L’estinzione si avvicina e in Italia vendiamo Fiori di Bach per cani..

 

È inutile che la politica si dia così tanto da fare. La Meloni sarà pur consapevole del dramma demografico, ma non ci può fare nulla

Camillo Langone     ___IL FOGLIO

  back

Addio al doppiaggio ?

 

Drive-Away Dolls di Ethan Coen, in sala dal 7 marzo, verrà distribuito solo in lingua originale coi sottotitoli. Ecco perché potrebbe essere l’inizio di un cambiamento.

 CLICCA L’IMMAGINE PER IL TREILER
https://www.esquire.com/it/cultura/film/a46682921/doppiaggio-lingua-originale-drive-away-dolls/?utm_source=pocket-newtab-
preview for Drive-Away Dolls - Official Trailer (Universal Pictures UK)
Nel 2024 probabilmente non ha più senso parlare di una guerra – o almeno,
di uno scontro – tra doppiaggio e lingua originale. Nel corso del tempo, le due cose sono andate di pari passo, hanno imparato a convivere e a sostenersi a vicenda (ora l’ho visto in italiano, prossimamente lo recupererò in originale) e grazie alla possibilità che tutte le piattaforme danno di scegliere la lingua della serie o del film che si vuole vedere le differenze sono state pressoché appianate. Non al cinema, però, dove la tradizione – perché è una tradizione, con una sua scuola, le sue famiglie, i suoi grandi protagonisti – del doppiaggio continua a essere più diffusa e incisiva. Il perché è abbastanza ovvio: doppiare un film in italiano permette di raggiungere un pubblico potenzialmente più vasto. Come ha sottolineato Alessandro Rossi, storica voce italiana e direttore del doppiaggio de Il ragazzo e l’airone di Hayao Miyazaki, il doppiaggio è “un’esigenza commerciale, non un’esigenza artistica”. E questa esigenza commerciale deve rispondere a un’operazione culturale: “Se noi dissociamo l’esigenza culturale dall’operazione culturale, si creano dei mostri”.
ragazzo airone ultimo film miyazakicourtesy of Lucky Red

Insomma, è importante avere bene in mente quelli che sono gli obiettivi del doppiaggio. E tenere in considerazione anche la quantità di titoli che in questi ultimi anni hanno invaso, rischiando talvolta di sommergerlo, il nostro mercato. I doppiatori, gli adattatori e i direttori del doppiaggio sono un numero limitato, più o meno stabile. La stessa cosa non si può dire delle serie e dei film che, ogni mese, arrivano in Italia: continuano a crescere, non diminuiscono, e se da una parte questo assicura alla categoria che lavora nell’industria del doppiaggio un’occupazione praticamente costante dall’altra mette a dura prova la qualità delle singole interpretazioni, delle traduzioni e delle sessioni di registrazione. Ciò che inevitabilmente diminuisce è il tempo. E le distribuzioni che sono pronte ad aspettare, a posticipare l’uscita a un’altra finestra, sono veramente poche. Così come sono veramente pochi quei professionisti che, pur di mantenere un certo standard, sono disposti a rifiutare un’offerta (attenzione: non è una cosa né scontata né tantomeno dovuta; è chiaro che si parla di lavoro e, quindi, di rispondere a necessità quotidiane). Non è un caso se ultimamente, sulle piattaforme streaming, alcuni titoli sono stati pubblicati prima in lingua originale e solo in un secondo momento hanno ricevuto un doppiaggio italiano. È indubbio che questa è la direzione verso cui si sta muovendo il mondo intero. Anni fa, durante la cerimonia degli Oscar, lo disse anche il regista Bong Joon-ho: una volta superato l’ostacolo dei sottotitoli, avrete accesso ad altri mondi e ad altre storie.

hollywood, california july 22 margaret qualley attends sony pictures once upon a time in hollywood los angeles premiere on july 22, 2019 in hollywood, california photo by axellebauer griffinfilmmagic
Axelle/Bauer-Griffin//Getty Images

La decisione di Universal Pictures di distribuire Drive-Away Dolls, il nuovo film di Ethan Coen con Margaret Qualley e Geraldine Viswanathan, esclusivamente in lingua originale si inserisce nel solco di questi eventi. Dall’inizio dell’anno, al cinema sono arrivati diversi titoli in – diciamo così – doppia versione, e molte delle proiezioni originali sono sempre andate esaurite. Quindi una base numerica da cui partire, benché minima e ridotta all’eccezionalità di una distribuzione più centellinata, c’è. C’è, poi, la voglia di sperimentare, di provare a distribuire titoli come questo, firmati da un grande autore e con una loro specificità, in un certo modo. Ovviamente, così facendo, si riducono i costi: non ci sarà più un cast di doppiatori da dover pagare. E allo stesso modo sarà più facile – ma non per forza immediato – distribuire un film in contemporanea con gli Stati Uniti (che viste le differenze di comunicazione e di marketing può essere decisamente utile per non dover organizzare un’altra campagna pre-release). Le controindicazioni di un’operazione del genere sono abbastanza palesi: il pubblico a cui poter puntare sarà chiaramente di meno. Drive-Away Dolls arriverà in sala il 7 marzo. E sarà sicuramente interessante vedere come risponderà il pubblico e soprattutto come si piazzerà al botteghino, se riuscirà o meno a competere con gli altri titoli, molti dei quali doppiati o girati direttamente in italiano, programmati nei cinema.

Gianmaria Tammaro

Una spettacolare fioritura per una gioiosa visione…

Fioritura di Echynopsis

Blooming cactus timelapses  Filmed by Greg Krehel,  aka the “Echinopsis Freak”

Il cactus Echinopsis fiorisce nottetempo ed i fiori durano solo un giorno, e i fiori splendono nella loro bellezza per un’ora al massimo due.  Lo spettacolo di queste immagine è il risultato di 8 ore di filmato.

Regole, non regole …se vuoi vivere serenamente.

 

Ci sono regole , non regole, che si apprendono man mano che si comprendono più a fondo le teorie della filosofia Zen ,e che diventano poi abitudini. E queste ci fanno comprendere che abbiamo quasi imparato a conoscerci, guardando in noi e attorno a noi con occhi diversi. Eccone alcune:

Togliti le scarpe prima di entrare in casa.
Essere ribelli significa essere gentili.
Parla alla tua tristezza come se fosse una tua vecchia amica.
Se anche dovessi fallire, domani il sole sorgerà lo stesso.
La vita non è matematica, è poesia.
L’ego è l’ostacolo tra te e la felicità.
Se non sai dove iniziare, prenditi cura del tuo corpo.
La vera bellezza della vita è nell’essenziale-
Il miglior modo per essere felice è smettere di essere infelice-
Non vergognarti di essere innamorato: è la cosa più bella che possa capitarti.
La rabbia non è mai una reazione accettabile.
Tutto è vita-
Il dolore è inevitabile, la sofferenza una scelta.
Sii calmo in ogni situazione e sarai sempre sereno.
Il passato non poteva essere niente altro, altrimenti lo sarebbe stato.
Tu non sei un albero, quindi non hai radici-
Tu sei il fiume, non la roccia.
Non c’è sofferenza qui e ora-
Il tempo è il regalo più prezioso che ci sia-
Sii un artigiano della tua vita-
Fai quello che ami, ama quello che fai-
Fai una cosa per volta o farai tutto male.
La vita è un viaggio, goditi ogni tappa.
Hai un solo problema: voler controllare quello che non puoi controllare-
Preoccuparsi vuol dire soffrire per qualcosa che non è ancora successo.
Tieni a bada la tua scimmia impazzita, tu sei più dei tuoi pensieri.
Sii una tartaruga, non una rana.
Segui sempre il tuo Ikigay, il motivo per cui ti alzi dal letto e vivi.
Pratica il non- attaccamento-
L’amore è la soluzione ad ogni problema-
Il maestro è ovunque.
Succede sempre qualcosa di meraviglioso.

L’ultimo rigo delle regole “non regole è anche il titolo del libro dal quale ho appreso tutto questo, e non solo. L’autore è Gianluca Gotto .

OIG (1)

L’ultima risposta…

 

L’ultima risposta non è un racconto, come parrebbe dal titolo, bensì una lettera che Einstein scrisse alla figlia e attorno alla quale nacque pure un romanzo.

Quando esplicitai la teoria della relatività, furono in pochi a capire, e anche quello che ti rivelerò ora, affinché tu lo trasmetta all’umanità, si scontrerà con l’incomprensione e i pregiudizi del mondo. Ti chiedo, ciò nonostante, di custodirlo per tutto il tempo che sarà necessario, anni, decenni, fino a che la società avrà progredito quanto basta per comprendere ciò che ti dirò tra poco.
C’è una forza estremamente potente per la quale finora la scienza non ha trovato una spiegazione formale. È una forza che include e governa tutte le altre, e che inoltre soggiace a qualsiasi fenomeno che opera nell’universo e che ancora non abbiamo identificato. Questa forza universale è l’amore.
Tentando di delineare una teoria unificata dell’universo, gli scienziati dimenticarono la più invisibile e potente delle forze.
L’amore è luce, perché illumina chi lo dà e chi lo riceve. L’amore è gravità, perché fa sì che alcune persone si sentano attratte da altre. L’amore è potenza, perché moltiplica la parte migliore di noi, e permette che l’umanità non si estingua nel suo cieco egoismo. L’amore rivela e disvela. Per amore si vive e si muore. L’amore è Dio, e Dio è amore.
Questa forza spiega tutto e dà un senso enorme alla vita. Questa è la variabile che abbiamo a lungo tralasciato, forse perchè l’amore ci fa paura, dato che è l’unica energia dell’universo che l’essere umano non ha imparato a manovrare a suo piacimento.
Per porre in risalto l’amore, ho fatto una semplice sostituzione nella mia equazione più celebre. Se al posto di E = mc al quadrato accettiamo che l’energia per guarire il mondo può ottenersi attraverso l’amore moltiplicato per la velocità della luce al quadrato, arriveremo alla conclusione che l’amore è la forza più potente che esista, perché non ha limiti.
Dopo il nostro umano fallimento nell’utilizzo e nel controllo delle altre forze dell’universo, che si sono ribellate a noi, è necessario che impariamo ad alimentarci di un altro tipo di energia. Se vogliamo che la nostra specie sopravviva, se ci proponiamo di trovare un senso alla vita, se vogliamo salvare il mondo e ogni essere senziente che vi abita, l’amore è l’unica e l’ultima risposta.
Probabilmente ancora non siamo pronti a fabbricare una bomba d’amore, un congegno sufficientemente potente da distruggere l’odio, l’egoismo e l’avidità che devastano il pianeta. Tuttavia, ogni individuo porta dentro sé un piccolo ma potente generatore di amore la cui energia aspetta di essere liberata.
Quando impareremo a dare e ricevere questa energia universale, proveremo che l’amore vince tutto, tutto trascende e tutto può, perché l’amore è la quintessenza della vita.

Albert Einstein   

La-matematica-dellamore-6-800x400-1

Ieri commemorazione speciale,ma…A che serve la Rai.

 

La televisione compie oggi settant’anni ma nel celebrare il suo compleanno si omettono due dettagli storici non da poco. Il primo è che l’anniversario più importante di quest’anno, almeno come data, non è il settantennale della tv ma il centenario della radio, da cui nacque la Rai. La radio è la madre della tv, è l’incipit delle trasmissioni nell’etere. Il battesimo ufficiale della radio fu il 6 ottobre del 1924, in epoca fascista, l’emittente fu l’unione radiofonica italiana che poi assunse il nome famoso dell’Eiar. Che fu, si, altoparlante del regime fascista e della sua propaganda ma fu anche mezzo formidabile di informazione, istruzione e modernizzazione di massa. Arrivò perfino nelle campagne, fu il primo massiccio tentativo di includere i contadini nell’informazione, il loro passaggio dalla natura alla cronaca, dal tempo meteo al tempo storico.  Il secondo dettaglio trascurato dai tele-celebratori è che il 3 gennaio del 1954, andarono in onda i segnali e gli annunci ufficiali della Rai-tv ma le prime trasmissioni televisive risalgono in realtà al 1939, dopo un decennio di esperimenti. La Tv nacque in seno all’Eiar, sotto il regime fascista. Se non ci fosse stata la guerra, la tv si sarebbe diffusa un decennio prima, magari con l’esposizione universale del 1942 e avrebbe presumibilmente seguito nel tono e nell’ispirazione il modello di nazionalizzazione e mobilitazione delle masse che aveva assunto la sua sorella maggiore, la radio, nata e cresciuta sotto il regime fascista. Ma non solo: a inaugurare la televisione, nel 1939, non fu un ministro della cultura, dell’educazione o della pubblica istruzione, un Bottai, un Gentile o un Biggini, ma addirittura Achille Starace, il segretario del Partito nazionale fascista. Proprio lui, l’inventore delle veline, ma in un senso assai diverso da quello televisivo recente, famoso per i suoi ginnici salti nel cerchio di fuoco e per la devozione cieca e assoluta nei confronti del Duce, fino alla morte. Fu lui che compì il primo salto nel quadrato magico della scatola luminosa e tenne a battesimo il mezzo televisivo alle soglie del conflitto mondiale. Fu pure allestita una sala a Villa Torlonia, residenza del duce e della sua famiglia, per  seguire i primi programmi sperimentali. Mussolini vedeva la tv prima che apparisse Mike Bongiorno. Le cose non nascono mai dal nulla, ma sono figlie di altre situazioni e di altri contesti.

Ristabilita la verità storica, di solito omessa per ridicoli motivi di omertà storica e ottusa partigianeria, poniamoci la domanda per eccellenza: qual è il bilancio complessivo che si può fare della televisione, ovvero qual è il segno dell’influenza che ha esercitato sugli italiani, come singoli e come popolo, e sulle istituzioni? Si potrebbe dire che la storia della televisione sia divisa in due parti, che in linea di massima coincidono con le due metà del suo secolo di vita: nella prima parte la radio-televisione è stata soprattutto un mezzo di promozione popolare e di elevazione di massa, nella seconda parte è stata soprattutto un mezzo di peggioramento e involgarimento dei gusti di massa e dei modelli di vita. Da mezzo evolutivo a industria per il peggioramento della specie… Il punto di svolta coincise con due fattori emersi negli anni settanta: da una parte l’avvento della tv commerciale e dunque della concorrenza, che pure di solito migliora i prodotti ma nel caso della tv ha prodotto una gara al ribasso della qualità e della mission; dall’altra parte la tv controllata dal potere politico si fa lottizzazione, e questo da un verso garantisce un maggior pluralismo dell’informazione ma dall’altro abbassa il livello della televisione all’interesse dei partiti e della loro propaganda, dei loro impresari e dei loro emissari. La gara della quantità ha ucciso la qualità, la gara dei consumi si è abbattuta sui costumi.  Si può davvero sostenere che per cinquant’anni almeno la tv ha, si, uniformato gusti, conformato stili di vita, banalizzato saperi, ma ha alfabetizzato il paese in modo capillare e massiccio, ha unificato davvero l’Italia, ha consentito il passaggio alla lingua italiana di larghe aree del sapere, ha dato istruzione primaria più della scuola, ha intrattenuto, divertito, avvicinato la gente alla cultura e ai fatti del giorno. E dunque la sua impronta può dirsi complessivamente positiva.  Ma dalla fine degli anni settanta, la tv ha cominciato a invertire il suo ruolo, la propaganda e la promozione pubblicitaria hanno prevalso sulla tv che informa, traduce la cultura in visione popolare e fa crescere il livello del paese. L’imperativo degli ascolti, dello share e dell’audience, ha ulteriormente abbassato la soglia della qualità e il senso della sua missione. Detto questo, non si vuol concludere alla Pasolini che la tv vada abolita o spenta; resta una struttura primaria per un paese, uno spazio pubblico, una piazza essenziale di confronto, connessione e integrazione. Ed esercita una funzione comunque utile, se non insostituibile, anche nell’equilibrio delle fonti d’informazione, tra media, social, carta stampata. L’abbrutimento avviene quando la tv diventa il solo mezzo d’informazione e di intrattenimento, la sola finestra sul mondo, e sostituisce la lettura, l’incontro di persona e altre forme di in/formazione. Bisogna saperla dosare, e usare spirito critico. Il suo limite rispetto a internet è noto: non è interattiva, l’utente è spettatore e non attore. Ma la tv, soprattutto se è pubblica, ha il dovere di aiutare un paese e un popolo a crescere sul piano civile e culturale. Chi sostiene che la tv non debba coltivare propositi educativi o comunitari perché altrimenti diventa una tv etica e pedagogica, sottilmente autoritaria e prescrittiva, non si rende conto che senza un progetto educativo e comunitario, gli utenti e soprattutto i minori non vengono lasciati liberi ma in balia di altre agenzie diseducative. Peraltro ognuno è libero di fare zapping nel vasto arcipelago delle offerte televisive. Se la gara è solo tra chi fa più ascolti coi giochini, il trash, le tele-risse denominate talk show, si ritiri lo Stato e si lascino in campo i privati. Ne guadagnerebbero la dignità, l’intelligenza e il mercato. Alla Rai spetta il compito di sfatare il pregiudizio che culturale e popolare, formativo e ricreativo, siano incompatibili. Ma quel pregiudizio si è insediato da decenni nella testa della signora che oggi compie settant’anni, e sua madre cento.

Marcello Veneziani

Riscrittura delle Operette morali di Giacomo Leopardi. Dialogo di un Venditore di almanacchi e di un passeggere-.

Riscrittura delle Operette morali di Giacomo Leopardi. Dialogo di un Venditore di almanacchi e di un passeggere; la penna è di Alba Coppola, italianista specializzata in Letteratura del Rinascimento.

( G.Leopardi accessibile a tutti)

 

Dialogo di un Venditore di calendari e di un Passante

Venditore – Calendari, calendari nuovi! Agende nuove! Le servono, signore, calendari?

Passante – Calendari per l’anno nuovo?

Venditore – Si, signore.

Passante – Credi che sarà felice quest’anno nuovo?

Venditore – Oh, illustrissimo, sì, certo.

Passante – Come quest’anno passato?

Venditore – Di più, assai di più.

Passante – Come quello precedente a questo?

Venditore – Di più, di più, illustrissimo.

Passante – Ma come quale? Non ti piacerebbe che l’anno nuovo fosse come qualcuno di questi ultimi anni?

Venditore – Signor no, non mi piacerebbe.

Passante – Quanti anni sono passati da che vendi calendari?

Venditore – Saranno vent’anni, illustrissimo.

Passante – A quale di questi vent’anni vorresti che somigliasse l’anno prossimo?

Venditore – Io? Non saprei.

Passante – Non ti ricordi di nessun anno in particolare che ti paresse felice?

Venditore – No in verità, illustrissimo.

Passante – Eppure la vita è una cosa bella. Non è vero?

Venditore – Questo si sa.

Passante – Non torneresti a vivere questi vent’anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da quando nascesti?

Venditore – Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.

Passante – Ma se dovessi rifare la vita che hai fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che hai passati?

Venditore – Questo non lo vorrei.

Passante – Oh, che altra vita vorresti rifare? La vita ch’ho fatta io, o quella del principe, o di chi? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe proprio come te, e che, dovendo rifare la stessa vita già fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?

Venditore – Questo lo credo.

Passante – E potendo tornare soltanto a patto di rivivere la stessa vita non torneresti?

Venditore – Signor no, davvero, non tornerei.

Passante – Oh, che vita vorresti tu, dunque?

Venditore -Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz’altri patti.

Passante – Una vita a caso, e non saperne altro, come non si sa dell’anno nuovo?

Venditore – Appunto.

Passante – Così vorrei anch’io se dovessi rivivere, e così tutti. Ma questo dimostra che il caso, fino a quest’anno incluso, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che, se col patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere, ciascuno ritiene che sia stato di più o più notevole il male che gli è toccato, che il bene. Quella vita ch’è una cosa bella non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce. Non la vita passata, ma la futura. Coll’anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene te e me e tutti gli altri e si comincerà la vita felice. Non è vero?

Venditore – Speriamo.

Passante – Dunque, mostrami il calendario più bello che hai.

Venditore – Ecco, illustrissimo. Questo vale trenta soldi.

Passante – Ecco trenta soldi.

Venditore – Grazie, illustrissimo: a rivederla. Calendari, calendari nuovi! Agende nuove!

calendari

Sulle api e sul miele sappiamo abbastanza ?

 

Sapevi che il miele contiene una sostanza che aiuta il cervello umano a funzionare meglio?

Sapevi che il miele è l’UNICO cibo sulla terra che da solo può sostenere la vita umana?

Sapevi che un cucchiaino di miele è sufficiente per sostenere la vita umana per 24 ore?

Sapevi che la propoli prodotta dalle api è il più potente ANTIBIOTICO naturale?

Sapevi che il miele non ha una data di scadenza?

Sapevi che per guadagnare 1 kg. di tesoro, hai bisogno del nettare di più di 1.000.000 di fiori?

Sapevi che c’è un cucchiaio di legno speciale per il miele, e non uno di metallo?

Sapevi che i pascoli di api sono il cibo più salutare del mondo?

Sapevi che Il polline può avere più di 1500 colori e sfumature?

Sapevi che i corpi dei grandi imperatori del mondo sono stati sepolti in bare d’oro e poi ricoperti di miele per evitare il marcimento?

Sapevi che le api sono gli UNICI insetti che producono cibo per l’uomo?

Sapevi che mamma (regina) depone il doppio del suo peso nelle uova in un giorno?

Sapevi che le api battono le ali più di 11.000 volte al minuto?

Sapevi che l’unico miele che può essere apprezzato da persone allergiche ai prodotti dell’apicoltura è il miele di manna (manuka).

Sapevi che il miele manuka è il miglior miele per le donne?

Sapevi che il miele di acacia non è dolcificato?

Lo sai questo?

Un’ape vive meno di 40 giorni, visita almeno 1000 fiori e produce meno di un cucchiaino di miele, ma per lei è tutta la vita!

api

Ambientaliste che confondono il verde della bandiera di Hamas col green…

 

donne di Gaza

La condizione delle donne nella Striscia di Gaza è lontanissima da quella delle civiltà occidentali, ma questo non sembra avere un peso in chi sostiene la causa di Gaza

Ma precisamente che cosa attira tutte queste Grete alla causa di Gaza? Le ambientaliste confondono il verde della bandiera di Hamas col verde dei prati svizzeri, dei boschi svedesi? Le attira forse l’aspetto bucolico-zootecnico della Sura della Vacca, quella che recita “Le vostre spose per voi sono un campo da arare”? O l’obbligo di velo che consente di risparmiare sullo shampoo inquinante? Oppure la comune centralità del venerdì, per i maomettani giorno di preghiera collettiva e per loro dei raduni Fridays for Future? Dubito che siano affascinate dalla poligamia, forma di matrimonio che nella Striscia pur non essendo maggioritaria è perfettamente legale e praticata. Sarà magari l’obbligo, recentemente imposto da Hamas alle donne che intendono viaggiare, di avere il permesso ufficiale del padre o del marito? In effetti i viaggi hanno un impatto ambientale negativo, osteggiarli ha il suo perché, starsene tutto il giorno in casa fra talamo e fornelli è molto più green.

Camillo  Langone   ,  IL FOGLIO

Non solo uomini inventori, ma anche cervelli femminili.

 

Invenzioni al femminile

 

Se qualcuno avesse dei dubbi che le donne ne sappiano davvero una più del diavolo, dovrà ricredersi. Basta scorrere alcune delle invenzioni che hanno cambiato la vita all’uomo. Le hanno inventate delle donne. Casalinghe disperate o abili inventrici? La lavatrice e la lavapiatti sono frutto dell’estro femminile. Ma anche il tergicristallo, la sedia a rotelle, il giubbotto salvagente e il Kevlar.

Il XX è sicuramente stato un secolo ricco di scoperte, invenzioni e brevetti , ma erroneamente, si tende a considerare il campo delle invenzioni e dei brevetti una prerogativa maschile. Nel corso del secolo scorso, sono moltissime le donne che hanno invaso il campo e rivoluzionato la vita delle donne contribuendo a facilitarla e a migliorarla, rendendo così la donna sempre più emancipata. Chi avrebbe mai pensato a una lavatrice o una lavastoviglie se non una donna? E ancora, era ovvio che prima o poi qualche signora si sarebbe insorta e si sarebbe ribellata a guaine e corsetti e avrebbe ridotto la biancheria intima in modo da dare meno fastidio possibile. Infatti, le modifiche subite da slip e reggiseni hanno più a che fare con la praticità che con la seduzione, ma il risultato non cambia, la biancheria intima si è ridotta al minimo.
Tra le invenzioni più stravaganti e impensate concepite dalle donne per una reale necessità della comunità ci sono quelle del tergicristallo, della guida per impedire alle ruote di treni e tram di uscire dai binari, il primo lampione pubblico a gas, la sedia a rotelle, il giubbotto salva-gente e perfino la scatola della pizza.
Dall’unione tra la capacità analitica di un uomo e l’estro di una donna è nato il primo prototipo di elaboratore elettronico, il bisnonno del nostro computer. Insomma, chi si ostina a pensare che le donne ragionino con la sola parte destra del cervello (quella dove risiede la sfera emotiva) sarà costretto a ricredersi, e a pensare che dopo tutto, la regola della necessità che aguzza l’ingegno non ha alcun genere.