Marcello Veneziani
per non dimenticare
Marcello Veneziani
Qualche estate fa tornavo dalla spiaggia di Arma piangendo per strada.Mi sono sentita chiamare, almeno due volte; mi sono girata. C’era qualcuno su un furgoncino bianco.
⁃ Sei tu, vero? – mi ha detto.
Mi sono avvicinata per guardare meglio e ho riconosciuto uno del mio paese, più grande di me di 5, 6 anni, che non ricordavo più di aver frequentato da ragazza, nel modo in cui frequentavamo chiunque sostasse sul muretto dietro la sala giochi. L’ultima volta dovevo averlo visto nel ‘96 e ricordavo che mi era molto simpatico.
⁃ Ciao, – ho detto raggiungendo il furgone: solo ciao, il suo nome non mi veniva.
Mi sono asciugata di corsa le lacrime e d’istinto ho sciolto i capelli, ma erano sudati e crespi di sale, sarebbe stato meglio tenerli legati; pensavo, ma guarda tu se in questo stato devo incontrare uno che non vedo da decenni, uno che devo fermarmi per forza. Mi sentivo brutta e per questo colpevole. Chissà se è solo femminile il senso di colpa di essere esteticamente deludenti.
– Di’ la verità, te lo ricordi, il mio nome? – ha detto lui.
L’ho fissato annebbiata, ma quando ha messo su quella faccia piena di imbarazzo mi è tornato di colpo in mente il soprannome con cui lo prendevo in giro. Appena l’ho pronunciato lui è scoppiato a ridere. Mi ha chiesto dei miei romanzi, gli ho chiesto del suo lavoro. Aveva la fede, un figlio a casa e uno prossimo alla nascita, che adesso avrà quasi sei anni. Abbiamo chiacchierato per una decina di minuti.
Prima di andare ho detto: – Ma come hai fatto a riconoscermi, a ricordarti?
⁃ Rosella, – ha risposto. – Nessuno può dimenticarsi di te.
Ecco, penso che ogni volta che siamo tristi e piangiamo e ci sentiamo orribili da ogni punto di vista dovremmo incontrare per caso qualcuno che ci dica che siamo indimenticabili. Sarebbe un mondo più giusto.
Rossella Postorino
Mette il faccione di Kim Kardashian al posto del volto della Madonna, appiccica lacrime, si accanisce con tatuaggio e trucco. Il vandalismo iconografico dell’artista bresciano, in quello strazio che è “Musei delle lacrime”, al Museo Correr di Venezia
Francesco Vezzoli rielabora il mito di Leonor Fini.
Francesco Vezzoli fa piangere la Madonna, in una mostra che fa pietà. In quello strazio che è “Musei delle lacrime”, al Museo Correr di Venezia fino al 24 novembre, l’artista bresciano fa del vandalismo iconografico. Prende l’Annunciata di Antonello da Messina, la riproduce con una stampante, al posto del suo volto purissimo mette il faccione plastificato di Kim Kardashian, ed ecco l’infamia su tela. Prende una Madonna col Bambino di Giovanni Bellini, appiccica lacrime a entrambi e sulla Madre si accanisce con tatuaggio e trucco: empio pasticcio. Non faccio un terzo esempio perché mi manca il cuore ma ce n’è tanto di questo bricolage blasfemo, narcisista e puerile, nella mostra del Correr che è museo civico eppure il sindaco di cosiddetta destra ha sorriso e approvato (e il Patriarca dov’è? A preoccuparsi per il premierato?). Malignamente Vezzoli si dice “interessato al sacro ma non alla religione” ovvero è interessato al sacro per dissacrarlo, consumarlo. L’ennesimo parassita della storia dell’arte, uno dei tanti saprofiti del cristianesimo… Chi al Museo Correr non sente puzza di decomposizione è morto pure lui.
Camillo Langone __da__IL FOGLIO