Dire se sia meglio l’informazione giornalistica oppure quella di Radio e TV, è davvero un grosso dilemma, in questo clima preelettorale. Leggere la stampa, ascoltare i talck show, specialmente quelli allineati alla sinistra è un accapponare di pelle mai successa prima per quanto si evidenzia come la créme de la créme intellettualmente elevata per intelligenza e verità non si accorga di proporre un dietro la scena della politica veramente penoso. Il loro continuo sottolineare che l’elettore medio non capisce le sottigliezze della politica evidenzia doppiamente la poca considerazione di coloro che stanno penosamente inseguendo per una crocetta sulle schede elettorali. Mai come ora i giochi di palazzo sono chiari, semplici, evidenti, anche al più sciocco degli elettori. Ci si accorda per i collegi, per candidature certe tra persone che sono in contrasto tra di loro da anni, ognuno per motivi diversi comunque molto lontani come intenti di programmi gli uni dagli altri, in cambio di un ‘autonomia di programma, che , come spiega Letta non significa”liberi tutti”. Come può il liberismo di Calenda allinearsi alle tasse di successione, patrimoniali varie, alla sudditanza estrema alla finanza di Letta, scordando come si produce ricchezza in un paese, e soprattutto come questa ricchezza possa essere toccata con mano dai cittadini? I diktat Europei hanno distrutto il nostro paese e continueranno a farlo fintanto che avremo leader capaci solo di sottomettersi invece di cercare di portare davvero fuori il paese da una crisi gravissima, voluta non soltanto dal mercato , ma da una leadership incosciente, incapace di vedere le vere necessità del nostro paese, che è da sempre, il più bel paese del mondo, ma dipendente per i suoi bisogni vitali e crescita dagli altri paesi. Non abbiamo nulla in Italia se non una tracotanza che ci portiamo dietro di un paese, culla della cultura, e di questa portatrice nel mondo. Ma la gente, che andrà a votare a settembre, sta già facendo i conti con un caro vita in continua crescita, col prezzo energetico insostenibile, colle piccole aziende che chiudono fagocitate dalle multinazionali, alle quali i nostri ultimi governi, non so se proprio legali dal punto di vista democratico, hanno svenduto tutto quanto ci fosse di appetibile nel nostro paese, se persino le poche risorse energetiche del nostro sottosuolo sono sfruttate da altri paesi e noi paghiamo prezzi esorbitanti. E il teatrino a cui siamo costretti ad assistere non è altro che un tiro alla fune per vincere le elezioni. Ammucchiate molto simili a quelle che avvengono in certi club privati per il divertimento di personaggi molto per bene, raffinati, colti e portatori di verità. Alla fine di questa storia saranno i poveri elettori medi, che non comprendono, secondo loro, i sottili giochi della politica , a votare un governo, che potrà governare solo se gradito ai DEM Americani e a Bruxelles.Ci sarebbe da invocare l’osservazione attenta internazionale per queste nostre difficili elezioni, ma sappiamo già chi siano gli osservatori per cui mi pare di raccontare quella storiella che un tempo si raccontava ai bambini noiosi ” C’era una volta un re, seduto sul sofà, che disse alla sua serva-raccontami una storia – e la storia cominciò-c’era una volta un re…[all’infinito].
C’era una volta un re[….]raccontami una storia e la storia cominciò:C’era una volta un re…
C’era una volta un re[….]raccontami una storia e la storia cominciò:C’era una volta un re…ultima modifica: 2022-08-03T16:17:53+02:00da
No, non salvo nessuno, nemmeno chi abbia da parte mia un briciolo di stima in più e che comunque voterò per un semplice principio: votare il meno peggio della combriccola! Il resto sono funamboli, giocolieri e prestigiatori: alcuni sono anche eleganti nei loro numeri da circo, altri invece ci insultano con le loro pacchiane scelte e indicazioni, reputandoci delle teste di minchia incapaci di elaborare. Accada quel che accada, tacerò la mia coscienza il25 settembre e poi starò alla finestra…
Bye Giovanna, buona serata.
Spero che il 25 settembre la vaiassa Meloni crepi di invidia per chi è stato eletto.