27 marzo 2024

Trasporto sensazioni difficili, ogni frase compiuta ha la sua esteriorità di cui non mi prendo cura di cercare il suo senso profondo, abissale. Detriti di pensieri si spezzano contro l’ammasso incoerente della realtà fatta di forme di cose in moto che chiamo tempo. La lingua sogna il silenzio e finalmente tace ,si fa tutta interiore. L’intensità del pensiero cresce con il silenzio delle parole ,non si versa più nel sonoro ,così il silenzio bagna la mente . Il silenzio non è affatto un vuoto di parole ,né tanto meno un vuoto mentale ,nel silenzio la mente si fortifica , le parole non si versano più nel fuori ma sprofondano in se stesse nella pregnanza del proprio significato. La resa verbale di un pensiero è un abbandono di senso , nel silenzio lievitante di parole non scambiate il pensiero si dilata di significati infiniti: non c’è nulla nel fuori del mondo, tutto è dentro nella coscienza che si esprime con un monologo  interiore; c’è una forma di conoscenza che si forma nella incomprensione ,nell’urto con le difficoltà, qui l’onnipotenza e l’impotenza si toccano nella solitudine dell’io interiore con la quale non sono lasciato a me stesso ma per la quale raggiungo qualcosa di universale, di immenso, di infinito.

26 marzo 2024

Affondo sotto i marosi del tempo che con la sua carica di distruzione mi sopraffà fino alla morte. Il significato dell’esistenza è oscuro ma qualcosa c’è prima del suo senso, qualcosa che è in anticipo sulla parola ,percepisco  così i gradi più sottili della realtà. Con la morte la presenza cede all’assenza così posso sopportare il vuoto di ogni giorno. Tocco il vertice della felicità quando sto in silenzio senza comunicare nulla. Nell’estrema oscurità della vita riso, pianto, tristezza e allegria si tormentano reciprocamente ; c’è in me qualcosa di muto ,qualcosa che non vibra, che non riesce a vivere : solo non vivendo tengo a bada la realtà. Distendo sul mondo i dubbi di ogni giorno , percepisco l’amaro di tutte le verità. Ogni giorno non sono più chi ero ,il futuro avvelena le fonti della mia esistenza : perché desiderare un’altra vita? Forse che una non basta?! Il tempo, il puro tempo ,il puro passaggio di tempo non è che pura morte , respiro di vita che scema. Il tempo è scandito nei modi di un chiarore che irradia o ,al contrario, è un’ombra che progredisce? Tutto il tempo è insidiato dal negativo dell’assenza che è puro vuoto. Nulla sta fermo, tutto progredisce ,tutto va con un moto perpetuo in un trapasso dal visibile all’invisibile.

16 marzo 2024

Il mondo precipita infinitamente, il tempo precipita in distruzione , la tenebra si trova nel fondo della mia anima. Sotto l’alluvione del tempo non faccio che toccare, nella mia esistenza, un fondo impenetrabile se non all’immaginazione. Il mio io non è oggetto del mio pensiero , è un io-penso assolutamente impersonale , è un io-immaginante , il luogo di un legame inscindibile tra sensibile ed intelligibile. Non mi fido della realtà, voglio andare oltre , ascoltare una voce universale , è il linguaggio la via per passare oltre. La vita, così com’è, non è il luogo dell’esistenza che si raggiunge attraverso la disciplina del silenzio: il silenzio profondissimo di sé. Una spietata verità dice che non è la vita che conta, ciò che conta è oltre il reale , ha un’altra unità di tempo e di luogo, appartiene al possibile ,è legata all’antecedente :il Nulla. Quando immaginazione e realtà si confondono e si integrano pervengo alla cosa in sé . Vi è qualcosa di tremendo nella scrittura : un vero e proprio colloquio con i miei fantasmi, la scrittura è alchimia che confonde i confini certi fra morte e vita. Se la vita tornerà spero sarà con un aggiunta di senso. Il mio essere è un nodo di sensibilità e intelletto ,non sono un io-penso ma un io-immaginante che ha il potere di arrivare a dire la realtà vera mentre la sensibilità è una facoltà poetica che consente la conoscenza del tutto.Diffido della realtà, della sua pochezza ,ogni convenzione è inadeguata a rappresentare il mondo in cui vivo, sono sopraffatto dal senso di poesia dell’esistenza.

15 marzo 2024

Qualcosa della vita scorre, scola via dall’esistenza ma non ci sono parole per dire quel ” qualcosa”. Sono una forma in cui è caduta un’anima, il senso della relazione tra le cose vacilla, evoco l’assente per recuperarlo alla vita tramite l’immanenza della memoria. Il colloquio tra l’assenza e la resurrezione si fa penoso ,la vita che scorre può essere salvata solo nella parola , morte e scrittura si compensano, scomparsa e ripresentazione si abbracciano nel linguaggio. Da ogni momento estraggo l’intero qualunque cosa ciò includa; rappresento uno spirito mutevole ,sconosciuto e illimitato: la vita è un alone luminoso destinato a spegnersi, vocata al buio. Chiudo fuori il giorno prima che sia finito, i fiori sono ancora luminosi ma non importa. Le parole che meglio esprimono il mondo sono quelle senza significato, all’orizzonte una nuvola si scioglie in un’altra, ascolto nastri di voci aggrovigliate, ogni rumore della natura è dolorosamente percepibile, la tenera, fugace, indifferente ma scrutatrice luce del tramonto svela profondità nell’acqua e fa radioso il mondo. Oso limitare la vita a me stesso, faccio parte del Tutto ,non ho bisogno di parole per ricordarmi chi sono: tutto è ridotto alla più ovvia assurdità. Le nuvole decorano maestosamente il paesaggio celeste , tutto ciò che popola incommensurabilmente la profondità della mente scende in lotta con il significato, il senso dell’esistenza . Sono un frammento, una scoria , un residuo; un impulso mi spinge alla finestra a mezzanotte, le lancette dell’orologio sono ferme al momento presente: mi accorgo di essere momentaneamente vivo.

12 marzo 2024

Questa nuvola scroscia come se tutta la gente del mondo piangesse, la morte è sempre a margine della mia mente quando ogni illusione viene meno ma continuo ad intridere la Realtà ed il presente con il massimo di illusioni. I miei occhi si posano sulla cima bianca di una nuvola, il cielo ,adesso, è senza mutamenti. La mia vita passa come una increspatura sull’acqua; la Ragione scende dal suo piedistallo e si avvolge di dubbio, il vento fa sospirare un albero esangue , ad ogni risveglio il nuovo giorno mi schianta; il vento porta via tutte le mie parole ,nulla smuove la pozza stagnante del mio cuore colmo di primavera. Lascio ogni frase a metà come divisa fra due idee, gli occhi nelle loro caverne d’osso sono ancora fluidi, il vento ha liquefatto l’azzurro invernale : non ho altre vite. Ho la tentazione di lasciare trionfare questo panorama , rifletto sulle mie piaghe, galleggio in questo azzurro infinito. Il sole intesse con la sua luce il filo del primo mattino, la bruma è posata sui campi, nella notte ho turbinato da stella a stella e danzato nel labirinto lunare. Ombre brune e argento mi conducono fino al cuore del silenzio, mi affido alla chiazza blu del cielo. Dove sono stato prima che il Tempo fosse? Nella immobile e distillata essenza del Vuoto; entro nell’antro oscuro della mia interiorità che dilata i confini del presente, vedo morti giacere intrecciati come le radici dell’edera.

07 marzo 2024

Sfuggo a me stesso, a tutto il mio Essere, torno ad essere quel nulla da cui sono emerso, dimoro così nella mia vera essenza , non voglio legarmi a nessuna determinazione : di me non avverrà altro ciò che è eterno Nulla. Voglio vivere indifferente a tutte le cose , non mescolarmi ad esse, non voglio tornare ad essere qualcosa ,per me spariscono tempo ed eternità; mi annullo nel mondo e per il mondo, il mio è un cammino verso l’increato nel quale mi perdo. Imparo a vedere tutte le cose come un Nulla , il mio pensiero non cerca nulla , sta nel suo puro e semplice Nulla : a quale abisso rivolgo i miei sguardi? Chiudo gli occhi per vedere il Tutto e questo Tutto è vedere tutte le cose come Nulla e quando vedo tutte le cose come Nulla vedo Dio. Quel che trovo nel mondo è tutto notte ,quello che vedo in ogni creatura è solo buio: ciò che è qualcosa è anche Nulla , la vera luce è tenebra, per diventare Uno devo eternamente sprofondare da qualcosa al Nulla.

06 marzo 2024

E’ la vanificazione del Tutto che mi colma di felicità, è la meraviglia per la morte che mi placa. L’alba è l’imbiancarsi del cielo, un altro giorno inizia, le stelle si ritirano e si spengono, la morte determina l’eterno ricominciare e rinnovarsi di tutto. La morte fa si che io sia autenticamente me stesso, alle parole prediligo il silenzio, sto meglio da solo come l’uccello che allarga le ali sul palo dove è posato. Che nome do alla morte? Non lo so, avrei bisogno dei monosillabi che usano i bambini, oppure ci vuole un urlo, un grido? Quando la tempesta mi raggiungerà ogni parola sarà inutile , vana, non serviranno parole, niente di preciso: tutte le frasi saranno false ,meglio il silenzio! La vita mi manda a sbattere di candela in candela come una falena, getto via questo velo dell’Essere che come una nube muta al minimo soffio di vento. Com’è indicibilmente disgustosa la vita: guardo, mangio, mi diverto, mi arrabbio, osservo quest’ombra che mi sta seduta accanto: sia lodato il cielo che mi inghiotte nella sua solitudine. Sono sempre sull’orlo delle cose , mai al loro interno, accetto il loro mistero, indago la loro ombra: che cosa c’è nell’ombra delle cose se non la loro essenza avvolta dai venti neri della mezzanotte.La mia esistenza trova pace quando sprofonda e si inabissa nell’ombra, prima di ciò metto la vita davanti a me come una cosa finita che sfalda la crosta sottile ma dura che ricopre la mia anima. Non c’è giorno che non dubiti della Realtà :in questo modo tutto il problema dell’Essere svanisce .

28 febbraio 2024

Sono incapace di pronunciare parole se non i monosillabi dell’infanzia. Ascolto il soffio della terra, cammino senz’ombra ombra io stesso senza lasciare nemmeno un’impronta. La terra è un deserto in cui danza la polvere della mia vita, vedo i campi rotolare in ondate di colore, che confusione: qui una nascita, là una morte. Subisco quotidianamente improvvise e misteriose aggiunte di Essere ,in questo modo mi sono venuto costruendo. La vita scorre imperfetta come una frase incompiuta,nella mente mi si crea uno spazio vuoto, cerco di bucare lo spesso fogliame dell’abitudine. Ogni giorno ha la stessa increspatura, la mia vita non è una sola ma ogni volta torno a me stesso eppure c’è sempre qualcosa del mondo che mi afferra e mi trascina via. Per sentirmi vivo cerco d’essere più che mai parte dell’universo, mi lascio inghiottire dal buio degli alberi, mi sottraggo a una incommensurabile abbondanza di tempo. Godo di questo crepuscolo evanescente ed irreale, passo al di là del tempo, la nebulosità della mia esistenza è offuscata da troppe parole , gli aculei del giorno mi feriscono allora mi aggrappo ad illusioni dure e limpide come il cristallo.

23 febbraio 2024

Mi sovrasta una immensa distesa di silenzio, scosto le tende per guardare la notte: vedo l’oscuro sconosciuto , la vita è certamente un sogno che si accorcia con la marcia maestosa dei giorni. La mia perpetua illusione è credere di trovare un ordine nelle cose, il tempo continua a dare gelide scosse alla disposizione del tutto. Osservo il mare frantumarsi in piccole onde , il tempo ha scavato sul mio volto ghigni beffardi. Odio lo spettacolo turbolento dell’esistenza , cerco di salvarmi dall’informe con le parole, rifuggo l’estasi abbagliante del mondo. La vita si avvita su se stessa nel fango di ogni giorno, incido tacche di dolore sulla curva dell’Essere. Sono avvolto dal senso del destino, dalla inevitabilità del fato, la coscienza della morte e dei miei limiti mi travolge , la vita è più inesorabile di quanto non creda , allora penso: la vita continua, ma perché? Dopo aver viaggiato per milioni di anni la luce di una stella mi cade in una mano, osservo il movimento indolente di una vela solo per metà gonfia di vento, l’ultima crespa di un’onda mi fa ritrovare il senso del tempo, non trovo bellezza che basti nella luna, la natura incomprensibile della vita mi soffoca , ho un’intesa particolare con la morte , brucio la mia esistenza nel desiderio di perfezione così sprofonda l’universale determinazione a vivere.

17 febbraio 2024

Lascio per sempre dietro di me il mio futuro, la vita fa presto a inaridire ,posso sostenere qualcosa di importante solo in solitudine tutto il resto è una interferenza di spazio e tempo. Violente raffiche di vita soffiano da tutte le parti, con una magnifica vitalità gli atomi della mia attenzione si disperdono nel vuoto. Eredito le spoglie del passato, fuori mugghiano forte le forze dell’indifferenza , l’urto complesso e sinistro della vita mi attacca imprevedibile da ogni parte. Sono bramoso di bere l’arida polvere dell’esistenza : non c’è passato né futuro, soltanto il momento presente, l’orrido presente. Ho il senso mistico della compiutezza ,la severità pervade la mia vita. Scoppia una indifferenza assoluta poi c’è il ritorno di una gioia irresponsabile e sconfinata. Sul giorno cala un filtro viola , sono maturo per questa intensa immensità. Ogni giorno compare il popoloso, indifferenziato caos della vita sempre in fermento. Sul bordo di ogni agonia catturo sensazioni remote, non ho grandi speranze né grandi ideali, non ho altra pretesa se non quella di cavarmela. Esisto come una indifferenziata goccia di materia immersa in un tempo che passa, cresce e cambia ma niente accade che possa sollevare il peso di un insopportabile tedio,una noia immensa scende su tutto, compatta e monotona.