Messaggi di Novembre 2020

Countdown

Post n°176 pubblicato il 24 Novembre 2020 da la.cozza
Foto di la.cozza

Oggi c'è profumo di cannella e arancia, di cioccolato e miele nella mia cucina. Con la cottura dei pampepati ho ufficialmente dato inizio al conto alla rovescia da qui a Natale.
Sono diversi anni che i miei figli, soprattutto quelli che ormai sono volati fuori dal nido, mi chiedono di lasciare traccia dei miei racconti di tradizioni familiari e di antenati ormai presenti solo in qualche fotografia che inizia a sbiadire e nei miei ricordi.
Lucy vorrebbe un libro delle nostre ricette natalizie. 
Rerun che ha dieci anni di meno e la differenza tecnogenerazionale si sente! vorrebbe fare una playlist di video mentre cucino e racconto.
Io per ora scrivo.
I panpepati, sulla tavola natalizia delle mia famiglia d'origine, c'erano come dono della  signora Gabriella, segretaria di origini ternane dello studio tecnico di zio dove lavorava papà. Era una giovane bionda signora molto gentile e aggraziata che puntualmente ogni Natale si presentava con i suoi pacchettini di panpepato avvolti in carta rilucente, la stessa che a Pasqua nascondeva al suo interno un altrettanto goloso dono per i suoi datori di lavoro: le buonissime pizze al formaggio ternane.
Quando la signora Gabriella lasciò il lavoro per i suoi impegni familiari i panpepati diventarono un ricordo fino a quando non iniziai a bazzicare la cucina di mia suocera.
Lei, che era nata e aveva trascorso l'infanzia a "Nervesa della Battaglia" , come diceva lei, era arrivata nel Lazio con tutta la sua famiglia al seguito del padre, operaio in una impresa che per diversi anni effettuò lavori  qui e che lasciò al termine degli stessi una piccola comunità veneta, famiglie ormai radicatesi in questa città. Qui sposò mio suocero, originario della Piana reatina ma trapiantato per molti anni a Terni dove il padre aveva lavorato nelle acciaierie. 
E a Terni la suocera di mia suocera aveva imparato a fare i panpepati. 
Per molto tempo ogni volta che le chiedevo di insegnarmi a farli, lei andava in sala, apriva un cassetto della grande credenza che occupava un'intera parete e ne prendeva un paio dalla lunga fila di profumati mucchiettini marroni avvolti in un candido telo di cotone. Poi un giorno, sarà stata la mia insistenza, sarà stato il bellissimo rapporto creatosi tra noi, sarà stato che iniziava a sentir venire meno le forze per la tremenda malattia che la consumava, mi porse carta e matita e mi dettò la tanto agognata ricetta. Da allora a casa mia non è Natale finchè non ho fatto i panpepati. 
Panpepati che non mi sono mai venuti come quelli di mia suocera ma che a lei piacevano più dei suoi.  
Quest'anno Franklin mi ha regalato il mosto cotto per farli come prescrive la ricetta originale e così non ho dovuto sostituirlo con il caffè.
Ho sentito di nuovo il profumo che si sprigionava da quel cassetto della credenza della sala. 
Quando si ha la mia età il Natale è una festa piena di malinconia per i troppi che mancano. 
E tu mi manchi tanto mamma.  

 
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Divisioni

Post n°174 pubblicato il 15 Novembre 2020 da la.cozza

Tu detta e io scrivo.
Il faccino nello schermo si illumina per la soluzione che abbiamo trovato per fare i compiti. E che compiti! Divisioni a due cifre.
Trecentosessantacinque diviso ventitrè.
Ma quanto si scrive male con il mouse su Paint? Va bene, è l'occasione giusta per fare una battuta cercando di farla ridere.
Guarda che zampe di gallina! Se le avesse viste la mia maestra mi avrebbe messo due e la nota.
Ride piano per non farsi sentire dalla mamma che dietro di lei sta rigovernando la cucina e ci tiene tanto a questo aiuto compiti per le figlie.
Io sono dell'idea che si apprende bene quando ci si diverte e scandalizzo genitori e insegnanti facendo giocare i ragazzi anche a costo di inventare io i giochi.
Il tre nel ventitre non ci sta quindi prendo trentacinque.
Inorridisco e mi chiedo perchè si continui ad usare un linguaggio assurdo che confonde le idee e oggi mi appare profondamente sbagliato.
Il trentacinque nel ventitre ci sta- prosegue la bimba sicura- devo vedere quante volte ci sta!
Mi mordo la lingua adeguandomi al linguaggio della sua maestra e mi limito a dire piano mentre scrivo
Il ventitre nel trentacinque...
Siamo alla prima divisione e sudo freddo mentre cerco di dare un senso all'arcano dell'algoritmo e le dico
Una volta ci sta?
Sììììììì.
E due?
Silenzio.
Accanto alla divisione sul candore del foglio virtuale di Paint appare una moltiplicazione: ventitre per due.
Ci pensa un pò e poi
Quarantasei!
e sorride orgogliosa.
Brava! Lo vedi che sei brava? Ma quarantasei non ce l'abbiamo, abbiamo solo trentacinque.....
Allora ci sta una volta!
mi interrompe felice.
Scrivo uno.
Lo scrivo? chiede perplessa per questo strano modo di fare i compiti.
Sì, certo scrivilo sul quaderno.
Prosegue
Un per tre tre per andare a cinque... tre, quattro,cinque
contiamo insieme con le dita davanti alle webcam mentre un'onda di disperazione mi aggredisce: l'algoritmo è quello della divisione a danda corta!!! ma come si fa a far fare le divisioni così a bambine con bisogni educativi speciali?
Fa due! lo scrivo! Un per due due per andare a tre...due, tre...
Altre dita sventolano vittoriosamente davanti alla webcam
Il dodici nel ventitre ci sta.....
In un'ora facciamo tre divisioni e scomponiamo con l'utilizzo di una tabella tre numeri a nove cifre.
Cambio della guardia, nello schermo appare la sorella gemella, una bambina timida e insicura e molto più fragile della vulcanica sorellina.
Devo fare le divisioni a due cifre.
Altro giro, altra corsa, ricominciamo.
Tu detta e io scrivo.
Io posso usare la tavola pitagorica...
sussurra.
Non ti preoccupare ti aiuto io con i calcoli. Forza, detta!
Seicentotrentacinque diviso ventitre.
Ma non era trecentosessantacinque???

 
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L'aria buona del giardino

Post n°173 pubblicato il 07 Novembre 2020 da la.cozza

Ho letto un libro.
Capirai che novità, non faccio altro che studiare.
Sì ma leggere un libro per il piacere di leggere è un'altra cosa.
Per me poi è una cosa molto impegnativa dato che sono una lettrice lumaca e spesso i libri sul mio comodino ci mettono le radici.
Nonostante le mie difficoltà con la lettura amo moltissimo leggere e ho letto molto fin da piccola, incoraggiata dai miei genitori e nonni che hanno letto per me quando ero troppo piccola per farlo e che mi hanno regalato libri ad ogni occasione.
Ma torniamo al libro che ho letto.
Non leggo di tutto, ai romanzi preferisco saggi, biografie o testi su argomenti che mi appassionano. Il giardinaggio è uno di questi ma questo non è un libro di giardinaggio.
Si è capito che non ho mai scritto la recensione di un libro?
Non so da che parte cominciare.
Leggete L'aria buona del giardino,
ne vale la pena!

Troppo sbrigativo.
E' un bel libro.
Troppo generico.
Mi è piaciuto.
Troppo personale.
Farei prima ad andare a Firenze dall'autrice
e dirglielo a voce cosa penso del suo libro.
La prima cosa che ho guardato ovviamente è la copertina, un verde chiaro, un colore pastello, delicato, leggero, leggero come i semi di tarassaco che volano via con un soffio. Un fiore che mi riporta all'infanzia, ai giochi semplici che ancora faccio con i miei nipoti.
Guarda nonna, un soffiasoffia!
Poi, come sempre faccio, ho guardato quante pagine sono, l'Ulisse di Joice e tutti i libri sopra i cinque centimentri di spessore difficilmente mi fanno venir voglia di cimentarmi nell'impresa.
Infine ho guardato il font, l'interlinea, l'impaginazione e la grandezza dei caratteri chè se sono troppo piccoli e addossati mi creano l'effetto affollamento visivo e mi garantiscono una lettura faticosa con salto di righe assicurato.
Quando ho finito di rigirarmelo tra le mani ho iniziato a leggere e non riuscivo più a smettere.
Ho percorso strade e vie lontane e incontrato persone grandi e piccole, ho corso nei giardini e camminato sotto i portici in un tempo passato ma neanche poi da tanto. I racconti e gli incontri fatti nel mondo dell'autrice mi hanno ravvivato la memoria di altri incontri e storie del mio passato, per molti versi simile. Il passato di una nazione ormai scomparsa. 
Ma non c'è traccia di abbellimenti, nostalgia e nessuna concessione alla dolcezza del ricordo nelle parole dell'autrice. Solo il racconto pacato, mai sdolcinato ma altrettanto mai risentito, di una vita con cui ha fatto pace. Una vita che ti mostra attraverso le sue parole senza giudizi, senza filtri, con la semplicità e il candore di un bambino che in riva al mare trova un pezzetto di vetro colorato levigato dall'acqua e lo guarda in trasparenza per poi farlo brillare al sole.   
Gli ultimi capitoli li ho letti piano piano, consapevole che quel viaggio nel mondo in cui l'autrice mi ha portato stava per finire e presto sarebbe arrivato il momento triste dei saluti.

 
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I figli
Charlie(1985)
Lucy(1986)
Linus(1988)
Sally
(1990)
Rerun(1995)
Cucciolo/Lana(1996)

I nipoti
da Lucy e il.genero
Principino(2005) Cicciobello(2008) Pupetta(2017)  
da Linus e Marcie
Lunapiena
(2011)
da Charlie e Frida
SueStorm
(2012)
da Charlie e Piperita Patty
Azzurro(2016)

 

Lilypie Kids Birthday tickers


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