Chissà perchè si dice”avere la testa fra le nuvole”? Forse perchè non sappiano dove le nuvole inizino e dove abbiano fine, per cui perdersi fra le nubi significa essere altrove, oltre la realtà. A volte questo succede inconsciamente, a volte con la volontà di soffermarsi su di loro, sulle loro infinite forme, spessori e trasparenze, quella loro imprevedibilità che da sempre affascina gli uomini. Moltissimi ne hanno scritto fin dai tempi antichi, vedi Aristofane,tra i Greci, Shakespeare, studiosi, poeti e semplici ammiratori di nubi, come lo sono io,che mi diletto con un cielo di nuvole,come fosse un gioco,
Quante forme hanno le nuvole? Infinite. Le nuvole sono instabili, mutevoli e cangianti. Più prosaicamente per un meteorologo una nube è un insieme di minuscole particelle d’acqua o di ghiaccio, così numerose da risultare visibili. Le goccioline sono grandi pochi micron fino a raggiungere i 100 micro.
Il mistero sta nell’aspetto dell’acqua lassù rispetto a quella quaggiù: perché il composto d’idrogeno e ossigeno ha una forma così diversa dal liquido versato nei nostri bicchieri? Semplice: l’aspetto bianco e opaco dipende dal fatto che l’acqua ,distribuita in una enorme quantità di goccioline infinitamente piccole riflettono la luce in tutte le direzioni così da dare al loro aggregato un aspetto diffuso e lattiginoso. Lassù abitano gli dèi. Dio è rappresentato spesso seduto su una nuvola ,ma anche Zeus è nuvoloso; il dio del cielo e della pioggia, creatore delle nuvole, seduce le donne avvolgendole con una nube come appare nel meraviglioso quadro di Correggio, grande pittore di nuvole: Giove e Io (1531).
Nuvole o nubi? non si sa con esattezza, pare che la Scienza sia per nubi, mentre i comuni mortali si smarriscono prevalentemente nelle nuvole. La storia dei nomi delle nuvole comincia con Aristotele e arriva a uno sconosciuto meteorologo dilettante, Luke Howard. Una sera del 1802 in un umido stanzone londinese usato come laboratorio questo trentenne espose la sua nomenclatura delle nuvole-nubi: semplici: Cirrus, Cumulus, Stratus; intermedie: Cirrus-cumulus, Cirrostratus; modificate: Cumulus-stratus; Cumulo-cirro-stratus. Oggi si parla di Cumulus, Cumuloninbus, Stratus e Stratocumulus per le nubi basse; Altocumulus, Altostratus e Nimbostratus per quelle medie; Cirrus, Cirrocumulus e Cirrostratus per le nuvole alte. Sono il genere, poi ci sono le specie e altre varietà come le “nuvole accessorie”, che introducono altri dettagli classificatori. Ma l’impianto resta quello impostato dal quacquero inglese quella sera, dall’uomo a cui Goethe dedicò una lirica appassionata Ma come si formano le nubi? Con la salita di aria per il riscaldamento solare, ma anche per il sopraggiungere in alto di masse d’aria provenienti da direzioni diverse. Le nuvole sono il risultato di una macchina termica che funziona in modi vari e che rende la Terra vivibile. Sappiamo molto delle nuvole, ma non ancora tutto, e soprattutto, nonostante vari tentativi, non siamo in grado di produrle. Come era giunto Howard a definire quelle che Aristotele chiamava le “meteore” – “quel che sta in alto nell’aria” – secolarizzando in un colpo solo i cieli sulle nostre teste? Notando quanto fossero volubili, quindi ponendole come masse dinamiche e infine ,prendendo atto che esse passano da uno stato all’altro attraverso forme intermedie molto labili e poi dando loro un nome. La scienza della previsione, considerata a lungo la scienza della delusione, ha acquistato sempre più veridicità, grazie alla moderna tecnologia di misurazioni perfette. Cade la pioggia, la neve, un mondo di vapore che svanisce davanti ai nostri occhi. Una volta scomparse non senza lasciare i segni della propria effimera esistenza, parrebbe naturale considerarle semplici forme del cielo prive di un significato preciso. E invece no, perché sono le nuvole che ci fanno sognare . La poetessa Wislawa Szymborska ha scritto:
“Non gravate dalla memoria di nulla,
si librano senza sforzo sui fatti. Ma quali testimoni di alcunché
si disperdono all’istante da tutte le parti”.
“L’aria lassù tra le nuvole è molto pura e fine, frizzante e deliziosa. E perché non dovrebbe esserlo? – È la stessa che respirano gli angeli”. Se lo ha detto lui Mark Twain…mi fido.
Buona sera Giova.