Telegiornale
Stando nel cerchio d’ombra
come selvaggi intorno al fuoco
bonariamente entra in famiglia
qualche immagine di sterminio.
Così ogni sera si teorizza
la violenza della storia.
Questa poesia potrebbe essere stata scritta oggi. Invece risale al 1962, agli albori della televisione in Italia. È di Nelo Risi, poeta e regista milanese, fratello del regista Dino. Evidentemente quello dei mass media è un problema che si poneva anche allora. Il televisore visto come un totem, come il fuoco sacro adorato dalle tribù animiste, attorno al quale allo stesso modo si raduna la famiglia. Ecco, a ben guardare, la differenza con il 1962 è nella composizione familiare: ormai la disgregazione dei nuclei sembra essere la regola, allora poteva essere l’eccezione.
Ma la televisione è rimasta lo stesso totem, lo stesso mostro che ci propina immagini di sterminio – se allora potevano essere lotte per l’indipendenza, prodromi della guerra del Vietnam, o terribili incidenti, come lo schianto ferroviario di Voghera, oggi alterna agli eccidi dei migranti in mare,nei campi dei profughi diventate prigioni, le immagini degli sbarchi continui sulle nostre coste ,le uccisioni di donne, che quasi sempre vengono derubricate a femminicidi, le stragi che si compiono all’interno delle mura familiari, oppure nelle strade del mondo-Le violenze di maniaci delle armi, della polizia su gente di colore per le strade americane, traffici di droghe, violenze transomofobiche sono all’attenzione dei telegiornali dopo i bollettini quotidiani, ripetuti all’infinito da mane a sera sulla pandemia Covid 19, che ogni giorno ci viene presentata con una nuova variante sempre più contagiosa, come fosse quella destinata a sterminare la civiltà dell’uomo. E intanto, insieme alle false notizie sulla ripresa economica, questo terrorismo sulla Covid continua a frenare i consumi, bloccare il turismo, il futuro del nostro paese .i Insomma i telegiornali avrebbero bisogno di una moderazione e di qualche notizia positiva e non fanno che confermare il teorema di Nelo Risi. Solo che allora forse si poteva stare più tranquilli in quel salotto attorno alla televisione: era la “violenza della storia” a formularsi, a srotolarsi sul tappeto. Ora è la violenza “tout court”, subdola e strisciante, e sembra che i giornalisti amino sguazzarci, come in un pantano.
Come al tempo delle lance e delle spade a ferire oggi non sono solo queste, ma sono le intenzioni del cuore dell’uomo. Alcune scene si ripetono e altre cambiano forma, e per quanto la storia oggi sembra non proporci delle notizie positive ci sono, ma non sono messe in risalto come dovrebbero
Quando nel 1954 entrarono nelle nostre case i primi televisori (dai miei nonni fu un DUMONT, a casa mia fu un Phonola) erano semplici elettrodomestici come potevano essere i primi frigoriferi, le prime cucine a gas, le prime lavatrici che nel tempo “arricchirono” le nostre case di oggetti moderni e utili. Cominciavamo a vivere il boom degli anni sessanta e nessuno avrebbe pensato ad altre funzioni per questi oggetti. La radio ci aveva già dato qualche segnale e il televisore era come la radio, un modo per essere in buona compagnia e aggiornati con le notizie che giungevano da tutto il mondo. Un totem lo definisci e così nel tempo fu indicato. Oggi il mostro che “amiamo” ha compiti ben diversi e poiché sono parti attive nelle famiglie italiane, indispensabili e necessari proprio per la loro offerta allargata. Qualcuno, In tempi non sospetti, ha intravisto nel totem il dio a cui ubbidire. Onorarlo, pregarlo, adorarlo e recepire, accentrare tutto per poi valutare a nostro piacimento. Chi aveva visto oltre, aveva visto molto e aveva capito come L’elettrodomestico potesse cambiare tante cose senza colpo ferire. In fondo era questo che il “furbo primate” voleva: manipolare la gente per gestire il potere.
Buona sera mia cara Giovanna.