Ognuno di noi ha un proprio simile tra gli animali…

Una sera sul pontile, osservando i gabbiani e i delfini che seguivano la nave, Fiore espose ai suoi compagni di viaggio la sua teoria zoomorfica dell’umanità. Dentro ogni uomo, sostenne, si nasconde un animale, non per somiglianza ma per indole. Animali domestici o selvatici, bestie feroci e docili erbivori, squali feroci e ignavi pesci, uccelli rapaci e inermi tordi, diafane farfalle o fastidiose zanzare. C’è chi sa tenere a bada il suo animale interiore e chi ne è succube, l’animale ha preso il sopravvento o divora la parte migliore di lui. C’è chi invece è ben oltre il suo animale intimo; c’è chi non ha il coraggio di tirarlo fuori e vive male la coabitazione e i suoi rigurgiti. C’è chi ha natura di preda e chi di predatore. Nei casi peggiori ma non rari l’animale è la parte migliore di lui.

Il mondo, per Fiore, è in balia di sei specie di animali. C’è la setta dei rapaci che comandano nel mondo, spadroneggiano sugli altri, li sfruttano e li dissanguano. Frequentano posti inaccessibili agli altri, scendono tra gli uomini solo per depredarli e poi risalgono superbi alle loro sdegnose altezze. C’è la setta degli sciacalli che vivono delle disgrazie altrui, fingono di curarsi dei mali del mondo per approfittare dei deboli e dei malati; spacciano cure, farmaci e vaccini, ma il loro scopo è tenere gli altri sottomessi per paura, sfruttando la loro fragilità e la loro mortalità. Campano sui mali altrui ma passano per altruisti, usano i loro bisogni a proprio profitto. Al loro fianco svolazzano i corvi, nei loro mantelli neri come toghe, si fingono imparziali, e invece, assistiti da gufi e pipistrelli, annunciano disgrazie per apparire poi come i loro curatori fallimentari e soccorritori. I serpenti, poi, s’insinuano ovunque, iniettano veleno, spargono tentazioni; tra i rettili, non mancano i coccodrilli, che divorano i loro figli salvo poi rimpiangerli, fanno del rimorso la loro moralità ma sono pronti a riaprire le loro fauci. È popolosa la setta delle scimmie, e le varianti di macachi, babbuini e scimpanzé, che s’arrampicano da un ramo all’altro, trasmettono il panico, scimmiottano, fanno il verso, imitano l’andatura altrui. Vanitosa è infine la setta dei pavoni, che fanno la ruota per sedurre e farsi notare, vivono di apparenza, di pura esteriorità, emettono suoni striduli, a volte acuti.

Le sei specie spadroneggiano sui popoli, la giustizia, la salute, il lavoro, gli affari, la morale e la religione. La restante umanità – greggi di pecore, agnelli sacrificali, maiali all’ingrasso – è sottomessa, salvo pochi in disparte. Le plebi muovono a pietà, meno al rispetto, per la loro scarsa dignità. Sarebbe già tanto se fossero umilmente, semplicemente uomini. Invece sono mutanti, umani in transito. Cedono umanità all’animale che li abita dentro, al gregge e al cane che li sorveglia. Involucri di bestie appena ingentilite…

da La leggenda di Fiore

 

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