Chi non ha un album dei ricordi? Può contenere di tutto e di più; ma è importante saperlo guardare.

Sto leggendo un libro che mi affascina, “La storia di Fiore”, il cui  autore è uno tra i miei preferiti scrittori italiani contemporanei. Adoro il suo pensiero, il suo lessico, sia nei saggi politici e filosofici, che nei romanzi. Non lo nomino, cosi, se qualcuno  leggesse , il suo giudizio sarebbe obbiettivo, così come avrebbe voluto l’autore, se il suo editore l’avesse permesso.

L’album dei ricordi

Fiore aveva un vecchio album di pelle, dove erano raccolte immagini, ritratti, fotografie, cartigli e dagherrotipi non solo di famiglia. Era il cordone ombelicale e visivo col magico mondo del passato, il retrovisore della vita e del tempo perduto, il binocolo per scrutare il tempo lontano. La pelle dell’album rispecchiava la vecchiezza di quei corpi ritratti e di quelle immagini, come la fosforescenza dei colori nella sfera di cristallo rifletteva la verginità delle sue figure. La sfera di cristallo e l’album di pelle erano i suoi veicoli temporali, le macchine del tempo per uscire dal presente e affacciarsi con l’una nel futuro e con l’altro navigare nel passato. Erano simulacri del passato e del futuro per proiettare la vita in avanti e indietro.

Era bello visitare la stanza dei ricordi, riordinare la mente e i suoi scaffali, fino a che riprendevano vita i lacerti di passato. L’album è una fonte favolosa della vita anteriore, un viaggio tenero e struggente, a tratti ridicolo e gioioso, nel mondo di ieri, nelle sue pose e nei suoi costumi. Un mondo piccolo e remoto, dove abitava la sua infanzia, e i suoi cari, il paese che lo vide nascere e crescere. Fiore non si limitava a sfogliare l’album, ma entrava nelle immagini. Pigiava sul loro cuore come per rianimarle e prendeva vita un mondo, risaliva una storia, riviveva una situazione. Si avverava il miracolo del ritorno. L’album è la casa di carta abitata da sguardi, anime, corpi, giovinezze fiorite e sfiorite, vecchiaie smarrite nell’oceano della notte. È la prova della vita che fu. È il tempo messo in salvo, l’attimo fissato per sempre, il divenire che imita l’essere col fermo immagine; il suo archivio è una minuscola eternità, strappa i momenti al fluire impietoso. Si riapre il cuore riaprendo quei mondi. Ancor più le immagini in bianco e nero o virate a seppia; senza colore sembrano provenire da altri mondi, un’età mitica oltre il muro del tempo, frammenti di paradiso perduto caduti in terra. Scene defunte sprizzano più vitalità, più solarità dello smorto benché colorato presente. Cosa non darei, diceva, per riavere negli occhi mio padre mentre assaggia il primo mattino.

da La leggenda di Fiore

 

album ricoedi

 

Chi non ha un album dei ricordi? Può contenere di tutto e di più; ma è importante saperlo guardare.ultima modifica: 2021-10-07T15:04:10+02:00da g1b9

Un pensiero riguardo “Chi non ha un album dei ricordi? Può contenere di tutto e di più; ma è importante saperlo guardare.”

  1. Hai accennato qualcosa l’altro giorno. Vedo che ti affascina molto! Io non leggo più da anni, ho pile di libri da leggere e sono là in libreria appartati. Quando li guardo, sembra che mi chiamino, aspettano che sbrighi il mio compito e il loro (quello di farsi leggere). Ma non ce la faccio: più di dieci minuti e cedo. Sembra ieri, quando giovanotto, andavo a letto tardi e cominciavo a leggere per giungere all’alba e addormentarmi. Ne ho passate di notti in bianco. Pazienza, non nutro nemmeno la speranza di poter tornare a leggere. Tra l’altro Veneziani l’ho sempre seguito sui quotidiani.
    Buona sera Giovanna.

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