Una favola e la politica…. e io preferisco le favole vere a quelle quotidiane della realtà!

Ecco una favola molto antica, che mi è capitata sotto gli occhi oggi e che prima mi ha fatto verificare  chi fosse l’autore .Mi si presenta come scritta da Leonardo, ma che tradussi  dal greco Esopo e poi dal latino Fedro . Anche se questo può avere la sua importanza sapete che mi ha fatto pensare ? A quanto grande sia la stupidità dei nostri governanti e mi riferisco all'”eccelso”Biden “, seguito dai governanti dell’Europa e poi dei nostri Luminari, che si sono precipitati a sanzionare Putin in ogni modo possibile senza prima aver pensato alla spaventosa crisi energetica in cui avrebbero cacciato buona parte del mondo, senza preoccuparsi minimamente del popolo, ma solo di compiacere la Nato. Putin andava punito, non noi,e questo le gente non lo dimentica, non lo dimenticherà tanto presto.

Una volpe era caduta in un pozzo e non
poteva più uscirne. Un caprone assetato viene
allo stesso pozzo guarda dentro e la vede: – E’
buona quest’acqua? Era la fortuna inattesa. –
Se è buona! Scendi giù, amico mio! Scendi: è
una delizia!
E quello stordito si caccia giù e beve sino a
saziarsene. Quando ebbe bevuto, si guardò
intorno. – E ora come si fa a risalire?
– Già, è un affaraccio; ma c’è un modo di
salvare te e me. Guarda: tu appoggi i piedi
davanti, così, in alto, contro il muro, e rizzi le
corna; io m’arrampico e poi ti tiro su. Va bene?
– Facciamo pure così rispose quel bonaccione; e
così fece.
La volpe, saltando lesta lungo le gambe, le
spalle e le corna del suo compagno, si trovò
subito al collo del pozzo; e già se ne andava.
– Ohé, – gridò il malcapitato – te ne vai? E così
mi tradisci?
La volpe si rivoltò verso di lui : – Se tu avessi
tanti ragionamenti nella testa quanti hai peli
sotto il mento non saresti sceso giù, prima
d’aver pensato al modo di risalire.

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La Speranza e la sua storia…

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Un giorno giunse al mondo la Speranza, e il Padre della Vita la guardò con grande tristezza, dicendole:

Sei figlia degli uomini e come tale non ti rinnegherò, ma il tuo canto molto male farà.

Rispose la Speranza:

Padre, sono adorna di candide vesti, e il mio canto è dolce più del miele. Non sarò certamente io a far del male ai tuoi figli, se essi useranno con moderazione i miei sogni.

Speranza, nel tuo dire riconosco le tue malefiche intenzioni, tu sai bene quanto è doloroso il cammino dell’uomo, e conosci anche la sua spasmodica ricerca di sollievo. Come può un uomo immerso nella sofferenza possedere lucidità e moderazione. Tu sei giunta per arrecare dolore, ma sappi che non esiste in vita elemento che sfugga al controllo superiore della vita stessa.
Seppur le tue intenzioni sono buie come la più nera delle notti, grazie a te molti uomini apriranno gli occhi alla vita. Il tuo meschino gioco sortirà l’effetto contrario, l’uomo ti riconoscerà per quel che sei, e quel giorno tu non avrai più ragione di esistere e pertanto ti dissolverai.

Padre, so che sei il creatore di tutto e che le tue parole sono legge, ma ti prego non mi lasciar morire anche io ti son figlia, lasciami una Speranza?

Speranza proprio tu che uccidi senza lasciar scampo, mi chiedi di darti una speranza?
Ed io ti dico che morirai come danno, e risorgerai al vivere come figlia della luce. Quando l’uomo avrà superato il tuo inganno ti vedrà per quello che invero sei.
Già posso scorgere la tua sconfitta, ma prima che ciò accada molti valorosi perderanno la loro vita, accecati dalle tue false promesse. Io raccoglierò goccia a goccia il sangue che tu avrai fatto versare ai miei figli, e il loro sacrificio non resterà vano, il loro dolore sarà l’unguento che sanerà i primi figli che ti vedranno per quello che sei. E per loro mano tu sarai sconfitta.
Speranza sei bella come un raggio di sole, ma sei una figlia disonesta, come tale non godrai della mia benevolenza finché mentirai e ucciderai.

Padre mio ti prego.

Disse nella più completa disperazione la speranza.

Non scagliare contro di me la tua ira, che colpa ne ho, se sono così.

Proprio in virtù di ciò, ti dico che conserverò in parte la tua essenza, ed un giorno quando l’uomo avrà riconosciuto il tuo inganno io ti concederò di unirti al vivere.
Inizia a contare le tue ultime ore come nefasta creatura, un altro uomo ha scoperto il tuo inganno e molti ancora ti vedranno per quello che sei, spoglia del tuo abito candido, mostri un corpo devastato e corroso dal tempo.
Speranza tu inietti negli animi il più lento e mortale dei veleni, accechi le tue prede conducendole sino alla fine del loro cammino.
A quel punto non saprei chi di loro potrà dirsi fortunato, colui che morirà accecato, o chi comprenderà l’inganno un attimo prima.
Figlia dell’uomo da lui generata, ricorda nulla di ciò che nasce ha un fine diverso da quello che Io ho stabilito.

Non sono responsabile della mia malefica natura, son venuta al vivere innocente come un agnello, non farmi pertanto pagare le pene della tua ira, anche io ti sono figlia, dammi una speranza.