Quando si sta per partire per la montagna è l’ora di cominciare a preparare i vecchi scarponi. E’ un momento speciale e il primo pensiero preoccupa sempre: ricordare dove li abbiamo riposti. A volte è passato molto tempo dall’ultima volta che li abbiamo indossati e questo fa che a volte ci sia bisogno di una piccola manutenzione, che poi altro non è che una bella ingrassatura per rammollire un po’il cuoio, indurito dal tempo.
Anche se non si ha in programma una scalata,lo scarpone è l’unica calzatura che ci permette di muoverci per strade impervie, sconnesse, sassose o innevate con maggior confort e sicurezza. La certezza è sempre la stessa: i vecchi scarponi si adattano perfettamente al piede, si abituano immediatamente al nostro passo, seguono le esigenze del nostro cammino. Li abbiamo abbandonati per scarpe più eleganti, più nuove, forse più belle e appariscenti e più alla moda, ma… quanti sforzi e pene prima che si adattino al nostro piede!
Non ci conoscono, non sono abituate alla nostra maniera di percorrere i sentieri, non sono affidabili. E poi ci vuol tempo prima che siano perfettamente a posto richiedendo attenzione, delicate nei loro materiali tecnologici, mentre il vecchio scarpone è un’altra cosa.
E che dire delle scarpe acquistate via internet, stupende nella foto che ci ha catturato , per cui le abbiamo volute a tutti i costi dopo complicate misurazioni dei nostri piedi fatti bene, fatti male, perchè si sa che ognuno ha la sua magagna . Stupende ma che non abbiamo nemmeno avuto l’occasione di provare. Quando arrivano a casa spesso sono una delusione: un bel pacchetto ,un bell’involucro, ma indossarle è un problema.
La pelle è dura come cartone e forse lo è , si disfano subito, non hanno la resistenza dei cari vecchi scarponi.
Facile, forse scontato: gli scarponi come metafora dei vecchi amici e dell’amicizia.
Proprio una bella metafora: una sorte che accomuna scarponi vecchi e sempre utili con amici che vanno e vengono. Il mio concittadino Gino Latilla (marito di Carla Boni) nel 1953 presentò a Sanremo il brano “Vecchio Scarpone”. Io giovanissimo fui attratto da quel brano; orecchiabile e con un testo un po’ strano per la storia raccontata, ne fui colpito emotivamente.
Lassù in un ripostiglio polveroso
Tra mille cose che non servon più
Ho visto malinconico e deluso
Un caro amico della gioventù
Qualche filo d’erba
Col fango disseccato
Tra i chiodi ancor pareva conservar
Era uno scarpone militar
Vecchio scarpone
Quanto tempo è passato
Quanti ricordi fai rivivere tu
Quante canzoni
Sul tuo passo ho cantato
Che non scordo più
Sopra le dune del deserto infinito
Lungo le sponde accarezzate dal mar
Per giorni e notti
Insieme a te ho camminato
Senza riposar
Lassù fra le bianche cime
Di nevi eterne immacolate al sol
Cogliemmo le stelle alpine
Per farne dono ad un lontano amor
Vecchio scarpone
Come un tempo lontano
In mezzo al fango
Con la pioggia o col sol
Forse sapresti
Se volesse il destino
Camminare ancor
Vecchio scarpone
Fai rivivere tu
La mia gioventù
Buona sera mia cara Giovanna.
Grazie del tuo post, nella vita abbiamo sempre bisogno di vecchi scarponi come di vecchi amici con i quali camminare! Buona giornata!