Si chiama Padova Urbs Picta, la città dipinta, nome criptico capace di incorporare i colori e la luce del ciclo più completo di affreschi realizzato dal maestro toscano, in quella che è conosciuta a livello mondiale come la “Giotto’s Chapel”. Così la quarantaquattresima sessione del Comitato internazionale dell’Unesco, riunita a Fuzhou in Cina, con i rintocchi del martelletto del viceministro per l’educazione della Repubblica popolare cinese Tian Xuejun nella veste di portavoce del Cominato Unesco, ha sancito l’iscrizione di Padova dopo un lungo percorso iniziato addirittura nel 1996. Un iter lungo e faticoso, quello compiuto in questi 27 anni, perché Giotto e i suoi affreschi, seppur considerati un gioiello di indiscutibile valore, erano però giudicati un sito troppo piccolo e avulso da un contesto generale per diventare patrimonio mondiale dell’Umanità.
Sono serviti la tenacia e l’impegno delle forze culturali, politiche e istituzionali di Padova, per immaginare un orizzonte diverso, con un contesto più ampio, destinato a diventare un unicum nel panorama artistico del pianeta: dal sindaco Sergio Giordani, all’assessore alla Cultura Andrea Colasio, allo storico Giuliano Pisani, al project manager Giorgio Andrian, fino ai rappresentanti della Diocesi di Padova, dell’Arca del Santo, dell’Accademia Galileiana e dell’Università di Padova. In questo percorso globale con i cicli pittorici del XIV secolo, Giotto e la Cappella degli Scrovegni diventano la pietra angolare in grado di reggere l’intero impianto.