Elisewin e Adams…io e te.

Elisewin e Adams…io e te.

Leggo e rileggo. Ci sono autori verso i quali provo un ‘attrazione, una specie di innamoramento, che mi riporta a periodi sulle loro pagine. Alessandro Baricco è uno di questi, leggerlo è perdersi sempre in storie speciali i cui personaggi sono sempre persone particolari, magari eccentriche,ma mai banali , che la vita fa muovere su palcoscenici reali nel loro surreale, perchè il mondo è fatto di persone di ogni genere, tutte diverse tra loro eppure spesso accomunate da un caso che le porta a scoprirsi in incontri inimmaginati e inimmaginabili, ma quasi sempre salvifici.Ieri ho riletto per l’ennesima volta “Oceano mare” e mi sono persa ancora una volta in questo brano,dove la storia di Elisewin e Adam mi racconta la favola di una ragazzina e di un uomo più grande, che il destino ha legato per sessant’anni e che non riesco a dimenticare…

 

https://youtu.be/a-mLBHN7vFw CLICCA L’IMMAGINE

Nelle terre di Carewall, non smetterebbero mai di raccontare questa storia. Se solo la conoscessero. Non smetterebbero mai. Ognuno a modo suo, ma tutti continuerebbero a raccontare di quei due e di un’intera notte passata a restituirsi la vita, l’un l’altra, con le labbra e con le mani, una ragazzina che non ha visto nulla e un uomo che ha visto troppo, uno dentro l’altra – ogni palmo di pelle è un viaggio, di scoperta, di ritorno – nella bocca di Adams a sentire il sapore del mondo, sul seno di Elisewin a dimenticarlo – nel grembo di quella notte stravolta, nera burrasca, lapilli di schiuma nel buio, onde come cataste franate, rumore, sonore folate, furiose di suono e velocità, lanciate sul pelo del mare, nei nervi del mondo, oceano mare, colosso che gronda, stravolto – sospiri, sospiri nella gola di Elisewin – velluto che vola – sospiri ad ogni passo nuovo in quel mondo che valica monti mai visti e laghi di forme impensabili – sul ventre di Adams il peso bianco di quella ragazzina che dondola musiche mute – chi l’avrebbe mai detto che baciando gli occhi di un uomo si possa vedere così lontano – accarezzando le gambe di una ragazzina si possa correre così veloci e fuggire – fuggire da tutto – vedere lontano – venivano dai due più lontani estremi della vita, questo è stupefacente, da pensare che mai si sarebbero sfiorati, se non attraversando da capo a piedi l’universo, e invece nemmeno si erano dovuti cercare, questo è incredibile, e tutto il difficile era stato solo riconoscersi, riconoscersi, una cosa di un attimo, il primo sguardo e già lo sapevano, questo è il meraviglioso – questo continuerebbero a raccontare, per sempre, nelle terre di Carewall, perché nessuno possa dimenticare che non si è mai lontani abbastanza per trovarsi, mai – lontani abbastanza – per trovarsi – lo erano quei due, lontani, più di chiunque altro e adesso – grida la voce di Elisewin, per i fiumi di storie che forzano la sua anima, e piange Adams, sentendole scivolare via, quelle storie, alla fine, finalmente, finite – forse il mondo è una ferita e qualcuno la sta ricucendo in quei due corpi che si mescolano – e nemmeno è amore, questo è stupefacente, ma è mani, e pelle, labbra, stupore, sesso, sapore – tristezza, forse – perfino tristezza – desiderio – quando lo racconteranno non diranno la parola amore – mille parole diranno, taceranno amore – tace tutto, intorno, quando d’improvviso Elisewin sente la schiena spezzarsi e la mente sbiancare, stringe quell’uomo dentro, gli afferra le mani e pensa: morirò. Sente la schiena spezzarsi e la mente sbiancare, stringe quell’uomo dentro, gli afferra le mani e, vedi, non morirà.

Alessandro Baricco, (da) “Oceano Mare”, 1993.

Adolescenti, meno rischi di abusi e depressione con padri più presenti…

 

La cosa peggiore che può capitare al padre di uno o più adolescenti è leggere un vademecum, tra le migliaia che si trovano in rete, su come essere un buon genitore rafforzando la propria relazione con la prole. In genere sono strutturati come una lista di buoni consigli, in genere servono solo a ricordare i difetti sche si hanno e gli errori che si sono commessi. Però è vero che si basano, prevalentemente, su una letteratura scientifica corposa, a sua volta fondata su dati raccolti tra decine di famiglie ed è da da queste ricerche, da questi dati che bisogna partire.

Uno studio effettuato dalla Penn University, ad esempio, ha provato a stimare l’impatto della maggiore o minore intimità tra genitori e figli adolescenti: basata su 388 ragazzi da 202 famiglie, ha misurato la loro condizione psicologica in tre momenti diversi tra i 12 e i 20 anni, differenziando i soggetti sulla base del rapporto costruito col padre e con la madre, ricostruito dai ricercatori con una serie di domande su quanto andassero da loro a chiedere consiglio, quanto si confidassero, quanto li mettessero a parte delle loro questioni personali.
Risultato: una maggiore intimità col padre produce un minor rischio di sintomi depressivi attraverso tutta l’adolescenza, una maggiore con la madre lo produce verso la metà di questo periodo delicato, intorno ai 15 anni; una maggiore intimità col padre crea meno preoccupazioni in merito al peso corporeo sia nei ragazzi sia nelle ragazze per gran parte dell’adolescenza, mentre l’intimità con la madre svolge questo ruolo prevalentemente nei primi anni e quasi solo nei ragazzi
In generale la letteratura scientifica tende a coincidere: nelle famiglie con due genitori un maggior coinvolgimento del padre – non solo nella modalità tipica di una volta, quella normativa – migliora i risultati accademici dei figli, ne aumenta l’autostima e, più in generale, li fa stare meglio.
Ma è vero anche che a pesare sulla salute mentale dei ragazzi e sulle loro capacità di raggiungere gli obiettivi che si prefiggono, pesano tanti di quegli elementi da rendere difficile legare i miglioramenti esclusivamente alla solidità emotiva della figura paterna: lo status socioeconomico di partenza, per esempio, ha un ruolo centrale.
Il rapporto più corposo sul benessere dei ragazzi in età scolare viene realizzato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e si basa su dati raccolti in 44 Paesi, dai quali emerge che il 20% più povero del campione ha maggiori difficoltà a risolvere i problemi, a raggiungere i risultati che desidera, denuncia una situazione di salute fisica e mentale peggiore e si sente più solo. I ragazzini che provengono da famiglie meno danarose, peraltro, tendono più degli altri ad un utilizzo “problematico” dei social network.
Avere un padre e averlo presente può essere utile (ovviamente), ma non è detto che sia l’elemento fondante nello sviluppo di quei bambini che saranno gli adolescenti e poi gli adulti di domani. Più in generale, si nota in una ricerca realizzata dall’università di Halle-Wittenberg, in Germania, quello che conta di più è il clima familiare.
Ancora una volta si ricade nell’impalpabilità delle relazioni, laddove il tentativo di misurare cosa è bene e cosa è male si scontra col vissuto di ciascun nucleo famigliare, comunque sia composto e di qualsiasi genere siano i suoi protagonisti, che vi sia un padre o no, che vi sia solo il padre, che il padre sia lontano, che siano due o che ci siano due madri.
E qua si torna ai decaloghi, che spiegheranno per filo e per segno come essere un padre (o una madre) ideale; proveranno a tracciare un confine tra nuova genitorialità ed eccesso di confidenza; indicheranno – banalmente, correttamente – la via dell’ascolto e della pazienza. Ma ogni famiglia ha il suo calderone di limiti, parole ed errori. Così come ogni adolescente è una persona a sé. E come lo è, naturalmente, ogni padre.

Simone Spetia   

BB1k8Jvo