Riporto questo articolo non solo perchè è interessante, ma perchè la mia esperienza personale sui benefici salutari, specialmente sull’umore, in momenti di difficoltà, dimostra la validità. Io ho affinato la mia attenzione alla spiritualità, alla conoscenza sempre più approfondita dell’io interiore, da quando ho affiancato alla mia religione cristiana la filosofia Zen e l’uso della meditazione come ragionamenti approfonditi e ne godo i benefici, perchè non sto vivendo un momento felice.
La spiritualità è forse la dimensione meno esplorata tra quelle che entrano a far parte del concetto di salute; eppure, è citata dall’OMS già nel 1990 come “tema che non può essere eluso”. «Senza spiritualità non c’è salute né emotiva, né fisica, né antropologica», sostiene Hanz Gutierrez, docente di Teologia all’Istituto Avventista di Firenze.
La spiritualità può declinarsi in molti modi, e rappresenta una “dimensione” interiore di cui prendersi cura, liberando energie psichiche che trascendono il mondo materiale. «La vita spirituale, di cui l’arte è una componente fondamentale, è un movimento ascendente e progressivo, tanto complesso quanto chiaro e preciso. È il movimento della conoscenza», affermava il pittore Vasilij Kandinskij (Lo spirituale nell’arte, 1910).
Della sfera della spiritualità fanno parte valori come la gentilezza, l’altruismo, il perdono, la compassione, la gratitudine, la disposizione all’ottimismo, alla gioia, i comportamenti prosociali, di cura e aiuto rivolto agli altri, la cura delle relazioni, l’amore disinteressato, il rispetto per se stessi, per gli altri e per il mondo che ci circonda – valori che, se coltivati con pratiche quotidiane, possono avere un alto impatto biologico, vitale, emotivo, mentale, sociale e spirituale sia sul singolo che sulla comunità di riferimento.
«In una società che rimane molto razionale, efficientistica e pragmatica, malgrado le ottime iniziative per correggerla e bilanciarla, il bisogno di spiritualità appare sempre più impellente. Questa situazione produce paradossalmente non uno ma tre problemi – spiega Gutierrez -. Il primo problema è la ricerca d’una spiritualità ad ogni costo e a basso costo, anche quelle che riproducono alcune anomalie come l’individualismo che invece dovremmo correggere. Il secondo problema è la confusione fra spiritualità e confessionalità. Il terzo problema risiede nella radicalizzazione dell’orientamento efficientistico e consumistico delle persone che, limitando le spiritualità a certi spazi e momenti ristretti della propria vita, di fatto le utilizzano e le manipolano lasciando indenne l’indirizzo efficientistico globale dei gruppi e delle persone».
Il tema della spiritualità è stato al centro del convegno “Spiritualità e Scienza: l’ultima frontiera della salute” che si è tenuto di recente a Firenze per celebrare i 70 anni del mensile Vita&Salute, organo di informazione della omonima Fondazione. In ambito clinico, le evidenze scientifiche, presentate al convegno, mostrano una correlazione positiva tra una sana dimensione spirituale e minori ospedalizzazioni, migliore gestione della malattia e aderenza al trattamento prescritto, diminuzione dell’uso e abuso di sostanze, diminuzione della depressione e dei tentativi di suicidio.
Di contro, l’epidemiologo Franco Berrino, Direttore Scientifico della rivista, avverte: «La maggior parte dei disturbi alimentari ha a che fare con la difficoltà di entrare in contatto o gestire le emozioni, con un disagio interiore. Il recupero del proprio mondo interiore, trascurato nella società della performance, è un approccio “ecologico” alla nostra esistenza”».
Un metodo per entrare in contatto con la propria interiorità è senza dubbio la meditazione, medicina naturale che, se praticata con costanza nel lungo periodo, è in grado di esercitare un significativo impatto sul nostro DNA. La pratica della meditazione modifica positivamente le dinamiche epigenetiche che determinano il funzionamento della telomerasi, l’enzima che ricostruisce e estende i telomeri (strutture che si trovano alle estremità dei cromosomi, che rappresentano una sorta “orologio” biologico), influenzandone la lunghezza e quindi la potenziale qualità e quantità dell’aspettativa di vita residua.
In accordo a questo nuovo paradigma scientifico, vive meglio e più a lungo non il più forte e determinato a raggiungere i propri obiettivi, ma il più gentile, il più compassionevole, il più incline a raggiungere un maggiore livello di consapevolezza nei confronti di se stesso, della vita e degli altri.
Rosalba Miceli
Beata te. Sono anni che cerco di incontrarmi, spesso suona il cellulare e spero che sia io che mi telefono… addosso! Mi sono perso e da allora non mi ritrovo più. Zen o no Zen, qua non solo perdo tempo ma le possibilità sono sempre più scarse. Non posso rimproverarmi niente, sono a posto con la mia coscienza e le mie ricerche si attenuano. Alla fine mi sono detto: “Se mi vuole, se vuol parlarmi, mi mandasse un segno e io sarò da lui. Anche un piccione viaggiatore va bene.
Ciao Giovanna, abbi una piacevole serata.