Dal rosario alla chat…

Osservo in un paese del sud due ragazze grezze e chiatte, facce primitive rivestite di tatuaggi e stivali alla moda tamarra, sedute davanti a un sottano che smanettano sui loro smartphone con un accanimento morboso, del tutto incuranti del mondo circostante. E mi sovvengono le loro nonne sedute davanti allo stesso sottano che smanettavano con la stessa assorta premura le corone di grani dei loro rosari. Una ragazza sta chattando con qualcuno  l’altra fa quei giochini che assorbono la mente e svuotano l’intelligenza. In fondo la stessa cosa facevano le loro nonne, implorando qualcosa o riempiendo la loro vita di religione. Il rosario è la prima esperienza digitale per collegarsi con l’invisibile e astrarsi dal resto; la tastiera dello smartphone è la sua versione i-tech. Una di loro si accompagna a una cuffia e ripete con voce alterata la musica che ascolta, come le nonne bigotte biascicavano i canti della messa: americano distorto il primo, latino-gregoriano storpiato il secondo. L’altra ogni tanto si fa i selfie e li invia.

Chi sono io per giudicare, mi dico per darmi l’aria dimessa di un papa, e infatti non giudico, trovo solo che nonne e nipoti cercano entrambe un contatto, una connessione, che giustifichi la loro vita o la riempia di qualche cosa. Dio o un passatempo, un rito o un gioco, l’invocazione di un santo o di un boy-friend. Muta l’oggetto del desiderio, muta la proiezione, non la dipendenza. Alienate, direbbe il filosofo, non più nei cieli della religione ma nell’etere dell’hi-tech. Provo a pensare che perdersi in Dio o nella Madonna, sia forse un po’ meglio che perdersi in una chat e in una galleria di foto a se stesse. Certo, ogni epoca ha i suoi rosari. Ma non riuscirete a convincermi che è un progresso passare dai rosari di Dio patria e famiglia ai selfie, le chat e i tik-tok.

 MV                                                                                                                                               

Dal rosario alla chat…ultima modifica: 2022-09-07T16:07:22+02:00da g1b9

Un pensiero riguardo “Dal rosario alla chat…”

  1. Ottima similitudine, perfetta comparazione e tutto quadra e…ritorna. In fondo è la storia che ci insegna: nulla di nuovo sotto il cielo: nulla cambia nei secoli, se no la manualità, la noia, il modo di fare e gli atteggiamenti. Sotto casa, appena si esce dal portone, negli spiazzi disponili e circondati dal verde, vi sono panchine sulle quali, nelle belle stagioni, seggono le donne più anziane del mio grande condominio. Sono più o meno mie coetanee perché quando venimmo ad abitare, eravamo giovani e tutti nel pieno fulgore. Sono trascorsi 45 anni e molti sono morti , le coppie giovani ci sono (giunte dopo, man mano comprando gli appartamenti in vendita dai figli dei deceduti ormai lontani dalla casa dei genitori. Io sono tra gli ultimi, siamo soli e quando giungerà il momento lasceremo definitivamente questo posto dove simo stati benissimo. Ebbene, le telecamere viventi sulle panchine, guardano tutti e tutto, nessuno può evitare i loro sguardi, fermano le loro chiacchiere, danno un occhiata a chi passa o a chi entra: specie se estraneo al condominio. Quando invece uscivamo o entravamo (insieme o da soli io e mia moglie) subito chiamavano: sperando che andassimo a trattenerci con loro per fare salotto. Credo che se avessero i cellulari farebbero quello che facevano le due ragazze che hai raccontato. Oppure se tornassero indietro nel tempo reciterebbero il rosario. Io non scendo più proprio per non farmi vedere, qualche volta citofonano chissà che mia moglie non vada a sedere alla panchina. Quando vogliamo uscire, per non farci notare ci caliamo con una corda dall’altra parte del nostro lungo balcone. Così non ci vedono. Facciamo un po’ di esercizio, è solo un secondo piano!!!!!
    Buona sera Giovanna.

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