Il mondiale l’ha vinto il Denaro…

Oltre che all’Argentina e al dio Messi, la Coppa del Mondo nel Qatar è stata assegnata all’economia e al dio Denaro. Anche un paese refrattario al calcio, estraneo allo sport, può diventare il Tempio mondiale del football perché dispone della ricchezza. E’ stata una consacrazione plateale, spettacolare della dominazione del denaro, non affidata solo ai vistosi premi: la coppa aurea, un premio complessivo per i vincitori, record assoluto, pari a 440 milioni di dollari, un’ostentazione di ricchezza in ogni evento e in ogni immagine del Qatar; ricchezza sugli spalti, negli spogliatoi e soprattutto nel retrobottega del mondiale. Anche lo scandalo dell’Europarlamento, le mazzette del Qatar, sono ancora la cresta di un fenomeno globale in espansione da tanto tempo ma divenuto ora assoluto, totale, inesorabile. Dietro la patologia della corruzione c’è ormai la fisiologia di un dominio globale. Con un risvolto kitsch da far impallidire magnati russi e pacchianerie americane. Ma lo sport è al guinzaglio del denaro come la politica e perfino i diritti umani; gli stati appesi alle banche centrali e sovranazionali, le risorse del pianeta appese alla mercé della finanza, l’umanità appesa al business, la salute appesa ai profitti. Il mondo è mosso dai soldi; sono il motore principale, gli altri sono motori secondari. Ci raccontavano il contrario, o meglio lo raccontavano a rovescio, che il mondo è mosso dalla povertà; per i vecchi schemi marxisti il mondo è mosso dalla lotta di classe dei poveri contro i ricchi; i popoli poveri fanno le rivoluzioni, o secondo la visuale liberale, i singoli poveri cambiano la società nella loro ricerca di migliorare; così come i migranti poveri partono in cerca di fortuna e generano circolazione dell’umanità. Ma la povertà è solo il risvolto secondario della Ricchezza che è il vero Re del Mondo, non solo nel Qatar. Ha sempre avuto peso la ricchezza, dai tempi di Creso e di re Mida; ma una tendenza antica, potenziata nell’ultima modernità, diventa oggi l’orizzonte globale del nostro presente e ancor più del nostro avvenire. L’idea stessa di globalizzazione è la traduzione universale del mercato globale, applicata a uomini, flussi e merci. Se nel mondo tramontano la religione e la politica, il pensiero e l’arte, le civiltà e le tradizioni, potete non attribuirlo al potere alienante e distruttivo della finanza e del commercio; ma dovrete convenire che a sostituire tutti quei mondi è sempre l’economia, nella forma della finanza, dei consumi e della tecnica. L’unica universalità riconosciuta da tutti, l’unico fattore mondiale di scambio, l’unica certezza d’intermediazione, è nel potere del Denaro, nella divinità della ricchezza e nel suo linguaggio che si fa capire da tutti. Poi restano gli epifenomeni, ossia i fenomeni di superficie, apparenti o vistosi, come può essere una partita di calcio, una sfida appassionata tra calciatori, il talento naturale dei fuoriclasse e degli atleti, l’effetto degli allenamenti e l’intelligenza della tattica. Ma sotto il soffice manto erboso c’è un campo d’energie che muove il mondo e determina le cose. Gli uomini fingono di non vederlo, non capiscono o non vogliono capire e si illudono come bambini che vogliono farsi raccontare le favole anche quando hanno smesso di credere a Babbo Natale. E si affidano ai piedi de dios, alla bravura del “genio”, alla dea fortuna. Noi italiani, popolo giocoso per eccellenza, ci siamo appassionati pur essendo fuori da questo mondiale: ma non abbiamo tifato per la vicina Francia, la sorella latina ed europea, non abbiamo seguito le direttive europee; ci siamo lasciati trasportare dal Corazon, dall’affinità sanguigna e naturale con gli argentini, che per metà hanno il nostro stesso sangue, e per indole somigliano al nostro sud, avendo per giunta un santo in comune, come Diego Armando Maradona. Ma quello è il mondo come rappresentazione; la volontà sottostante è tutta altrove e coincide col potere dei soldi. E’ sempre il meccanismo dell’economia a determinare luoghi, flussi e domini. E’ così potente l’economia da aver seguito ormai la parabola delle religioni: dapprima naturali, con gli dei identificati nelle forze della natura, visibili e perfino con fattezze umane o animali; poi le religioni evolvono, si fanno da un verso monoteiste e dall’altro si fanno invisibili, a partire dal loro Dio. Così è l’economia: il denaro si smaterializza, si fa elettronico, la ricchezza si fa finanziaria più che reale, diventa teologica, mentre le banche sono le nuove cattedrali e il Debito Sovrano viene elevato a Peccato originale dei popoli ma anche dei singoli, perché ormai nasciamo con quel male e non basterà il battesimo in banca per estinguerlo ma ce lo porteremo per tutta la vita. Lo stadio teologico dell’economia è giunto a tal punto che nessuno parla più del Capitalismo nel momento in cui governa il mondo: non nominare il nome di dio invano, non osare chiamare per nome il Signore, meglio termini più neutri e rifratti come globalizzazione, mercato mondiale e interdipendenza. L’interrogativo che alla fine ci resta è però cruciale e non possiamo evitarlo: quanto potrà durare l’umanità sotto la dominazione assoluta dell’economia? Come credete che possano vivere gli uomini e i popoli disfacendo ogni loro legame, salvo lo scambio economico tramite il denaro e la tecnologia? Per quanto tempo ancora la società potrà reggere senza orizzonti comuni di fede e di pensiero, di civiltà e di identità, di tradizione e di storia, connessa solo dallo scambio commerciale, dal transito delle merci e dal valore stabilito dai mercati finanziari? La società sopravvive perché mantiene ancora, benché logorati e deperiti, i legami comunitari ereditati dalla vita e dalla storia, di tipo famigliare, territoriale e civico, religioso e culturale. Cosa accadrà quando saranno definitivamente vanificati, grazie anche alle ideologie di supporto del mondialismo economico che puntano a sradicare l’umanità e renderla fluttuante, mutante, nomade? Sarà economico l’ultimo stadio dell’umanità. E finirà ai rigori.

MV

Il mondiale l’ha vinto il Denaro…ultima modifica: 2022-12-22T18:22:55+01:00da g1b9

Un pensiero riguardo “Il mondiale l’ha vinto il Denaro…”

  1. Beh, MV ha scoperto l’acqua calda. Ho appena letto che la FIFA suffragata dai risultati e ancor più, dai soldoni entrati in cassa, stia studiando la possibilità di fare un mondiale non più ogni quattro anni, ma ogni tre anni. Cosa vorrà dire questa svolta? “Visto come si fanno i sodi?”, allora passiamo a tre anni e poi magari, fischiettando e fumando una sigaretta, passeremo a due anni, poi a un anno e…insomma arriverà il momento che faranno un mondiale a settimana! Macchine per far soldi, tutto sta cambiando, pochi se ne accorgono perché presi dall’euforia. Tramutano ogni esperienza in “zecche” improvvisate per incassare danaro a non finire. Basta, non ce la faccio più: predico nel deserto, mi si secca l’ugola, ho tutti sul piloro e divento intrattabile. Sai perché? Perché i colpevoli siamo noi, noi che bramiamo tutto, noi che ambiano ad essere felici con quel che vogliono loro. Non si può più andare in nessun sito, che i cookie divorano le nostre aspettative, si informano su cosa ci piace e in un batter d’occhio, sanno pure il genere delle notizie che preferiamo. Siamo colpevoli perché ci siamo aperti alla rete, al web e loro di contro, ci preparavano tranelli e trappoloni inauditi. Piango me stesso perché ci cado ogni giorno nella rete e spesso abbocco. L’unica cosa ferma è evitare il consumo che piace a loro. Pian paino, con qualche sacrificio e molta attenzione, riesco a tenerli a bada. Ma so che potrei crollare da un momento all’altro.
    Buona sera mia cara.

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