29\04\2019

Il tribunale della ragione prosciuga le sorgenti della vita ,bisogna ritrovare le forze cieche della Natura inesorabili per i deboli e ignare di pietà.Le illusioni sono indispensabili ,il più grande fattore di progresso non è mai stata la verità ma l’errore.La ragione non è capace di competere con la forza delle passioni e delle chimere.La forza delle illusioni consiste nella loro inestirpabilità,ogni tentativo di dimostrarne la falsità è destinato a fallire.Il razionalismo rende le coscienze moralmente inconsistenti.Il bisogno di certezza è più prepotente del bisogno di verità.Aspiro a riposrami di me stesso ;l’io si frammenta allo scopo di godere di rapide emozioni,ci si sminuzza in un gran numero di anime ,tali anime si concedono a tutti i sentimenti che le attraversano.Farsi straniero ai propri istinti ,elevarsi dalle qualità che distinguono l’essere umano :l’odio,la paura,la stupidità;prendere coscienza di se stesso onorando i propri morti che vanno rievocati fino ad oscurare il proprio io nel cui inconscio si insediano in modo che è il passato a guidare il presente.Non esiste nessuna corrispondenza ontologica tra pensiero e realtà ossia il pensiero non può dire ciò che è ma solo ciò che c’è.Solo i miti della volontà(la volontà di lotta,la volontà di potenza,la volontà di credere)danno senso ad un mondo che in se stesso ne è privo.Tutto l’agire umano anticipa nel presente il futuro che di per se è indeterminato perchè immaginato,l’uomo vive,dunque,una dialettica di pura contraddizione tra il reale e ciò che immagina che sarà:l’uomo opera introducendo la contraddizione nella realtà.Fondare il proprio agire sulla logica della immaginazione significa essere incapaci di separare la cosa dal simulacro arrivando a credere che ciò che si immagina è un Tutto non scomponibile in parti.

23\04\2019

Un tempo i calcoli sul ricorso degli equinozi assillavano le mie veglie notturne ,vi ritrovavo sotto forma di dimostrazione il mistero dei corsi e ricorsi della natura.Lentamente,ineluttabilmente il firmamento torna a essere quello che era ,poi tornerà a essere quello che è oggi.Il disordine si integra nell’ordine ,il mutamento fa parte di un piano prevedibile in anticipo.Lo spirito umano rivela la sua partecipazione all’universo per il fatto d’aver concepito teoremi esatti.Gli astri contemplati dall’uomo ruotano ineluttabilmente verso la loro fine segnata in qualche punto del cielo.Ogni momento di questa caduta rappresenta un tempo d’arresto,un riferimento,il segmento d’una curva.Ogni riferimento ci riconduce  a quel punto che,oggi,dato che per caso ci siamo trovati a viverci,ci appare un centro.Sin dalle notti della mia infanzia l’interesse per le cose del cielo non mi ha mai abbandonato:contemplavo la luna che correva tra le nubi;di notte disteso in una barca osservavo il lento moto oscillante dell’albero maestro spostarsi tra le stelle ,andare dall’occhio acceso del toro al pianto delle pleiadi ,dal pegaso al cigno.Altre volte sacrificavo il sonno dell’intera notte alle costellazioni,tralasciavo ogni pensiero umano e mi abbandonavo dal tramonto all’aurora a quel mondo di cristallo e fiamma.E’ stato il periodo più bello della mia vita.La notte non è mai così totale come credono coloro che non guardano il cielo e che non sanno che le profezie ora sono il presente e che diventeranno il passato.Ho cercato,guardando il cielo,di aderire al divino,conoscono quali stelle saranno sopra la mia tomba:al di là di quella buia cortina una notte stellata è la mia parte consapevole di immortalità.

20\04\2019

Si vive un’esistenza in cui gli orizzonti di senso sono confusi,si abitano periferie della vita in cui il surrogato del sacro è trovato sul terreno orizzontale dell’immanenza ,invano cercato nella dimensione verticale delle religioni.Viviamo con l’ebbrezza di essere sempre schierati su qualche fronte per compensare lo squallore di esistenze sbiadite e la routine della quotidianità.La vita di ognuno è un alternarsi di esaltazione e disperazione.Conducendo uno stile di vita per lo più miserabile esistiamo cercando di rendere eccezionale la normalità da qui l’irrequietezza ,il nichilismo incrociato con la volontà di potenza pervenendo,alla fine,all’acuta percezione  della superfluità della vita; così l’uomo è ridotto a mero esponente di un orda bestiale che avanzando regredisce sfruttando energie primitive.La materia vivente e pensante viene ridotta a materiale da costruzione ,a vita nuda,cosicchè l’uomo si dissolve in qualcosa di ondeggiante ,completamente disgiunto dalle origini ,non riconoscente più il proprio passato nè possedente un futuro, l’uomo sfocia,così,in un nulla radicale.L’inutile ci asfissia mentre facciamo a meno del necessario,diventiamo immuni dall’attacamento alla vita,vita nella quale il superfluo ha preso il posto dell’essenziale.L’uomo può definire se stesso solo per via negativa ,l’uomo non è che una comparsa,non è il protagonista della Storia ,l’uomo è un animale pensoso di una soal cosa quella di essere pasciuto e ingrassato,è l’animale che tende alla metamorfosi dell’individualità in nuvole e vento.

18\04\2019

Eravamo della stessa idea su quasi tutto,alla fine siamo tutti seduti sulla stessa nave e remiamo tutti da schiattare. Siamo seduti su trappole a cercare di sfangarcela e cos’è che ne abbiamo?Niente! Solo randellate,miserie,frottole e altre carognate.Si lavora,questo è più fetido di tutto il resto,stiamo a sputare l’anima,puzzolenti,con le palle che ci sudano,chi griderà più forte avrà una medaglia e poi si potrà crepare con il conforto del buon Gesù e con uno zompo entusiasmante si finisce nella fossa chè in fondo ci secca continuare a vivere, in fondo siamo fatti come topi,siamo fatti per stare sottoterra. Oscillante continuo a sorridere con le guance che mi tremano,la faccia rivolta al soffitto,le mani hanno un aspetto gonfio e polveroso.Vivo semplicemente occupando il tempo ma il tempo è troppo vasto e non si lascia riempire,tutto ciò che uno vi getta s’ammollisce e si stira.Un fiore con tre corolle è un’equazione a tre incognite,avere la mia età significa sostare innanzi a un bivio da un lato sta il passato dall’altro il futuro:chi cresce si divide e per andare avanti deve amputarsi come fa la volpe che stacca la sua zampa presa nella tagliola,così continuo la mia vita oscillando.Siamo una msaa di cretinetti caciaroni con occhi pallidi e furtivi come quelli dei lupi.Siamo come in guerra con la voglia di capire tutta questa brutalità e rendersi conto che tutto è frutto di errori, ci si sente inutili:la vita è una immensa,universale presa in giro.Case deserte,chiese vuote e aperte come se tutti fossero partiti per una festa all’altro capo del cantone.La terra si berrà il nostro sangue così dalle pupille come fiori riavrà vigore la terra:se non nutri la terra come puoi chiederle che nutra te?!Bisogna schiumare nel sole,grondare fatica,;non c’è nessun dio,c’è solo la terra che necessita l’escremento del sangue .Chi regge la nuvola?Chi tiene i pensieri dentro gli occhi?A chi parla il cielo?Alla madre che ci ha dato il sangue alla quale lo rendiamo in sudore,in escremento,in morte.Solo i più forti non sono nati per saziare la terra.La vita è un dono ospitale e la terra preferisce riprendersi i succhi che più le somigliano.Facciamo durare la fatica per vivere e la vita ricomincia a ogni solstizio e il giro di un anno esaurisce ogni cosa.Ci nutriamo di tutti i succhi delle stagioni che incidiamo con la nostra fatica e nelle quali ci gettiamo avanti come una scogliera contro il mare .Un ordine inflessibile ci fa nascere e ci distrugge senza lasciarci il tempo di esistere per noi stessi.I giorni corrono,c’inseguono,ci colpiscono con un urto secco e ci annullano,mi piacerebbe trattenerli ma so che se riuscissi a trattenerne uno tra le dita non mi resterebbe che un suono volgare e languido :devo accettare la morte ,devo perfino volerla ,conosco poche impressioni più aspre e più forti.

14\04\2019

Sfuggo al rimorso e alla speranza;faccio del rimorso un destino.L’animale si è scordato del passato e vive solo per la preda e la morte,chi sa più il suo nome?Si fece notte con un groppo di stelle ,andai malinconico a un banchetto e ubriaco a un funerale:se io fossi lupo sarei lupo anche nel sonno.Dio non mi aggiunge nè toglie nulla ,solamente con un tocco leggero m’inchioda dove sono giunto,quello che prima era voglia e scelta ora mi si scopre destino:questo vuol dire farsi lupo.Sono un vecchio pezzente a cui non importa marcire sottoterra,cani si strozzano alla catena per mordermi.C’è pace di là dalla morte,è una sorte comune.Non importa al lupo che è in tutti noi essere ucciso ma lasciamo questa ingiustizia a Dio.Ben presto affonderò nelle fredde tenebre ,sento già cadere con dei lugubri colpi la legna eccheggiante sul selciato dei cortili.L’inverno rientra nel mio essere;collera,odio,brividi,orrore,duro e forzato affanno e come il sole nell’inferno polare il mio cuore non sarà più che una massa dura e ghiacciata.Ascolto ,fremendo,cadere ceppo su ceppo:il patibolo non manda un’eco più sorda.La mia anima è cullata da quei colpi monotoni,che in gran fretta,da qualche parte,si stia inchiodando una bara?Per chi? Questo rumore misterioso suona per una partenza.Il viaggio che ci è dato compiere va dalla vita alla morte;uomini,bestie città e cose è tutto inventato,è un romanzo nient’altro che una storia fittizia.Tutti possono compiere lo stesso viaggio basta chiudere gli occhi e raggiungere l’altra parte della vita.Non c’è nessuno per le strade nel secolo della velocità.Le parole non sono cambiate e siamo tutti fieri di aver fatto risuonare inutili verità.La razza o quello che chiami così è solo questa grande accozzaglia di poveracci del mio stampo,cisposi,pulciosi ,che sono cascati qui inseguiti da fame,peste,tumori e freddo,arrivati già vinti dai quattro angoli della terra.Non cambiano nè i calzini nè le opinioni o lameno così tardi che non ne vale più la pena.Scimmie parlanti,parole sofferte,dita intorno al collo.Siamo tutto quello che c’è di avanzato in fatto di opinioni:un dio che conta  i minuti e i soldi ,un dio disperato e brontolone.Un porco con le ali dorate che casca dappertutto,pancia all’aria,pronto alle carezze,è lui il nostr padrone.Certe idee non stanno in piedi di frone alla vita.In una grigia mattina di novembre ci caleremo dentro l’arca sepolcrale per compiere una ricognizione dei resti mortali,il cielo di novembre tuonerà su quei morti scrutinati.Tutta la luce è andata via ,ora le mattinate sgocciolano notte in attesa di un nuovo getto di sole che rimetta in moto la ruota del tempo.

07\04\2019

L’irreparabile rode con dente maledetto il pietoso monumento della nostra anima e sovente ne attacca,simile alla termite,l’edificio alla base.Ho visto accendersi in un cielo infernale un’aurora miracolosa.Il mio cuore,mai visitato dall’estasi,è un teatro in cui si attende sempre invano un essere dalle ali di vetro.Tu sei un bel cielo d’autunno chiaro e rosa  ma la tristezza monta in me come il mare e lascia rifluendo sul mio labbro corrucciato il ricordo cocente del tuo fango amaro.Cerco il luogo devastato dall’unghia e dal dente ma non cerco più il mio cuore:le belve l’hanno divorato.Il mio cuore è un palazzo lordato dalla folla :ci si ubriaca,ci si ammazza,ci si tira per i capelli.Con i tuoi occhi di fuoco splendenti come feste tu bruci i brandelli che le belve hanno risparmiato.Questo tempo elicoidale torna sempre su se stesso ,sempre uguale e uguale mai.Anello solstiziale di sangue ,di addio,eterna vigilia di quella vacanza che infine giungerà pura in una luce definitiva che taglia e abbaglia e incide me pallido candidato all’esclusione ,decorato di piaghe ,questuante d’ombra,riverbero metallico di notti psicotrope:la maturità è la prima avvisaglia del crollo,è la stagione fessurata d’illusioni.La mia anima ha il colore della neve scarpicciata,il mio sangue è sparso nel fango,resterà di me solo un mucchio nudo d’ossa.Mi sono fatto vecchio come un tronco muffito,nessuno si ricorda che ebbi un nome ,la realtà è che avrei dovuto essere morto da un pezzo e restare insepolto alla pioggia per lìavvoltoio .Vissi torvo e inumano,spregiai i morti,conoscono uomini che hanno fatto molto meno e sono lupi.Tutti noialtri abbiamo giorni che,se un dio ci toccasse,urleremmo e saremmo alla gola di chi ci resiste.Che cos’è che ci salva se non che al risveglio ci ritroviamo queste mani e questa bocca e questa voce?Le  belve non temono nulla di sacro e non guardano al cielo che per stormire e sbadigliare,cìè qualcosa che le eguaglia ai signori del cielo:qualsiasi cosa facciano non hanno rimorsi.Il mio sonno sarà oggi un compito in classe:ognuno covi,dormendo,la sua fiamma accesa.Dopo una notte persa nell’insonnia dei giusti,sui desolati altopiani della cronaca fra immagini di stupri,scigure e fame il sonno è una colomba biblica che saluta la fine del diluvio anche se nulla è finito e nulla finirà:mi accontento di una schiarita prima che ricominci a diluviare.Resta il cielo a ricordarci un tempo in cui la vita respirava piena ,resta il cielo a il tempo in cui respirerà piena la vita per un’anima indecisa :non spetta ai mortali che una torva speranza.

06\04\2019

L’ardua scansione dei possibili ci sconvolge la vita,l’amore s’infrange di fronte all’insuperabilità dell’individualità,diminuisce il tempo di vita sensata e il vuoto che rimane è riempito di turbamenti e distruzioni.La tecnica ha preso un cammino più rapido della possibilità di sviluppo della persona.Non si esce da questa scelta:uguaglianza senza individualità(socialismo),individualità senza uguaglianza(capitalismo).Ci si sottrae al corso del tempo elevandosi a una sfera ideale.L’uomo,l’essere confinario che non ha confini,celebra il suo trionfo  trascendendo se stesso.Perdere la capacità di cogliere il mutare delle forme significa perdere la capacità di dare senso alla vita.La vita si stacca dall’esistenza ,l’pertrofia dei possibili aumenta il disagio dello stare al mondo ,si può allora tentare di riprendersi la vita che passa ricostruendone il significato.Nessuno sale mai così in alto come quando non sa dove va.La cerchia della nostra esistenza è occupata da possibilità,una vita che si limitasse alla realtà sarebbe immancabilmente immiserita infatti noi siamo tutte le possibilità,siamo le potenzialità che agiscono contiuamente in noi.Ogni deposito di senso apre abissi di tragicità:il tragico scaturisce dal dissidio dell’uomo con se stesso.Non si tratta, per l’uomo, di garantirsi la sopravvivenza ma evitare la sotto-vivenza cioè il fermarsi sotto la soglia delle opportunità.Un elemento immateriale guida il mondo:la speranza: i preti di tutti i culti,i politici di tutti i tempi hanno mai venduto qualcosa di diverso?Chi fa leva sui desideri più profondi degli uomini ha sempre la meglio sui penitenziari sostenitori del principio di realtà e sugli aridi difensori di una ragione sospettosa e arcigna.

05\04\2019

La stagione che avevo cercato era là in quel barlume.Il mio passato fu il chiarore,fu il canto e il mattino.Il mio pianto d’allora fu come i pianti che si fanno da ragazzo e si sorride a ricordarli.La stagione è passata,io cercavo,piangendo ,non più lei ma me stesso.Un destino se vuoi.Mi ascoltavo.Il destino non tradisce:ho cercato me stesso,non si cerca che questo.Visto dal lato della vita tutto è bello,ma credi a chi è stato tra i morti… nulla vale la pena ,solo un ‘ebrezza travolge la vita e la morte e ci fa più che umani.Che cosa sia un essere umano è difficile dirlo,o forse no: l’uomo è una scimmia.Tutto fa un uomo nella vita ,egli crede perfino che il suo sangue scorra alle volte in vene altrui e che quello che è stato si possa disfare,crede di rompere il destino con l’ebbrezza:tutto questo lo so e non è nulla.Non so che farci con la morte e il mio pensiero è solo per la morte.Tutto è lecito a chi non sa ancora e crede d’essere immortale.E’ necessario che ognuno scenda una volta nel suo inferno dove finisce l’orgia del destino.Il destino non tradisce perchè è dentro di me,è cosa mia,più profondo del sangue,nemmeno Dio può toccarlo.Tutte le volte che s’invola un dio si conosce la morte,non si vince la notte,non si riconquista la luce:così si trova se stessi.Le strade più semplici da percorrere sono quelle dell’ignoranza e della gioia: invoca un dio e sarai dilaniato.

04\04\2019

Salivo il sentiero tra le ombre del bosco ,s’intravedeva tra le foglie il barlume del cielo.Avevo adosso un gran freddo ,pensai che un giorno avrei dovuto tornarci:tutto ciò che è stato sarà ancora.Pensavo a quel gelo, a quel vuoto che avevo traversato e che mi portavo nelle ossa e nel sangue ,valeva la pena rivivere ancora?Ci pensai e intravidi il barlume del giorno,allora dissi:”Sia finita” e mi voltai ;ella scomparve come si spegne una candela ,sentii un cigolio come d’un topo che si salva.Solo chi è innamorato varca le porte del nulla ed è tradito dal destino.Un uomo non sa che farsi della morte ,colei che ho pianto era una stagione della vita.Io cercavo un passato che non so ,l’ho capito tra i morti mentre cantavo il mio canto.Ho visto le ombre irrigidirsi e guardare il vuoto,ho sentito i lamenti cessare:ho capito che i morti non sono più nulla.Il dolore stravolge ed induce a rivolere il passato.Tremo giorno e notte e non so che cosa è il nulla.Cantando posso riavere il passato che ho respinto e distrutto.Salendo il sentiero il passato svaniva ,si faceva ricordo,sapeva di morte .Quando mi giunse la prima scaglia di cielo trasalii come un ragazzo,felice e incredulo,trasalii per me solo,per il mondo dei vivi.La stagione che avevo cercato era là in quel barlume .