il bustino stretto in vita, al collo i coralli e i cerchi d'oro alle orecchie, due pizzicotti sulle guance per togliere il pallore dell'emozione, era uscita di casa al braccio di suo zio Domenico. Lungo la strada al corteo nuziale si erano aggiunti via via tutti gli abitanti del paese. Davanti alla piccola chiesa un emozionato Vincenzo aspettava la sua promessa sposa. Don Persiano, alla presenza dei testimoni e del notaio, aveva pronunciato le formule di rito e li aveva uniti in matrimonio. In quel piccolo borgo un matrimonio era un evento importante a cui nessuno voleva mancare e così la piccola chiesa contenne a fatica tutti i devoti presenti alla messa. Poi la festa nella casa, sull'aia, sulla piazza. Angelella, la sposa, Diana e Marta, sue cognate, avranno fatto gli onori di casa ma le danze e l'allegria cessarono presto. All'alba li aspettava il duro lavoro dei campi.
|
|
Siamo in un piccolissimo paese proprio alle porte della città. Chiamarlo paese è già troppo, sono soltanto poche case arroccate sulla collina, strette tra le pendici e una torre di difesa. La piccola chiesa è fuori le mura del paese ed è lì da almeno trecento anni prima dell'inizio della mia storia. Come in tutte le piccole realtà è punto di aggregazione, identità e orgoglio delle 27 famiglie di contadini, allevatori e artigiani che qui abitano intorno alla metà del 1500.
E' allora che a Leonardo Rocchesi nasce un figlio maschio a cui da il nome di Vincenzo.
|
|
In ogni famiglia c’è una custode della memoria che conserva fotografie, lettere, diari e che trasmette ricordi con i suoi racconti.
Da bambina amavo quei racconti ed ho cercato di conservarli.
Ora, da diversamente giovane, ho finalmente avuto tempo e modo per approfondirli e camminando all’indietro come un gambero ho risalito il fiume delle nascite, dei matrimoni e delle morti fino alla fine del 1600.
Nei libri Parrocchiali antecedenti non c’era traccia del cognome di mia nonna paterna o simile così come non avevo trovato nessuna conferma ai suoi racconti su una parentela con i ristoratori della mia città né con i parenti di un vicino paese.
Ho ricominciato tutto da capo stavolta risalendo tutti i rivoli e i torrentelli, come trovavo una persona con quel cognome lo registravo senza curarmi se fosse collegato o no agli altri. Sono arrivata di nuovo alla fine del 1600 e mi sono trovata di nuovo davanti ad uno sbarramento.
Avevo letto in una intervista rilasciata ad una testata locale che all’origine del cognome c’era un Lanzichenecco proveniente dall’Austria che si sarebbe fermato in città dopo il Sacco di Roma (1527) e si sarebbe messo a coltivare guado.
Ma come mai non c’era traccia dei suoi discendenti per settanta anni?
Nell’inventario dell’Archivio di Stato ho trovato diversi passaggi di truppe quindi l’ipotesi era plausibile ma si scontrava col fatto che questo cognome sembra non esistere al di fuori di qui per tempi non recenti.
Era possibile che il cognome derivasse dal luogo di provenienza?
I diversi gruppi familiari che avevo ricostruito facevano capo a uomini più o meno coetanei, nati nell’arco di circa dieci anni, era possibile che facessero parte di truppe provenienti dalla stessa città.
Ci sono diversi comuni in Germania compatibili con la radice del cognome e ne ho trovato uno anche in Francia.
Diverse ipotesi sono state fatte circa l'etimologia del nome alcuni lo avvicinerebbero ad una parola gallica che significa luogo coperto di erica, altri a una vecchia parola francese che indica un piccolo ruscello o luogo paludoso altri ancora vedono un legame con la parola tedesca ponte.
Mi ero arenata.
Poi la svolta.
Mi contatta una ragazza della famiglia dei ristoratori e dopo un piacevole scambio di messaggi mi invita a mettermi in contatto con suo zio.
Per mia natura sono timidissima ma quattro anni di ricerche genealogiche mi hanno insegnato a chiedere aiuto e a vincere la naturale diffidenza di chi si vede contattato su messenger da una sconosciuta con l’invio di qualche riproduzione di documenti faticosamente reperiti.
E’ l’inizio di una collaborazione e di una nuova navigazione, stavolta sulle tracce di altri cognomi che mi, anzi a questo punto ci hanno traghettato fino alla metà del 1500 permettendoci di stabilire correttamente i collegamenti tra i vari gruppi familiari.
|
|
Sono ancora qua. Per fortuna o meglio grazie a Dio.
Siamo ancora qua.
Sempre piena di cose da fare e senza tempo per fermarmi a riflettere raccontandole.
La sconto ogni notte non riuscendo ad addormentarmi, girandomi e rigirandomi senza pace.
Siamo in partenza.
Dopo la vacanza siciliana dello scorso luglio, improvvisata come sempre, piena di imprevisti e indimenticabile, quest'anno si replica.
L'anno scorso nave da Napoli, destinazione più o meno dalle parti di Palermo, con Scuttle, Linus, Lunapiena e Rerun.
Quest'anno solo con Scuttle e Lunapiena ma con una splendida novità: saremo ospiti della figlia più piccola di Scuttle e di suo marito Eric.
Dopo troppi anni di conflitti, silenzi, lontananza, Ariel ha fatto chiarezza nei suoi rapporti familiari e piano piano, con molto timore da parte di tutti, come quando maneggi un prezioso e fragilissimo vaso cinese, le nostre vite sono tornate ad intrecciarsi.
In Sicilia ci attende un vivacissimo PiGi che non vede l'ora di far disperare i nonni.
|
|
E siccome non c'è rosa senza spine, maggio è il mese che conficca più spine nel mio cuore.
Ricordi e mancanze dolorose che in questo mese fanno più male.
Impossibile in questo mese fare in modo che nessuno dei miei familiari parli di chi non c'è più e di chi cerco di tenere fuori dalla mia vita e dai miei pensieri.
Si aprono le danze il tre maggio con l'anniversario del compleanno di mio padre, che ormai festeggia in cielo da dodici anni.
Poi la festa della mamma.
Dopo nemmeno dieci giorni è la volta dell'anniversario del matrimonio di Lucy, giornata per me da ricordare come una delle più stressanti della mia vita.
Seguita a ruota dal compleanno del principino che quest'anno, per i suoi diciotto anni, ha riunito tutta la famiglia in un pranzo che ha messo a dura prova le doti teatrali di ognuno.
Tre giorni ed è la volta dell'anniversario del mio fallito matrimonio.
Per quanto cerchi di non dare spazio ai ricordi non riesco ancora a controllare i miei incubi notturni.
Il tempo di riprendere fiato ed è la volta dell'anniversario della morte di mamma.
Pioggia fuori dalle finestre, sui vetri e dentro di me.
Domenica.
Nel piccolissimo paese affacciato sul lago il sacerdote dice messa solo la domenica.
Come ogni anno da tredici anni, l'ultima domenica di maggio mia sorella fa dire la messa per mamma e papà. Sono stati così uniti per tutta la vita che è impossibile non ricordarli insieme.
In genere la mia tribù è sempre in altre faccende affaccendata e così, quando ci è stato possibile, siamo andati solo io e Scuttle.
Quest'anno non avevano niente da fare ed hanno tutti accolto con apparente entusiasmo l'invito di mia sorella a restare da lei a pranzo.
Pranzo collaborativo, ognuno porta qualcosa, a buffet.
Diciotto mondi in una sola stanza.
Ognuno con le sue nevrosi, con le cose non dette che tutti pensano ma guai a dirle, con i suoi giudizi e risentimenti verso l'altro, con il suo pesante fardello, con i conti che non tornano mai.
Chissà perchè è più facile essere sopraffatti dal dolore che celebrare le piccole e grandi gioie che la vita ci ha dato.
|
|
Ronciglione è un'onda colorata che si infrange sulle barriere protettive, dilaga sui marciapiedi, sale per poi ritrarsi tornando indietro alla ricerca di un rifugio tranquillo da cui sbirciare tra le teste per vedere la sfilata. Ci siamo attardati in casa di amici ma ne è valsa la pena: ne siamo usciti in compagnia di una delle più belle maschere del pubblico.
Dov'è Marco Mengoni?
La domanda rimbalza di bocca in bocca tra le migliaia di ospiti giunti da ogni luogo, alcuni già dai giorni precedenti; rimane sospesa in attesa di una risposta che non c'è.
I Ronciglionesi sanno che forse si confonderà tra le maschere della sfilata cercando di camuffare l'altezza imponente e le movenze familiari ai suoi concittadini.
Alla fine ci si dovrà accontentare di aver cantato e ricantato a squarciagola Due vite e di un perplesso Enzo Paolo Turchi "costretto" a cantare e ballare un vecchio brano di Heather Parisi dall'alto del carro dedicato a Raffaella Carrà.
Dal posto privilegiato, inaspettato e graditissimo regalo del nostro "gancio" locale, Scuttle scatta foto su foto e io mi godo la sfilata delle elegantissime maschere e la compagnia delle nostre due giovanissime amiche ma soprattutto di Linus e Lunapiena.
Non smette mai di sorridere, sgranare gli occhi e lanciare coriandoli.
Il Carnevale a Ronciglione è davvero Carnevale e dura molti giorni. Mi riprometto di passare qui questi giorni, se Dio vorrà, il prossimo anno con Lunapiena.
E' notte quando riprendiamo la strada di casa, durante il viaggio chiudo gli occhi e rivivo la magia dei miei carnevali di bambina.
|
|
- Nonna ti aiuto ad apparecchiare?
- Sì tesoro.
- Quanti siamo?
- Non lo so, conta.
- Allora: tu, nonno, zia Lucy con zio, il Principino, Cicciobello e Pupetta e siamo a sette. Zia Sally...nonna zio Franklin c'è?
- No tesoro zio non può venire
- Dove ero arrivata?
Si guarda le dita aperte delle mani, la memoria a breve termine per il momento è solo un ricordo di prima che.
- Otto! Poi ci sono zio Rerun e zia Lana. Zio Charlie con Patty, Azzurro e Sue Storm ci sono?
- No amore mio, zio è al Nord, lavora, non ha le ferie questo Natale.
- Allora siamo tutti, anzi no, non ho contato me e papà. Nonna siamo dodici!
- Si tesoro mio, prendi i piatti, mi raccomando pochi per volta chè pesano.
Non le dico che faccio fatica a trattenere le lacrime di gioia e commozione, non le dico che ringrazio Dio ogni istante per averla protetta, che quel siamo in dodici è il più bel regalo di Natale che potessi ricevere.
Sul tavolo preparato in salotto dopo le grandi manovre degli spostamenti di mobili, suppellettili, piante, tappeti e divani, c'è già la tovaglia natalizia di mia mamma.
Andranno a farle compagnia i piatti e le posate con cui apparecchiava lei a Natale.
Sarà una Vigilia di Natale come tante altre, con l'albero, il presepe, le poesie, le letterine, i biscotti, la torta di compleanno di Lana, l'attesa, la gioia, il più piccolo della famiglia che metterà Gesù bambino nel presepe.
Ma noi grandi sappiamo che è diverso da tutti gli altri perchè tutti abbiamo lo stesso pensiero in testa: cosa sarebbe stato delle nostre vite se le cose fossero andate male?
|
|
Tempo fa, ormai troppo tempo fa, avevo parlato della mia voglia di scoprire qualcosa di più dei miei antenati.
L'ho fatto e mi sono persa nel te
mpo, tra il milleottocento e il millesettecento.
Grazie alla digitalizzazione della pubblica amministrazione molti documenti degli archivi di stato sono disponibili online ed ho potuto iniziare la mia ricerca che è così appassionante da assorbirmi completamente.
Questo sogno che ho tirato fuori dal cassetto mi sta facendo infiniti doni:
-tenere il cervello attivo dato che richiede di fare continuamente ipotesi anche azzardate mettendo in relazione indizi, dati, fotografie, ricordi e poi verificarle
-dare un nome ai molti volti immortalati nelle tantissime vecchie fotografie e così datarle e riordinarle
-acquisire conoscenze in ambiti di cui finora non mi ero mai interessata
-studiare, e finalmente comprendere ed appassionarmi, storia, geografia, fotografia
-sfogliare documenti antichissimi rispolverando le mie conoscenze di latino
-riprendere a viaggiare per vedere i luoghi di origine dei miei antenati e, con un po' di fortuna, trovarne le tombe
-conoscere ed incontrare nuove persone ma soprattutto conoscere me stessa
-darmi moltissime storie ed emozioni da raccontare e tramandare a figli e nipoti e forse, chissà, scrivere un libro
e molto altro ancora.
Seduta al pc, e in alcuni casi andandoci di persona, ho viaggiato e viaggerò ancora tra Roma, Castel Gandolfo, Tivoli, Canino, Viterbo, Rieti, Bordighera, Nizza, Cagnano, Novara, New York, Philadelphia, Montevideo, Poggio Moiano, Castel di Tora, Palermo, Torino e chissà quali altri luoghi.
Ma il dono più grande che ricostruire storia ed albero genealogico della mia famiglia mi sta facendo è tenermi la mente occupata in queste notti e in questi giorni senza luna che la vita mi sta facendo vivere.
Luna, la mia amatissima Lunapiena, da dieci giorni è offuscata da una grande nube nera che per miracolo non ce l'ha portata via e che minaccia tutta la sua vita futura.
Si scrive "emorragia cerebrale" ma si legge "dolore lacerante proprio in mezzo al mio cuore squarciato di nonna".
|
|
Sempre a caccia di un riempitivo che faccia da sottofondo al nostro sonnecchiare sul divano, l'altra sera sono stata attratta da un film solo perché tra gli interpreti c'era una delle mie attrici preferite, Julie Andrews.
Un vecchio film che pensavo di non aver già visto.
Sono bastate poche sequenze, una lunga collana dondolante, un vecchio ascensore che funzionava solo ballandoci dentro e il volto di una delle attrici per risvegliare un ricordo seppellito chissà dove nella mia mente.
"Ho già visto questo film" dico a Scuttle come tante altre sere "ma non fa niente, lo rivedrò volentieri ché non me lo ricordo poi tanto."
Mano a mano che la storia prosegue i ricordi si fanno più precisi: "L'ho visto al cinema tanti anni fa."
Le musiche e le canzoni mi suonano sempre più familiari:
"Ero con nonna e nonno. A nonna piaceva Julie Andrews e con loro ho visto al cinema anche My fair lady ma non ricordavo più di aver visto anche questo."
Cerco su internet l'anno di uscita nelle sale: in America 1967, in Italia probabilmente l'anno dopo. Avevo undici anni.
Intanto è affiorato un altro ricordo: la lunghissima collana di perle sintetiche che ho ancora e che nonna mi regalò per il mio compleanno, la acquistammo proprio dopo aver visto questo film. Facevo le scuole medie e con indosso quella collana mi sentivo grande e affascinante e i miei odiati capelli corti mi sembravano meno brutti dato che anche la protagonista del film li portava corti. Mi sono addormentata pensando ai miei adorati nonni.
Però ora mi chiedo dove fosse finito il ricordo di questo episodio del mio lontanissimo passato.
Come è possibile che non sapessi di averlo e poi ritrovarlo intatto e ricco di particolari? E quante altre cose non so di sapere? Quanti ricordi stanno lì buoni buoni per poi tornare all'improvviso? E sono ricordi belli o brutti?
Alcuni certamente sono brutti, di alcuni episodi del passato ho solo un ricordo parziale e per quanto ci provi non riesco a riportare alla mente quello che manca. Ma ora ho una conferma in più che niente è stato cancellato e non so se questo è un bene o un male.
|
|
Ho sempre avuto un problema con le famiglie degli amori dei miei figli e figlie.
Sono stata cresciuta piuttosto all'antica e per me quando si tirano in ballo genitori e nonni vuol dire che si è fidanzati ufficialmente ed allora son dolori.
La sorella di mia mamma capì durante una prova dell'abito da sposa che non voleva più sposare il suo principe azzurro. La convinsero a convolare a giuste nozze nonostante i suoi dubbi sul carattere del promesso sposo e della futura suocera. Fu un matrimonio disastroso che si concluse con una separazione di fatto in tempi in cui le separazioni non erano esattamente all'ordine del giorno.
Il fratello di mia nonna paterna comunicò la sua intenzione di rompere il suo fidanzamento durante i preparativi del matrimonio.
Il bisnonno, uomo decisamente tutto d'un pezzo, lo obbligò a tener fede alla parola data anche per non pregiudicare il fidanzamento di sua sorella con il fratello della sua promessa sposa. Anche questo matrimonio, dopo aver reso infelici tutti, finì con un abbandono del tetto coniugale e una nuova, scandalosa per l'epoca, relazione.
Quando in vacanza con i miei ricambiai gli sguardi di un bel tenebroso per cui mi ero presa una cotta, mamma non ci pensò su due volte per richiamarmi all'ordine ricordandomi che ero fidanzata. Su come sia andato e finito il mio matrimonio è meglio stendere un velo pietoso.
Forte di questi precedenti ho sempre ritenuto le storie, più o meno serie, della mia prole affar loro.
Niente in contrario che frequentassero le famiglie del loro amore di turno, anche se ho sempre cercato di frenarli. Parecchio in contrario che a frequentare la mia famiglia fossero i loro spasimanti.
Rifiuto assoluto di far frequentare le famiglie e stringere rapporti tra consuoceri.
E non mi sbagliavo visto come sono andati a finire i matrimoni di Charlie e Linus e il fidanzamento di Sally col suo ex.
Genitori, fratelli, sorelle, nonni conosciuti e poi persi malamente.
E' stato così che ho conosciuto i genitori di Piperita Patty giusto in tempo per evitare di incontrarli per la prima volta nella sala d'attesa davanti alla sala parto il giorno in cui è nato Azzurro.
Di incontrare i genitori di Franklin non ne ho proprio voluto nemmeno sentir parlare.
Fino a quando lo scorso anno Scuttle non mi ha praticamente trascinato all'interno della loro attività commerciale. Nascosta dalla mascherina ho cercato di evitare le presentazioni ma è stato impossibile ed in fondo era giusto così visto che i nostri figli già convivevano.
Ho fatto cadere questo inizio di consuoceritudine nell'oblio.
Qualche giorno fa i piccioncini sono tornati alla carica e ci hanno proposto una cena tutti insieme.
(il seguito nel prossimo post)
|
|
Cinque anni.
Di chiacchiere, di polemiche, di accuse, di niente, di lavoro, di lacrime, di speranze, di delusioni, di silenzi, di solitudine, di confusione, di promesse.
Sono ore che aspettiamo, ci hanno consigliato di andarcene ma dopo aver peregrinato per corridoi e scale chiedendo a tutti e rimbalzando da un ufficio all'altro abbiamo visto La Russa entrare in quella stanza.
Aspettiamo che esca. Dopo di lui esce anche l'uomo importante, quello che può cambiare le cose anche se non è nella maggioranza. Lo blocco, cerca di andarsene, glielo impedisco. Lo supplico di fare qualcosa e per convincerlo gli racconto di quella notte, della paura e dell'orrore, di come cambia la vita, di tutte le persone incontrate, della loro dignità, del loro dolore, dei bambini ammutoliti, delle vite spezzate, delle famiglie distrutte, di quelli che ancora non hanno capito.
Mi guarda, promette, mi sveglio in un bagno di sudore e lacrime.
Stanotte sarà impossibile dormire.

L’elenco dei 140 Comuni del cratere dei terremoti di agosto 2016 ottobre 2016 e gennaio 2017
Abruzzo
Barete (Aq); Cagnano Amiterno (Aq); Campli (TE) Campotosto (AQ); Capitignano (AQ); Castelcastagna (Te); Castelli (TE); Civitella del Tronto (TE); Colledara (Te); Cortino (TE); Crognaleto (TE); Fano Adriano (Te). Farindola (Pe); Isola del Gran Sasso (Te); Montereale (AQ); Montorio al Vomano (TE); Pietracamela (Te) Pizzoli (Aq); Rocca Santa Maria (TE); Teramo; Torricella Sicura (TE); Tossicia (TE); Valle Castellana (TE).
Lazio
Accumoli (RI); Amatrice (RI); Antrodoco (RI); Borbona (RI); Borgo Velino (RI); Cantalice (RI); Castel Sant’Angelo (RI); Cittaducale (RI); Cittareale (RI); Leonessa (RI); Micigliano (RI); Poggio Bustone (RI) Posta (RI); Rieti; Rivodutri (RI).
Marche
Acquacanina (MC); Acquasanta Terme (AP); Amandola (FM); Apiro (MC); Appignano del Tronto (AP);
Arquata del Tronto (AP); Ascoli Piceno; Belforte del Chienti (MC); Belmonte Piceno (FM); Bolognola (MC);
Caldarola (MC); Camerino (MC); Camporotondo di Fiastrone (MC); Castel di Lama (AP); Castelraimondo (MC);
Castelsantangelo sul Nera (MC); Castignano (AP); Castorano (AP); Cerreto D’esi (AN); Cessapalombo (MC);
Cingoli (MC); Colli del Tronto (AP); Colmurano (MC); Comunanza (AP); Corridonia (MC); Cossignano (AP);
Esanatoglia (MC); Fabriano (AN); Falerone (FM); Fiastra (MC); Fiordimonte (MC); Fiuminata (MC);
Folignano (AP); Force (AP); Gagliole (MC); Gualdo (MC); Loro Piceno (MC); Macerata; Maltignano (AP);
Massa Fermana (FM); Matelica (MC); Mogliano (MC); Monsapietro Morico (FM); Montalto delle Marche (AP);
Montappone (FM); Monte Rinaldo (FM); Monte San Martino (MC); Monte Vidon Corrado (FM);
Montecavallo (MC); Montedinove (AP); Montefalcone Appennino (FM); Montefortino (FM); Montegallo (AP);
Montegiorgio (FM); Monteleone (FM); Montelparo (FM); Montemonaco (AP); Muccia (MC); Offida (AP);
Ortezzano (FM); Palmiano (AP); Penna San Giovanni (MC); Petriolo (MC); Pieve Torina (MC);
Pievebovigliana (MC); Pioraco (MC); Poggio San Vicino (MC); Pollenza (MC); Ripe San Ginesio (MC);
Roccafluvione (AP); Rotella (AP); San Ginesio (MC); San Severino Marche (MC); Santa Vittoria in Matenano (FM);
Sant’Angelo in Pontano (MC); Sarnano (MC); Sefro (MC); Serrapetrona (MC); Serravalle del Chienti (MC);
Servigliano (FM); Smerillo (FM); Tolentino (MC); Treia (MC); Urbisaglia (MC); Ussita (MC); Venarotta (AP);
Visso (MC).
Umbria
Arrone (TR); Cascia (PG); Cerreto di Spoleto (PG); Ferentillo (TR); Montefranco (TR); Monteleone di Spoleto (PG); Norcia (PG); Poggiodomo (PG); Polino (TR); Preci (PG); Sant’Anatolia di Narco (PG); Scheggino (PG); Sellano (PG); Spoleto (PG); Vallo di Nera (PG).
|
|
| « Precedenti |
Successivi » |
I figli
Charlie(1985)
Lucy(1986)
Linus(1988)
Sally(1990)
Rerun(1995)
Cucciolo/Lana(1996)
I nipoti
da Lucy e il.genero
Principino(2005) Cicciobello(2008) Pupetta(2017)
da Linus e Marcie
Lunapiena(2011)
da Charlie e Frida
SueStorm(2012)
da Charlie e Piperita Patty
Azzurro(2016)
I figli di Scuttle
Tritone
Aquata
Ariel
I nipoti di Scuttle
da Tritone e Atena
Andrina
Arista
Perla
Sebastian
da Aquata e Louis
Adella
Attina
Alana
da Ariel e Eric
Flounder
PiGi
- Albachiara
- Fernandazanier
- Fiumecheva
- Gianor1
- Kremuzio
- Il Salotto
- L'atrabilioso
- Le matite dellanima
- Love experience
- Mai dire mai
- Merizeta
- NonnoRenzo
- Ormalibera
- Renata
- Surfinia
- Il cielo in 1 stanza
- BLOGGO NOTES
- Sentimentalmente
- A R T E
- Ad maiora
- Ahira
- Airone azzurro
- Ancora pezzettini
- Amare davvero
- Aranciaamaraa
- Arcobaleno
- Armandotesti
- Arte... e dintorni
- Artemisia
- Belethil
- Bimbadepoca
- Buzybutlazy
- Carpediem
- Casa di nonna
- Casalingapercaso
- Ceithre
- Che pazza idea
- Chiaretta
- Ciao Gi
- Cisonoriuscita
- Coffi-brec
- Cucina e foto
- Dimaio3d
- Di tutto un pò
- Dolce peso
- Dolciando
- Domani capirai
- Dominella
- Donne che amano troppo
- Elaborando
- Fire di Ali di Fuoco
- Fotoinp(r)enna
- Foto appunti
- Franny Spring
- Freedom
- Giornale di bordo
- Il blog di Giulia
- I'm enduring it
- Io aiuto Chiara
- Iunco
- Jamboree
- La gioia nel cuore
- La mia sicilia
- La rete x Chiara
- La sora ninetta
- Liberante
- Liomax
- Liomax1
- L’oca nera
- Lucianopazzi
- Magdalene
- Mangiosempre
- No blog all
- Nonna Rachele
- Non per tutti
- Non sono io
- Nuovavita2011:Tra donne
- Odioviacolvento
- Omerostd
- Orologionuovo
- Panpanpi
- Penelope scrive
- Psicologiaforense
- Riflessioni
- Roma antica
- Saffitrina
- Sandali al sole
- Sara
- Scherzo o follia?
- Semplici pensieri
- Silvia e il cancro
- Solic
- Spetta che arrivo
- Strafalcioni
- Taiotoshi
- Trippittella & co.
- TURI RACCONTA
- Tutti vostri?
- Un tuffo nel passato
- Vi presento Fulvia
- Volontà di dialogo
Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.
L’autore del blog non è responsabile del contenuto dei commenti ai post, nè del contenuto dei siti linkati.
Alcuni testi o immagini inseriti in questo blog sono tratti da internet e, pertanto, considerati di pubblico dominio; qualora la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d’autore, vogliate comunicarlo e saranno immediatamente rimossi.
Inviato da: elyrav
il 23/12/2025 alle 10:39
Inviato da: elyrav
il 22/09/2025 alle 08:43
Inviato da: elyrav
il 15/09/2025 alle 08:25
Inviato da: elyrav
il 10/09/2025 alle 11:40
Inviato da: la.cozza
il 09/09/2025 alle 15:44