Lavorare ed essere felici..

 

Un ragazzo ,libero dal desiderio di possedere e dal fardello della competizione economica, cresce con la voglia di fare ciò che bisogna fare ed è capace di essere felice nel farlo.E’ il lavoro inutile che rattrista il cuore. La gioia dell’infermiera, dello scolaro, del cacciatore abile, del bravo cuoco, di colui che ha grandi capacità creative, di ognuno che, facendo il lavoro che deve fare, lo fa al meglio, allora questa gioia ,che dura nel tempo è la più profonda forma di affetto umano e di socialità; insomma è tutto.

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Una profuga dalla Corea del Nord giudica l’America: “Con l’indottrinamento politicamente corretto vi autodistruggerete”.

Yeonmi Park, 29 anni, è una delle più celebri fuggiasche da Pyongyang: le sue frasi contro «l’indottrinamento» che sarebbe in atto nelle scuole e nelle università Usa sono state salutate con forza dalla destra Usa (mentre la sinistra cerca di screditarla)
Può l’esperienza della dittatura più feroce del pianeta, la Corea del Nord del Leader Supremo Kim Jong Un, insegnare qualcosa alla democrazia americana? Una delle più celebri fuggiasche da Pyongyang è convinta di sì. Esule negli Stati Uniti, la giovane nordcoreana paragona l’«indottrinamento politicamente corretto in atto» nelle scuole e università Usa, al lavaggio del cervello del regime comunista da cui si è salvata.

La destra americana la trasforma in un’eroina. La sinistra cerca di screditarla con ogni mezzo possibile.

La vicenda offre un’angolatura nuova sullo scontro fra Oriente e Occidente.Stavolta è una donna orientale ad avvertire gli americani sui rischi che stanno correndo, incluso quello di distruggere «la propria civiltà».

Lei si chiama Yeonmi Park, ha 29 anni e vive negli Stati Uniti. Aveva 13 anni quando sua madre riuscì a portarla con sé, nel 2007, in una fuga avventurosa attraverso il confine fra la Corea del Nord e la Cina. Fu una fuga drammatica, inclusa una lunga traversata a piedi nel deserto di Gobi fino alla Mongolia. Secondo il racconto di Yeonmi Park la madre fu stuprata dal trafficante di profughi che l’aveva aiutata a scappare; lei stessa da adolescente venne venduta a un marito cinese e ridotta in semi-schiavitù, a lavorare in una chat-room pornografica.  Solo cinque anni dopo madre e figlia raggiunsero la Corea del Sud, dove lei fu ospite di un talkshow televisivo dedicato ai profughi da Pyongyang. Fu il primo passo verso la celebrità, che l’avrebbe condotta negli Stati Uniti. È in America che ha intrapreso la sua nuova carriera di scrittrice e public speaker. Ed è qui che la giovane coreana entusiasta della liberaldemocrazia occidentale ha incontrato una nuova realtà: gli americani che odiano l’America, la descrivono come un concentrato di orrori, e per curarla dei suoi peccati le impongono un nuovo tipo di indottrinamento.

Un episodio chiave nella sua «epifania», risale al 2020. Yeonmi stava passeggiando con suo figlio per le vie di Chicago quando è stata aggredita da una donna afroamericana che le ha scippato il portafoglio. Mentre chiamava la polizia per denunciare l’aggressione e il furto, un’altra donna ha inveito contro di lei accusandola di razzismo. Altri episodi per lei illuminanti sono accaduti quando studiava alla Columbia University di New York e si è imbattuta nelle più recenti campagne della cosiddetta woke culture (la cultura del «risveglio»). Per esempio l’assalto contro l’insegnamento tradizionale della matematica, considerato razzista. Contestare la scienza in nome di un’ideologia politica è un’operazione che – secondo lei – ricorda proprio i metodi usati in Corea del Nord.

Un altro filone del pensiero politicamente corretto che l’ha spaventata è la negazione dell’identità biologica delle donne, portata avanti dagli esponenti più radicali del movimento transgender, con ampio seguito nelle élite intellettuali, nel mondo dello spettacolo e sui media. Infine l’educazione sessuale «fluida» che incoraggia i bambini a rimettere in discussione la propria identità di genere, e propone gli insegnanti come difensori di questi diritti a cui gli alunni possono appellarsi contro i genitori.

La delazione contro le famiglie nelle scuole, sottolinea Yeonmi Park, è un’altra pratica che le ricorda la Corea del Nord. Su questi stessi temi si è costruita in parte la fortuna politica di Ron DeSantis, il governatore della Florida che è sceso in campo proprio contro l’educazione sessuale «fluida» alle elementari. La destra repubblicana la considera un’eroina e un regalo della provvidenza: una vittima del regime comunista più crudele del mondo paragona l’egemonia del «politicamente corretto» in America alla propaganda di Kim!  Perciò Yeonmi Park è diventata una star nel circuito dei talkshow e degli eventi politici della destra repubblicana. A sinistra è scattata l’operazione opposta: la demonizzazione. Un esempio è il lungo ritratto che le dedica oggi il New York Times in prima pagina, alla ricerca di dettagli incoerenti o imprecisi nella sua autobiografia, o di moventi poco nobili.

Gli avversari le affibbiano il nomignolo di «Paris Hilton nordcoreana», per alludere alla sua ricerca di notorietà. I suoi libri sono diventati dei best-seller. Il paragone fra l’insegnamento in Corea del Nord e la Columbia University appare eccessivo anche a chi non si riconosce nel nuovo indottrinamento di massa della woke culture. Ma è sempre interessante vedere l’America di oggi con gli occhi di chi si è formato in una cultura che è agli antipodi rispetto alla nostra. Oriente e Occidente non sono mai stati così lontani, se il politicamente corretto della sinistra americana viene giudicato partendo da un sistema di valori confuciano, transitato attraverso i traumi del comunismo di guerra  .

   Federico Rampini_Il Corriere della sera.                                                                            

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58: Vade retro mosche e zanzare….

Oggi è una caldissima giornata estiva, una di quelle che ti sfiancano al punto che non hai voglia di far niente. La temperatura sarebbe ottimale se la percentuale di umidità nell’aria fosse normale, e invece è talmente alta, che quasi raggiunge il punto di rugiada. Mi coccolo in angolo un po’ ventilato, ascoltando brani di quel blues, che adoro e mi rilassa, ma le mosche e specialmente le zanzare mi hanno preso di mira, nonostante la penombra e repellenti. Credo sia arrivato il momento di sperimentare un consiglio che il naturopata dà frequentemente ai suoi clienti per allontanare mosche e zanzare. Pare che basti appendere sulle finestre e porte aperte un foglio bianco, dopo averci scritto con un pennarello nero il numero 58. Mi sento ridicola, perchè non ho mai creduto nelle medicine alternative, sono convinta che sia una delle tante leggende metropolitane oppure un fenomeno di suggestione. Provare non costa, non danneggia nessuno, nemmeno le odiate amiche, che coi ponfi pruriginosi e il loro zzzzzz continuo, mi innervosiscono. Ora inizio l’esperimento e vedrò se sarà vero oppure no .Intanto mi sono informata, ho chiesto all’IA, che verificasse quanto vi ho raccontato. Vado a prendere la risposta e ve la trascrivo come me la proporrà.

Ho cercato la tua domanda e ho trovato alcune informazioni interessanti. Sembra che il numero 58 sia una leggenda metropolitana molto diffusa in Italia, soprattutto al Nord, che sarebbe efficace per tenere lontane le mosche e le zanzare in estate . Secondo questa leggenda, gli insetti vedrebbero nel cartello il pericolo di una ragnatela, tenendosene dunque ad adeguata distanza. Tuttavia, non ci sono prove scientifiche che confermino questa teoria. Gli insetti hanno un apparato visivo completamente diverso da quello umano, e le linee che compongono il 58 potrebbero rappresentare per loro qualcosa che rassomigli a un predatore. Ma ci vorrebbe uno studio più approfondito per capire se il fenomeno è reale o solo frutto della suggestione.

Spero di averti aiutato a chiarire il tuo dubbio. Se hai altre domande, sono qui per te.

Altre informazioni:
1. fanpage.it
2. ecoo.it
3. it.wikipedia.org

Sinceramente mi sarei aspettata qualcosa in più, ma non mi ha detto nulla che non sapessi già , per quel poco che so di zoologia. Tuttavia , sono passate due ore da quando ho messo il foglio, di zanzare e mosche neanche l’ombra e il fatto di non avere ponfi recenti fastidiosi mi pare possa dimostrare che non è una suggestione. Per ora ha funzionato, più avanti verdrò, dal momento che il 58 comparirà su molte finestre sperando che qualcuno, nelle vicinanze non pensi che sia impazzita all’improvviso-

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Titanic, corsa contro il tempo per trovare il sommergibile disperso. Chi sono i passeggeri a bordo: il miliardario, il Ceo e l’esploratore

Titanic, corsa contro il tempo per trovare il sommergibile disperso. Chi sono i passeggeri a bordo: il miliardario, il Ceo e l’esploratore
Hanno quattro giorni di autonomia. I biglietti per un viaggio di otto giorni che includono immersioni al relitto a una profondità di 3.800 metri costano 250.000 dollari. Il mondo è davvero strano. Ci sono persone , che muoiono a migliaia, annegati , sepolti nel mare che li inghiotte, durante uno di quei viaggi chiamati della speranza, che dovrebbero traghettare questi emigranti verso un mondo che permetta loro di vivere dignitosamente  la vita. Fuggono dai loro paesi , con viaggi estenuanti, da  miserie  di ogni genere,e poi ce ne sono altre, che , per noia, per non saper più che fare coi soldi a vagonate in loro possesso, la morte in mare se la vanno a cercare. Con questo auguro  loro  che vengano ritrovati, in ottima saluta, e che  questa spaventosa esperienza li faccia pensare e ragionare su come spendere meglio i loro soldi. Dovrebbero avere quattro giorni di autonomia, sono vicini alla nave di appoggio, che li ha condotti fin lì, e, se non comunicano, sicuramente qualcosa di grave è successo.
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Le guardie costiere statunitensi e canadesi continuano le ricerche del piccolo sottomarino da turismo scomparso con cinque persone a bordo (tre turisti, il pilota e un assistente), dopo aver visitato il relitto del Titanic in una zona remota dell’Oceano Atlantico al largo delle coste del Nord America. Le autorità sono state informate domenica pomeriggio dall’operatore dell’imbarcazione, Ocean Gate Expeditions, della sua scomparsa, ha dichiarato il contrammiraglio John Mauger, della Guardia Costiera statunitense.

Le ricerche
I contatti con il Titan si sono persi dopo un’ora e 45 dalla sua immersione. «Stiamo lavorando molto, molto duramente per trovarlo. Le ricerche, sia in superficie che sott’acqua, riguardano un’area a circa 1.450 chilometri a est di Cape Cod, a una profondità di circa 4.000 metri» ha spiegato John Mauger, stimando che il sommergibile abbia ancora riserve di ossigeno fra le 70 e le 96 ore.

Chi sono i passeggeri a bordo
I primi nomi dei possibili passeggeri del Titan, il sottomarino da cinque posti della Ocean Gate Expediction scomparso mentre si sta avvicinando al relitto del Titanic, situato a 3.800 metri di profondità, sono: il miliardario appassionato di imprese impossibili, il pilota di sommergibili chiamato “Mr Titanic”, il ceo e fondatore della Ocean Gate, la società che alla cifra di 250mila dollari offriva «una occasione per uscire dalla vita di tutti i giorni e scoprire qualcosa di veramente straordinario».

Il primo nome, confermato dai parenti, è quello del miliardario britannico di 58 anni Hamish Harding a capo della Action Aviation, società legata all’aviazione con sede negli Emirati Arabi. Lo stesso Harding, appassionato di spazio e avventure, aveva condiviso poco prima sui social tutta la sua gioia per prendere parte all’esplorazione dell’antico relitto. L’avventuriero miliardario detiene tre Guinness World Record, tra cui quello della più lunga permanenza alla massima profondità dell’oceano da parte di una nave con equipaggio. A marzo del 2021, insieme all’esploratore oceanico Victor Vescovo, si è immerso nella profondità più bassa della Fossa delle Marianne. A giugno 2022, inoltre, si era recato nello Spazio con il razzo New Shepard di Blue Origin. Con lui anche Paul-Henri Nargeolet, 76 anni, forse uno dei maggiori esperti al mondo di Titanic. Ex membro della marina francese per 25 anni, Nargeolet era colui che guidò il Nautilus, piccolo sottomarino che nel 1987 dopo le prime scoperte confermò la presenza della nave e permise dopo 34 diverse immersioni di recuperare oltre 1800 oggetti del Titanic. In attesa di conferme sulla sua reale presenza sul mezzo, alcuni parenti hanno confidato che prima di partire «non si fidava di questo nuovo sottomarino in materiale composito e con oblò da 60 centimetri, ma ci sarebbe andato lo stesso per la bellezza della spedizione».

L’altro passeggero sembrerebbe essere il ceo della Ocean Gate Expedition, l’ingegnere aerospaziale Stockton Rush. Dal 2010 l’inizio del suo sogno: lui che voleva andare nello spazio ma non poteva per problemi alla vista, scelse di aprire le porte del turismo di profondità per permettere a persone facoltose di essere «uno dei pochi a vedere con i tuoi occhi il Titanic».

Secondo un comunicato diffuso dalla famiglia, riferito da Sky News, ci sono anche un uomo d’affari pachistano Shahzada Dawood e suo figlio SulemanShahzada fa anche parte del consiglio di amministrazione dell’Istituto SETI, con sede in California, che si occupa di ricerca di intelligenza extraterrestre.

I primi dettagli sull’incidente
Il mini-sottomarino Titan della compagnia turistica OceanGate pesa 10.432 chili, misura 6,7 metri di lunghezza e può contenere cinque persone per 96 ore. Il batiscafo avrebbe perso i contatti con l’equipaggio di Polar Prince, la nave usata per il trasporto all’area del relitto del Titanic, dopo un’ora e 45 minuti dall’avvio della discesa del batiscafo. Da allora è scattata l’emergenza.

La Ocean Gate offre un pacchetto di «otto giorni sette notti»
Gli unici mezzi commerciali in grado di arrivare a poca distanza dallo storico scafo sono quelli della Ocean Gate. Cosa offrono? Un pacchetto di «otto giorni sette notti» sul sottomarino per cinque persone, compreso di wi-fi e bagno disponibili. Un’esperienza che non è per tutti, visti i costi: ogni passeggero deve sborsare quasi 250mila dollari, oltre un milione, per ogni discesa negli abissi. Rush e i suoi avevano già fatto più spedizioni, finora operate con successo, raccogliendo anche materiali video utili per la ricerca scientifica. Sul sito della società si legge che la missione in corso era prevista dal 12 al 20 giugno: solitamente, prima di ogni immersione, ai turisti veniva fatto un briefing e un corso di sicurezza per poi immergersi per qualche ora, anche dieci talvolta.

Terza spedizione annuale della di OceanGate
Questa spedizione è il terzo viaggio annuale di OceanGate per raccontare il deterioramento del relitto del Titanic. Da quando è stato scoperto nel 1985, il relitto sta lentamente soccombendo ai batteri che mangiano il metallo. Alcuni hanno previsto che la nave potrebbe scomparire nel giro di qualche decennio, a causa dei buchi nello scafo e della disintegrazione delle sezioni. Nel 2021 il primo gruppo di turisti pagò da 100mila a 150mila dollari a testa per partecipare al viaggio. Per la spedizione del 2023 il sito web di OceanGate aveva scritto che quella che viene definita la «tassa di supporto alla missione» era di 250mila dollari a persona. A differenza dei sottomarini, che partono e tornano in porto con le proprie forze, i sommergibili richiedono una nave per essere lanciati e recuperati. OceanGate ha noleggiato la Polar Prince per traghettare decine di persone e il sommergibile fino al sito del relitto nell’Atlantico settentrionale. Il sommergibile avrebbe dovuto effettuare più immersioni in un’unica spedizione.

La maledizione del Titanic
L’idea di raggiungere i 3800 metri di profondità per ammirare ciò che resta del relitto della nave naufragata nel 1912, è dell’ingegnere aerospaziale Stockton Rush. Con la sua società Ocean Gate Expeditions, offre la possibilità di vivere un’esperienza unica, a contatto con l’oscurità delle fosse oceaniche, ma, soprattutto, con gli spettri del passato legati al transatlantico maledetto.

Progettato nel 1908, varato nel 1911 dai cantieri di Belfast per conto della White Star Line al costo complessivo di 1,5 milioni di sterline dell’epoca (circa 200 milioni di oggi) e registrato nel porto di Liverpool, il Titanic colò a picco con oltre 1.500 dei suoi 2.200 passeggeri circa – a dispetto della nomea pubblicitaria di nave «inaffondabile» – la notte del 15 aprile 1912, dopo aver urtato un iceberg alla prima traversata fra Southampton, in Inghilterra, e l’America. Scomparendo tra i flutti dell’oceano, a 370 miglia marine (600 chilometri) dalle coste canadesi di Terranova, senza mai riuscire ad approdare nel porto d’arrivo di New York.

Daniela Lanni, La STAMPA

Quando i pride erano dedicati ai santi .

Una volta gli italiani si vestivano a festa, scendevano in piazza, andavano in corteo, chiamato processione, o festeggiavano in casa il Dei Pride. Letteralmente vuol dire Orgoglio di Dio, in anglo-latino, ed è il nome consono al tempo nostro per indicare la festa del santo, fiero e devoto servo del Signore, e all’orgoglio del campanile. Sant’Antonio il 13 giugno, San Giovanni il 24 giugno, Santa Maria in più date; e tanti santi patroni, alcuni famosi, altri solo locali, taluni perfino rurali o marinari. Tutti miracolosi. La Regina di quella feste, oggi diremmo la Star, non era una Queer ma la Madonna, nelle sue svariate vesti e versioni. Solo a Napoli se ne contavano 250.
Ma il Dei pride non era solo una mobilitazione popolare di piazza né si celebrava solo nella Casa del santo, la chiesa a lui dedicata o dove c’era una sua statua, una sua reliquia, una tela o una pala d’altare a lui/lei dedicata. C’era il pellegrinaggio nelle case degli Antonio, Giovanni, Peppino, Maria per il loro onomastico, che valeva più del compleanno; un via vai di amici e parenti, visite e garzoni, cremolate e spumoni, per non dire di altri dolciumi che da noi si chiamavano “complimenti”.
Come avrete capito, vi sto parlando in particolare del sud, che esibiva più vistosamente quel che in tutta la cristianità cattolica era d’uso. Era la linea di distinzione tra il nord protestante e il sud cattolico; tra l’austero, lugubre e solitario luteranesimo e il chiassoso, corale paganesimo in chiave cattolica. Variopinto e festoso, anch’esso, ma senza essere circense o carnevalesco.
Perché vi parlo dei santi all’indomani del solito gay pride? Non solo per paragonare due mondi paralleli e opposti, tra sorprendenti analogie e radicali capovolgimenti. Ma per ricordarvi il ruolo dei santi da noi, l’importanza dei nomi ereditati, spesso dedicati a quei santi, e ripensare la religiosità nel tempo della sua scomparsa o meglio della sua sostituzione con i gay pride e affini.
Per farlo, non cito le innumerevoli fonti sulle vite dei santi, i loro culti e le loro feste “a divozione”. Ma il libretto simpatico, intitolato L’altra scommessa (Marsilio) di un autore televisivo e divulgatore scientifico, Antonio Pascale, che si definisce “ateo ma meridionale”. In che senso? Un po’ come l’ateo devoto, ma con un sapore etnico tutto particolare. A sud, anche gli atei non possono fare a meno di essere devoti ai santi, o perlomeno di rispettarli. Pascale venera in particolare i due Sant’Antonio, abate, “chillo cu puorc” e il santo portoghese da Padova. In loro anche chi è ateo può rispettare un modo di vivere, un sentire comunitario, una tradizione di popolo, il ricordo delle loro madri, del passato e dell’infanzia, il bisogno di sacro, di simboli e riti, l’affabilità domestica del divino, altrimenti troppo lontano, irraggiungibile.
I santi sono la prima rappresentazione della mediazione, di cui abbonda il sud, e il mondo cattolico, a ogni livello. C’è sempre qualcuno che si mette di mezzo; e quando si rompono gli argini e si passa a un’azione violenta, la parola d’ordine è “levateve a’ miezze”, toglietevi di mezzo (minaccia oggi superflua, perché nessuno si mette più in mezzo). Il clientelismo ha un antefatto celeste nella protezione dei santi: avere santi in paradiso è un modo di dire ancora corrente per la raccomandazione. I santi patroni, i santi più amati, i santi pop più recenti, su cui primeggia Padre Pio, erano le app più diffuse per accedere a favori e benefici altrimenti inaccessibili. Ai santi si chiede la grazia, l’intercessione, i numeri al lotto, il zito o la zita, tutto.
Sono i rappresentanti del sacro a portata di mano; un tempo uomini come noi, dunque ci capiscono, ci vengono incontro.
I santi sono la rappresentazione più alta dell’ascensore sociale: anche un umile mortale, un poveraccio, può diventare santo, salire in cielo. Non l’umanizzazione del divino della teologia della secolarizzazione, ma la santificazione dell’umano per avvicinarsi a Dio. Buon esempio, bella lezione. I santi erano gli influencer dell’antichità, i top model della vita buona.
Un mondo agli antipodi del nostro, anche se per la verità, nel sud dei santi e delle madonne, c’erano pure i femminielli, che erano l’archeologia degli lgbtqiazxgnboh+ (aumentano sempre le lettere, non saprei spiegarle). Ma il loro gay pride era devoto, andavano nel giorno della Candelora, il 2 febbraio, al Santuario della Madonna di Montevergine per chiedere benedizione e protezione. Era la juta dei femminielli; c’era pure lo “spusalizio mascolino” e la “figliata dei femminielli”.
Me le ricordo cos’erano le feste dei santi dalle nostre parti; lo sono ancora ma sono echi del passato; mi ricordo soprattutto come era bello per noi bambini assistere al via vai delle “visite” a casa, che facevano il giro dei Giovanni o degli Antonio di casa in casa. Era il tempo dei santi, dei dolci ma anche della frutta, dei magnifici fioroni, dei cibi del paradiso, dei gelsi e delle cerase. La natura concorreva alla festa con le sue primizie.
Di quella civiltà, e perfino delle sue esagerazioni e superstizioni, ho nostalgia e comunque ricordo con affetto quel mondo in confidenza coi santi, caloroso e verace, pieno di umanità e di fervore, religioso e gioioso, pur tra sacrifici, afflizioni e penitenze.
E ricordo tra i tanti, un lascito prezioso che stiamo perdendo. Un tempo, quando nascevano molti bambini, il nome dato loro non doveva essere “figo”, spiritoso o alla moda; i nomi non dovevano essere originali, online, ma dovevano significare qualcosa e ricordare qualcuno. E infatti erano i nomi dei loro nonni, dei loro zii, o i nomi dei santi a cui erano devoti, in particolare i patroni. Perché la vita era una sanguigna poesia a rime alternate, in cui i nipoti portavano il nome dei nonni, o dei santi venerati nella loro comunità. Ora senti in giro tra i rari neonati, nomi-fiction, alieni, nomi astratti, hi-tech, in silice, vegani o vegetali, global, netflix… Sono come i tatuaggi, che magari ti piacciono appena fatti ma poi devi tenerteli per una vita, quando perderanno il colore del tempo e della moda. Allora ripensi ai Dei pride e dici: ma siamo davvero meglio noi rispetto a quelli che portavano i nomi dei santi e andavano in processione?

MV     

Come un oceano le mie emozioni .

 

Non voglio far dissolvere nessuno dei miei fantasmi personali.Voglio cominciare a conoscerli bene, intimamente. Adoro sentirmi in mondi per niente familiari, disorientata, spaesata.Non sono come la maggior parte delle persone,frammentate in migliaia di pezzetti. Sono un insieme, un oceano di sensazioni, scintillii, seta, pelle, occhi, bocche, desiderio.

Anaïs Nin

oceano passione

 

Addio a Silvio Berlusconi!

 

E’ morto Silvio Berlusconi, il politico più amato e più odiato, che abbia segnato la politica Italiana negli ultimi trentacinque anni, l’unico imprenditore di rilievo che si sia esposto in prima persona, scendendo in campo per la sua Italia, accettando polemiche, insulti, processi, senza mai demordere da quello che era il suo sogno, una Italia radicata nel centro destra, per la quale auspicava il meglio. Sono contenta che se ne sia andato da questo mondo in un momento in cui il suo partito fa parte del governo. Forse la Dea Bendata, gli ha sempre fatto l’occhiolino, ma è cosa indiscutibile che sia stato un grande uomo di enormi capacità e di lungimirante intelligenza. Non c’è stato campo in cui abbia messo mano senza che non sia stato un grande successo: l’imprenditoria, lo spettacolo, lo sport, la politica sia italiana, che Europea e internazionale-Un uomo, che quando parlava della madre, tratteneva a stento le lacrime e a volte l’abbiamo piangere, non avrebbe mai potuto essere quel mostro, come per anni l’ha definito una certa stampa, che non lo accettava, non tollerava alcunchè venisse da lui. Era una persona semplice, anche umile, sempre attento agli altri, di grandissima generosità e lo sanno i moltissimi, che da lui hanno avuto aiuto economico. Era anche un uomo allegro, capace di trasmettere allegria, capace di divertirsi , come è giusto sia per qualsiasi persona, anche se investito di cariche importanti. Nel bene e nel male in tutti questi anni lui è entrato nelle nostre vite, ci mancherà e personalmente sono molto addolorata. Condoglianze a tutta la famiglia e a Lei, caro Cavaliere, sia lieta la sua Pace Eterna-

berlusconi

Resistere con tutta la forza della nostra mente…

 

Verrà un giorno che l’uomo si sveglierà dall’oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo… l’uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo.

Giordano Bruno

 

resistere

Apprendo e condivido questa novità in campo medico.

Si Chiama MrgFUS, si Trova in Italia ed è una Macchina Capace di Eliminare i Tremori del Parkinson

In Italia è entrata in funzione la prima macchina capace di eliminare in parte o del tutto i tremori dovuti al morbo di Parkinson. Il congegno, chiamato chiamato MrgFUS, acronimo di Magnetic Resonance guided Focused Ultrasound (Trattamento con Ultrasuoni Focalizzati guidati dalla Risonanza Magnetica), funziona sull’80% dei pazienti e presenta molti vantaggi rispetto ai trattamenti tradizionali.

Tremori del Parkinson

Basta infatti una sola seduta senza dover venire ricoverati in ospedale; non ha effetti collaterali; non produce radiazioni; non provoca in alcun modo dolore; evita al paziente di contrarre infezioni batteriche ospedaliere (che causano 7mila decessi all’anno in Italia); non ha bisogno di interventi chirurgici e anestesia e non è minimamente invasivo.

La qualità di vita dei pazienti, quindi, migliorerà drasticamente. Vediamo nello specifico come funziona la MrgFUS. Come suggerisce il nome completo il macchinario si basa su due principi che lavorano in sinergia: una Risonanza Magnetica “3 Tesla”, che fa in modo di individuare e monitorare la parte esatta dell’organismo da trattare, e gli ultrasuoni focalizzati che producono ablazione dei tessuti malati.

In questo modo si possono curare non solo i tremori dovuti al Parkinson ma anche ad altre condizioni, oltre al dolore neuropatico e a vari tumori delle ossa. L’apparecchio può inoltre curare fibromi e l’adenomiosi, una forma di endometriosi. Gli scienziati sperano per il futuro di usarla anche per rilasciare farmaci al cervello attraverso la barriera emato-cefalica e curare altre forme tumorali, come il cancro alla prostata e le metastasi ossee.

La MrgFUS, prodotta in Israele, è stata installata presso l’Ospedale Borgo Trento dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona. E’ stata presentata con una conferenza stampa a cui hanno partecipato, tra gli altri, il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia, il Sindaco di Verona Federico Sboarina e il Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria.

Il costo del macchinario, primo in Europa, è di 7 milioni e 87 mila euro, di cui 1 milione e 360 mila sono stati donati dalla Fondazione Cariverona e il resto investiti con utili della stessa AOUI, l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona.

Un interessante articolo sull’intelligenza artificiale…

Sostituzione dell’Umano

Ho assistito dal vivo a un esperimento sconvolgente, che rende superfluo tutto quel che pensa, fa, dice l’uomo, a cominciare da quel che sto facendo in questo momento, scrivere. Dunque, un amico mi confessa di usare la Chat Gpt, ovvero quell’applicazione dell’intelligenza artificiale di cui a giorni alterni si narra ogni gloria e ogni orrore; un giorno ammessa, un altro vietata, poi riammessa, come sempre accade quando c’è una censura.
Il mio amico ha un’idea che mi riguarda direttamente e vuole prospettarla al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Chiede il soccorso al suo smartphone per perorare la sua istanza (che disapprovo). Non fa in tempo a formulare la richiesta che compare sul video un miracolo: una lettera argomentata, informata, pertinente, scritta in buon italiano, che realizza la sua intenzione con una ricchezza di dati che un ghost writer, un assistente o segretario, non sarebbe mai riuscito a formulare, neanche dopo una ricerca. Certo, a un occhio critico più attento, puoi “sgamare” l’automa in alcune formule espressive un po’ generiche, che puoi adattare a tante situazioni, una volta immessa la direzione che vuoi dare alla tua lettera. Ma difficilmente qualcuno avrebbe saputo rendere meglio la sua idea. Come è possibile che un’applicazione matematica riesca non solo a darti risultati matematicamente esatti, ma si traduca anche in letteratura, comunicazione, selezione di argomenti e di notizie? Sconvolgente.
Fino a ieri eravamo rimasti ad Aristotele che intravedeva il futuro in cui gli schiavi sarebbero resi superflui, affrancati o disoccupati, secondo i punti di vista, dalle macchine, dai telai che sarebbero andati automaticamente o le gru che avrebbero sollevato pesi insostenibili per gli umani. I lavori manuali sarebbero stati sostituiti dalle macchine e l’uomo avrebbe potuto così dedicarsi alle attività teoriche, contemplative, artistiche, ludiche, rituali.
Sappiamo che non è andata così, il tempo liberato non è tempo prezioso ma tempo perso, dissipato; crescono le pigrizie, le brutte abitudini e altre schiavitù. L’ozio non si trasforma in otium classico, ma nel padre dei vizi. Comunque, la sfera intelligente dell’umano era preservata, non era travolta o replicata dai processi automatici, ingenerati con le macchine.
Ora siamo nella fase ulteriore. L’app riesce a sostituire la ricerca, la cultura, lo sforzo intellettuale. E sul piano sociale rende superfluo non il lavoro degli schiavi, come si pensava da Aristotele a Marx fino a ieri, ma il lavoro intellettuale. Si potranno mai giudicare tesi di laurea e ricerche se sai che possono essere frutto di una semplice domanda al tecno-cervello artificiale? A che serviranno col tempo i ricercatori, gli addetti stampa e comunicazione, i giornalisti e ogni altro genere, se tutto può essere ottenuto in tempo reale, in versione ampia, a un livello elevato? Potrei indicare alcuni territori ancora non raggiunti, dove occorre spirito critico, creatività, originalità, ma quell’ancora che ho onestamente premesso la dice lunga sul fatto che come era impensabile fino a ieri quel che oggi mi mostra il mio amico, così domani può accadere in altri ambiti. Una ritirata continua, un accrescersi esponenziale di poteri magico-tecnologici a cui corrisponde un decrescere rapidissimo di facoltà umane-intellettuali. La tecnica avanza, l’umano arretra.
La parola chiave di tutto questo è una: sostituzione. Non solo sostituzione etnica, non solo maternità surrogata, ma sostituzione dell’umano, a tutti i livelli. La prima minaccia globale alla nostra vita sulla terra non è il clima, l’inquinamento, la guerra, ma la Sostituzione. Quando toccheremo il punto di non ritorno, ovvero quando non saremo più noi a fare o non fare, a decidere, a guidare, quando non potremo più impedire, vietare, fermarci, tornare indietro? Non lo sappiamo, ma è molto vicino e quando succederà non ne saremo più consapevoli.
Bisogna fermare l’Intelligenza Artificiale in questi ambiti? Non lo avevo mai pensato prima, ora si. Sarà difficile, la storia umana dice che ciò che oggi è proibito domani sarà violato, se non da noi, da altri. Ciò che non vuoi vivere oggi, vivrai domani. Però si tratta di passare a un’altra comparazione: la tecnica diventa oltre che strumento prodigioso e salutare per mille cose, che benediciamo ogni giorno, anche un mezzo di distruzione. Come la bomba atomica, diventa un’arma letale, bisogna avere il coraggio di negoziare il suo disarmo. Non è bello, forse non è nemmeno umano, ma è necessario. Lo dicono anche eminenti maghi dell’intelligenza artificiale, operatori pentiti.
Ma prima di arrivare a quel punto di non ritorno, cosa resta ancora di umano? L’inizio, l’iniziativa, l’inizializzazione. Traduco: se non ci fosse stato il mio amico, se non avesse dato quell’input al suo smartphone, se non avesse avuto quell’idea e preso quell’iniziativa, servendosi di uno strumento pur sempre costituito, assemblato, inizializzato, venduto da umani, non ci sarebbe tutto questo. Dunque c’è un primo movente che è umano. Ciò che finora l’automa non riesce a generare è poi l’originalità, lo spirito critico e autocritico, il conato originario, l’ispirazione poetica, la facoltà visionaria e metafisica, la deviazione di pensiero non conforme, non convenzionale. La fede. La macchina non si autocrea, non si autodetermina, non ricerca e non agisce “di testa sua”. C’è un moto iniziale, una forza originaria e misteriosa. Lo sto studiando, preferisco restare nel mistero, non voglio darlo in pasto al plagio artificiale. Comunque, la differenza tra l’intelligenza umana e l’intelligenza artificiale è che la prima ha il principio del suo vivere, del suo agire, del suo dare scopi, dentro di lui; mentre l’artificiale no. Almeno finora. Se e quando sarà superato quel finora, l’umanità sarà bella e finita. Ma parafrasando Epicuro, finché noi ci siamo lei non c’è, quando lei ci sarà noi non ci saremo.

MV