Il valore delle nostre scelte…

“Generale, il tuo carro armato è una macchina potente” è un breve componimento in cui Bertolt Brecht in prima persona si rivolge a un generale, oggetto dell’anafora ripetuta in tutte e tre le strofe che compongono la poesia. Le tre quartine sono un dialogo in cui il generale è il destinatario di una verità per lui scomoda: il carro armato della prima quartina, tanto quanto il “bombardiere” della seconda, sono armi potenti, capaci di distruggere tutto ciò che si trova dinanzi ad essi. C’è un però: entrambi hanno bisogno dell’essere umano per essere manovrati e adoperati.

Né la quantità sillabica, né le rime, vengono attenzionate da Bertolt Brecht nella versione originale del componimento non bada alle rime, crea unicamente assonanze e armonia, senza rendere i versi troppo ridondanti o studiati. Il risultato è una poesia molto semplice e scorrevole. Il messaggio si srotola come un gomitolo, che nell’ultima quartina giunge alla meta finale: non importa quante armi distruttive possegga l’uomo. La guerra non dipende da esse. Dipende dalla volontà degli uomini, dalle loro scelte, perché: “Generale, l’uomo fa di tutto./Può volare e può uccidere./Ma ha un difetto:/può pensare”. Una poesia che costituisce un autentico inno all’umanità, che ha il potere di decidere le sorti del mondo discernendo ciò che è giusto da ciò che è sbagliato.

Generale, il tuo carro armato è una macchina potente

Generale, il tuo carro armato è una macchina potente
spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.

Generale, il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido d’una tempesta e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.

Generale, l’uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.

 

carro armato

Il più bell ‘ inno all’ amore ,che mai sia stato scritto…

 

Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli,
ma non avessi l’amore,
sono come un bronzo che risuona
o un cembalo che tintinna.
E se avessi il dono della profezia
e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza,
e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne,
ma non avessi l’amore,
non sarei nulla.
E se anche distribuissi tutte le mie sostanze
e dessi il mio corpo per esser bruciato,
ma non avessi l’amore,
niente mi gioverebbe.
L’amore è paziente,
è benigno l’amore;
non è invidioso l’amore,
non si vanta,
non si gonfia,
non manca di rispetto,
non cerca il suo interesse,
non si adira,
non tiene conto del male ricevuto,
non gode dell’ingiustizia,
ma si compiace della verità.
Tutto copre,
tutto crede,
tutto spera,
tutto sopporta.
L’amore non avrà mai fine.

San Paolo (Lettera ai Corinzi)

 

dipinto di Nicoletta Banti