Felice di essere la tua realtà.

 

Non rimproverarti mai niente. Le tue colpe, o almeno quelle che tu credi tali, non sono niente di cui pentirti. Non hai niente da ascoltare da chi ti dice come avrebbe fatto se fosse stato al posto tuo. Tu sei il tuo posto e che gli altri rimangano al loro. E sei un posto bellissimo. Non sei una tappa, sei la destinazione finale. Non sei il mezzo, ma il fine. Non sminurti, non accontentarti, non fare di qualcuno la tua priorità assoluta. Costruisciti una casa in cui tornare quando tutto finisce,una casa solo tua, fatta di interessi, passioni, segreti, sogni. Tu sei i tuoi libri, il tuo profumo preferito, il tuo diario, i tuoi pensieri, i tuoi affetti, tutti quanti,la felpa che usi sempre quando l’estate piano piano finisce e la sera rinfresca un po’- Non sei un periodo di attesa, non sei un’alternativa, sei una scelta, non sei un punto interrogativo, sei la risposta. Non sei una spiaggia che possono raggiungere tutti, tu sei il mare.

atlanta

L’impossibile famiglia queer…

Michela Murgia aveva talento, carattere e ispida umanità. Agli antipodi dal suo modo di pensare, di vedere e di sentire, riconosco la passione civile che ci metteva nelle sue battaglie. Poi era insopportabile la sua intolleranza verso chi non la pensava come lei e che lei riduceva a fascista. Il suo ultimo libro postumo, Dare la vita (ed. Rizzoli) è un appassionato inventario della sua vita e delle sue idee. La bestia nera del suo libro è la famiglia naturale, che reputa “la cosa più fascista che esista” perché la riproduzione è “un fatto di sangue nel sangue”. In realtà la Murgia dà del fascista alla natura, al cammino dell’umanità dall’inizio a oggi e alla riproduzione di ogni specie.
Alla riproduzione secondo natura, come sempre è accaduto, lei oppone i figli per scelta reciproca, frutto di amore libero, volontà e nessun “destino genetico”.  Non si limita a rivendicare la libertà di vivere come crede, ma condanna i “genitori biologici” perché esercitano a suo dire un potere inscritto nella famiglia nucleare o tradizionale: “il potere di controllare le figlie e i figli col proprio denaro, coltivando anche inconsciamente il loro senso di dipendenza”. Quel che Murgia chiama potere, controllo e dipendenza è in realtà la legge antica e naturale della cura, della premura, dell’affetto per i propri figli, che precede ogni questione economica e ogni prevaricazione. Ed è una legge reciproca d’amore, finalizzata al bene di chi ami. Poi ci sono le eccezioni, le incomprensioni, gli abusi e le violenze; ma non possiamo condannare l’amore nella generalità delle situazioni solo perché in alcuni casi qualcuno ne abusa. Come sempre succede nell’ideologia radical si solleva l’eccezione per colpire la regola, si enfatizza il caso per criminalizzare il vivere comune e le leggi naturali e universali di sempre. E’ come se condannassimo le storie d’amore solo perché ci sono i femminicidi. Questi sono centinaia ogni anno, quelli sono migliaia, milioni negli anni.
La figura chiave per la Murgia è la Queer: “è la scelta di abitare sulla soglia delle identità (intesa come maschera e rivelazione di sé), accettando di esprimere di volta in volta quella che si desidera e che promette di condurre alla più autentica felicità relazionale”. La queerness è “una scelta radicale di transizione permanente”: oggi mi sento maschio, domani femmina, poi chissà. La realtà, la natura, il corpo si riducono a mio desiderio volubile e così i miei partner. Io sono ciò che desidero essere al momento. Pensate che si possa costruire su queste basi una società? Pensate che possa avere un futuro durevole? I desideri sono soggettivi e volubili; e come si riproduce una società del genere, se rinuncia alla biologia? La famiglia verticale, da genitori a figli non può essere sostituita dalla famiglia orizzontale dove si decide liberamente di essere madri e figli, a tempo e in geometria variabile. Si deve allora ricorrere agli uteri in affitto, alle gravidanze altrui, quelle che Murgia chiama gestazione per altre (con la e rovesciata in senso di fluidità sessuale). Ma chi fa figli in questo modo, di solito, non li desidera ma per li fa per bisogno, cioè per soldi, su commissione; dietro le unioni fondate sul desiderio ci sono maternità coatte, indesiderate, schiavizzate, di chi vende i propri figli. La Murgia riconosce che l’aborto come la gestazione per conto terzi sono “due espressioni di arbitrio assoluto sulla vita nascente”, ovvero usano il nascituro come strumento dei propri desideri. Così fallisce la famiglia elettiva fondata sul desiderio volubile.
Eppure è bella la definizione di “figli d’anima” riferita a chi è figlio/madre per scelta, senza passare dalla procreazione e senza vincoli di sangue. Ci sono sempre stati figli, padri o madri “d’anima”; si chiamavano allievi, discepoli, figliocci, adottivi o  “adelphi”. Si chiamava amicizia, affinità elettiva, rapporto tra maestro e apprendista. Bellissimi rapporti, confesso che mi mancano. Non sono rapporti sostitutivi di quello naturale tra genitori e figli ma ulteriori, integrativi, complementari. Magari a volte più pregnanti e intensi di quelli biologici. La follia è reputarli alternativi e considerare becero, primitivo, patriarcale, prevaricatore, fascista, il rapporto genitoriale e filiale secondo natura e tradizione. Abbiamo bisogno di una madre e di un padre, anche per criticarli; una famiglia ci vuole anche per andarsene via, potremmo dire parafrasando Pavese.
Al modello queer della Murgia opponiamo il modello patriarcale di una mente rivoluzionaria pensante che pure era ideologicamente contrario alla famiglia, alla sacra famiglia e alla famiglia borghese. E ben centocinquant’anni prima della Murgia.
Era un signore con la barba e la chioma bianca che fuori sognava il comunismo, le lotte operaie, la rivoluzione proletaria ma in casa era patriarca, regnante nella sua famiglia, amato e rispettato dalle figlie. Karl Marx era in tutto e per tutto “un patriarca”, come lo definì il compagno Kautskij in visita da lui, e “una figura paterna”. La famiglia ruotava intorno a lui, l’amatissima moglie, le amatissime figlie, la donna di servizio, i nipoti. Fu nonno premuroso, padre esemplare (nonostante alcuni figli illegittimi di gioventù), vedovo inconsolato, le sue figlie assecondavano i desideri del pater familias. Quando era lontano da casa, Karl sognava di avere “intorno a sé tutti i suoi cari, in particolare i nipotini”. I legami d’amore e di sangue non li rinnegava nemmeno Marx e non sostituiva i suoi affetti familiari con i “compagni”  e con l’amico Engels   .

La notte.

 

È bella di notte la città. C’è pericolo ma pure libertà. Ci girano quelli senza sonno, gli artisti, gli assassini, i giocatori, stanno aperte le osterie, le friggitorie, i caffè. Ci si saluta, ci si riconosce, tra quelli che campano di notte. Le persone si perdonano i vizi. La luce del giorno accusa, lo scuro della notte dà l’assoluzione. Escono i trasformati, uomini vestiti da donna, perché così gli dice la natura e nessuno li scoccia. Nessuno chiede conto di notte. Escono gli storpi, i ciechi, gli zoppi, che di giorno vengono respinti. È una tasca rivoltata, la notte nella città. Escono pure i cani, quelli senza casa. Aspettano la notte per cercare gli avanzi, quanti cani riescono a campare senza nessuno. Di notte la città è un paese civile.

Erri De Luca – Il giorno prima della felicità

la notte

Certe donne…

 

Certe donne sono composte.
Non complicate.
Composte.
Si compongono di tante sfumature.
Di piccoli dettagli che fanno la differenza.
E sono composte perché seguono composte.
Camminano composte.
Ti guardano con compostezza.
E talvolta si scompongono.
Lì diventano perfette.
Con le loro insicurezze.
Le loro follie.
Diventano uniche.
E lasciano il segno.
Ti scrivono dentro.
.

Angelo De Pascalis

 

compostezza

Le belle persone…

 

Ho sempre pensato che le “belle” persone non siano né facili né scontate. Le belle persone non sono nemmeno per tutti, perché non si fanno attraversare da tutti e nemmeno tutti sono in grado di farlo. Le immagino come una rosa. Non le puoi raggiungere sentendo solo il profumo o ammirandone i colori. Non le conosceresti mai a fondo. Le belle persone spesso hanno passati ingombranti, la pelle graffiata. Per arrivare al cuore devi passare dalle spine. Graffiarti, mischiare il sangue, asciugare le lacrime che bagnano il cuore, scambiarci la pelle, l’odore. Sono infatti convinto che le belle persone non profumano. Le belle persone lasciano segni. Graffiano.

Pedro Almodovar

bella persona

La gentilezza, sentimento meraviglioso…ma non si impara.

 

La gentilezza è una cosa che è rara. Ed è anche giusto che sia rara. Perché sennò la volgarizziamo.
È tipica delle anime superiori.La gentilezza di rispettare l’altro, soprattutto quando l’altro dice delle cose divergenti dalle tue, diverse.
Ecco, la gentilezza è nell’ascolto. La gentilezza è una cosa che è rara.
È tipica delle anime superiori.
Capisci tante cose se ascolti storie e opinioni diverse.
Ecco, la gentilezza è nell’ascolto.

Paolo Crepet

gentilezza

Quando un ricco si fa qualche domanda…

La discendente del fondatore del colosso BASF Friedrich Engelhorn e attivista per i diritti sociali: «Non ho fatto nulla per meritarmi quella fortuna»

L’ereditiera Marlene Engelhorn ha deciso di donare tutta la sua fortuna a 50 sconosciuti selezionati a caso

L’ereditiera Marlene Engelhorn ha deciso di donare tutta la sua fortuna a 50 sconosciuti selezionati a caso

Con l’eredità ricevuta alla morte della nonna, morta nell’autunno del 2022, Marlene Engelhorn, austro-tedesca discendente del fondatore del colosso BASF Friedrich Engelhorn , è diventata multimilionaria. Già tre anni fa la trentunenne aveva annunciato di voler regalare gran parte del denaro che le sarebbe arrivato in eredità, ora è chiaro come avverrà la ridistribuzione della sua ricchezza: 50 persone selezionate a caso costituiranno un comitato democratico per decidere cosa fare dei 25 milioni . “Ho ereditato una fortuna – ha detto in un’intervista la Engelhorn che vive a Vienna – e con essa il potere di gestirla, senza aver fatto nulla per meritarmela, e per giunta esentasse”. In Austria, infatti, non esiste tassa di successione, è stata abolita nel 2008 e Marlene Engelhorn, che oltre che ereditiera è un’attivista per i diritti sociali, ha fondato insieme ad altri milionari politicamente di sinistra la rete internazionale «Millionairs for Humanity» che si impegna per garantire che la ricchezza ereditata sia distribuita equamente e tassata maggiormente. La ricchezza di Traudl Engelhorn-Vechiatto, la nonna di Marlene Engelhorn, da Forbes era stata stimata in 3,8 miliardi di euro, e già prima della sua morte la nipote aveva dichiarato di voler distribuire circa il 90% di quanto avrebbe ereditato. La settimana scorsa nelle cassette delle lettere di 10.000 austriaci scelti a caso, maggiori di 16 anni e residenti in tutti i Land del Paese alpino, è arrivato un invito a candidarsi per essere membri del comitato chiamato  “Buon Consiglio per la ridistribuzione” .Le candidature devono pervenire tramite registrazione online o per telefono, fornendo i dati anagrafici e un profilo di sé. Sulla base di questi feedback, l’istituto Foresight (ex Sora) guidato dal ricercatore in campo sociale Christoph Hofinger selezionerà 50 persone che rappresentano uno spaccato della popolazione austriaca, quindi: individui di ogni fascia d’età, provenienti da tutte le regioni del Paese, appartenenti a tutte le classi sociali e con ogni tipo di formazione culturale. Verranno selezionati anche 15 membri di riserva, nel caso qualcuno abbandonasse l’incarico. “Metterò il mio patrimonio a disposizione di queste 50 persone e darò loro la mia fiducia”, ha spiegato Engelhorn che non avrà diritto di veto sulle decisioni che verranno prese dal comitato. “Se i politici non fanno il loro lavoro e non si occupano di redistribuire la mia ricchezza -ha aggiunto- allora devo farlo io”. Per l’ereditiera è un “fallimento della politica” il fatto che molti cittadini austriaci riescano a malapena a sbarcare il lunario con un lavoro a tempo pieno e debbano pure pagare le tasse su ogni euro guadagnato. I 50 prescelti per il suo comitato decideranno dunque dove andranno i 25 milioni dell’eredità, ma dovranno anche sviluppare idee per la ridistribuzione della ricchezza in Austria e suggerire le modalità su come farlo. Prima, però, dovranno affrontare un periodo di formazione a Salisburgo con professori e ricercatori universitari e organizzazioni impegnate nei diritti civili. I corsi si terranno in primavera ,sei appuntamenti nei weekend che saranno organizzati in modo che non ci siano difficoltà per eventuali partecipanti con disabilità , e con assistenza a bambini e interpreti per chi ne avrà bisogno. E 1200 euro come rimborso spese per ogni fine settimana per persona.

Jeanne  Perego                                                                                                                     

Italia senza eroi…

Ma chi è il personaggio più amato in Italia, o per dir meglio chi è la figura non divisiva che piace agli italiani di ogni risma e di ogni fazione e riesce in qualche modo a unificarli e a suscitare cordiale convergenza?  La rassegna, per ragioni istituzionali, deve cominciare dal presidente della repubblica che per definizione è la figura istituzionale super partes, l’espressione dell’unità nazionale. Sergio Mattarella può essere considerato il personaggio più amato e meno divisivo d’Italia? Spiace dirlo ma non è così. Mezza Italia non lo ama, non lo sopporta e non lo considera affatto super partes; e non ama la sua storia, la sua biografia, la sua collocazione politica di provenienza da cui non si è mai discostato. Nonostante l’omaggio quotidiano dei media, i peana dei tg e le ovazioni a ogni sua partecipazione e a ogni sua anche banale esternazione, nonostante l’ossequio cerimonioso di tutte le forze politiche e delle istituzioni, Mattarella non unisce gli italiani, ma li divide. Troppe volte è apparso giocatore più che arbitro, alcune sue posizioni sui governi in carica e sulla magistratura, sulla storia del nostro paese e sulle posizioni assunte a livello internazionale, alcuni interventi su temi sensibili e questioni nazionali e civili, hanno spaccato i giudizi su di lui. Sul piano politico Mattarella piace a una parte degli elettori di centro, una parte dei 5Stelle, larga parte della sinistra; ma non piace agli elettori che hanno mandato al governo Giorgia Meloni e che sono la maggioranza del paese. Suppongo che la stessa cosa si debba dire della mezza Italia che non va a votare: penso che larga parte dei non votanti sia refrattaria a Mattarella o comunque non si senta rappresentata da lui. Per la ragione simmetrica, anche la Meloni è amata da coloro che l’hanno mandata al governo ma non dagli altri. Magari nel corso di quest’anno e poco più di governo avrà perduto la fiducia e la simpatia di una parte dei suoi elettori per il suo inevitabile cambio di passo e avrà conquistato in compenso una fetta di chi non l’ha votata. Resta una figura divisiva, come Mattarella: ma a differenza del Capo dello Stato, è normale che il Capo del governo sia una figura divisiva che non ha il consenso generale della popolazione.  Ma anche altre figure istituzionali sono divisive: lo sono i presidenti del Senato e della Camera, lo sono naturalmente i leader di partito, I commissari europei, i sindaci e i governatori, i magistrati.   Qualcuno dirà allora che figura ecumenica per definizione è il Papa, che dovrebbe rappresentare per il suo ruolo di paciere e di figura super partes, un riferimento universale, anche per i non credenti. E invece sappiamo bene che Bergoglio suscita reazioni contrapposte, divide gli stessi cattolici e credenti. Dichiarazioni di ostilità, di antipatia, di dissenso sono all’ordine del giorno nel suoi confronti. Non meno divisive sono alcune figure che pure vengono sbandierate come istituzionali, super partes; come per esempio Liliana Segre, che al di là della sua storia e delle sue stesse intenzioni, è comunque “usata” da alcuni media e da alcune forze politiche, “contro” qualcuno, definito a torto o ragione fascista e nazionalista. Grandi vecchi considerati super partes, non sono riconosciuti in questi momento in Italia. Nemmeno grandi artisti o grandi autori, presentatori o attori, figure pubbliche o influencer; quasi tutti sono considerati controversi, di parte, e comunque non amati da tutti. Taluni personaggi assurti nel 2023 a fama e primato,  come Paola Cortellesi al cinema e il generale Vannacci col suo libro “contro”, sono divisivi. Anche nel regno della tv, è difficile trovare personaggi che suscitino condivisione e simpatia universale; c’è chi ha un bacino anche largo di consenso ma senza suscitare simpatia trasversale, unanime e super partes. Bisognerà piuttosto accontentarsi di qualcuno che sia extra partes, non partigiano.   Alla fine dei conti chi suscita questa corrente di simpatia, pur nelle lievità del suo personaggio, è prima di tutti Fiorello. E’ lui il personaggio che unifica i versanti o meglio li attraversa con la sua leggera permeabilità, con la sua ironia e la sua satira che non ferisce mai nessuno, fuori da ogni schieramento. La bravura e la simpatia di Fiorello resistono nonostante l’abuso di Fiorello che viene fatto dalla Rai e da Amadeus in funzione della religione civile e istituzionale di Sanremo. Sulla stessa lunghezza d’onda si possono ritrovare altre figure non divisive nel regno dello spettacolo, come Renzo Arbore o Andrea Bocelli, comici come Nino Frassica o Checco Zalone, campioni sportivi (l’ultimo è Sinner).  Ma sconforta pensare che dobbiamo scendere al livello dell’intrattenimento, della tv leggera, giocosa, sportiva o simpaticamente cazzara per trovare figure non divisive del nostro Paese, ben accettate da tutti. Ci sono poi alcune icone del passato, e ci sono le vittime, anche recenti, di tragici fatti di cronaca, su cui anche volendo non ci si può dividere. Ma non ci sono figure morali, civili e intellettuali universalmente riconosciute, non ci sono santi, geni, eroi o maestri ritenuti tali da tutti sopra le parti. Italia senza eroi, titolava alla fine degli anni settanta, un saggio di Ludovico Garruccio (pseudonimo del diplomatico Incisa di Camerana), che occhieggiava nel titolo al Risorgimento senza eroi di Piero Gobetti. Quest’Italia senza eroi, maestri e riferimenti riconosciuti da tutti, la dice lunga sullo stato di salute mentale e morale del nostro Paese. Un paese diviso ma anemico, senza passioni civili e ideali.

Marcello Veneziani                                                                                                                  

Viaggio nella Dualità tra immaginazione e realtà…

 

Sotto una piccola stella

Con uno sguardo mi ha resa più bella,
e io questa bellezza l’ho fatta mia
Felice, ho inghiottito una stella.

Ho lasciato che mi immaginasse
a somiglianza del mio riflesso
nei suoi occhi. Io ballo, io ballo
nel battito di ali improvvise.

Il tavolo è tavolo, il vino è vino
nel bicchiere che è un bicchiere
e sta lì dritto sul tavolo.
Io invece sono immaginaria,
incredibilmente immaginaria,
immaginaria fino al midollo.
Gli parlo di tutto ciò che vuole:
delle formiche morenti d’amore
sotto la costellazione del soffione.
Gli giuro che una rosa bianca,
se viene spruzzata di vino, canta.

Mi metto a ridere, inclino il capo
con prudenza, come per controllare
un’invenzione. E ballo, ballo
nella pelle stupita, nell’abbraccio
che mi crea.

Eva dalla costola, Venere dall’onda,
Minerva dalla testa di Giove
erano più reali.

Quando lui non mi guarda,
cerco la mia immagine
sul muro. E vedo solo
un chiodo, senza il quadro.

Wislawa Szymborska

wisslawa

Descrizione di come  la poetessa si vede nell’illusione della immaginazione, esaltando il desiderio di migliorarsi per affascinare colui che si interessa a lei, in un incontro immaginario. Il tutto come opera di una stella  inghiottita  con la sua luce. Ma il confronto con la realtà deludente induce il lettore a riflettere profondamente sul fatto che l’essere umano tende costantemente a sminuirsi, a distruggersi nella mancanza di autostima. C’è sempre tuttavia un momento, quello dell’amore che, quando è vero, sincero , ti dà tutto quello che credi di non avere. Gli occhi dell’amore sono la miracolosa luce della stella.

Regole, non regole …se vuoi vivere serenamente.

 

Ci sono regole , non regole, che si apprendono man mano che si comprendono più a fondo le teorie della filosofia Zen ,e che diventano poi abitudini. E queste ci fanno comprendere che abbiamo quasi imparato a conoscerci, guardando in noi e attorno a noi con occhi diversi. Eccone alcune:

Togliti le scarpe prima di entrare in casa.
Essere ribelli significa essere gentili.
Parla alla tua tristezza come se fosse una tua vecchia amica.
Se anche dovessi fallire, domani il sole sorgerà lo stesso.
La vita non è matematica, è poesia.
L’ego è l’ostacolo tra te e la felicità.
Se non sai dove iniziare, prenditi cura del tuo corpo.
La vera bellezza della vita è nell’essenziale-
Il miglior modo per essere felice è smettere di essere infelice-
Non vergognarti di essere innamorato: è la cosa più bella che possa capitarti.
La rabbia non è mai una reazione accettabile.
Tutto è vita-
Il dolore è inevitabile, la sofferenza una scelta.
Sii calmo in ogni situazione e sarai sempre sereno.
Il passato non poteva essere niente altro, altrimenti lo sarebbe stato.
Tu non sei un albero, quindi non hai radici-
Tu sei il fiume, non la roccia.
Non c’è sofferenza qui e ora-
Il tempo è il regalo più prezioso che ci sia-
Sii un artigiano della tua vita-
Fai quello che ami, ama quello che fai-
Fai una cosa per volta o farai tutto male.
La vita è un viaggio, goditi ogni tappa.
Hai un solo problema: voler controllare quello che non puoi controllare-
Preoccuparsi vuol dire soffrire per qualcosa che non è ancora successo.
Tieni a bada la tua scimmia impazzita, tu sei più dei tuoi pensieri.
Sii una tartaruga, non una rana.
Segui sempre il tuo Ikigay, il motivo per cui ti alzi dal letto e vivi.
Pratica il non- attaccamento-
L’amore è la soluzione ad ogni problema-
Il maestro è ovunque.
Succede sempre qualcosa di meraviglioso.

L’ultimo rigo delle regole “non regole è anche il titolo del libro dal quale ho appreso tutto questo, e non solo. L’autore è Gianluca Gotto .

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