Non c’è nulla di più surreale dell’ambientalismo…

Nel “Manualetto per la prossima vita”, Ermanno Cavazzoni scrive contro questa assurda idea della possibilità di cambiare il clima con i comportamenti

Il surreale non mi è mai piaciuto molto eppure “Manualetto per la prossima vita” di Ermanno Cavazzoni (Quodlibet) mi è piaciuto eccome. Perché non c’è nulla di più surreale dell’ambientalismo, dell’idea di cambiare il clima coi comportamenti, di salvare la Terra dicendo cento volte al giorno “sostenibile”, e lo scrittore emiliano, nel capitolo intitolato “E’ da sempre in atto una crisi che non finirà mai”, surrealmente scrive contro questa surrealtà: “Finiremo come il pianeta Venere che è arrivato a una temperatura di 470 gradi al suolo. Può darsi che la colpa sia dei vesuviani, che hanno continuato allegramente a andare in macchina con motori inquinanti, euro 1, euro 2, a usare combustibili fossili, la plastica non riciclabile, a non fare la raccolta differenziata”. Forse davvero il simile si cura col simile, forse, non potendo farli ragionare, gli ambientalisti vanno neutralizzati con la loro stessa follia, raddoppiandola e facendola scoppiare. Forse agli ambientalisti bisogna dare ragione come si fa con i pazzi, dichiarandosi contrari all’attuale “sistema procreativo fondato” – ricorda Cavazzoni – “sullo strofinamento dei sessi, che come è noto produce calore, contribuendo allo scioglimento dei poli”.

Camillo Langone___da IL FOGLIO

ambiente

Gian Ruggero Manzoni traduce la nuova edizione del libro. Il risentimento divino che non risparmia nessuno …

 

“Massa di idioti!” “Carne avariata!”. “Razza bastarda, figli infetti!”. Ci voleva la nuova traduzione di “Isaia” (traduttore Gian Ruggero Manzoni, editore De Piante) per sentire il boato degli insulti di Dio. Verso Israele? Verso tutti i popoli: “La vostra mente è malata, l’intero vostro cuore è marcio!”. Verso tutti i potenti: “Capi delle nefandezze”. Verso l’Italia, la Francia, la Spagna: “Come mai ciò che fu terra fedele è divenuta tempio dell’idolatria?”. Verso esterofili e immigrazionisti: “Misera gente che applaude tutto ciò che è straniero”. Verso l’Unione Europea: “Un continuo impartire regole su regole, principi dopo principi, comandamenti dopo comandamenti, precetti dopo precetti, un po’ qui e un poco là, ma senza un filo di ragione!”. Verso gesuiti e bergogliani vari: “E’ alta la pira di legno sulla quale verrà bruciato quel che resta dei sacerdoti miscredenti”. Verso intellettuali e opinionisti vari: “Guai a tutti coloro che si credono sapienti e si dicono intelligenti”. Massa di idioti anche loro, innanzitutto loro, chiaro.

Camillo Langone___IL FOGLIO
tetto chiesa

L’estinzione si avvicina e in Italia vendiamo Fiori di Bach per cani..

 

È inutile che la politica si dia così tanto da fare. La Meloni sarà pur consapevole del dramma demografico, ma non ci può fare nulla

Camillo Langone     ___IL FOGLIO

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Gli uomini senza identità uxordipendenti…

 

Marcello Veneziani ha trovato la parola giusta per definire la ragione primaria di tante uccisioni di donne .

donne

Uxordipendenza, ecco la parola giusta. L’ha trovata Marcello Veneziani e l’ha scritta in “L’amore necessario” (Marsilio), libro sull’amore nell’epoca del disamore. L’ha scritta nelle pagine sul cosiddetto femminicidio, “obbrobrio giuridico” e parola sbagliata come poche. La molla primaria di tante uccisioni di donne, spiega Veneziani, è la dipendenza. “Come la tossicodipendenza, è una dipendenza tossica, patologica e ossessiva. Come chiamarla? Uxordipendenza”. Gli uxordipendenti sono uomini che “se avessero un minimo di dignità maschile, di orgoglio virile, si allontanerebbero, guarderebbero altrove, rifacendosi una vita. Ma la loro virilità è fragile. Insomma, chi uccide non è l’antico Maschio Padrone, ma il tossicodipendente dalla sua donna”. Ecco spiegato bene il motivo della non pericolosità di noi maschi veri, maschilisti seri: non perché siamo buoni (“nessuno è buono”) ma perché siamo indipendenti.

Camillo Langone_IL FOGLIO

La prova della malvagità dell’uomo nelle etichette indecifrabili…

C’è bisogno di impegno e ricerca per capire di cosa sono realmente fatte le cose che indossiamo. Due acquisti da raccontare.

capi abb.

…e per fortuna non ho perso la fede.

Ho conservato la fede. Dopo la messa di Natale, la peggiore messa di Natale della mia vita: bonghi africani, chitarre americane, predica pronunciata in mezzo ai banchi, alleluia con battiti di mani e rotear di braccia. L’oscena coreografia è stata il momento più turpe (io sbigottito, impalato) di una messa cattoprotestante stile Anni Settanta, assordata da “sottoprodotti sotto-Sanremo” come li chiamava Arbasino. Con un tocco contemporaneo, genderista, rappresentato dalla chierichetta dai lunghi capelli. Più volte ho pensato di uscire ma rischiavo di non trovare altre messe e recare un ulteriore dispiacere a Gesù, già tanto offeso da tanta dissacrazione. Allora ho pregato affinché a bonghista e chitarrista si paralizzassero le mani, ai coristi le corde vocali, alla chierichetta venisse un attacco di diarrea, al celebrante di afonia… Non metterò più piede in quella chiesa (non la nomino perché lo sfacelo della liturgia è generale e perché i parroci sono spesso trascinati dai parrocchiani: la Chiesa puzza sia dalla testa, Papa Francesco, sia dalla coda, i coristi cattochitarristi). Ma ho conservato la fede. Ho troppo bisogno di quel Bambino in cattive mani.

https://www.ilfoglio.it/preghiera/2023/12/27/news/la-peggiore-messa-di-natale-della-mia-vita-6046943/

Grande aristo-sodale tra tanta plebaglia, Camillo Langone.

E‘ da una vita che si assiste a questo degrado, a questo sciogliersi nel finto sociale soviet perdendo ogni caratterizzazione e ogni senso, sempre peggio, purtroppo non limitatamente ai “sottoprodotti sotto-Sanremo”. L’unica cosa non ipocrita è che Dio non lo nominano manco più, in quei consessi là dentro. Giustamente si vergognano.

La censura che avanza… strisciando piano piano..

 

Non varcate questa porta se…”. Giordano Bruno  Guerri lo ha fatto scrivere all’ingresso della mostra “I Censurati. Nudo e censura nell’arte italiana d’oggi”, da me ideata, da Adele Barbetta sponsorizzata, dal Vittoriale ospitata, da Liberi libri catalogata. Non varcate la porta di Villa Mirabella (sede della mostra, a pochi metri dalla Prioria dannunziana) se temete i nudi dei migliori artisti italiani viventi, i quadri censurati dai social che per un capezzolo olio su tela succede che blocchino, sospendano o comunque boicottino i profili colpevoli di tanta audacia. Danneggiando l’artista e dirigendo il corso dell’arte verso un neopuritanesimo  di stampo americano e pure un po’ cinese. Le porte e il loro saggio utilizzo sono la migliore alternativa alla censura. Ti attira? Entra. Ti infastidisce? Rimani fuori. La porta non è un muro ma non è nemmeno un buco: è lo strumento della libertà di scelta. “All’arte appartengono il segreto e il nascosto” ha scritto il filosofo Byung-Chul Han, contrario alla “società della trasparenza”, un mondo senza scampo e senza porte dove su ogni intimo gesto, su ogni intimo gusto incombe il linciaggio universale. La porta sia riconosciuta come un diritto dell’uomo.

Camillo Langone

censurati