Non c’è nulla di più surreale dell’ambientalismo…

Nel “Manualetto per la prossima vita”, Ermanno Cavazzoni scrive contro questa assurda idea della possibilità di cambiare il clima con i comportamenti

Il surreale non mi è mai piaciuto molto eppure “Manualetto per la prossima vita” di Ermanno Cavazzoni (Quodlibet) mi è piaciuto eccome. Perché non c’è nulla di più surreale dell’ambientalismo, dell’idea di cambiare il clima coi comportamenti, di salvare la Terra dicendo cento volte al giorno “sostenibile”, e lo scrittore emiliano, nel capitolo intitolato “E’ da sempre in atto una crisi che non finirà mai”, surrealmente scrive contro questa surrealtà: “Finiremo come il pianeta Venere che è arrivato a una temperatura di 470 gradi al suolo. Può darsi che la colpa sia dei vesuviani, che hanno continuato allegramente a andare in macchina con motori inquinanti, euro 1, euro 2, a usare combustibili fossili, la plastica non riciclabile, a non fare la raccolta differenziata”. Forse davvero il simile si cura col simile, forse, non potendo farli ragionare, gli ambientalisti vanno neutralizzati con la loro stessa follia, raddoppiandola e facendola scoppiare. Forse agli ambientalisti bisogna dare ragione come si fa con i pazzi, dichiarandosi contrari all’attuale “sistema procreativo fondato” – ricorda Cavazzoni – “sullo strofinamento dei sessi, che come è noto produce calore, contribuendo allo scioglimento dei poli”.

Camillo Langone___da IL FOGLIO

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La Sardegna del 2040 come quella di D’Annunzio…

 

“Pittoresca e sostenibile, proprio come la visione della nuova presidentessa Todde, in una regione fra le più povere d’Italia e d’Europa, con le scuole che cadono a pezzi..”

Così inizia un articolo di Camillo Langone su IL FOGLIO, uno di quei brevi articoli, che adoro, senza ideologie specifiche, ma  semplicemente ovvii, ossia la testa e il buon senso che si esprimono-

 Sardegna, voto di povertà. Sottraendo tempo a più amene letture ho studiato il programma elettorale della presidentessa che chiamo così anche per far rima con giudicessa, titolo di Eleonora d’Arborea, grande sarda di grande anticonformismo, laggiù nel Medio Evo. Di grande conformismo è invece se non la neoeletta il suo programma, e basti il lessico ridottissimo e pappagallesco: “inclusione”, “inclusione”, “inclusione”, “sostenibile”, “sostenibile”, “sostenibile”… E di grande pauperismo, come se in una regione fra le più povere d’Italia e d’Europa, con i seggi allestiti nelle case private perché le scuole cadono a pezzi, scarseggiasse la penuria. La coalizione di centro-sinistra punta sulla transizione energetica “mirando a neutralità climatica e indipendenza dalle fonti fossili entro il 2040”. Essendo le fonti fossili le uniche a garantire energia sufficiente e conveniente ho pensato che la Sardegna del 2040 potrebbe somigliare alla Sardegna del 1882, quella visitata da Gabriele D’Annunzio: “Ripenso a Selargius dalle case di fango, dove vive solo un lamento intorno a una mola consunta ch’era girata da un asinello bendato”. Tutto molto pittoresco e sostenibile.

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