Dopo il tramonto è sera ad Occidente…

Il tramonto dell’Occidente è alle nostre spalle. Viviamo ormai da tempo la sera dell’Occidente, e cresce il timore della notte che verrà. L’invasione russa in Ucraina, il conflitto in Israele e Palestina, e la percezione netta che il pensiero dominante in Occidente – che pure si configura come Pensiero Unico e globale sia in realtà minoritario nel mondo – accrescono la sensazione di un Occidente assediato, circondato e isolato.
L’Occidente vede all’orizzonte, oltre la minaccia islamista, inquietanti ombre cinesi e persiane, turche e russe, flussi migratori arabi e africani; avverte che pure l’Organizzazione delle Nazioni Unite, l’Onu, non sincronizza i suoi pensieri con l’orologio occidentale e non ne condivide le linee e i canoni. Persino nella Nato il pronunciamento di Erdogan su Israele, ha infranto la compattezza dell’Alleanza militare e mostra una larga crepa sul fronte medio-orientale.
Quel che dalle nostre parti si giudica come un attacco all’Occidente è percepito in modo opposto nel resto del mondo; la mobilitazione antirussa per l’Ucraina riguarda l’Europa e gli Stati Uniti ma non il mondo e le superpotenze asiatiche. E così per Israele, il resto del mondo non condivide la posizione filoisraeliana dei governi occidentali.
Il mondo ha una visuale diversa rispetto a quella occidentale, ha priorità e giudizi differenti, ma soprattutto ha interessi geopolitici, economici e strategici opposti. L’annuncio del Nuovo Ordine Mondiale con cui si aprì la nostra era, dopo il crollo dell’Unione Sovietica e la crisi del Golfo, è ormai un ricordo sepolto nel passato, oggi improponibile. L’idea che gli Stati Uniti siano i gendarmi del mondo, la Superpotenza che stabilisce il diritto e la sua negazione, che sancisce la linea di confine tra stati canaglia e stati democratici, è ormai largamente rifiutata e superata. Ogni pronunciamento euro-americano s’infrange rispetto ai quattro quinti del pianeta, a partire dal Brics, la famosa intesa tra Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica che in realtà è già estesa di fatto a una trentina di paesi.
Dire Occidente è una categoria approssimativa se non sbagliata, perché significa non considerare già in casa propria il cammino divergente della sua parte più popolosa, l’America Latina; dal Brasile alle tentazioni populiste e peroniste, sono forti i conati AntiUsa nel sud America. L’Occidentalizzazione del mondo di cui scriveva Serge Latouche pochi anni fa è ormai nel suo girone di ritorno; dire globalizzazione oggi vuol dire più asiatizzazione dei mercati e africanizzazione dei popoli che estensione del modello americano-occidentale al pianeta. Resistono “isole” ancora legate al mondo occidentale, come il Giappone e l’Australia; ma alla fine quel che ci ostiniamo ancora a considerare come lo Spirito del Mondo e lo Spirito del Tempo (Zeitgeist e Weltgeist) in realtà riguarda solo l’America del nord, il Canada e l’Europa. Una fetta minoritaria del pianeta, un abitante su dieci.
C’è da chiedersi se l’aver interpretato l’invasione in Ucraina e il conflitto in Israele come attacchi all’Occidente, siano stati un segno di lucida prevenzione o un grave errore strategico, militare e politico. Perché l’attacco all’Ucraina, in realtà, è stato un tentativo della Russia di riprendere il controllo della sua antica area imperiale d’influenza, senza insidiare l’Europa o minacciare l’Occidente; semmai temeva che le basi Nato puntate dall’Ucraina sui suoi confini fossero al contrario una minaccia per Mosca. E l’attacco sferrato da Hamas contro Israele non è nato come l’attacco dell’Islam all’Occidente; rischia di diventarlo adesso, dopo il pronunciamento netto degli Usa e dell’Europa a fianco d’Israele, anziché porsi come garanti del diritto dei due popoli ai due stati e la ferma condanna degli orrori e degli stermini ai danni delle popolazioni civili di ambo le parti.
La dichiarazione ripetuta che l’invasione dell’Ucraina come il massacro d’Israele fossero due attacchi all’Occidente acuisce anziché frenare la tensione antioccidentale del mondo; ci dichiara già schierati, cobelligeranti, in attesa di esserlo a tutti gli effetti.
Dall’altra parte, cresce all’interno dell’Occidente una spina nel fianco sempre più lacerante. Prendendo lo spunto dalla sacrosanta istanza di difendere il diritto alla vita di tutti i popoli, la pace e l’umanità, il movimento che scende in piazza contro Israele rischia di diventare un nemico interno dell’Occidente, rafforzato da migranti arabi e neri radicalizzati che inneggiano ad Hamas e all’anticolonialismo. Anche perché questo movimento che si dichiara pacifista e umanitario trae spunto dall’ideologia del disprezzo e della vergogna per la nostra civiltà occidentale, alimentata dai tanti cavalli di Troia: Woke, Black lives matter, cancel culture e tanto odio per la nostra identità, storia, tradizione e religione.
Così l’Occidente dichiara guerra preventiva alle ombre sparse nel mondo, mobilita la fabbrica dell’informazione e della propaganda per dotarsi di un racconto unilaterale; ma patisce al suo interno questa spinta masochista e antioccidentale, sotto le bandiere del pacifismo umanitario.
Così viviamo il paradosso occidentale che mentre va perdendo la sua civiltà e identità, si fa inclusivo e rigetta i suoi stessi confini, pretende poi di difendere il suo ruolo e la sua potenza arbitrale nel mondo. Una specie di Occidente artificiale, come l’intelligenza, privato ormai di una consistenza di civiltà, che vede nemici dappertutto meno quelli che crescono dentro, in casa propria. Ecco l’Occidente a cui “si fa notte innanzi sera”.

Marcello Veneziani                                                                                                                

Perchè si dice…

Il 24 giugno si celebra la festa di san Giovanni Battista, o notte di san Giovanni Battista. Al santo è dedicato un celebre proverbio della tradizione popolare: “San Giovanni non vuole inganni”. Un modo di dire che ha diverse declinazioni dialettali, come quella meneghina “San Giuan fa minga ingann”. Scopriamo che significa, grazie al libro di Saro Trovato, fondatore di Libreriamo, in cui 300 modi di dire non avranno segreti

San Giovanni non vuole inganni

“San Giovanni non vuole inganni” è un proverbio di origine toscana, non a caso San Giovanni Battista è patrono di Firenze. Il proverbio è di origine medievale e trae significato dalla moneta in uso a quell’epoca, il fiorino, così chiamato proprio perché da un lato era raffigurato il giglio fiorentino. Dall’altro lato però si poteva vedere l’immagine di San Giovanni Battista, già allora patrono della città.

L’espressione “San Giovanni non vuole inganni” voleva significare che, da una parte, l’immagine era garanzia di autenticità e, dall’altra, la figura del Santo rendeva difficile ogni falsificazione. Inoltre, l’immagine avvertiva che qualsiasi copia falsa della moneta era non solo un atto vergognoso, ma anche un grave reato condannabile dalla legge.

Festa di San Giovanni, perché si accendono falò in tutto il mondo

Dalla noche di San Juan in Spagna, ai falò sulle sponde dei laghi finlandesi, fino al salto del fuoco in Sardegna: quali sono le origini della festa di San Giovanni?

Il comparatico e altri significati

In alcune zone del meridione si scorgono significati legati al detto “San Giovanni non vuole inganni” se lo si collega all’usanza del comparatico, che è quel vincolo di quasi parentela spirituale che lega compari e comari di battesimo e i loro figliocci, ma anche compari e comari di matrimonio e i due sposi. Questo legame, a seconda della zona, prevede una serie di regole da rispettare e di obblighi. In Sicilia il comparatico è quasi più importante della parentela perché sfocia nella sacralità.

San Giovanni Battista punisce, secondo la tradizione meridionale, chi non rispetta la fede del compare e soprattutto chi tradisce il compare. Anche in Romagna vi è l’usanza per San Giovanni di regalare alla fidanzata un mazzo di fiori che viene contraccambiato nel giorno di San Pietro e i due vengono chiamati compare e comare di San Giovanni e in qualche modo ufficializzano il loro amore. Il Battista viene invocato nei rituali e nelle usanze fra compari e comari che tendono a tranquillizzarsi della loro fedeltà reciproca.

Vi è un’altra versione dell’origine del detto ed è legata al fatto che, soprattutto nell’Emilia centrale, venivano eseguite delle scanalature sulla facciata o su un fianco dei Battisteri, dedicati generalmente a San Giovanni Battista, pari alle unità di misura di lunghezza utilizzate nelle zone. Così se i contadini dovevano, ad esempio, misurare la lunghezza di un campo in “pertiche”, verificavano lo strumento di misurazione che utilizzavano con il “campione” scanalato sul Battistero di San Giovanni Battista, che, non avrebbe fatto inganni sulla dimensione corretta.

Arrivare dopo i fuochi

Non solo “San Giovanni non vuole inganni”: a San Giovanni Battista è legato un altro modo di dire abbastanza celebre: “arrivare dopo i fuochi”. Con questa espressione si intende dire arrivare troppo tardi, a cose fatte, quando è tutto finito e la nostra presenza non ha più un senso o, per estensione, essere poco svegli, non capire le cose al volo, non cogliere le allusioni. Le origini di questo modo di dire portano una data precisa: il 24 giugno, giorno in cui si festeggia San Giovanni Battista, patrono di Firenze. Nei secoli passati il santo veniva celebrato con processioni, banchetti, tornei, fiere, corse di cavalli e, al tramonto, con i fochi d’allegrezza, un tempo falò di scope di saggina e bracieri di sego, oggi fuochi d’artificio. Quindi, arrivare dopo i fuochi significava, e significa tuttora, arrivare tardi, a spettacolo ormai concluso.